Thursday, 23 October 2014

Indopakistrani

In questi giorni l' East End londinese risuona di fuochi d'artificio. Da prima delle 8 di sera è una ininterrotta cacofonia di scoppi e fischi e botti e sfrigolii. I nuovi arrivati, che non avevano e ancora non hanno idea di che cosa si tratti, sono più stressati dei cani l'ultimo dell'anno in Italia e i social media si riempiono di domande allarmate nonché irritate su cosa stia accadendo in East London. Ebbene, questo è il capodanno indiano. O qualche altra loro festa del cazzo.  Il tutto nella peggiore tradizione napoletana, la cui componente gioiosa è mancante, che si trascina ben oltre la mezzanotte. Tanto i miei vicini color cacchetta mica vanno a lavorare al mattino, quindi posso stare alzati tutta notte a fare casino. Perché questa festa consiste in rumore e niente più. Ed ovviamente, essendo una festa asiatica non dura un giorno soltanto, ma si compone di vari anticipi e prove e poi si protrae a tempo indeterminato, sulla base delle scorte di botti che la speziata comunità indopakistrana ha acquistato. Dietro casa mia è in atto una replica dello Sbarco in Normandia, mentre dalla strada davanti arrivano lampi che pare ci sia una tempesta elettrica.
Chissà se qualcuno nella colorata e diversamente profumata comunità indopakistrana si pone mai la fatidica domanda se il suo oltranzista festeggiare possa infastidire i non appartenenti al gruppo e arriva a rispondersi che sì, a tante persone della loro festa non frega un cazzo e vorrebbero poter dormire la notte.

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