Viviamo vite fatte di elettroni, ci derubiamo del tempo. Camminiamo per strade vuote dove l'urlo della folla ci assorda. Abbiamo spogliato il futuro del suo passato, inseguito la speranza per soffocarla. Teniamo nascosti i nostri sogni perché altrimenti li uccideremmo. Temiamo di conoscere, perché chi conosce si carica di responsabilità. Appaghiamo il corpo, perché non siamo più capaci di appagare lo spirito.
Chi rallenta viene
travolto. Il metallo urla ed il calcestruzzo ci contempla silenzioso. Scopriamo
innesti metallici nella nostra carne e ci stupiamo di possedere un'anima.
Fermarsi al bordo della strada e guardare il mondo passare, solo per essere
calpestati e riassemblati. Un fiume d'olio per ungere i nostri sentimenti, una
sottile linea rossa di sangue per unire i padri coi figli. Siamo sconosciuti
gli uni agli altri.
Lo straniero è fra
noi, lo xenos, l'ospite, l'intruso. L'estraneo siamo noi, estraneo a noi
stessi, estraneo ai nostri figli, estraneo alle nostre compagne. Il cammino si
fa solitario, abbiamo perso il sentiero comune. E' triste che si debba trovare conforto
in ciò che non dovrebbe esistere, è amaro che siano pratiche sbagliate a lenire
i nostri dolori.
Nessuno ci ha mai
insegnato ad amare.
We live lives made of electrons, stealing the time
to ourselves. We walk along empty road,
where the crowd’s yell dins us. We stripped the future of its own past, chased
the hope to stifle it. We keep hidden our dreams, since if not we would kill
them. We are afraid of knowing, since who knows burden himself of responsibility. We gratify our bodies,
since we’re not anymore able to satisfy the spirit.
Who slows down is overwhelmed. The metal shrieks and
the concrete considers us silently. We
find out metal grafts in our flesh and are surprise to have a soul. To stop at
the edge of the road looking the world to pass by, just to be trampled and
reassembled. A river of oil to grease our feelings, a thin red thread of blood to link fathers and sons. We are unknown
to each other.
The foreigner is among us, the xenos, the guest, the
intruder. The stranger is us, stranger
to ourselves, stranger to our children, stranger to our partners. The walk
becomes solitary, we have lost the communal path. It’s sad we must find solace
in what shouldn’t exist, it’s bitter that are wrong practices to soothe our
sorrow.
Nobody has ever thought us to love.
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