Parte prima
Parte seconda
Due ore dopo Marco era in
biblioteca, fermo davanti ad uno scrittoio che doveva essere del '700
francese. Un calamaio vuoto ed un set di tre penne d'oca stavano
appoggiati su un panno verde sul lato sinistro del piano di
scrittura... il precedente proprietario era mancino?... mentre nel
mezzo stava un voluminoso diario rilegato in pelle nera. Marco lo
apri' in un punto a caso: le pagine erano una macchia indistinta di
inchiostro bluastro, come se fossero state bagnate. E i fogli erano
arricciati sui bordi e pieni di grinze come la carta bagnata e poi
asciugata. E non solo le prime pagine che aveva aperto, ma anche le
successive. Tutto il diario si era in qualche modo bagnato e poi era
stato asciugato. Solo qua e la' alcuni passaggi, scritti in una
calligrafia elaborata e fitta, ricca di svolazzi. Il primo leggibile
che trovo' diceva:
They tried again to pass
through. This time some passed the hedge but were not able to walk
through out the l
Non aveva senso. Poche pagine dopo
c'erano poche altre parole:
It holds!
Reggeva? Cosa?
Mentre continuava a sfogliare le
pagine raggrinzite in cerca di altre parti leggibili senti' il rumore
di un motore. Chiuse di scatto il diario e si giro' verso l'ingresso.
Quindi scatto' deciso verso la porta.
Arrivo' ad aprire il battente che
tre uomini (due uomini ed un ragazzetto, a dire il vero) scendevano
da un furgone nero e argento con una decalcomania a coprire l'intera
fiancata. Sullo sfondo di un meadow in piena fioritura giganteggiava
la scritta Eden Garden.
I giardinieri, penso'. Poco
fantasioso quel nome...
Il guidatore, un uomo alto e con
capelli biondi lunghi fino alle spalle, gli fece un cenno ed un
sorriso. -Are you all right?
Marco stava per rispondere
negativamente e sciorinare tutti i suoi problemi, come spesso faceva
quando gli rivolgevano quel tipo di saluto. Non mi abituero' mai, si
disse. I due compagni del biondo biascicarono un saluto
incomprensibile e si diressero verso il retro del furgone.
-Hi-, rispose. -I'm Marco, the new
owner.
-Really?- sorrise l'uomo incamminandosi verso di lui e lasciando l'incombenza di scaricare gli
attrezzi agli altri due, un uomo tarchiato e con stampato in faccia
"sono un accanito bevitore" il primo, un ragazzo neanche
maggiorenne, segaligno e brufoloso il secondo, probabilmente piu'
dedito al fumo di marijuana a giudicare dallo sguardo letargico.
-They sold it out in the end!
-What do you mean?-chiese Marco.
Di dov'e' questo qui? Che strano accento...
-Oh, nothing bad. Just that was a
long time the house was empty. Since the previous oner died, more
than one year ago.
Marco annui'.
-Nice to meet you. I'm Sam. Will
you move in? Or it's just for holidays?
-Actually I thought to move in,
but...- disse marco stringendo la mano che l'altro gli porgeva.
Il giardiniere alzo' un
sopracciglio. Dietro di lui i suoi sottoposti avevano scaricato gli
attrezzi e stavano riempiendo i serbatoi.
-Oh, nothing. Just everything went
wrong since yesterday night. The food I got bad, the car doesn't
start.- Marco scosse la testa. -And about the car... Could you give
me help?
-Let's have a look!. Is the key
in?
-Ehm...no. Here it is-, disse
Marco frugandosi in tasca e, al cenno dell'altro, lanciandogliela.
Marco rimase un attimo ad osservare gli altri due giardinieri che
avevano iniziato a lavorare: il ragazzetto, armato di edging shears
rifilava i bordi del prato, mentre l'uomo aveva iniziato a ripulire
le aiuole dei fiori secchi e delle erbacce.
-It's the battery!- grido' il
giardiniere.
Ma va?! penso' Marco
camminando verso la sua auto.
-You're lucky. I have a jumper
box.
Mentre Marco raggiungeva la sua
auto Sam si diresse al furgone e, apertone lo sportello, si piego' a
prendere qualcosa sotto il sedile. Quindi torno' indietro con una
scatola di plastica rossa, tenendola per il manico e sollevandola per
mostrargliela. Marco aggrotto' le sopracciglia, poi capi' di cosa si
trattava e sorrise.
Pochi minuti dopo Marco stava
ringraziando Sam per l'aiuto stando di fianco all'auto in moto.
-Well, I need to buy some food. I
didn't have a breakfast, even.
-Then you need to go down to the
town-, commento' Sam.
-You're right-, disse Marco
storcendo la bocca. -Yesterday I went to the nearly village but I
found just rough people and food got bad.
Un'espressione perplessa comparve
sulla faccia di Sam. -Nearby village? The town is the nearest centre.
-No, there's the village. I don't
know the name. It's just two or three miles far.
-That's Cold Ash...but no one
lives in there.
-Cos... Sorry. What?- Mi vuole
prendere per il culo? Ma l'espressione seria sul viso del
giardiniere diceva tutt'altro.
-You must have gone farer to find
people. Cold Ash is a ghost village. There just the houses, but no
one lives there since the 50s.
-I don't understand.
-The original village... It was
called with another name before the Second World War... was destroyed
during the Blitzkrieg...
-We are far from London-,
commento' Marco interrompendo l'altro.
-Yes, we are far. But when Nazis
started dropping bombs on England they spotted military airport.
London bombing started for a mistake. Well, a military airport stood
few miles east of Cold Ash, and one night Nazi bombers dropped their
loads on the village instead of the airport. No survivors.
"After the war the Government
rebuilt the village, I don't know why they did it, really. But the
new inhabitants fled their homes after few years. No one knows why.
Since then it's always been empty.
Marco guardo' il giardiniere
sconcertato. -Perhaps I drove farer then I think...- Ma le sue parole
non suonarono convinte.
Sam lo fisso' per un attimo quindi
si strinse nelle spalle, un movimento appena accennato. -Perhaps. Now
I have to help my boys. Forgive me.
-No worries. Thanks again-,
rispose Marco accennando all'auto.
-Had better if you stop at the
garage. They'll check the battery properly.
-I'll do it.
Sam lo lascio' e Marco ando' in
casa per prendere il portafogli, rimuginando su quanto gli era stato
detto. Paese vuoto? Lui la gente l'aveva vista. E sentita, anche, se
ripensava al tipo che lo aveva urtato uscendo dal negozio. Non aveva
guidato a lungo. Ci sara' un paese che lui non conosce, concluse
con se stesso.
Rientro' a casa nel pomeriggio. La
prima cosa che aveva fatto arrivato in citta' era stato andare al
garage. Avevano controllato la batteria e trovata perfettamente
funzionante. Unica spiegazione era che si fosse dimenticato le luci
accese. Marco era sicuro di no, ma non stette a discutere. Spero'
solo che il problema non fosse dovuto a qualche altro guasto. I
cleaners non sarebbero venuti fino al mercoledi' della settimana
successiva, e rimanere bloccato la' per altri cinque giorni non lo
entusiasmava. Dopo il garage ando' al supermercato, fece provviste
abbondanti, e stava per mettersi sulla via del ritorno quando decise
di dare un'occhiata in giro. Non che ci fosse molto da vedere, oltre
un parco con una serie di piccoli laghi ed uno piu' grande per la
pesca sportiva. A mezzogiorno trovo' un caffe' che serviva ancora le
colazioni ed ordino' una Great British Breakfast: salsicce, funghi e
uova e tutto il resto erano ottimi per pranzo. Dopo pranzo si fermo'
a dare un'occhiata alla biblioteca locale, stranamente piu' ben
fornita, sia per numero di volumi che per la loro importanza, di
tutte le biblioteche che aveva visto a Londra.
Fra una cosa e un'altra, arrivo' a
casa che erano le due e tranta passate. Trovo' il prato rasato, con
perfette strisce chiare e scure, i mix borders in ordine, il ghiaino
del piazzale rastrellato e nessuna traccia dei giardinieri. Precisi,
efficenti e veloci, a quanto pareva.
Ma per pagarli? Non aveva idea di
come funzionasse. Chiedero'.
Dopo pranzo decise di fare una
passeggiata all'interno della proprieta' e si incammino' nel
boschetto di betulle, aceri e querce che si stendeva a ovest del
cottage. Pochi passi lungo il sentiero di terra battuta e si senti'
letteralmente piu' leggero. Come se tutti i pensieri e le brutte
esperienze del giorno prima e di quel mattino non fossero accaduti.
Cammino' un poco fra gli alberi,
pieni di uccelli. Nessun passero, pero'. Non ne aveva mai visti molti
in Inghilterra. Tanti altri uccelli della stessa famiglia, in genere
piu' variopinti, ma i nugoli di passeri tipici dell'Italia non li
aveva mai visti. Qualcuno, una volta, gli aveva detto che in passato
ce n'erano tantissimi. Magari me lo hanno detto cosi', per farmi
contento, penso'. Il
sottobosco non era particolarmente fitto. C'erano felci, alcuni rovi
carichi di more, ed un'infinita' di altri arbusti ed erbe che non
conosceva.
Mangio' un po' di more, non le
piu' saporite che avesse mai mangiato, ma grazie all'estate secca e
calda, una stagione letteralmente presa in prestito dal Mediterraneo,
non erano cattive. Poi, soddisfatto, e sazio pure, si rese conto con
sua sorpresa, fece ritorno a casa. Trascorse il resto del pomeriggio
in biblioteca, ceno' presto e si mise a letto con un libro. Ulysses,
di James Joyce. Si era sempre ripromesso di leggerlo.
Si addormento' mentre leggeva:
Shouts from the open window
startling evening in the quadrangle. A deaf gardener, aproned, masked
with Matthew Arnold's face, pushes his mower on the sombre lawn
watching narrowly the dancing motes of grasshalms.
To ourselves... new paganism...
omphalos.
-Let him stay-, Stephen said.
-There's nothing wrong with him except at night.
Fece un incubo
anche quella notte.