Nel corso degli ultimi anni ho scritto molte idiozie su questo blog, cose che mi sono state provate false da recenti avvenimenti. Costretto da questi avvenimenti ho dovuto ammettere con me stesso di aver buttato gli ultimi sette anni della mia vita, senza costruire niente, senza cercare attivamente la felicità, facendo il deserto intorno a me. Lo scorso lunedì mattina ho avuto una crisi nervosa, che non si è risolta in qualcosa di veramente spiacevole solo perché queste crisi si manifestano in me con rabbia e non panico. Poi, il resto della giornata, è stata una lotta infruttuosa contro uno degli attacchi di depressione più merdosi che abbia mai dovuto affrontare, risoltosi solo grazie ad una lunga conversazione con una persona veramente speciale e terminata all'una di notte. Un peso mi è stato tolto dal cuore, e qualcosa che mi impediva di vedere chiaramente è come caduto dai miei occhi. Ed allora sono finalmente stato in grado di guardare in faccia il mio demone.
L'origine del mio male risale a prima che lasciassi l'Italia a quegli anni di lotta dovuti alla crisi economica, in cui ho perso la ditta, la casa, mia moglie. Insomma, perdere tutta la mia vita ha lasciato il segno: qualcosa dentro di me si è spezzato. Sono stato sopraffatto dal senso di impotenza, perché tutti i miei sforzi di salvare almeno parte della mia vita erano stati vani. Da quel senso di impotenza è nata la convinzione che ogni sforzo, ogni tentativo di ottenere qualcosa per il futuro fosse completamente inutile, perché il caso o la malevolenza di uno sconosciuto sarebbero stati sufficienti a ditruggere tutto ciò che potevo costruire. E così, intimamente convinto di non avere alcun controllo sulla mia vita, ho iniziato a vivere in attesa che qualcun altro decidesse per me, nel bene e nel male. E giorno dopo giorno sono scivolato nella disperazione.
Ho creato Bisanzio, il mio alter ego. Doveva essere solo un nickname su internet, ma è divenuto il carattere di una tragicommedia e ho iniziato ad interpretarlo sempre più spesso anche nella vita reale. E il mondo visto attraverso i suoi occhi era un mondo dove il dolore è l'unica legge universale, dove non sei mai in controllo neppure delle proprie azioni o reazioni, dove l'entropia domina: non riuscivo più a vedere niente di bello, non riuscivo più a trarre soddisfazione da niente. Ho reso le persone intorno a me miserabili solo perché rifiutavano di condividere la mia visione nichilista, e alla ragazza che mi amava ho dato Bisanzio quando lei voleva Alessio. Neppure ciò che prima avevo amato mi dava sollievo, una volta che Alessio aveva indossato la maschera di Bisanzio. Mi sono fatto il deserto intorno, poi mi sono ripiegato su me stesso. E ciò che vedevo non mi piaceva. Quel lunedì pomeriggio, lavorando sulla riva del Tamigi, Bisanzio pensava che se fosse saltato in quell'acqua fredda, col vestiario da lavoro che aveva indosso, sarebbe andato a fondo velocemente.
Siccome non mi piacciono le cose semplici, con la convinzione di non avere controllo alcuno sulla mia vita non ho neanche cercato di sfuggire alle mie responsabilità, e mi sono invece fatto carico pure delle colpe di altre persone. Perché qualcuno, tanto, deve prendersi la colpa, e siccome tutto è comunque perduto perché non dovrei aiutare chi amo risparmiando loro le loro responsabilità? E così mi sono fatto carico delle colpe di altri, perché “le mie spalle sono larghe”. Ma non è questione di avere le spalle larghe, di essere forti e determinati. Il colpo che ti abbatte arriva da dove non te lo aspetti, e talvolta la tua forza doviene la tua debolezza. E mi sono spezzato, perché non volevo piegarmi.
Ma tutto questo, semplicemente, non ha senso ed è tempo che vi ponga una fine. Quindi Bisanzio deve morire, perché Alessio possa tornare a vivere. Bisanzio ha avuto il suo tempo, ben più lungo di quanto doveva essergli concesso. Non so se riuscirò a rendere tale dipartita indolore, ma non ci sarà lotta da parte sua. In fondo Bisanzio è stanco, stanco dell'unico mondo che riesce a vedere. Era lui che voleva saltare nel fiume. Smetterò di scrivere su questo blog, cercherò di lasciare i social media su cui Bisanzio ha prosperato, e troverò un'altra via per raccontare al mondo, o almeno a quella piccola parte che vuole ascoltarmi, ciò mi si agita nel cuore cercando di venire alla luce.
During the last years I wrote much bullshit on this blog, things proved me wrong by recent happenstances. Forced by these happenstances I had to admit to myself that I had thrown away the last seven years of my life, building nothing and without actively seeking happiness, making the desert all around myself. Last Monday I had a nervous breakdown and nothing really bad happened just because they come to me as hanger and not panic. Then, the rest of the day was an unsuccessful struggle against one of the shittiest depression attacks I have ever experimented. I managed to get out of it just in the deep of the night, thanks to a long conversation with a really special person ended at 1 AM. It's been, then, like a weight was lifted from my heart and something preventing me to see clearly had shed from my eyes. So I was finally able to look into the eyes of my personal demon.
The origin of my sickness goes back to the time before I left Italy, to the years I fought against the economic crisis which deprived me of my business, of my home and of my wife. Losing all my life had left a mark on me: something deep inside me broke. The feeling of helplessness overthrows me because all my efforts had been of no avail to salvage at least a small part of my life. The idea of having no control at all on my future stemmed from that feeling because the case or a stranger's malevolence could be enough to take away from me all that I had built. So, deeply sure I had no control at all over my life, I lived waiting for someone else to decide for me. And day after day I drifted into desperation.
I created Bisanzio, my alter ego. He was meant to be just a nickname on the internet, but he became the main character of a tragicomedy and I played it over and over in real life. And the world through Bisanzio's eyes was a world where the pain was the only universal law, where you're never in control not even of your actions or reactions, where entropy rules. I couldn't see anything beautiful anymore, couldn't get any satisfaction from anything. I made the people around me miserable just because they refused to share my nihilist view of the world, and to the girl who loved me, I gave Bisanzio when she wanted Alessio. Not even what I had loved before could give me solace, once Alessio had worn the mask of Bisanzio. I made a desert all around myself, then I recoiled. And I didn't like what I saw. That Monday afternoon, working on the Thames embankment, Bisanzio thought that if he jumped into the cold water, wearing all his working gear, would have gone down quickly.
Since I don't like what is simple, even believing I had no control over any event I didn't try to skip my responsibilities. Instead, I took charge of other people's faults. Because someone had to and since everything was lost anyway, why shouldn't I help them sparing them their own responsibilities? So I loaded myself with someone else burdens, because "I have broad shoulders." But it does not matter if you have broad shoulders or are a sturdy and decisive person. The strike which takes you down always come from an unexpected direction, and sometimes your strength becomes your weakness. So I broke because I refused to bend. But all this simply doesn't make sense and it's time to put an end to it. Bisanzio must die so that Alessio can come back to life. Bisanzio had his own time, longer than it should be allowed. I don't know if I can make his passing away a painless one, but I'm sure he will not struggle against it. All in all, Bisanzio is tired. Tired of the only world he's capable to see. Was him who wanted to jump in the river. I will stop writing on this blog, I'll try to quit the social media where Bisanzio thrived, and I will find other ways to tell the world, or at least at that tiny part interested in listening to me, all that stirs in my heart seeking the light.