Sunday, 2 February 2014

Xenophobia



Viviamo vite fatte di elettroni, ci derubiamo del tempo. Camminiamo per strade vuote dove l'urlo della folla ci assorda. Abbiamo spogliato il futuro del suo passato, inseguito la speranza per soffocarla. Teniamo nascosti i nostri sogni perché altrimenti li uccideremmo. Temiamo di conoscere, perché chi conosce si carica di responsabilità. Appaghiamo il corpo, perché non siamo più capaci di appagare lo spirito.

Chi rallenta viene travolto. Il metallo urla ed il calcestruzzo ci contempla silenzioso. Scopriamo innesti metallici nella nostra carne e ci stupiamo di possedere un'anima. Fermarsi al bordo della strada e guardare il mondo passare, solo per essere calpestati e riassemblati. Un fiume d'olio per ungere i nostri sentimenti, una sottile linea rossa di sangue per unire i padri coi figli. Siamo sconosciuti gli uni agli altri.

Lo straniero è fra noi, lo xenos, l'ospite, l'intruso. L'estraneo siamo noi, estraneo a noi stessi, estraneo ai nostri figli, estraneo alle nostre compagne. Il cammino si fa solitario, abbiamo perso il sentiero comune. E' triste che si debba trovare conforto in ciò che non dovrebbe esistere, è amaro che siano pratiche sbagliate a lenire i nostri dolori.

Nessuno ci ha mai insegnato ad amare.


We live lives made of electrons, stealing the time to ourselves.  We walk along empty road, where the crowd’s yell dins us. We stripped the future of its own past, chased the hope to stifle it. We keep hidden our dreams, since if not we would kill them. We are afraid of knowing, since who knows burden himself  of responsibility. We gratify our bodies, since we’re not anymore able to satisfy the spirit.

Who slows down is overwhelmed. The metal shrieks and the concrete  considers us silently. We find out metal grafts in our flesh and are surprise to have a soul. To stop at the edge of the road looking the world to pass by, just to be trampled and reassembled. A river of oil to grease our feelings, a thin red thread of  blood to link fathers and sons. We are unknown to each other.

The foreigner is among us, the xenos, the guest, the intruder.  The stranger is us, stranger to ourselves, stranger to our children, stranger to our partners. The walk becomes solitary, we have lost the communal path. It’s sad we must find solace in what shouldn’t exist, it’s bitter that are wrong practices to soothe our sorrow.


Nobody has ever thought us to love.

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