Il rumoreggiare della folla era assordante. Zip si guardò attorno alla ricerca di Giovanni, mentre i fasci di luce dei riflettori lo accecavano. La folla lo spingeva ora in una direzione ora in un' altra, via via che si accalcava nei vari settori del Drome. Il fumo di una droga sintetica gli stuzzicò l' olfatto, poi fu sostituito da quello del comune tabacco mescolato a quello del sudore. Di Giovanni nessuna traccia.
Con un sospiro rinunciò e raggiunse le balconate sopraelevate, quelle del Terzo Anello e che sporgevano al di sopra della pista principale. Il loro posto fisso. Si sporse a guardare: gli oloriflettori erano in fase di riscaldamento. Da lì avrebbe potuto sputare direttamente sulla pista principale, se questa non fosse stata protetta da un campo di repulsione. Guizzi di luce dalla Pista 3 attirarono la sua attenzione: un grosso ragno e un serpente si dibattevano in un corpo a corpo feroce e disordinato. Poi l' intensificarsi del ronzio degli oloproiettori annunciò che lo spettacolo sarebbe cominciato di lì a poco. I maxi schermi appesi alle pareti e al soffitto lampeggiarono e si accesero, mostrando i volti e i dati dei due contendenti. Karmine, il campione locale, con 27 vittorie tutte prima del termine, affrontava una sfidante esterna, Sonia Muzzin, dell' Agglomerato NordOvest, 17 vittorie e 3 sconfitte nell' ultimo anno.
Zip aveva mandato Giovanni a fare una puntata su Karmine, anche se lo davano a 0,3. Erano soldi sicuri, la sfinfia bionda non aveva possibilità contro il Nano. Il Drome aveva delle regole ben precise.
La musica salì di volume e le luci dei riflettori si attenuarono fino a lasciar cadere sulla folla una fitta penombra da cui il fumo delle sigarette saliva in volute sinuose, mentre sui maxischermi scomparivano i volti dei giocatori e si riproduceva la pista, unica zona del palazzetto del drome ad essere rimasta illuminata. Su di essa gli oloproiettori emisero i loro fasci violacei e fosforescenti, mescolandosi a formare il cromatismo di fondo su cui i contendenti avrebbero creato le loro ambientazioni. In qualità di campione Karmine ebbe il diritto di creare per primo la sua ambientazione e la sua avatar. Confermando la sua mancanza di fantasia proiettò il solito paesaggio desertico costellato di cactus ed enormi rocce con al centro il K-75, un androide dotato di sei zampe da insetto e mitragliatrici al posto delle braccia, prodotto sperimentalmente dalla D.A.G. per l' Esercito dell' Unione e mai messo in produzione. E confermando la sua mancanza di sportività aveva occupato tutto lo spazio concessogli dal regolamento in qualità di campione in carica, riducendo Sonia a proiettare la sua ambientazione sul territorio concessole di appena due sesti della pista. Sonia, dal canto suo, sembrava dotata di maggiore creatività: aveva proiettato una fitta foresta tropicale, con alberi giganteschi da cui il muschio pendeva in festoni e le liane ricadevano in fitte tende. Serpenti, ragni e volatili dall' aspetto poco attraente si muovevano tra i rami, mentre a terra brulicavano millepiedi enormi e l' aria era satura di sciami volteggianti di insetti policromi. La sua avatar non si vedeva, l' aveva celata dietro una tenda di liane fiorite.
Mossa inutile, si disse Zip, dato che essendo la sfidante doveva essere lei a sferrare il primo attacco. Sonia lo fece mandando avanti uno sciame di insetti. Ma non appena varcarono il confine tra i due territori scomparvero e una luce rossa accompagnata da una sirena assegnò a Sonia una penalità, mentre la platea scoppiava in un coro di fischi. Doveva eseguire la prima mossa con l' avatar. Dovevano avere regole un po' diverse al Nord, pensò Zip. A quel punto a Sonia non restò che avanzare. Dal fitto fogliame verde smeraldo fece la sua comparsa un gigantesco umanoide tutto muscoli a quattro braccia, alto almeno un metro più del K-75, con tre dita per mano e una lunga coda di cavallo.
Zip sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla. Si voltò, per trovarsi Giovanni a pochi centimetri dalla faccia. Aveva l' alito che sapeva di alcol.
-Sei riuscito a fare la puntata?- chiese.
-No. Hanno chiuso le puntate prima che riuscissi a raggiungere lo sportello.
Zip tornò a guardare lo scontro scrollando le spalle: facevano sempre così, quando gareggiava Karmine. Tutti ormai sapevano il risultato, così la direzione del Drome permetteva che venissero eseguite pochissime puntate. Del resto se Giovanni avesse rimandato la sua fermata obbligatoria al bar forse avrebbe fatto a tempo. Intanto Sonia aveva fatto la prima mossa, ma era stata costretta ad entrare nel territorio di Karmine che subito l' aveva messa in difficoltà, sfruttando la maggior velocità negli spazi aperti. Un grido euforico della folla aveva sottolineato il primo colpo messo a segno. Quaranta secondi dopo lo scontro era finito, col quattrobraccia di Sonia spinto da Karmine dentro una delle invisibili trappole di cui il suo deserto era disseminato. Con un verso disgustato Zip lasciò lo spalto, aprendosi un varco a spallate tra la gente accalcata.
-Ehi! Dove vai?- gli urlò dietro Giovanni.
-A casa.
-Ma siamo appena arrivati!
-Tu resta e fai le puntate come d' accordo.
Uscito all' aperto l' odore acido delle fonderie lo aggredì con una violenza che era sempre inaspettata. Perché mai avevano fatto il Drome così vicino a Taranto Vecchia, si chiese. Aveva piovuto, un breve ma violento rovescio che aveva trasformato il piazzale antistante il Drome in una grande piscina.
-Ehi, Zip!
Zip si voltò al richiamo, proprio mentre stava decidendosi a mettere i piedi a mollo per attraversare il piazzale. Vide un nero, probabilmente un marocchino, con in testa un fetz rosso, venirgli incontro dall' interno del palazzetto. Nonostante fosse sera portava occhiali da sole. E chi era quello?
-Non avrai mica intenzione di passare a guado, vero?- chiese il marocchino. -Meglio rientrare ed uscire dal retro.
Zip lo guardò con malcelata invidia per i suoi abiti costosi. -Cosa vuoi?
Il marocchino, fermo a meno di un metro da lui, sorrise, mostrando chiostre di denti di grigio acciaio. Un innesto. Quanto c'era di naturale in quell' uomo? Dietro gli occhiali da sole, che sicuramente montavano un dispositivo ad infrarossi, il suo sguardo era imperscrutabile.
-So che sei un giocatore sfortunato.
-Sfortunato?- ripeté Zip. Stava parlando nel gergo degli addetti del Drome oppure no?
-Ci siamo capiti. Il circuito ha le sue regole.
-E allora?
-Non vorresti una possibilità di rifarti?
-Di rifarmi? E come? Spaccando la faccia a Karmine?
Il marocchino ridacchiò, scuotendo la testa e mostrando i suoi denti di acciaio. Gli occhi restavano sempre invisibili. Forse era cieco e quegli occhiali montavano microtelecamere collegate al nervo ottico. Adesso, sul viso, gli era comparsa un' espressione di disapprovazione.
-Ti ho fatto una proposta seria.
-Come?
-Non correre. Intanto pensaci. Mi rifarò vivo io.
Detto questo gli voltò le spalle e rientrò nel palazzetto, scomparendo oltre le porte girevoli. Zip restò a guardare in quella direzione per un po', poi si voltò e fissò le luci del palazzetto riflesse nell' acqua. Nel buio cielo serale rumoreggiò un tuono. Con una bestemmia entrò sciaguattando nell' acqua che aveva allagato il piazzale. Preferiva bagnarsi che incontrare ancora il marocchino dentro il Drome. Con un' occhiata alle nubi scure, che riflettevano aloni luminosi dalle luci cittadine, si chiese se sarebbe riuscito a rientrare a casa prima che scoppiasse un nuovo temporale.
Non aveva fatto in tempo. Entrando in casa, un loft in un palazzo ex-industriale cosi' fatiscente che sarebbe stato da demolire, inizio' a spogliarsi, gettando gli abiti bagnati dove capitava.
-Non c'e' acqua calda-, disse una roca voce di donna.
Claudia, una sigaretta in bocca, stava al tavolo-penisola della zona cucina. Zip le getto' un'occhiata fugace, a meta' fra il disinteressato e il malevolo. I capelli di un biondo slavato erano spettinati e indossava poco piu' della biancheria intima. Una sigaretta accesa le pendeva all'angolo della bocca, mentre un bicchiere, sicuramente pieno di qualcosa di superalcolico, girava pigramente nelle sue mani. Doveva essere reduce da una marchetta. Giusto il tempo di darsi una lavata prima del suo rientro. Strano, non aveva incontrato nessuno. Ma chi se ne frega, si disse. Sono gli unici soldi sicuri che entrano in questa casa.
Per lo meno era cosi' da quando Karmine lo aveva bruciato. E poi Claudia non era la sua donna. Non proprio, almeno. Chi riusciva a capire che cazzo di rapporto ci fosse tra loro due era bravo. Mancavano proprio i vocaboli per definirlo.
La voce di lei lo segui' mentre tirava diritto verso il box doccia.
-Dov'e' Giovanni?
-L'ho lasciato al Drome a fare le puntate.
-Non dovresti. Lo sai che non e' affidabile. Scommetto che non ha fatto in tempo a puntare su Karmine.
Zip non rispose e si chiuse nella doccia. Apri' il rubinetto dell'acqua calda e un getto gelido lo investi'. Trattenendo una bestemmia si costrinse a restare sotto il getto. Era caduta pioggia oleosa, e a costo di rischiare una polmonite doveva togliersi quella schifezza di dosso.
Quando ci fu riuscito usci' nudo dalla doccia, sgocciolando a giro mentre si dirigeva verso il guardaroba. Prese un asciugamano pulito ed inizio ad asciugarsi. Aveva la pelle d'oca. Alzando lo sguardo si rese conto che Claudia lo stava fissando. Maledetta, penso'. Piu' marchette fa piu' ha voglia di scopare.
L'idea comincio' a farlo reagire. Il sorriso di anticipata soddisfazione che comparve sulla bocca di Claudia lo fece incazzare, servendo solo ad eccitarlo maggiormente. Giovanni sarebbe tornato tardi, ubriaco come al solito. Avevano tutto il tempo. E anche se fosse rientrato prima chi se ne fregava? Sarebbe rimasto a guardarli senza dare noia, come gia' era successo in passato.
Ci misero un bel po' a finire. E Giovanni non era ancora rientrato.
E' strano, penso' Zip. Claudia gli stava passando le unghie laccate sui muscoli addominali. La tartaruga si ribaltera', prima o poi. Questo pensiero scherzoso lo accompagnava da anni, da quando il vecchio Sporta aveva cercato di fargli capire che era meglio usare il cervello invece dei muscoli. Il fisico ti abbandonera', prima o poi, gli diceva in continuazione. Impara ad usare la mente.
La mente aveva abbandonato il vecchio Sporta. Colpa dei metalli pesanti presenti nel cibo. Da dove veniva il soprannome Sporta? Non riusciva a ricordarlo. Erano passati almeno tre anni dall'ultima volta che lo aveva visto. Completamente andato, ridotto a vivere nel suo sudicio, abbandonato da tutti. Anche lui lo aveva abbandonato. Tanto che poteva fare per aiutarlo? Quasi non era in grado di badare a se stesso, a... Quanti anni? Quanti anni ho? Non poteva essere sicuro. Era vicino ai trenta, con uno scarto di uno o due anni. I suoi genitori avevano mentito all'anagrafe per levarselo piu' velocemente di torno. Erano frequenti i casi di bambini cui i genitori dichiaravano un anno in piu' del vero perche' iniziassero prima la scuola. Capitava anche che a qualcuno ne venissero aggiunti due, di anni.
-Giovanni non e' ancora rientrato-, disse Claudia con quella sua voce roca, riportandolo alla realta'.
Zip getto' un'occhiata alle finestre. Non mancava molto all'alba, gia' si vedevano, fra gli scuarci delle nubi, i primi lucori che la preannunciavano. Doveva aver dormito un poco senza rendersene conto.
-Vado a cercarlo, non e' normale.
Alzandosi di scatto ottenne un verso di protesta da parte di Claudia. Vuole stare troppo comoda, la troia. Raggiunse il guardaroba e comincio' a vestirsi con i primi abiti che gli capitavano sotto mano. Tanto erano tutti ugualmente lisi e rovinati. Anche se ci stavi attento l'inquinamento li corrodeva. Quelli bagnati della sera prima niente di strano se sarebbero stati da buttare.
In ultimo, infilate un paio di snickers senza allacciarle, usci' senza aggiungere una parola. Scese a passo svelto le varie rampe di ampie scale a griglie metalliche, gettando sguardi disinteressati alle terrazze che ad ognuno dei tre piani sfilarono in coppie ai suoi lati mentre scendeva. Non c'era anima viva. In tutto il palazzo vivevano forse altre quattro o cinque persone oltre a loro. L'unica luce era quella del cielo che rischiarava, che entrava attraverso l'apertura del tetto al centro della tromba delle scale.
Arivato in fondo aggiro' una pozza d'acqua che stagnava nell'atrio ammucchiato di spazzatura e rottami, dirigendosi verso la grande porta perennemente aperta. Sosto' un attimo sotto lo stipite, valutando il cielo e chiedendosi se andare verso il Drome oppure cercare Giovanni da qualche altra parte.
In quel momento ci fu un gemito alla sua sinistra. Voltandosi di scatto, spaventato, vide un corpo gettato nell'ombra di un angolo. Ci mise alcuni secondi per rendersi conto che era Giovanni. Lo riconobbe da una scarpa, la gamba distesa in un punto con piu' luce. Trattenendo il fiato lo raggiunse e si chino' su di lui, trascinandolo non proprio gentilmente dove poteva vederlo meglio. Giovanni si lamento' rumorosamente per il dolore. Aveva solo la scarpa sinistra, la destra l'aveva persa. Ha il calzino bucato, penso', uno di quei pensieri assurdi che passano per la testa nei momenti meno adatti.
-Che cazzo e' successo?- chiese a denti stretti mentre lo esaminava. Lo avevano pestato di brutto. Un occhio tumefatto, sangue dal naso e labbra spaccate dietro le quali si notava un dente rotto.
-Avevo...avevo vinto...-disse Giovanni a fatica, un filo di voce impastata dall'alcol.
-Vinto?- Zip impiego' un poco per capire. -Cazzo! Avevi incassato? Marco ti ha dato i soldi?
-Si...
-Andiamo, idiota!- Zip tiro' su l'amico con uno strattone, ottenendo un ululato di dolore. -Smettila! Non e' niente di grave. Sei stato steso dall'alcol, come al solito, non dalle botte.
Si passo' un braccio di Giovanni sulle spalle e a fatica lo porto' fino al quarto piano.
Vedendoli entrare Claudia li osservo' attentamente, sollevando un sopracciglio alle condizioni di Giovanni.
-Era giu' nell'atrio-, disse Zip.
-Ha litigato con qualcuno?
-Lo hanno derubato. Marco gli ha dato i soldi delle vincite, stanotte.
-Cosa?!- Gli occhi di Claudia si sgranarono. -E perche' mai?
-E' quello che voglio scoprire. Vado a casa di Marco, tu occupati di questo idiota. Lo voglio abbastanza lucido per quando torno.
Un'ora dopo era a casa di Marco, il cassiere che prendeva tutte le loro puntate al Drome. Busso' rabbiosamente e la porta si apri' quasi subito.
-Entra-, disse Marco, un'ombra dietro la porta. -Ti stavo aspettando.
Zip passo' oltre l'altro uomo e nel momento in cui lo senti' richiudere la porta si volto' di scatto, afferrandolo per gli abiti e sbattendolo con forza contro il battente.
-Non e' colpa mia!- guai' Marco. I capelli ricciuti del cassiere arrivavano appena alle spalle di Zip.
-Perche' hai dato i soldi a Giovanni? Lo sai che devi darli a me il giorno dopo. Quell'idiota se li beve. Stavolta se li e' fatti rubare!
-Mi ha costretto il mio capo!
-Cosa?
-Giovanni mi ha pregato come al solito, e io gli stavo dicendo di no. Ma e' venuto Rocco e mi ha fatto cenno di pagare. Non potevo non farlo!
L'immagine di Rocco gli apparve davanti agli occhi, rasato a zero, completo grigio fatto su misura, cravatta azzurro pallido, un grosso cerchietto d'argento al lobo sinistro e il tatuaggio che spuntava appena sopra il colletto della camicia. Lo vedeva come se fosse stato presente, allungare la mano a toccare la spalla di Marco e scuotere la testa sorridendo. Glielo aveva visto fare talvolta, quando i vincitori delle puntate non “meritavano” di tenere i soldi.
-Le puntate erano per pochi euro-, grugni' Zip. -Non ha senso.
La storia di Marco puzzava di fregatura.
Il cassiere scosse la testa ricciuta, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Zip lo premeva ancora contro la porta, in una posizione scomoda.
-Giovanni ha cambiato tutte le puntate. E le ha perse tutte. Tranne una. Una vincita grossa, troppo. Rocco ha detto che doveva aver ricevuto una soffiata.
Zip rimase in silenzio. Lascio' andare Marco e fece un passo indietro.
-Scusami.
Marco annui'. -Fa niente. Ho provato ad avvisare Giovanni, ma era gia' mezzo ubriaco.
-Stupido io che l'ho lasciato la da solo. Ma chi gli ha dato la soffiata?
-Non ne ho idea-, mormoro' l'altro scuotendo la testa.
-Fammi andare.
Senza un altra parola Zip lascio' casa di Marco e si incammino' verso il complesso dove viveva. Mezzi pubblici che servissero la zona non ce n'erano, ma non che facesse differenza, visto che comunque non aveva i soldi per pagare il biglietto.
Il cielo si era infine aperto. La tempesta era passata e il giorno sarebbe stato bollente. Il sole era ancora basso ma gia' caldo, e abbagliava attraverso la selva delle ciminiere delle acciaierie: un bosco di metallo sulla riva del mare. Da quella distanza erano addirittura belle. Chiedendosi inutilmente cosa fosse successo, Zip cammino' lentamente verso casa. Per prima cosa doveva spiegare ad un paio di persone che avrebbe posticipato loro i pagamenti, rimugino'. E Giovanni avrebbe dovuto rendergli conto. Giorno dopo giorno l'amico diventava sempre piu' un peso. E lui non poteva accollarsi pesi morti. Non ne era in grado.
Giunto che fu a casa trovo' Claudia che dormiva, mentre Giovanni, docciato e vestito di stracci puliti, beveva l'ennessima tazza di caffe' istantaneo. L'espressione dell'amico non era abbastanza impaurita. Nonostante l'occhio gonfio, che quasi non si apriva, sembrava un bambino imbronciato. Zip comincio' a fremere di rabbia interiore.
Senza dare a vedere di essere arrabbiato si avvicino' all'amico. Aveva un'espressione petulante, non si rendeva minimamente conto della situazione.
-Mi hai fatto male prima-, si lamento'. -Potevi stare piu' attento.
La mano di Zip scatto' come un serpente. Colpi' la tazza, facendola volare contro la cucina, dove si ruppe rumorosamente spargendo cocci ovunque. Col movimento di ritorno affibbio' un manrovescio a Giovanni, colpendolo sulla bocca aperta in una O di stupore. La testa di Giovanni si giro' all' indietro per il colpo. Contemporaneamente Claudia si sollevo' sul letto, spaventata dal fracassarsi della tazza.
Quando Giovanni alzo' lo sguardo su di lui, Zip vide che un labbro aveva ripreso a sanguinare. Lancio' un' occhiata con la coda dell'occhio a Claudia, che si reggeva su un braccio e lo fissava stupita. Non si era mai reso conto di quanto fossero grandi i suoi occhi. Poi rivolse tutta la sua feroce attenzione all'altro uomo.
-Perche' cazzo hai cambiato le puntate?
-Ma ho vinto!- si difese Giovanni.
-Ti assicuro che questa e' l'ultima volta che mi fai una cazzata del genere.
-Ma ho vinto...- ripete' l'altro, meno convinto.
-Hai vinto cosi' tanto che e' intervenuto Rocco. Chi ti ha fatto la soffiata?
Gli occhi di Giovanni si fecero vacui, almeno quello aperto, il labbro inferiore, gonfio ed insanguinato, gli ricadde. E' un'idiota! Ma che ci faccio insieme a lui? Giovanni prese a scuotere il capo.
-No, nessuna soffiata.
-Falla finita! Non si vince cosi' tanto senza una soffiata.
-No! Te lo giuro! Nessuno mi ha detto niente.
Zip lo fisso' freddamente.
-C'era... c'era un tipo-, ammise Giovanni deglutendo. -Non abbiamo parlato mai, ma l'ho visto tre o quattro volte ritirare delle vincite di tutto rispetto. All'ultima puntata lo avevo davanti in coda. Fa la sua puntata, su Serpe Verde, sai... quello che ha perso tutti gli ultimi sette incontri... e quando si gira, vedendo che lo guardavo, mi fa un sorriso complice. Cosi' ho puntato tutto su Serpe Verde. 25 a 1.
Nella stanza cadde il silenzio. Zip fece due passi lontano da Giovanni. Gli occhi di Claudia non si staccavano da lui. Zip, capo chino, prese a scuoterlo stringendo i pugni.
-Non e' stata colpa mia.
Zip scosse il capo di nuovo. -Chi era questo tipo... fortunato?
-Non so... aveva un fetz rosso e occhiali scuri.
Il marocchino! Zip rimase fulminato dalla scoperta. Sutipidostupidostupido! Tutto organizzato!
-Non e' stata colpa mia.
-Eri ubriaco. Come al solito. Non dovevi andare a chiedere la puntata, ma lo fai sempre. Sei un'idiota.
Incontro' lo sguardo vacuo di Giovanni. -Ti voglio fuori di qui entro due ore.
-Cosa...?
-Hai capito! Fuori di qui. In due ore.
-Zip!- La voce di Claudia era allarmata. -Non puoi fare...
-STA ZITTA!- Il suo urlo tronco' le parole della donna.
Dopo un lungo silenzio, che impiego' per riportare la respirazione sotto controllo, disse: -Esco e torno fra due ore. Non voglio rtirovare ne' te ne' le tue cose. Prendi pure l'appartamento accanto, se vuoi, ma dovrai camminare con le tue gambe.
Serrando le labbra, quasi ad impedirsi di rimangiarsi le parole dette, raggiunse la porta e la apri'. Nell'atto di varcarla si fermo' per guardare Claudia: -Puoi andare con lui se non ti sta bene.
E si sbatte' la porta dietro la schiena.
Rientro' due ore dopo, senza essere riuscito a schiarirsi le idee. Aveva camminato fra palazzi semiabbandonati senza neanche rendersi conto di dove andava, la mente completamente vuota. Sperava di farsi chiarezza in testa su cosa fare, ma neanche un pensiero lucido gli si era presentato alla mente.
Trovo' la casa vuota e silenziosa. I cocci della tazza e la macchia di caffe' stavano ancora la' a testimoniargli che non aveva sognato tutto. Che Claudia fosse davvero andata con Giovanni?
Con una scrollata di spalle si diresse verso la cucina e prese a raccogliere i cocci. In quel mentre senti' la porta aprirsi e richiudersi. Si alzo' piano da dietro il tavolo, coi cocci in mano, e guardo' Claudia che si toglieva la camicia, rimanendo in reggiseno.
-Preciso come al solito-, commento' la donna. -Due ore, ne' un minuto in piu' ne' un minuto in meno.
Zip ignoro' il sarcasmo e getto' i cocci nella pattumiera.
-Ho aiutato Giovanni a portare via la sua roba. Ha preso un appartamento sulla terrazza opposta. C'e' l'acqua, ma niente corrente elettrica.
Zip annui', mentre, dandole le spalle, aveva preso a passare uno straccio umido sulle macchie di caffe'.
-Piu' tardi vado a fargli un collegamento alla nostra linea.
-Senti...
-Non dire nulla, per favore.
-Credo che tu abbia fatto bene.
Zip si giro' a guardarla. -Che vuoi dire?
-Sta andando a fondo, ci avrebbe trascinato giu' insieme a lui.
-MI avrebbe trascinato.
Claudia annui', distogliendo lo sguardo. -Si', io avrei abbandonato la nave prima che affondasse. Come sempre.
Zip la fisso' in silenzio, osservandola muoversi per la stanza senza uno scopo preciso. Poso' la camicia che si era tolta, ne prese un'altra che inizio' ad indossare. Poi con un gesto secco la accantono', gettandola sul divano che stava al centro della grande stanza.
-Che hai intenzione di fare?
-Riguardo cosa?
-In generale. Quando ti comporti cosi' covi qualcosa. Non mi hai detto tutto, non e' una semplice rapina, vero?
Zip scosse il capo.
-Di cosa si tratta?
-Non lo so. Ancora non lo so. Ma lo scopriro' presto.
-Non vuoi raccontarmi cos'e' successo?
-Credo che faresti meglio ad andartene anche tu.
Un fuoco si accese negli occhi della donna. -Io decido se e quando lasciare, capito? Non azzardarti mai piu' a darmi consigli simili!
Zip si lascio' andare ad un sorriso, che subito, pero', divenne amaro.
-Un uomo mi ha avvicinato ieri sera, mentre lasciavo il Drome. Uno che conosce le regole del backstage. Un marocchino, con un fetz rosso e occhiali scuri.
Claudia annui', era ovvio che si trattava dello stesso uomo di cui aveva parlato Giovanni. E non era possibile che fosse una coincidenza.
-Mi ha proposto di rifarmi di Karmine.
-In che modo?
-Non me lo ha detto, ma non e' che ci siano molte possibilita'. Si rifara' vivo, ha detto. Penso mi proporra' di partecipare ad un incontro clandestino, uno di quelli in cui chi perde rischia di trovarsi il cervello fritto. Non credo userebbero il trucco del due dentro ed uno fuori: chi ci starebbe col rischio di farsi friggere il cervello? Non puo' essere uno scontro leale, Karmine non ci starebbe mai.
-Forse non glielo hanno detto. Non e' piu' un grande affare per i drome, il Nano. Gli sponsor si trovano a fatica quando combatte lui.
-Vero, ma ha conoscenze alto locate. E poi, lo farebbero fuori durante uno scontro regolare, con tutte le puntate su di lui.
“No- Zip scosse il capo. -Deve esserci altro.
-Ma non capisco perche' mettere in mezzo Giovanni.
-Giusto per lasciarmi al verde. Mi faranno un'offerta in denaro e mi faranno capire che al Drome non guadagnero' piu' niente se non accetto. Il loro incontro del cazzo o le acciaierie, non mi lasceranno alternative.
Dopo un lungo silenzio Claudia chiese, a voce bassa, malapena udibile attraverso la stanza: -Che farai? Non accetterai?
Zip scosse la testa. -Voglio provare a capire che tipo di trucco stanno preparando. Se dico di no si limiteranno a fottermi, se accetto al buio sono fottuto in partenza. Se provo a investigare e se ne accorgono diventeranno violenti.
“Non si prospetta un gran futuro-, mormoro' alzando gli occhi dal pavimento per incontrare quelli di Claudia.
Col buio raggiunse il Drome. Era sicuro che ci avrebbe trovato il marocchino ad aspettarlo. Infatti l'uomo era poco distante dagli sportelli delle puntate, in bella vista. Il fetz, poi, avrebbe permesso di distinguerlo anche in mezzo alla folla, ma quella sera non c'erano incontri degni di nota e la gente era poca.
Il marocchino saluto' l'arrivo di Zip con un sorriso d'acciaio. Il sorriso di una iena. Zip stette un attimo in vista, poi con un cenno della testa rivolto all'altro gli disse di seguirlo e torno' indietro.
Si fermo' prima di raggiungere il parcheggio, in attesa che l'altro comparisse. Quando fu certo che avesse visto a che altezza era si infilo' in un cancello, accesso ad un corridoio esterno che circondava il Drome utilizzato da quelli della manutenzione: sarebbe dovuto essere chiuso, ma la serratura era rotta da tempo e nessuno la riparava. Cammino' svelto fino ad un punto in cui la struttura curva del Drome li avrebbe nascosti alla vista. Un lampione del parcheggio illuminava fiocamente l'area.
Il marocchino lo raggiunse senza fretta, sorridendo.
-Non serve tutta questa segretezza, sai?- disse scherzoso.
-Che cazzo centrava Giovanni?- chiese rabbioso Zip, muovendo un passo verso l'altro.
-Non ci provare.
Le parole furono dette in modo secco, e qualcosa nell'irrigidirsi dell'altro, una minaccia sottintesa, lo fece fermare. Con occhi rabbiosi Zip fisso' gli occhiali scuri. Un sorriso di acciaio lo scherni' in silenzio.
-Non so di cosa tu stia parlando.
-Certo. Fammi la tua proposta.
-Non vogliamo parlarne in un posto piu' comodo? Bevendo qualcosa, magari. Offro io.
-Parliamone qua.
-Come vuoi. Saro' sintetico. Un incontro multiplo, otto giocatori, su piste comunicanti. Alla pari, niente trucchi, niente vantaggi o penalita'. Nessuna regola, nessun filtro.
Zip annui' per dire all'altro di andare avanti quando quello smise di parlare.
-Molti soldi per il vincitore, ospedale neurologico o forse clinica per dementi per tutti gli altri. Karmine ha gia' accettato.
Zip si prese un attimo per riordinare le idee prima di parlare. -Non mi torna. Karmine e' un vigliacco.
Il marocchino esibi' il sorriso piu' grande e cattivo che Zip avesse mai visto. Tutto di acciaio scintillante. -Karmine e' gia' morto e non lo sa. Crede che l'incontro sia truccato a suo favore. Ha il cervello corto come le gambe.- Il marocchino alzo' una mano per fermare Zip che stava per ribattere. -Abbiamo fatto i nostri conti, non ti preoccupare. Ci conviene bruciarlo in questo incontro. E poi deve proprio morire.
-Cosa...?
-Tu servi a questo: devi uccidere Karmine.
Claudia non c'era quando torno' a casa.
Stravolto si butto' sul grande letto che divideva con lei. Odore di profumo maschile. Un'imprecazione gli sfioro' le labbra, ma era cosi' stanco che la rabbia duro' poco. Tutto era silenzioso. Era stato solo nel loft altre volte, ma non gli era mai sembrato cosi' vuoto. Perche'?
Sara' la stanchezza. O questa stronzata di ammazzare Karmine.
Poi realizzo' che non c'erano piu' le cose di Giovanni a giro. Possibile? I suoi oggetti? No, doveva essere l'idea che lui non vivesse piu' li'. Quanto sarebbe vuoto se anche Claudia se ne andasse?
Distogliendosi a forza da questi pensieri cerco' di concentrarsi sulle parole che il marocchino gli aveva detto.
Karmine e' gia' morto e non lo sa ancora. A chi aveva fatto uno sgarbo?
Tu servi a questo, devi uccidere Karmine. Perche' proprio io, si chiese. Perche' sono sacrificabile o affidabile?
Dovrai concentrarti su di lui, ignorare gli altri giocatori fin quando Karmine sara' morto. E se gli altri non ignoravano lui?
Ci saranno spettatori paganti, collegati in remoto. Con interfaccia sensoriale differita. Schifosi depravati pieni di soldi e annoiati a morte, che non trovavano piu' stimoli.
Cinque piste comunicanti, otto giocatori. Puntata al buio. Nessuno poteva scegliere il campo di battaglia. Il computer avrebbe scelto un settore a caso di una pista a caso per ognuno dei giocatori. Potevi trovarti da solo su una pista, oppure insieme ad altri tre giocatori. Potevi occupare un quarto del territorio di una pista con la tua ambientazione prima che gli oloriflettori si accendessero. Dopodiche' potevi occupare tutto quello che la tua velocita' di proiezione ti permetteva. La velocita' con la tastiera tornava utile, in questo caso.
La porta si apri'. Claudia era in piedi nel vano, un'ombra immobile, come esitante ad entrare. Zip, sempre steso sul letto, le braccia dietro la testa, rimase a fissarla. Era bellissima. Se ne rese conto con un moto doloroso allo stomaco. La mano di lei si allungo' verso l'interruttore e la luce riempi' l'appartamento.
Non ho ancora allacciato la luce a Giovanni.
L'espressione di Claudia era triste, mentre chiudeva la porta, ma risoluta. Avanzo' fino al tavolo e vi poggio' la borsetta, guardandolo in silenzio, come a chiedersi qualcosa. Con un sospiro apri' la borsetta e ne tiro' fuori una busta.
-Qui c'e' tutto quello che posso darti, prendili e vattene nell' Agglomerato Nord-Est, oppure in Francia o Germania.
Esterrefatto Zip si sollevo' a sedere di scatto. Si mise in piedi e raggiunse il tavolo, restando dalla parte opposta rispetto a Claudia. Prese la busta che la donna gli porgeva, guardando velocemente dentro, sempre piu' attonito. Il suo sguardo stupito passo' dal denaro al viso di lei. Il trucco era rovinato: aveva pianto.
-Di piu' non posso, mi spiace.
Lui scosse il capo e, chiusa la busta, la poso' sul tavolo, spingendola lontano da se'.
-Non servono. Ma grazie lo stesso. Grazie veramente.- Le ultime parole le aveva mormorate distogliendo gli occhi da lei.
-Non servono o non vuoi prenderli?
-Non servono.
-Quindi hai accettato di partecipare all'incontro.
-Non posso evitarlo.
Claudia annui', un gesto secco, incrociando le braccia sul petto e serrando le labbra. -Vuoi dirmi di che si tratta?
Zip annui'. -Un incontro multiplo su piu' piste. Cinque piste, otto giocatori. Ed otto spettatori paganti collegati con interfaccia sensoriale differita.
Claudia si giro' di scatto a fissarlo. -Per quali sensazioni pagano?- Era spaventata.
-Dolore, per lo piu'. Subirlo e infliggerlo.
-Per lo piu'? Che significa “per lo piu'”!
-Meglio che tu non sappia altro.
Claudia prese a scuotere la testa e a muoversi per la stanza. Una furia repressa stava prendendo il suo controllo.
-E credi che dopo ognuno se ne potra' andare a casa tranquillo? Tutti amici, dopo? Non dirmi che sei cosi' ingenuo!
L'ultima frase l'aveva praticamente gridata. Che c'e' nei suoi occhi? Perche' mi guarda cosi'? Cos'era, si chiese. Solo rabbia? Rassegnazione? Paura? Ha paura per me?
-Non sono stupido. So che non sara' cosi' semplice andare via. Sto cercando una via di uscita.
-Via d'uscita!- Claudia sollevo' le braccia al soffitto, voltandogli le spalle, poi le abbasso' di scatto lungo I fianchi, percuotendo l'aria coi pugni. -Come se con quella gente ce ne fosse.- La sua voce era vicina a rompersi per il pianto.
-A dire il vero una mezza idea mi sta venendo in mente.
Claudia si volto' per aggredirlo, ma vedendo la sua espressione si fermo'.
-Che idea?-chiese.
Zip scosse la testa sorridendo. Non te lo dico!
-Puoi prestarmi parte di quei soldi?
La prima fermata fu da Sonia, al PerverTatto. Sonia lo accolse con un sorriso. Come al solito indossava solo un micro-bikini, il piu' ridotto che la legge le permettesse, per lasciare in mostra i tatuaggi che le coprivano l'intero corpo. La vera opera d'arte erano le figure che le si arrampicavano dalla gola sul viso, che si modificavano in base alla sua espressione, tanto sottilmente erano state disegnate. Ora che sorrideva parevano persone festanti che danzassero con le braccia al cielo, ma quando la sua espressione s'incupiva ricordavano piu' anime dannate che gemessero in qualche bolgia infernale uscita direttamente da una miniatura medievale.
Zip sorrise di rimando alla donna, che come suo solito avanzava impettita. Per far vedere meglio le figure disegnate sul seno, diceva lei. Come se davanti a un seno cosi' un uomo si soffermasse a guardare i tatuaggi!
-Dovremo finire il lavoro fra un po' di tempo, Sonia. Mi spiace, ma ora come ora non posso pagarti.
Il sorriso di lei diminui' appena.
-Andata male al Drome?-chiese.
-In un certo senso.
Lei scosse la capigliatura leonina, una massa voluminosa di capelli tinti color rame che le ricadevano sulla schiena.
-Puoi pagarmi in natura, lo sai-, sussurro' stuzzicando i bottoni della sua camicia con una lunga unghia laccata di rosso. L'espressione nei suoi occhi era ferina e famelica.
Zip ristette, soffermando gli occhi sul corpo di Sonia. Aveva passato la cinquantina, ma il corpo prosperoso era ancora invitante. Scosse la testa.
-No, non piu'.
Sonia ne fu sorpresa. -Non dipende da me, vero?- sentenzio' lei. -Sei tu.
-Non dipende da te.
-Bene bene. Pare che alla fine troverai le parole per definire la tua relazione con quella tipa.
“Fammi vedere.
Con una forza inaspettata afferro' Zip per le braccia e lo fece voltare, quindi gli tiro' la camicia fuori dai pantaloni e la sollevo' a denudargli la schiena. Emisse alcuni versi a labbra serrate, osservando il tatuaggio ancora incompleto che gli stava disegnando sulla schiena intera. Rappresentava una rock-band, quattro scheletri vestiti come guerrieri vichinghi con strumenti musicali fatti di ossa e teschi d'uomo e di animali.
-E' tutto a posto-, disse passando i polpastrelli sulle quattro figure scheletriche bizzarramente vestite. -I tuoi rockers possono aspettare.
E mentre Zip varcava la porta a vetri del piccolo negozio aggiunse:-Buona fortuna!
-Dimmi qualcosa-, lo aveva pregato Claudia. -Prendi pure tutti i soldi ma spiegami che vuoi fare!
L'espressione di lei era simile ad uno specchio andato in frantumi, contrappunto alla sua che si faceva sempre piu' sicura.
-Non posso, ma e' meglio cosi'. Comunque penso che il sistema che usano per coprirsi in questi casi giochera' a mio favore, mi permettera' di uscirne pulito.
Lei stava scuotendo il capo, e Zip non pote' fare a meno di sorriderle mestamente,
-Non dico che non sara' pericoloso. Ci sono buone probabilita' che tu non mi veda piu', dopo questo incontro.
-Quando e'?
-Fra tre giorni. Lunedi, nel giorno di chiusura.
-D'accordo, non mi dire nulla. Non insistero' piu'. Prendi i soldi che ti servono, non importa che tu me li renda.
-Se riesco a tirarne fuori le gambe non avro' problemi a pagarti.
-Credi ancora che ci sia un premio per il vincitore? Magari un sacchetto pieno di monete d'oro che puoi arraffare uscendo di corsa?
-Mi hanno gia' pagato-, ammise lui.
-Gia' pagato?
-Hanno aperto un conto cifrato di cui ho gia' la password. Ma i soldi saranno disponibili solo da martedi'. Se loro non li bloccheranno.
-Quindi non si tratta di un semplice incontro.
Zip scosse la testa. -La cosa e' piu' complessa.
Trovo' il Monco nel solito bar. Da mezzogiorno in poi potevi trovarlo al Galaxy, un moderno locale con terrazza panoramica sul Mar Piccolo. Il ronzio degli schermi anti-particolato era a malapena udibile, l'aria filtrata aveva l'odore del mare, del mare privo di olii e marciumi.
Il pusher stava seduto ad un tavolino vicino alla ringhiera della terrazza. Teneva la mano destra, bionica, priva di sintopelle e con le cromature dei meccanismi in bella vista, appoggiata sul tavolino. Sapeva che la maggior parte delle persone veniva messa a disagio da questa cosa. La sinistra reggeva un aperitivo il cui costo, Zip era pronto a scommeterci, corrispondeva a cio' che lui spendeva per mangiare in due o tre giorni.
-Guarda guarda chi viene a farmi visita- sogghigno' lo spacciatore. -Visita di cortesia o di affari?
Zip si sedette al tavolino senza aspettare che l'altro lo invitasse.
-Mi serve della Suzie-Q.
Le sopracciglia del Monco si sollevarono in due archi dall'aspetto teatrale. In quel momento un cameriere fece per avvicinarsi al tavolo ma Zip gli fece un cenno secco per indicare che non intendeva ordinare e quello fece dietro-front.
-Neuramina? Non hai mai usato quella roba...- mormoro' il Monco. -Anzi, non hai mai usato niente, da che so io.
“E' per te o per un tuo amico?
-Non ti riguarda.
-Il dosaggio cambia in base al peso, quindi mi riguarda.
-92 chili. Una sola dose. Deve coprire per un paio d'ore.
L'altro annui'. -Bada che con quella roba ti becchi sicuro la SLA, se ci vai avanti troppo.
-Mi serve una volta sola.
-Te la faccio portare stasera a casa tua. Alle dieci in punto. Sono 300 euro. Cash, ovviamente. Il mio ragazzo consegnera' soltanto a te di persona.
“Un boxer la prenderebbe circa un'ora prima del combattimento, ma se non vuoi che gli effetti siano visibili ritarda l'assunzione di una mezz'ora, oppure mandala giu' con un mezzo bicchiere di olio di oliva.
Zip annui' e si alzo', andandosene senza aggiungere una parola.
-Il Nano deve morire in un modo ben preciso. Quindi non deve essere messo fuori combattimento prima che tu lo infetti, chiaro?
Le parole del marocchino gli risuonavano nella testa mentre camminava per le strade di Taranto Vecchia.
-Il cliente ha pagato per sperimentare una “morte” ben precisa. E' un tipo fantasioso.- Un sorriso cromato sottolineo' le ultime parole.
Dietro lo schermo scuro degli occhiali, c'erano pupille o microcamere che si muovevano per seguire i suoi movimenti? Zip si trovo' affascinato da questa domanda suo malgrado.
-Guarda. Questa e' per te.- E gli porse una carta magnetica. -Conto cifrato. Abbiamo gia' versato la cifra per pagare i tuoi servizi. E' una bella cifra. Se fai il tuo lavoro si sblocchera' automaticamente il giorno dopo l'incontro, altrimenti cancelleremo il conto.
“In piu' c'e' il premio per il vincitore. E' alla tua portata.
Un sorriso d'acciao, un sorriso da iena. Spezzero' le tue ossa per succhiarne il midollo, sembrava dire quel sorriso d'acciaio.
Quelle chiostre di denti metallici erano un'immagine fissa nella testa di Zip. Attraverso' un parco lasciato all'abbandono: giovani alberi secchi erano piegati nelle direzioni piu' disparate, mentre i prati erano selve di erbe selvatiche alte fino al ginocchio. I vialetti incatramati erano sudici di immondizia. Poche persone camminavano svogliatamente dalla parte opposta a quella in cui si trovava lui.
Uscito dal parco imbocco' una strada secondaria e di li' a poco fu in una zona in cui gli edifici erano molto vecchi. Per lo piu' palazzine, col piano terra occupato da negozietti o garage. Svoltato un angolo imbocco' una straduzza senza sfondo. Il muro di mattoni del palazzo che la chiudeva era stato imbrattato da scritte e disegni osceni, senza alcuna logica. Offese fini a se stesse, condite da un pizzico di ignoranza: chi si era divertito a consumare la bomboletta spray su quel muro non aveva la minima idea di cosa fossero le doppie.
L'ultimo garage sulla sinistra era chiuso da assi inchiodate in cui era stata tagliata una porta sgangherata. Zip busso' con forza.
-Chi e'?- chiese una voce un po' querula, a meta' fra l'indispettito e l'impaurito.
-Sono Zip.
-Zi... Zip?! Che diamine succede? Sta per crollare il mondo?
Tutta una serie di esclamazioni simili accompagnarono il rumore dei passi pesanti di un corpo tutt'altro che agile che si avvicinava alla porta. Ci fu un rumore di lucchetti che si aprivano, catene che scorrevano e la porta si dischiuse di alcuni centimetri, offrendo lo scorcio di un volto tondo incorniciato da una barba bionda dal taglio regolare. Due occhi azzurri fissarono Zip per una manciata di secondi, poi la porta si apri' a sufficienza per far passare un uomo di traverso, una mano afferro' Zip per un braccio e lo tiro' dentro.
-Svelto svelto!
Zip rimase un po' a guardare l'altro che rimetteva al loro posto una serie di catene e lucchetti, dividendo la sua attenzione col resto dell'ambiente in cui era entrato. Il garage era basso,col soffitto solo venti o trenta centimetri piu' in su della sua testa, ed anche se spazioso era affollato di computer ed altri macchinari di cui non riusciva minimamente ad immaginare lo scopo. Il valore di quella roba era notevole, ed a tenerla al sicuro non erano certo lucchetti e catene, bensi' la segretezza con cui era stata portata li' e la “protezione” fornita dalle persone per cui lavorava il proprietario.
Finito con le catene il proprietario del garage si giro' verso Zip con un sorriso estatico, appoggiandosi contro la porta appena richiusa. Era piu' giovane di Zip, piu' basso di lui di almeno trenta centimetri e abbondantemente oltre il quintale di peso.
-A che devo l'onore di questa visita, fratellone? Sono mesi che non ti facevi vivo.
Zip sorrise. Che merda che sono!
-Ho bisogno del tuo aiuto, Giacomo.
-Certo, certo. Se posso volentieri.- Giacomo parlava a sospiri: estatici quando era felice, rapidi come se fosse senza fiato se era impaurito, arrabbiato o in qualche modo contrariato. -Che ti serve?
-Devo fare un incontro, un incontro illegale.
Il viso di Giacomo si rabbuio'.
-Non posso tirarmi indietro, mi hanno incastrato.
-Uno di quelli con spettatori collegati in remoto?
-Si.
-Schifosi! Bisognerebbe bruciargli il cervello!
Zip sorrise.
-Mi serve un salvacondotto, qualcosa da usare per assicurarmi di uscirne vivo. E fare il maggior danno possibile.
-Un programma Black-fire, oppure un Burning-strike. Una volta lanciato fara' un bel casino!
-Proprio quello che pensavo. Ho gia' il prodotto adatto, ma come faccio a portarlo nella cabina?
Giacomo ci penso' un attimo.
-Un modo c'e'. Puoi fare a meno temporaneamente di un occhio nel Drome?
Zip ci penso' su. Le condizioni fisiche del giocatore venivano proiettate sull'avatar, quando il computer la costruiva. Quindi una sua limitatezza visiva si ripercuoteva sulle capacita' dell'avatar.
-Si.
-Bene. Quando e' l'incontro?
-Lunedi sera a mezzanotte.
-Vieni lunedi pomeriggio, verso le cinque. Ce la fai?
-Ci saro'.
-Senti, mi spiace chiederti dei soldi... ma questa cosa ha dei costi...
-Non c'e' problema-, rispose Zip sorridendo. -Te li porto lunedi. Quanto?
Quella sera Zip fece la sua corsa quotidiana sul tapisroulant anziche' all'aperto. Neanche Claudia era uscita e se ne stava silenziosa sul letto.
Alle dieci in punto bussarono alla porta. Zip lascio' il tapisroulant, prese i soldi gia' pronti sul tavolo ed ando' ad aprire la porta. Un uomo con indosso giacca di pelle e casco integrale da motociclista era in attesa mezzo metro indietro, con una busta di carta nella mano destra. Allungo' la sinistra, facendo cenno a Zip di dargli i soldi. Zip glieli diede e l'uomo gli passo' la busta. Con un cenno di saluto se ne ando'.
Zip torno' al tapisroulant. Questa tartaruga si ribaltera' il piu' tardi possibile, Sporta!. Ma vedremo se ho imparato ad usare anche il cervello, vecchio.
Purtroppo se il fisico non mi supporta sara' inutile.
-Cos'e'?- chiese svogliatamente Claudia.
-Suzie-Q-, le rispose mentre riprendeva a correre.
-Che nome strano per una droga...
-Suzie-Q... era il soprannome... del destro di Rocky Marciano...- Le parole gli uscirono a sbuffi mentre correva.
-Il pugile del 1900?
-Proprio... Aveva un destro... cosi' potente che... non ti lasciava speranze... Questa roba... aumenta la resistenza... al dolore. Potresti resistere... al pugno di Marciano.
-La usano quelli che fanno thai-boxe, vero?
-Si... per ridurre... i danni al cervello...
Vedremo se usare la mente sara' utile.
Domenica mattina fece l'allaccio a Giovanni, che dormiva il sonno dell'ubriaco e non si accorse di niente.
Tempo sprecato.
L'appartamento era in uno stato pietoso. La spazzatura aveva gia' preso ad accumularsi: scatolette di cibo, carte unte dei take-away, ma per lo piu' lattine di birra e bottiglie di vodka.
Quando ebbe finito il lavoro provo' l'interruttore. Rimase un poco a guardare le tre lampade alogene che aveva montato accendersi ed aumentare di intensita' la loro luce piano piano.
Funziona. Bene.
Stava per spengerle quando ci ripenso'. Neanche se ne accorge, se le spengo. Se ne rimane al buio.
Chiuse le porta, avviandosi verso il suo appartamento.
Tanto l'allaccio e' abusivo. Mica la pago la corrente. Un sorriso.
Quella sera non sarebbe andato al Drome. Aveva gia' tutte le direttive per lunedi, ed era meglio passare la notte riposandosi.
Era a farsi la doccia quando bussarono alla porta.
-Ciao-, senti' dire a Claudia.
-Zip e' in casa o e' gia' andato al Drome?- La voce di Giovanni. -Hai del paracetamolo? Ho un emicrania che mi spacca.
Zip chiuse l'acqua, si mise un asciugamano intorno ai fianchi ed usci' dal box-doccia. Giovanni era poco distante dal tavolo, che mandava giu' un paio di pillole con un bicchiere d' acqua. Zip lascio' orme bagnate sul pavimento, mentre attraversava la stanza.
Giovanni resto' imbambolato a guardarlo avvicinarsi. L'occhio si era sgonfiato abbastanza da permettergli di aprirlo, anche se non del tutto.
-Volevi dirmi qualcosa?
-Io...io volevo ringraziarti... ho visto la luce e...
Zip sogghigno', e Giovanni scoppio' in una risatina rendendosi conto del significato delle sue parole.
-Beh, grazie per avermi allacciato la luce. Ieri notte mi sono fatto male a un ginocchio, al buio. Ho sbattuto in qualcosa.
“Ah, e un'altra cosa. Ho un messaggio di Marco. Me lo ha detto ieri sera. Si e' raccomandato di dirtelo subito. Volevo venire ieri sera, ma... ma non mi sentivo bene.
Certo, eri ubriaco.
-Mi ha detto di avvisarti che l'incontro di domani sera non ha nessuna vincita. Non ha senso, non ci sono incontri il lunedi. Che voleva dire? Non ha senso.
-Non ti preoccupare, ho capito io cosa significa.
-Eh?
Giovanni sollevo' uno sguardo interrogativo sull'amico.
-Lascia fare-, gli disse Zip. -E' una cosa mia.
-Uh. D'accordo. Allora io vado al Drome. Tu non vieni?
-Non questa sera.
Giacomo annui. -Capisco.- Era chiaro che non capiva.
Se ne usci' mestamente, ringraziando Claudia per il paracetamolo. Lei lo saluto', aspetto' un attimo una volta uscito, poi richiuse la porta.
-Zip?- disse girandosi.
-Si'?
-Ho voglia di fare l'amore.
Il lunedi Zip pranzo' abbondantemente, il piu' tardi possibile prima di uscire. Non avrebbe potuto cenare prima dell' incontro, e neanche era consigliabile lo facesse, del resto. Claudia gli fece compagnia in silenzio.
La passione di lei la notte precedente lo aveva lasciato sbalordito. Non si era trattato della solita voglia di sesso. Si attaccava a lui, lo stringeva in un modo che non aveva mai fatto prima.
Ogni tanto, mentre mangiava, le gettava delle occhiate fugaci, ma lei teneva lo sguardo sempre basso sul piatto. Non scambiarono una parola per tutto il tempo.
Quando fu sul punto di uscire per recarsi da Giacomo la prese per un braccio e le dette un bacio a fior di labbra.
-Quando torno... se torno... io e te dobbiamo parlare.
-Di cosa?-chiese lei, una lacrima all'angolo dell'occhio.
-Di noi due.
-Si, certo.
Claudia si asciugo' la lacrima e si stacco' da lui, voltandogli le spalle. Zip prese il suo zaino ed usci'.
Steso su una poltrona reclinabile di tipo medico, Zip rimase a guardare il macchinario che Giacomo stava approntando. Gli blocco' la testa con una cinghia, poi con del nastro adesivo speciale gli blocco' aperta la palpebra dell'occhio sinistro.
-Il processo-, inizio' a spiegare Giacomo -e' simile a quello con cui si scrive su un CD o DVD. Questa macchina usa uno speciale laser oftalmico per incidere sulla tua retina i bits del programma che vuoi usare. L'immagine verra' mantenuta dalla retina fintanto che l'occhio non focalizzera' una nuova immagine. Noi impediremo il focus inibendo chimicamente le sinapsi del nervo ottico. Una volta finita l'operazione avrai tre ore per utilizzare i dati. Forse l'effetto dell'anestetico durera' di piu', ma prendi questo tempo come tempo massimo, meglio non rischiare. Non appena l'occhio ricominciera' a “vedere”, anche sfocato, perderai tutti i dati.
“E' chiaro?
-Si. Procedi.
Giacomo annui' ed avvio' il procedimento dalla tastiera della sua console. Un braccio meccanico si avvicino' al viso di Zip, un grosso ago stillante liquido al suo termine.
-Non aver paura, l'occhio e' privo di terminazioni nervose, non sentirai dolore. Solo una certa pressione.
L'ago entro' nel suo occhio. In un attimo da quell'occhio inizio' a vedere tutto sfocato.
-Ora inizio a scrivere.
Zip senti' l'ago uscire, poi, attraverso il velo appannato che gli era calato davanti all'occhio, inizio' a vedere dei deboli lampi di luce.
-Il Retinal Scanner Display incide i dati irradiando la retina con lampi di luce di bassa intensita'. Ti dara' piu' fastidio il lettore ottico quando vorrai leggere i dati, visto che quello usa luci ad alta velocita'
Erano da poco passate le dieci quando finirono.
Tre ore da adesso. In pratica meno di un'ora per fottere Karmine.
-Come ti senti?
-Giusto un po' strano, non sono abituato ad usare un occhio solo. E' piu' difficile calcolare le distanze.
Giacomo sorrise. -L'iride e' dilatata e fissa, e' un effetto secondario dell'anestetico. Ma nessuno ci fara' caso.
“Fratellone?
-Mmm?
-Ho dato un'occhiata a quel programma che mi hai portato. E' molto forte. Una volta lanciato non fara' distinzioni.
-Lo so.
-Neanche tu ne sarai completamente al sicuro.
-Hai dell' olio di oliva?
Zip arrivo' al Drome il piu' tardi possibile. Il marocchino sedeva al bar dell' atrio insieme a Rocco ed altri tre che non conosceva.
-E' arrivato-, disse il marocchino, sorridendo acciao. -Paga.
Zip vide Rocco prendere sbuffando una banconota di grosso taglio dalla tasca della giacca e passarla all'altro.
-Rocco aveva scommesso che non ti saresti presentato-, disse il marocchino continuando a sorridere mentre intascava i soldi.
-Rocco e' uno stronzo-, rispose Zip
-Pezzo di merda! Questa me la paghi!- abbaio' Rocco scattando in piedi.
-Certo, certo. Ne riparliamo dopo che avro' fatto il vostro schifoso lavoretto. Pensa a preparare i soldi della vincita, piuttosto.
-Gli altri sono gia' a cambiarsi-, si intromise il marocchino.-Il tuo spogliatoio e'...
-Ehy! Che cazzo hai fatto all'occhio?
Cazzo che vista acuta! -Niente.
-Niente 'sti coglioni. Che ti sei calato?
-Lo sai che non mi faccio. Ho preso una botta e mi faceva male, il medico mi ha dato un collirio.
-Fammi vedere!
Rocco gli afferro' il mento ed avvicino' la faccia a quella di Zip. Era quasi alto quanto lui. Guardo' prima la pupilla dilatata, poi gli fece voltare la faccia per osservare anche l'altro occhio.
-Forse e' come dici tu-, grugni'. -Ma tu da quest'occhio non ci vedi. Sei sicuro di farcela?
Zip lo gratifico' con un sorrisetto, afferrandogli il polso e togliendogli lentamente la mano che lo stringeva al mento. -Lo sai che il Nano posso batterlo ad occhi chiusi.
Anche Rocco sorrise, cattivo. -Bene-, disse liberandosi dalla presa di Zip con uno strattone. -Allora vai e fai il tuo lavoro.
-Camerino numero cinque per la prima donna-, disse il marocchino ridacchiando.
Mentre si dirigeva verso gli spogliatoi senti' Rocco dire:-Stronzo!
Il marocchino ridacchio', accompagnato da qualcuno degli altri tre uomini.
Zip si cambio' velocemente, infilandosi la tuta sensoriale. Di li' a poco la neuramina avrebbe iniziato a fare effetto e voleva essere gia' chiuso nella cabina di proiezione per quando fosse iniziato.
Cinque piste, cinque controllori collegati. Rocco e il marocchino saranno connessi. Vogliono essere sicuri del fatto loro.
Degli altri giocatori conosceva solo Karmine. Gli altri non li aveva mai visti. Sicuramente tutti flyer dei circuiti clandestini.
Si infilo' nella sua cabina, allaccio' gli elettrodi alla tuta ed infilo' il casco.
Usa la testa usa la testa usa la testa! Cazzo, Sporta! Se non e' usare la testa questo non so cosa lo sia. Spero proprio di non stare per venire a farti compagnia.
Forse tu avresti trovato una soluzione migliore, ma questo e' il meglio che sono riuscito a pensare. Vedremo se e' stato abbastanza.
I macchinari si accesero con un ronzio.
-A tutti i giocatori-, una voce metallica e irriconoscibile usci' dall'altoparlante. -Un breve riepilogo di cio' che gia' sapete.
“L'incontro e' su cinque piste. Ci saranno cinque Controllori collegati in rete, non tanto per far rispettare regole che non ci sono, ma solo per essere sicuri che nessuno di voi eviti di combattere. I clienti hanno pagato per emozioni forti, non perche' ve ne stiate rincattucciati in attesa che l'avversario si scopra. Quindi, se qualcuno di voi ha pensato di fare una tattica di attesa si e' sbagliato.
Zip si rese conto di avere iniziato a respirare affannosamente. Suzie-Q mi sta facendo effetto!
“Se comparirete in una pista vuota, vi daremo solo il tempo di ampliare la vostra ambientazione, poi dovrete andare in cerca di un avversario, pena la scomparsa progressiva della vostra ambientazione.
“Ovviamente l' intelligenza artificiale del Drome non registrera' niente stasera.
Perfetto!
-Cinque minuti all'inizio.
Tutti collegati e nessun testimone. Diamine, potrei lanciare subito il programma.
E perdermi la soddisfazione di fottere a sangue il Nano? Noo.
Il ronzio si intensifico', piccole scosse elettriche di prova raggiunsero Zip attraverso gli elettrodi. Poi una sensazione di leggero intorpidimento gli disse che la tuta sensoriale lo stava interfacciando con l'oloproiettore. La droga gli stava dando una percezione piu' acuta di quattro dei cinque sensi: il tatto si era ottuso.
Concentrati su Karmine, gli aveva detto il marocchino. E contemporaneamente doveva evitare che gli altri si concentrassero su di lui. Si era chiesto a lungo come risolvere il problema: con una forma abbastanza piccola da non essere notata. Ma non cosi' piccola da non poter combattere.
Improvvisamente ci fu un lampo azzurro e si ritrovo' all'estremita' di una delle piste. Il suo guerriero era poco piu' alto di lui, appena oltre i due metri e dieci, rivestito di una corazza di polimeri plastici capace di deflettere la maggior parte dei proiettili e delle scariche di laser e taser. Bracciali con tre lame ricurve gli proteggevano gli avambracci, da cui ad un suo ordine fuoriuscivano due lunghe lame, coltelli appuntiti ricurvi come artigli. Alla cintura aveva una serie di dischi che si aprivano in una stella di lame. Ma la sua arma piu' importante era il mimetismo: aveva lo stesso colore della pista di gioco.
Alla sua destra l'avatar di un altro giocatore, un alto robot che sembrava uscito da un cartone animato giapponese, si guardava intorno, riparandosi dietro uno scudo e puntando un fucile laser in ogni direzione. Non poteva essere Karmine.
Rimanendo immobile Zip prese ad occupare velocemente quanto piu' territorio della pista poteva. Era gia' sua per piu' di meta' quando l'altro inizio' a fare altrettanto.
Sei lento con la testiera, amico.
Nella cabina di regia uno degli uomini impreco'.
-Che problema hai?- chiese Rocco, muovendo appena la testa per non tirare gli elettrodi attaccati alla fronte.
I cinque erano seduti su poltrone disposte a fronteggiarsi in cerchio. Ognuna aveva davanti cinque schermi sorretti da bracci meccanici, uno piu' grande per la pista di competenza e quattro piu' piccoli per le altre piste.
-Il computer ha assegnato due giocatori alla mia pista, Zip e quello dell'Agglomerato Centrale. Ma Zip non lo vedo.
-Che vuol dire che non lo vedi?
-Che non lo vedo! Cazzo, non c'e'!
-Impossibile-, sbuffo' Rocco. Tocco' lo schermo corrispondente alla pista in questione e quello gli si avvicino', mentre lo schermo principale retrocedeva.-Devi essere diventato cie...
“Dove cazzo e'? Che il computer stia dando i numeri?
Il marocchino scoppio' a ridere.-No, Rocco. Quel ragazzo e' intelligente. Si e' mimetizzato. Fa il camaleonte. Vedi quella linea scintillante che si allarga? Si vede appena appena.
-Si.
-E' lui che sta espandendo la sua ambientazione.
-Che ambientazione? Non sta cambiando niente.
-Appunto: la sua ambientazione e' uguale alla pista. C'e' ma non la puoi vedere. E neanche i suoi avversari possono vederla. E lo stesso lui: c'e' ma non si vede.
L'avversario di Zip aveva iniziato ad estendere la sua ambientazione, un territorio ondulato pieno di lastre metalliche rettangolari, di varie dimensioni e spessori, ruotate in direzioni differenti, la maggior parte piu' alte che larghe, poche al contrario piu' larghe che alte. Nel complesso l'aspetto era quello di un cimitero sconfinato. Il robot inizio' ad avanzare verso una delle porte di collegamento con una differente pista riparandosi dietro le varie lastre.
Ben poco della pista non era stato occupato dall'ambientazione di Zip, ma quando quella del suo avversario vi giunse a contatto, invece di arrestarne semplicemente l'espansione come accadeva di solito, questa prese a mutare, dando all'altro l'illusione di continuare ad occupare territorio.
Zip attese che il robot eentrasse nel suo territorio, poi fece scattare la trappola. Improvvisamente i piedi del robot si incollarono al suolo, impedendogli di muoversi. Rapidamente, mentre quello cercava di liberarsi strattonando e facendo forza, senza capire cosa stesse accadendo, lo raggiunse alle spalle. Le due coppie di lame fuoriuscirono silenziosamente dai suoi avambracci, e con un gesto secco Zip le affondo' dietro le ginocchia dell'avatar avversaria.
Un brivido scosse il robot, riflesso degli impulsi che il giocatore stava ricevendo nella cabina di proiezione: dolore. Zip estrasse rapidamente le lame, mentre il robot perdeva il sostegno delle gambe e cadeva in ginocchio. Un altro affondo e le lame penetrarono nella giuntura fra braccia e spalle, circuiti elettrici crepitarono dentro l'esoscheletro, una pioggia di scintille si riverso' fuori lungo tutte le due giunture. Scudo e fucile caddero a terra, mentre le braccia pendevano inermi lungo i fianchi.
Finiamolo.
Le lame del braccio sinistro si ritrassero, mentre la punta delle dita mutava in artigli accuminati, che Zip affondo' nel cranio metallico. Facendo presa piego' la testa del robot in avanti, rivelando la giuntura alla base della testa. Vi affondo' con forza le altre due lame, estraendole e riaffondandole. Un grido si levo' da una delle cabine, insieme al fumo di plastica e carne che bruciavano. Si fermo' quando la testa del robot penzolo' su un lato.
Con uno scintillio l'ambientazione del giocatore eliminato sbiadi' e scomparve. Zip occupo' rapidamente il territorio liberatosi, e se qualcuno fosse entrato sulla pista in quel momento avrebbe visto solo una pista vuota con un grande robot disteso al centro.
Perche' l'avatar non scompare? Succede quando il giocatore muore?
Accantonando questi pensieri Zip raggiunse la porta di comunicazione e si affaccio' sulla pista attigua. Un enorme orso, il capo e le spalle protette da una corazza di metallo, combatteva contro un millepiedi irto di aculei. Ogni volta che il millepiedi cercava di afferrare l'orso questi lo respingeva colpendolo coi lunghi artigli neri, vere e proprie spade, per poi bersagliarlo coi colpi di due mitragliatrici che montava sulle spalle e che ruotavano autonomamente alla ricerca del bersaglio.
Improvvisamente un getto di nero veleno scaturi' dalla bocca del millepiedi centrando l'orso negli occhi. Accecato l'orso arretro' ruggendo, mentre le mitragliatrici iniziavano a sparare raffiche a in tutte le direzioni, per tentare di tenere lontano l' avversario.
Zip torno' indietro. Troppo pericoloso cercare di attraversare quella pista, e nessuno dei due era Karmine. Raggiunse la pista opposta, che trovo' vuota. Attraversandola vi estese la sua ambientazione, limitandosi, pero,' alla fascia fra le due porte. Arrivato alla porta e pista successive trovo' Karmine.
Aveva ingaggiato un combattimento a tre. Usava la solita avatar di K-75, e coalizzato ad una avatar di drago alato stava aggredendone una terza, una specie di Kali a dieci braccia che reggevano scudi ed armi fra le piu' disparate. Questa, idotta sulla difensiva, non poteva che ripararsi dietro gli scudi rotondi, nel tentativo di deflettere le scariche delle mitragliatrici del K-75 e le fiammate del drago.
Ora veniva la parte pericolosa. Per eseguire il lavoro affidatogli Zip doveva penetrare nel territorio di Karmine, e riuscire ad evitarne le trappole per potersi avvicinare e colpirlo.
Improvvisamente una delle dieci braccia della Kali salto' via, letteralmente tagliata da una raffica di proiettili. Cadde dietro l'avatar fra schizzi di nero sangue filamentoso, contraendosi orribilmente sul suolo erboso. La scarica di dolore che investi' il giocatore gli fece perdere il controllo dell'avatar, che si scopri'. La successiva fiammata del drago la investi' sul lato della faccia, carbonizzandone la pelle, facendogli scoppiare l'occhio destro, che fu ridotto ad una vuota sfera bianco latte. Kali tento' il tutto per tutto, scagliando una catena dotata di una sfera nera all'estremita' verso il drago e una lancia verso il K-75. La sfera esplose in aria respingendo il rettile, ma il tiro di lancia risulto' corto. Le successive raffiche di mitragliatrice fecero scempio di ventre, petto e viso di Kali. Brani di carne e schizzi di sangue nero piovvero sul terreno mentre l'avatar cadeva di schiena e non si muoveva piu'.
Zip era abbondantemente entrato nell'ambientazione desertica di Karmine, adattando la sua mimetizzazione al paesaggio di sabbia e rocce, quando il drago fece una mossa inaspettata. Cominciando a battere con forza le ali sollevo' un turbine di sabbia che acceco' i sensori del droide da guerra. Una serie di eruzioni di fiamme colpirono l'avatar di Karmine, mentre dall'ambientazione vulcanica del drago colate laviche si riversavano a distruggere quella di Karmine. Preso alla sprovvista, e sicuramente spaventato dalla piega inaspettata del combattimento, le raffiche di risposta del Nano furono imprecise ed inefficaci. Il drago si porto' sopra il droide, pronto a colpire.
Zip vide la sua vendetta volatilizzarsi. Reagendo rapidamente stacco' un disco dalla cintura. Nella sua mano si apri' in una stella a quattro punte, quattro lame leggermente curve. Iniziando il movimento dal basso Zip lancio' la lama, un vortice di metallo riflettente le luci. Ma con un occhio solo calcolo' male la distanza e la lama centro' il drago sul collo invece che su un'ala. L'occhio malevolo del rettile guizzo' a destra e sinistra alla ricerca dell'aggressore. Troppo tardi vide arrivare il secondo colpo. Questa volta le lame affondarono nella membrana cuoiosa dell'ala, squarciandola per tutta la sua lunghezza.
Con un ruggito di rabbia e dolore il leviatano precipito' al suolo, a pochi metri dal K-75. Di sicuro una cosa Karmine sapeva fare, sapeva sfruttare rapidamente ogni vantaggio gli si presentasse. Che pensasse ad un suo colpo fortuito, oppure ad un trucco degli organizzatori a suo vantaggio, non perse tempo e puntando entrambe le mitragliatrici verso la bocca del drago, aperta e pronta ad eruttare fiamme, fece fuoco. I grossi proiettili penetrarono nella gola e nel palato. Il drago chiuse di scatto le mandibole, mentre sangue e fuoco si mescolavano nella sua gola, in un'esplosione di carne e cartilagini. Karmine continuo' a sparare al nemico immobile finche' non ebbe ridotto la testa ad un ammasso informe da cui le zanne spuntavano in tutte le direzioni.
Zip era sufficientemente vicino. Vediamo se il mio corpo mi tradira' come tu sei stato tradito dalla tua mente, penso' rivolto al vecchio Sporta. Prese una breve rincorsa verso il K-75 e spicco' un balzo verso il suo dorso. Ma anche questa volta calcolo' male le distanze. Invece di atterrare completamente sul dorso di insetto vi arrivo' solo per meta', cominciando a scivolare fra due zampe. I suoi artigli affondarono nel metallo, mentre Karmine cominciava a scuotersi cercando di fare cadere qualunque cosa gli fosse piovuta addosso.
A forza di braccia Zip si tiro' rapidamente su, strisciando fino al torso umanoide del droide, lasciandosi dietro graffi luccicanti sulla superficie metallica. Si tiro' su' e, stringendosi col braccio sinistro al collo flessibile, estrasse le lame dell'avambraccio destro.
Era il momento di far partire il programma che il marocchino gli aveva dato per uccidere Karmine. Lo carico' sulla punta delle due lame e si preparo' a trafiggere la schiena del droide che si scrollava e ruotava come uno stallone da rodeo per farlo cadere. Affondando le lame oltre la corazza del droide avrebbe infettato i sistemi di Karmine condannandolo ad una morte dolorosa.
Ma in quel momento il K-75 sfodero' un'arma che Zip non gli aveva mai visto usare. Una coda di scorpione fuoriusci' dalla parte terminale del corpo di insetto, con tanto di pungiglione accuminato. Zip se ne avvide appena in tempo e riusci' ad evitare il primo colpo solo grazie ad una torsione del tronco. Il pungiglione striscio' sulla schiena del droide stesso, lasciando un graffio lucido. Velocemente la coda si ritrasse e guizzo' per colpire ancora. Zip devio' a fatica il colpo, usando le lame che gli proteggevano l'avambraccio.
Terza ed ultima possibilita', fottuto nano!
La coda scatto', dritta al torso dell'avatar di Zip. Questi lascio' la presa intorno al collo, gettandosi indietro ed affondando gli artigli nella spalla del droide per sostenersi, e quando la coda colpi' nel punto in cui si trovava poco prima abbasso' le sue lame in un fendente che tronco' la coda privandola del suo pungiglione. In un colpo di ritorno affondo' le lame nella schiena del droide.
Zip si strinse forte al droide fremente. Il programma mortale fluiva attraverso la sua avatar dal computer a Karmine. La coda di scorpione lo percosse un paio di volte sulla schiena e alla testa. L'avatar di Karmine comincio' a inviare impulsi discordanti, sempre piu' infuocati, rumore incandescente che risali' l'oloproiettore e poi i cavi del terminale fino agli elettrodi di Karmine. Il Nano urlo', mentre tutti i muscoli del corpo si contraevano preda degli impulsi elettrici inviati dal programma killer. La gola si gonfio', l'aria non riusci' piu' a passare; i polmoni si incendiarono, mentre le contrazioni muscolari si intensificarono fino a che il tessuto stesso dei muscoli prese a strapparsi.
Infine, come uno scherzo maligno, le ultime stimolazioni elettriche raggiunsero i centri del piacere, provocandogli un' erezione cosi' intensa da essere dolorosa. Il pene rigonfio all'eccesso, stretto nella tuta sensoriale, prese ad eiaculare. Ma le stimolazioni elettriche si prolungarono anche quando tutto lo sperma fu fuoriuscito, prolungando il culmine dell'orgasmo. Inizio' ad eiaculare sangue. Karmine mori' godendo al punto che il dolore aveva sostituito il piacere.
Zip estrasse le lame dall'avatar immobile. Karmine era morto. Non provava alcun piacere, alcuna soddisfazione. A che era servito? Con un gemito si accorse che gli restavano solo una manciata di minuti per lanciare il programma. Si disconnette' dall'avatar, e toltosi il casco avvicino' il lettore ottico all'occhio sinistro.
Flash di luce bianca danzarono oltre la patina che gli oscurava l'occhio.
-Ma che cazzo fa?- impreco' Rocco. Zip era entrato nella pista sotto la sua supervisione, per cercare Karmine. -Si e' disconnesso dall'avatar!
-Disconnesso? E perche'?- chiese il marocchino.
-C'e' qualcosa che sta risalendo i circuiti...
Come un' onda rossa il programma di Zip raggiunse i terminali della sala di controllo, un flusso di dati mortali che investi' i cinque uomini, una fiumana che travolse ogni barriera abbattendosi dentro le loro menti. Gli elettrodi si surriscaldarono, bruciando carne e vestiti, le terminazioni nervose imbrogliate da dati fasulli avvertirono il cervello di un inesistente grande calore e il sangue bolli' loro nelle vene.
In meno di dieci secondi era tutto finito.
Zip usci' a fatica dalla cabina. Volute di fumo si levavano dalla sua tuta sensoriale. Le ondate di dolore lo avevano scosso fino al midollo, e solo l'effetto della neuramina gli aveva permesso di continuare a staccarsi di dosso gli elettrodi. Con la sensazione di stringere qualcosa di rovente aveva strappato uno ad uno tutti gli elettrodi, mentre il suo cervello era convinto che la pelle e la carne del palmo delle mani stessero bruciandosi e staccandosi, rimanendo attaccate ai cavi che stringeva.
Una disconnessione dopo l' altra le ondate montanti di dolore si erano sbiadite, ridotte, attenuate. Era riuscito a riprendere il controllo del suo diaframma e a far rientrare aria nei polmoni. Uno sguardo alla cabina gli rivelo' l'entita' del danno. Tutti i circuiti erano bruciati, ridotti a cavi anneriti e pannelli di plastica fusi. E lui non si era trovato sulla linea principale seguita dal programma!
Il programma aveva sicuramente risalito ogni collegamento instaurato con la IA del Drome, anche in remoto. Avete avuto la vostra emozione forte, porci depravati!
Dolorante, con passo incerto, si diresse verso l'uscita. Non valeva la pena di prendersi il disturbo di controllare se qualcun' altro fosse vivo. E l' indomani, la polizia, arrivando e trovando i cadaveri di giocatori e controllori, la memoria della IA impostata per non registrare l'accaduto, avrebbe catalogato la cosa come un incidente avvenuto durante un incontro clandestino. Non si sarebbe scomodata a cercare il giocatore mancante, sperava.
Chissa' se sarebbe riuscita a risalire agli otto maiali collegati da lontano. Probabilmente no. Sarebbero stati seppelliti senza che si sapesse che razza di depravati fossero.
Ma che me ne frega? Sono vivo!
Un movimento lo fece arrestare. Vide il marocchino uscire dalla sala controllo. Doveva appoggiarsi al muro per riuscire a camminare. I suoi abiti bruciavano lentamente, spargendo volute di fumo grigio. Aveva perso il suo fetz, ma non gli occhiali: gli si erano fusi al volto. A fatica avanzo' verso Zip. La sua carne era ustionata in piu' punti.
-Questo si'...-ansimo', -...e' usare la testa.
Rivolse un sorriso d'acciaio a Zip e crollo' a faccia in avanti.
Zip ristette un attimo ad osservare il cadavere che continuava a bruciare. L'odore di carne bruciata era ormai ovunque. Scosse le spalle e si diresse verso l'uscita.
Nel parcheggio trovo' Giovanni.
-Claudia mi ha detto che eri qui-, disse piano.
-Beh, ormai ho finito quello che ero venuto a fare.
-Domani qui sara' chiuso, vero?- C' era una triste nota di rimpianto nella sua voce.
-Per qualche giorno sara' chiuso, si'.
Giovanni annui, accettando la realta' del fatto.
-Dove vai?- chiese quando Zip fece per incamminarsi.
-Vado a coniare un neologismo.
-Un che?
Zip sorrise. -Un neologismo, una parola nuova.
-Nuova?
-Esatto. La societa' sta cambiando, e cambiano i rapporti fra le persone.
“Ci servono parole nuove per definirli, o rischiamo di non renderci conto di cio' che stiamo facendo.
Un ultimo gesto di commiato e Zip si diresse verso casa. Casa? No, non vado a casa. Vado da Claudia.
Ringraziamenti.
Un ringraziamento al mio spacciatore personale di antibiotici per le spiegazioni riguardo gli antidolorifici, ed al mio IT di fiducia i cui ragionamenti mi hanno aiutato a ipotizzare il metodo di scrittura sulla retina.