Monday, 31 July 2017

London for dummies


Prima che il ricordo sbiadisca (potrà mai?), provo a mettere per iscritto la Londra che risulta dalla mia esperienza personale di 5 anni, fra “hard flat sharing” (appartamenti divisi con indiani sudicioni, topi ed inglesi dalla cagata a spruzzo) e “speed interview” (i colloqui di lavoro a Londra che ricordano gli speed date, dove il lavoro viene dato al primo che lo accetta e da cui ci aspetta massima fedeltà negli anni, poco importa se non hai neanche avuto il tempo di valutare pure solo la parte economica prima di essere costretto ad accettarlo, pena vedere il lavoro dato a quello dopo di te). Trattasi di un'esperienza personale, e come tale deve essere valutata, ma sono sicuro che non mancheranno le voci che diranno che io non ho capito niente di Londra, che non è minimamente come io la descrivo, eccetera eccetera eccetera. Come il ragazzetto che dopo oltre un anno a Londra, senza aver mai lavorato in quanto foraggiato dalla pecunia genitoriale diligentemente spedita dalla Sardegna, né aver realmente neppure studiato durante quel periodo, in quanto il corso che avrebbe voluto fare era troppo costoso, alla mia affermazione che in UK non esiste la meritocrazia mi disse che per affermare ciò dovevo non aver capito niente di questa nazione. Al di là della validità o meno della mia affermazione, sarebbe opportuno aver sperimentato il mondo del lavoro prima di supporre di essere qualificati a dire la propria opinione in merito.
E di casi simili ne ho tanti: dal programmatore residente a Londra da 13 anni che era stato una volta sola nell'East End (a casa di amici) ma riteneva di conoscere “Londra come le sue tasche”; alla tipa che dopo pochi mesi a Londra consigliava a persone con un lavoro fisso in Italia e che non parlavano inglese di licenziarsi e andare a Londra, ché un lavoro lo trovavano subito, ritenendo di avere esperienza per parlare perché lei “aveva vissuto sui benefit” (le traduzioni letterali dall'inglese all'italiano possono risultare in traumi fisici per schiacciamento per le parole, fate attenzione); al coglioncello che urlava “Italia merda!” perché in Italia non aveva lavoro e qui aveva trovato subito il lavoro della sua vita: mettere volantini publicitari nelle cassette della posta. E poi quelli che vivevano vicino a musei particolari ma conoscevano solo Brick Lane; e quelli che dicono che Londra è una città sicura ma non hanno mai visto le statistiche sui crimini; quelli che non si sono mai resi conto che i costi dei trasporti aumentano in proporzione quasi geometrica, o che credono che il monte paghe aumenti perché vi vengono considerati anche i bonus dei manager, mentre l'unica cosa che aumenta a Londra è il numero di persone che si deve dividere lo stesso monte paghe (vedi dati governativi 2014); quelli che hanno inneggiato a Londra città della tolleranza per l'elezione a sindaco del Cane Sadico, quando se sommi musulmani e liberal shit fautori della distruzione della civiltà occidentale ottiene la maggioranza degli elettori (e gli effetti di quell'elezione si cominciano a vedere, direi, ma ovviamente devi avere gli occhi aperti).
Dopo questa introduzione, viene da sé che se, tu lettore, ritieni che io non abbia capito niente di Londra, significa che tu non hai capito proprio un cazzo non di Londra, ma della vita. E l'unica cosa a tua discolpa che riesco a immaginare è che non esiste una sola Londra, bensì multiple, nelle quali si muovono per lo più sonnambuli e creature allucinate che non vedrebbero ciò che non vogliono vedere neanche se ci sbattessero contro. Ma vi capisco: preferite fingere di essere felici piuttosto che valutare l'ipotesi di tagliarvi le vene. Anche se non capisco come si possa riuscire a fingere di essere felici quando si vive in case dove crescono i funghi, o infestate di topi, o con una perdita d'acqua esattamente sul vostro letto, o dividendo una stanza con uno sconosciuto (a volte più d'uno), o lerce da far paura, giusto per fare una brevissima lista lungi dall'essere esaustiva. Ma effettivamente ho incontrato poche persone che riuscivano a fingere abbastanza bene da far venire il dubbio che fossero felici veramente.

Cambiamenti contingenziali e ricerca di lavoro
Ma lasciamo da parte i dummies e concentriamoci su Londra. Londra cambia velocemente, mostra facce sempre nuove, si “rinnova” con estrema facilità. La maggior parte delle sue dinamiche muta in pochi anni, quindi si necessita di fonti di informazione fresche e addentro alla dinamica contingente per capire come muoversi. Per tale motivo un'esperienza decennale di vita a Londra non è necessariamente certezza di conoscenza e buoni consigli, in tanti campi. Mi ricordo, per esempio, i commenti che tanti “decani” davano nel 2012/13 ai neo-arrivati su come cercare lavoro e affrontare le interview. Io pensavo, ma questi sono completamente estraniati dalla realtà! E in un certo qual senso lo erano. Arrivati a Londra prima della crisi del 2008, quando era facile, quando Londra aveva più lavori che persone e prendeva tutti, accettava cani e porci, le paghe erano alte e lo stato pagava fino a 24 ore di lezione di inglese per meglio introdurti nel mondo del lavoro, erano ormai ben inseriti nel network lavorativo, da anni non facevano una interview o se la facevano era per posizioni superiori. Insomma, non avevano la minima idea di come le cose erano cambiate intorno a loro e nella loro supponenza davano consigli inattuabili a chi muovesse i primi passi in quel di Londra. Ma Londra è molto gattopardiana, non fatevi ingannare. Il Regno Unito è ancora guidato da quella classe nobiliare che sottomise l'isola a partire dal 1066. I cambiamenti sono di facciata, interessano le modalità, mentre lo spirito che anima le scelte politico/economiche e di conseguenza sociali, rimane immutato: è la situazione contingente su cui lo spirito viene applicato che muta, e se conoscete lo spirito e avete un'idea anche solo grossolana di quale sia la contingenza, potrete estrapolare le vostre regole di comportamento.

Londra citta stressante?
Londra non è una città difficile da vivere. Tutto è molto semplice e fatto per funzionare autonomamente. Spostarsi è semplice, internet fornisce un grande aiuto per sapere dove andare, come andarci e cosa cercare dove. Se puoi pagare ottieni ciò che vuoi, se non puoi pagare sei nella merda. Simple like that. Non ci sono particolari alchimie socio-culturali da comprendere quando hai soldi in tasca, anche perché la tanto vantata città culturale è in realtà una città non-culturale: è il vuoto sotto la laminatura di facciata che la definisce, la scarsa profondità della sua offerta che la fa unica nella sua varietà. Anche nell'offerta culturale, ovviamente, il denaro fa la differenza in ciò che si può ottenere. Londra non è nemmeno una città stressante: lo è molto meno delle città italiane, dove lo stile di vita impostoci ci lascia con poco tempo libero per tutte le inutili attività che altri hanno deciso siano “obbligatorie”, ci costringe a corse assurde per arrivare nei negozi prima di chiusure sempre più ritardate. Lo stress è solo una moda, per i londinesi, così come la loro ostentata psicopatia. Intendiamoci, a Londra finisci per diventare psicopatico per davvero. Devi, se vuoi starci: empatia e rimorso sono pericolose in un ambiente come quello londinese, mentre l'egocentrismo è fondamentale. Riprenderò il discorso sull'egocentrismo più avanti.

Depressione londinese
Cosa rende Londra una città difficile per tanti, dunque? Principalmente la scarsità e pochezza dei rapporti umani, la loro superficialità e falsità, la loro temporaneità. A Londra è tutto temporaneo: abitazione, lavoro, amicizie. E questo di certo non aiuta a costruire quella stabilità di cui gli esseri umani necessitano. Si viene ammessi in un circolo sociale per lo più in base al lavoro che si svolge. Poco importa quali siano i tuoi interessi, i tuoi studi o le tue conoscenze. Se lavori come giardiniere te la devi fare coi tuoi colleghi di lavoro, e chi se ne frega se sei capitato con la feccia dell'Inghilterra. E anche i tuoi interessi extra lavorativi si devono adeguare a questa regola. Quando io, giardiniere, ho osato frequentare conferenze di storia, mi sono sentito chiedere da degli inglesi cosa ci facessi là, dato che non lavoravo né studiavo in nessun campo connesso alla materia; e quando sono andato a delle letture dello Ulysses di Joyce, sono stato invitato al pub per essere studiato ed esaminato, come un animale da bestiario, per poi essere ignorato e non ricevere più neanche un saluto.
Per quelle persone che non sono attratte dai divertimenti edonistici Londra può essere decisamente priva di attrattive. Soprattutto se non si ha la capacità di concentrarsi su un qualsiasi impegno o passatempo che ti impedisca di vedere cosa hai intorno. Ho visto molte persone cadere preda di quella che io chiamo la Depressione Londinese, rinchiudersi nella loro stanza e drogarsi di internet, uscire solo per andare a fare un lavoro privo di soddisfazioni o rinunciare addirittura a cercarlo, un lavoro, e infine tornarsene a casa. Quella vera, che avevano lasciato. Io stesso ho sofferto di tale depressione, e non c'è niente che te la levi dalle ossa, perché è impossibile trovare quel senso di appartenenza di cui necessitiamo: appartenenza ad un luogo, un gruppo o una persona.

Ancora sullo stress che non esiste
Ritornando allo stress: i ritmi di lavoro londinesi (e britannici ancor di più) non sono minimamente al livello di quelli italiani. Un operaio inglese in italia non sopravviverebbe una settimana; i colletti bianchi si ritroverebbero all'orario di chiusura degli uffici senza aver prodotto assolutamente niente, abituati come sono a cazzeggiare tutto il giorno per poi concentrare il lavoro nell'ultima ora o mezz'ora e invariabilmente essere costretti a fare overtime (straordinario, spesso non retribuito). Ricordo una manager di banca, una che “tirava su 600 sterline al giorno”, che si lamentava che alle 7 di sera lei era ancora al lavoro, mentre la sua controparte italiana alle 4 o al massimo alle 5 era già andata a casa. Solo che la controparte italiana entra a lavoro alle 7 e 30, ha mezz'ora per il pranzo e prima di staccare per pranzare ha già prodotto quanto a Londra viene prodotto in 2 giorni, mentre la nostra manager londinese entrava a lavoro fra le 9 e le 10 (più verso le 10), si prendeva 2 ore per pranzare con parenti e/o amici, passava il pomeriggio a scarrozzare il figlio del compagno in qua e là o per fare la spesa e portarla a casa. Londra si è creata una reputazione di luogo duro, dove solo i migliori riescono, quando in realtà ha raccolto insieme a tanti meritevoli (prima del 2008) anche tanto del peggio dell'Italia e di altre nazioni: ovvero tutti coloro che per un motivo o per un altro avevano fallito nel paese di origine. I quali, ovviamente, dopo aver avuto un immeritato successo, non erano minimamente disposti a rinunciare al merito personale di tale successo ed hanno intortato la storiella della tough city. Ma se vuoi mantenere una fama usurpata qualcosa devi pagare in cambio, e i londinesi lo pagano con gli orari di lavoro: non si può avere finito tutti i compiti assegnati per le 2 del pomeriggio e magari andarsene a casa come facevo io quando lavoravo all'Olympic Park e al più grande living wall d'Europa. Se vuoi dare ad intendere che lavori duro devi rimanere in ufficio fino a buio e oltre.
Ovviamente ci sono anche aziende dove le condizioni lavorative sono realmente dure o addirittura disumane, in un paio così ci ho lavorato pure io. Ma impiegano tutte immigrati di recente arrivo e dal basso profilo professionale. Così come ci sono persone capaci che sono dovute emigrare a Londra perché in patria avevano tutte le porte chiuse, tipo i ricercatori scientifici per fare un esempio; ma anche loro rientrano a buon titolo fra coloro che “hanno fallito in patria”, pure se non per loro colpa ma per un sistema perverso.

Sapersi vendere
In un ambiente dove le capacità personali, spesso, non hanno grande rilevanza, l'appartenenza ad una classe sociale o a un gruppo etnico o a una qualsiasi minoranza diventano fattori di successo. Per esempio, nel mio settore, il giardinaggio, i posti migliori erano riservati ad inglesi e membri bianchi del Commonwealth; le farmacie e la medicina generale sembrano non avere altri impiegati che indiani; la distribuzione dei farmaci parrebbe invece appannagio dei pakistani. In un ambiente del genere il sapersi vendere in fase di reclutamento diventa più importante di essere capace di eseguire il tuo lavoro. Ricordo che ricevetti una risposta negativa ad una mia application e che nella mail veniva chiaramente detto che la selezione e la scelta finale del candidato erano state fatte sulla base della qualità delle cover letter. In pratica, come i candidati avevano scritto la loro cover letter. O meglio, come una terza persona aveva scritto la cover letter per loro, era passato avanti alle conoscenze e capacità dei candidati stessi. Alla mia replica che faceva loro notare ciò fu risposto che avevo frainteso il senso e che, anzi, la mia era una delle cover letter scritte meglio. A parte la soddisfazione di aver scritto di mio pugno una delle “migliori cover letter”, c'era solo la comprensione del perché il giardinaggio in Inghilterra sia scaduto così tanto.

La meritocrazia non esiste
La meritocrazia è una balla, come ho già scritto e come sempre più persone stanno realizzando ora che il numero di immigrati è aumentato a dismisura. Ma come si poteva credere, dico io, che, in una nazione in cui le più alte cariche dello Stato e del Governo vengono assegnate per diritto di nascita, il sistema si basasse sulla meritocrazia? C'era spazio per tutti, fino a poco tempo fa, e qualunque idiota poteva salire di posizione; ma la maggioranza delle persone, inebriate dalla loro “ascesa”, non si rendevano conto che in realtà la loro ascesa era stata limitata volontariamente e dovuta unicamente al velocissimo ricambio dovuto ad un continuo abbandonare. Era bisogno, non riconoscimento dei meriti. Se qualcuno di voi ha raggiunto posizioni di riguardo, si chieda dove sarebbe arrivato se fosse stato inglese. E non giustificate la cosa con la questione culturale, come qualcuno ha fatto con me quando l'ho messo alle strette durante una discussione: la scusa non regge. Ovviamente, il Regno Unito è una nazione che intende ancora competere sullo scenario mondiale, non si è venduta come la nostra classe dirigenziale, perciò, di tanto in tanto, qualcuno veramente bravo lo devono tirare dentro. Non si compete solo coi figli di papà.

What London wants
Tutto ciò che interessa a Londra è il business, che lubrifica con l'alcol e le cui tensioni rilascia col sesso. Se non sei interessato a business, sesso o alcol, temo che Londra abbia poco da offrirti. Almeno così è stato per me e per tante altre persone che ho conosciuto. E a Londra tutto è incentrato sul business, tutto ciò che serve al business funziona. Il resto potrebbe anche non esistere. La fortuna è che il divertimento di uno è in genere il business di un altro, quindi si riesce ad avere una (insoddisfacente) vita extra-lavorativa se si vuole. Ma la creatura che viene coccolata è Londra, mentre i suoi abitanti sono solo degli accessori sfortunatamente necessari a far funzionare la città. Basta soffermarsi sul nome dell'ente che gestisce i trasporti londinesi per capirlo: Transport for London, non certo Transport for the Londoners.

Per chi è Londra?
Eppure in tanti dicono di trovarsi bene a Londra. E per qualcuno di loro magari è pure vero. Un amico (ex amico, da quando mi sono reso conto che stava diventando un vero londinese) mi disse, i primi tempi che ero a Londra: a Londra non devi aspettare né le persone né il meteo, altrimenti non farai mai nulla. Aveva ragione, ovviamente: se fai dei piani e vi rinunci perché chi ti doveva accompagnare ha disdetto all'ultimo minuto ne porterai a compimento molto pochi, e quasi nessuno se poi aspetti pure di avere un tempo decente per uscire. Londra, del resto, è perfetta per i narcisisti, gli edonisti e gli egocentrici. Per quelle persone che, a vari gradi, gioiscono solo di se stesse e in se stesse, e che poco o nessun valore danno agli altri se non come ornamenti che possono essere sostituiti a proprio piacimento o in base alle necessità. Se vuoi sopravvivere a Londra devi tirare fuori il narcisista che è in te, devi ottundere la tua sensibilità verso il tuo prossimo e rimuovere i sensi di colpa. Tu devi essere il centro di tutto il tuo fare, la persona per la cui soddisfazione (per quanto temporanea) ti adoperi. Se sei così Londra ti calza a pennello. Se vuoi stare a Londra devi sforzarti di essere così.
Un'altra categoria di persone che immancabilmente si trovano bene a Londra, anche se talvolta lo negano, sono tutti coloro che hanno un progetto. Che sia un progetto di business, di studio e ricerca, o artistico, Londra è perfetta per svilupparlo. Che, certo, non è poco. Non ti mette paletti per limitarti né pali fra le ruote per bloccarti: non crea impedimenti come fa l'Italia, bensì ti stende tappeti rossi. Ma implica che tu ti dedichi interamente al tuo progetto, che tu lo persegua con tutto te stesso, con una necessaria mancanza di empatia, perché non puoi certo permettere che un'altra persona diventi più importante del tuo progetto e vanifichi tutto ciò su cui hai impostato la tua vita. Io stesso sono stato una “vittima” di questa situazione, barattato come un oggetto per il successo di un progetto. Ma in fondo anche questo tipo di persone, che dedicano (o vendono?) anima e corpo alla realizzazione di neanche loro sanno quale parte di se stessi, ricadono nella categoria degli egocentrici/narcisisti. Magari sono proprio su quel confine offuscato e vago che divide la maggior parte delle persone dalla categoria dei narcisisti, ma lì sono.

E qui concludo, per ora. I consigli che ho dato prendeteli o scartateli. Per me non cambia niente.


Wednesday, 26 July 2017

#FeminismIsAwful 2

Feminism is mixed up with the muddled idea that women are free when they serve their employers but slaves when they help their husbands.
-G. K. Chesterton

Thursday, 20 July 2017

Double Trouble

Guardandolo si capiva subito che era il suo secondo matrimonio: aveva l'espressione di chi aveva fatto la stessa cazzata per due volte. E dalla sua espressione si capiva anche che la seconda volta era cascato peggio che alla prima.

Looking at him it was clear that that was his second marriage: he had the expression of who has screwed up twice. And his expression said also that this time he screwed it up much worse than the first time.

Sunday, 9 July 2017

The Danger of Post-Modernism 3

"This is insane. And this is why they are intellectual terrorists"

A Wild Multiple Apparatus of Knowing Discussion

Waiting Pentimento Intra-Observation

a paper by Anne Beate Reinertsen

The Danger of Post-Modernism 2

The Post-Modernists, the SJWs, the gender studies foxes, and the rest of the natural lobotomised are intellectual terrorists. They murder reason, they kill common sense, they slaughter science, they massacre human reason, human dignity, and human decency.




The Danger of Post-Modernism

The British are barbarians camped out
in the relics of an older and superior civilisation
to whose beauty they are oblivious.




When you degrade the Public Realm, you automatically degrade the quality of your city's life.

Friday, 7 July 2017

Serenity

Perché i momenti felici bastano a se stessi; ma il dolore ha bisogno di chi lo condivida. E mentre i miei tempi si fanno più sereni, faccio foto che poi non condivido, immagino storie che non vi racconto, e i miei sogni ho ricominciato a tenerli per me solo.

Because the happy moments are sufficient unto themselves; but pain needs someone to share it with. And whilst my times get more serene I take photos which I won't share, imagine tales I will tell you not, and, once again, I keep my dreams for myself alone.

Saturday, 24 June 2017

Troubadour



Nel corso degli anni ho scoperto di possedere lo spirito del cantastorie. Intrattenere le persone coi miei racconti, creare immagini nelle loro menti con le mie parole, scatenare sensazioni e sentimenti nel loro animo, dipingere il mondo per loro con gli stessi colori che io vedo giornalmente è per me fonte di piacere. Scritta o parlata, la parola abilmente intessuta crea una magia che raggiunge anche l'animo meno capace di sensibilità. Si attinge a piene mani al mondo intorno a noi: luoghi, avvenimenti e persone, tutto ciò che è minimamente degno di nota diviene materiale usato e trasformato per intessere un racconto. Il racconto acquisisce proprie qualità, quasi una vita propria. Almeno per il tempo che la tua parola ancora risuona nelle orecchie degli ascoltatori. Perché un racconto, e un cantastorie, hanno bisogno di un pubblico per dare un senso alla loro esistenza.
Circa tre anni fa scrissi questo: "Ma tranquilla, avrò sempre qualcuno a guardare il mio spettacolo. Almeno fin quando non deciderò di uscire di scena." E negli ultimi tempi ho realmente creduto fosse giunto il tempo di uscire di scena. Uno dopo l'altro ho escluso dalla mia vita i membri del mio pubblico, giorno dopo giorno ho creato una divisione fra me e il resto del mondo ritirandomi da esso, le parole hanno smesso di fluire come se la sorgente andasse inaridendosi. La perdita di una musa può portare un cantastorie al disastro. Ma la magia è ancora lì dentro di te, perché la tua natura, per quanto alterata dagli accadimenti, difficilmente può essere totalmente cambiata o distrutta. Ed ecco che alla prima occasione le parole tornano a fluire, scorrono spontanee dal tuo io più intimo per irretire nuovi ascoltatori. E la cosa ironica di ciò che mi sta accadendo è che, se il mio precedente pubblico era arrivato a darmi per scontato, a ritenere quasi di farmi un favore nel concedere di essere intrattenuto, questo nuovo pubblico che si sta formando è un pubblico pagante.
Ora manca solo la "mia fanciulla divina" e poi sarò nuovamente integro.


During the years I've found out to possess a storyteller spirit. Entertaining people with my tales, creating images in their mind using my words, triggering feelings and emotions in their soul, dyeing their world with the same colours I see daily is a source of pleasure to me. Written or spoken, the skilled entwined word creates a magic able to touch even the least sensible of the souls. You draw fully from the world all around you: places, events, and people, all that is slightly worth of being noticed is picked and transformed to weave a tale.  The tale acquires its own qualities, almost its own life. At least for all the time your word still sounds into the ears of your listeners. Because a story, like a storyteller, needs an audience of listeners to have a meaningful existence.
Roughly three years ago I wrote: "Don't worry, I will always have an audience to attend my plays. At least, till I will decide to leave the scene." And lately, I thought the time had come for me to leave the scene. One by one, I removed all the members of my audience; day by day, I withdrew from the world creating a divide in between; the words had stopped flowing like their source had parched. The loss of a muse can bring the disaster upon a storyteller. But the magic is still in you because your own nature, even if twisted by misfortune, can't be totally destroyed or changed. So, at the first chance, the words come flowing again spontaneously from your most inner self to enchant new listeners. And the funny thing is that, where my previous audience had come to think they were doing a favour to me when they let me entertain them, this new audience is made of paying bystanders.
Now, I only miss my "maiden so divine" and I will be whole again.

Sunday, 18 June 2017

Fantasmi 3



E piano piano sbiadiscono, i nostri fantasmi. Quei ricordi dolci e dolorosi, che per testarda volontà portiamo con noi attraverso il tempo e lo spazio, recedono nelle linee più arretrate di una memoria che si confonde con l'immaginario ed immaginario essa stessa diventa. Il canto mattutino degli uccelli copre i sussurri di morbide labbra un tempo use ad accogliere il tuo risveglio; la carezza delle foglie sulla schiena non viene più confusa con quella di lunghi capelli di seta; una data viene inspiegabilmente dimenticata, dopo che era stata come un marchio impresso a fuoco nella tua memoria per oltre venti anni.


Sbiadiscono e recedono, i fantasmi, la malinconia viene arginata e il tuo spirito infine si bea in ciò che non è soltanto dolore. La speranza di tornare libero, di sfuggire a quelle mani eteree, piccole e delicate eppur dalla presa ferrea, si fa strada nel tuo cuore alleggerito. E ti chiedi se potrai mai impedire che nuovi fantasmi si facciano avanti per prendere il posto di quelli che infine ti hanno riconsegnato la tua libertà.

Tuesday, 13 June 2017

Cappuccetto Rosso e il Lupo

Crimson rivers from your veins
Crimson rivers feel no pain
Your long red hair ensnares me
Your warm red blood it calls me




Quando, abbracciati sotto le lenzuola, ti mordevo il collo, la nuca e la gola, avrei dovuto affondare più profondamente i miei denti. Non avrei dovuto limitarmi a segnare la tua pelle, ma avrei dovuto romperla e poi squarciare la tua carne tenera. E lasciare che il rosso del tuo sangue si confondesse col rosso dei tuoi capelli sul cuscino. Per poi guardare la tua pelle già bianca farsi ancor più pallida, depositare un bacio sulle tue labbra incolori, chiedendomi se i tuoi occhi sbarrati fossero ora capaci di vedere oltre il limite che affligge i nostri giorni.

Avrei dovuto. Perché, nella favola della vita, se non è il Lupo ad uccidere Cappuccetto Rosso, è Cappuccetto Rosso che uccide il Lupo.

Sunday, 4 June 2017

Dov'è la bellezza?

Ieri, con una coppia americana, Victor e Sue, attualmente ospite a casa mia e che desiderava fare qualcosa prima di cena, andiamo all'aperitivo organizzato da una piccola vineria locale. Vini e prodotti della zona, cosa di meglio per mostrare loro un po' dello spirito italiano? Prendiamo l'auto di Victor, abituato al cambio automatico e alle spaziose corsie americane, e in qualche modo riusciamo a scendere a valle senza fare un frontale.
Mentre siamo seduti al tavolino davanti al negozio, mangiando mortadella e formaggio al tartufo, capofreddo su pane biscottato, sorseggiando un Montespertoli io e un traminette i miei ospiti, circondati da "ragazzi" e "ragazze" abbondantemente nei loro venti e trenta che parlano, ridono o giocano alla campana con la scusa di mostrare il gioco al figlio bizzoso di uno di loro, parliamo un po' dell'Italia e del loro viaggio attraverso il Bel Paese. Quando ne ho l'occasione cerco sempre di spiegare agli stranieri lo spirito italiano, quello spirito che noi italiani stessi dovremmo riscoprire e di cui riappropriarci. L'Italia è un paese così diviso, per cultura, politica, lingua, tradizioni, cucina, che possiamo tranquillamente affermare che gli italiani non esistono. Siamo di Firenze, o siciliani, o romani, o del Piemonte; solo all'estero diventiamo italiani. Eppure ci sono alcune caratteristiche comuni che uniscono tutte le sub-culture italiane e che potrebbero fare di noi una nazione, se solo possedessimo lo spirito giusto. Uno di questi fili, che passano attraverso tutte le regioni italiane come attraverso perle perfette per farne una collana di gusto e bellezza, è il concetto che se c'è qualcosa che tu devi fare inevitabilmente, tipo mangiare tutti i giorni per sostenere il tuo corpo, tanto vale farlo in un modo che sia quanto più piacevole possibile. Quindi, mentre per un nord europeo il cibo è semplicemente un carburante che serve a mandare avanti la macchina "corpo", per un italiano il cibo è un'esperienza che deve essere goduta e qualcosa che oltre al corpo sia nutrimento anche per l'anima. Il secondo di questi fili che ci uniscono tutti insieme è l'amore per l'estetica e il bello, non necessariamente intese come pura bellezza fisica. Da sempre gli italiani hanno eccelso nelle arti figurative più che in altre tipo la scrittura; noi non diciamo come gli inglesi, per esempio, "You are a good person" (Sei una persona buona), usando invece un "Sei una bella persona".

Con questi concetti che ancora frullavano in testa a Victor (come avrei scoperto di lì a poco), lasciamo la vineria per andare a prendere mio figlio al lavoro. In prova come cassiere nel minimarket di un campeggio, il ragazzo sta attualmente al lavoro dalle 8 la mattina fino, in teoria, alle 8 della sera. In pratica, alle 9 di sera non lo lasciano ancora andare e gli viene concesso di cominciare a lavorare alle 8 solo perché in prova, in quanto si suppone che sia al lavoro alle 7 e 15. Ovviamente, questi non sono gli orari che gli erano stati detti al colloquio.
Quando spiego ai miei ospiti la situazione, Victor, dal posto di guida della sua Giulietta a noleggio, mi guarda e chiede: "Where's the beauty in this?" Dov'è la bellezza in ciò? Non c'è nessuna bellezza in questo, ovviamente. C'è solo lo sfruttamento della forza lavoro perpetrato dai datori di lavoro grazie ad una precisa volontà politica sovranazionale che vuole distruggere le culture europee in favore della creazione di un meticciato amorfo, privo di identità culturale e facilmente controllabile.

Quello che vi dovete chiedere è: volete lasciare che questa gente distrugga definitivamente il vostro gusto per il bello?

Saturday, 27 May 2017

Is she coming?

A memory from a future time...



...a hope from a past life.


Monday, 1 May 2017

Let Me Bring You Down 55


A person I used to know suggested me to add a brief summary on all the political, economic and social article I post on my FB account. His opinion is that, since I post loads of them, it's too much and people don't read them. People don't read them anyway, all live inside their own handmade bubble.

Saturday, 1 April 2017

The king is blind

Blind faith heading
To the sun




See this throne surrounded by bitches
The king is blind
Beware with the horns of the beast
Our sacrifice
From the deep building the sentence
A bleeding back, a cross to bear
Speaking in tongues of pestilence
Dogs barking from the other side
Whores're on their knees
Love in the blackest church of horror
Priest of the deep
From the deep building the sentence
A bleeding back, a cross to bear
Speaking in tongues of pestilence
Blind faith heading
To the sun
No matter for what
Is beyond
Open my arms
To the void
You should fear the goat
You should fear the goat in the dark
From the deep building the sentence
A bleeding back, a cross to bear
Speaking in tongues of pestilence

Sulla strada per Altroquando




Un paio di giorni ancora e saro' sulla strada per Ninive, non piu' recalcitrante, non piu' in cerca di una balena in cui nascondermi. Un altro capitolo della mia vita si conclude e iniziero' a scriverne uno nuovo, una storia on the road, guidando verso il sud di questo mondo e verso, forse, un Altroquando che una forza superiore ha scelto per me. Nel tentativo di imparare una nuova capacita', la resa, per dare pace ad un cuore che sa solo soffrire. Si torna a casa.

Two more days and I'll be on my way to Nineveh, anymore recalcitrant, anymore in search of a whale to hide into. Another chapter of my life comes to a conclusion and I'm ready to start writing a new one, a story on the road, driving towards the South of this world and, maybe, to an Otherwhen that a superior force has chosen for me. In the attempt to learn a new skill, surrendering, to give peace to this heart which doesn't know anything but suffering. I'm going home. 

Thursday, 30 March 2017

Sacrifices

  -Why if you still love her so much don't go to her for telling it? Maybe she's still in love with you and would come back.
  -In love, we always must sacrifice something, but you can't call it a sacrifice if what you give up is not something you desire desperately. All that I really desired was her, but she wanted to go...

Healing

Solo lo stolto incapace di smettere di amare rifiuta il potere terapeutico insito in rabbia, odio e disprezzo, che cosi' velocemente risanano le ferite piu' profonde, rinnovano le energie e forniscono nuovi scopi ed obiettivi.

Only the fool not able to stop loving refuses the inherent therapeutic power of anger, hatred, and contempt, which so quickly heal the deepest wounds, renew the energies and provide new purposes and aims.