Saturday, 28 January 2012

La tempesta




Il drakkar, snello e variopinto, sfilo' sul mare quieto aggirando il promontorio a forza di remi. Non c'era vento e la vela era stata lasciata legata. Gli uomini si piegavano regolarmente sui remi, senza forzare la spinta. Il suono delle risate arrivava fino alla cima del promontorio, un cuneo proteso al di fuori della costa irta di aguzzi scogli. Sulla nave erano tranquilli e allegri.
Sulla cima del promontorio, i piedi affondati fino alle caviglie nella verde erba estiva, comparve Reginn, la Sacerdotessa del santuario. I lunghi capelli biondo cenere, il colore appena un poco spento dall'eta', le arrivavano al di sotto della vita. Ben oltre i cinquanta inverni camminava ancora eretta e il bel volto non era deturpato da rughe. Solo intorno agli occhi e agli angoli della bocca le si diramavano finissime, in special modo quando montava in collera, com'era in quel momento. I suoi occhi grigi si puntarono sul drakkar, ardenti di rabbia.
Alle sue spalle, affrettando il passo per non rimanere indietro, giunsero le novizie del santuario, dieci ragazze in tutto, di eta' compresa fra i dieci e i venti inverni. Istruite in precedenza le si disposero alle spalle in un semicerchio, pronte a eseguire la parte loro assegnata.
Le labbra strette in una linea sottile si aprirono in una invocazione, che presto volse in un canto ripetitivo. Sollevo' il volto e le braccia al cielo. La nera pelliccia di orso che le copriva le spalle scivolo' all'indietro, trattenuta solo dalla grande spilla tonda di metallo che la chiudeva sul petto. Dopo la terza strofa cantata le ragazze, divise in tre gruppi, iniziarono tre melodie differenti che si intrecciavano in un unico sottofondo al canto di Reginn, il quale intanto si sviluppava in un crescendo.
Sul drakkar gli uomini interruppero le risate e i rematori si fermarono, alzando lo sguardo al promontorio su cui Reginn si stagliava contro il terso cielo azzurro.
-Che sta facendo?- chiese Sigurðr, un gigante fra giganti, i biondi capelli raccolti in due trecce spesse.
Fàlki il Nero, dalla sua posizione vicino all'albero dove stava rifacendo una gomena, sogghigno'. -Sta gridando la sua rabbia-, rispose di rimando con voce irrispettosa.
Un coro di risate accolse le sue parole. Ne' Sigurðr ne' Egill, fratello di Fàlki, si unirono alle risate. Il volto di Egill era corrucciato.
-Non deridere la Sacerdotessa-, disse Sigurðr.
Voltandosi verso il gigante, un' espressione sprezzante sul volto dalla pelle scura retaggio di una donna meridionale nel ramo familiare, Fàlki chiese: -E che puo' farmi? Ha forse potuto fare qualcosa prima? Si e' forse accorta di qualcosa? Femmina inutile che se ne sta chiusa nel santuario, mantenuta da noi altri!
Egill punto' lo sguardo sul fratello. I due non si sarebbero detti neanche parenti, tanto scuro di pelle e nero di capelli era l'uno quanto pallido e dai capelli ramati l'altro.
-Fàlki smetti. Non dovevi toccare la ragazza, quindi smetti di insultare la Sacerdotessa.
Una luce rabbiosa baleno' per un attimo negli occhi di Fàlki, che subito cambio' in cattiva.
-Dovevi sentire come squittiva-, rise. -E come strillava quando l'ho presa da dietro.
I rematori scoppiarono a ridere e motteggiarono il comnpagno, incitandolo a raccontare le sue gesta.
Intanto sul promontorio l'invocazione di Reginn continuava. Il ritmo del suo canto si fece serrato, piu' veloce ed alto, seguito dal controcanto delle ragazze. Ogni risata che udiva giungere dal drakkar era come una stilettata al petto. Come osavano ridere?
Improvvisamente l'atmosfera cambio', la temperatura crollo'. Una forte folata di vento corse rasente la superficie piatta del mare increspandola. A pochi metri dalla barca sollevo' un'onda che si schianto' contro la fiancata. Le risate si interruppero di colpo, mentre la barca rollava vigorosamente e gli uomini erano costretti ad aggrapparsi a qualcosa per non cadere.
Il canto era un crescendo di rabbia.
Il vento crebbe in forza rapidamente, le folate si fecero cosi' frequenti che non c'era piu' una pausa fra una e l'altra. Il cielo si velo'. Dapprima il sole si fece pallido dietro sottili nubi, poi scuri nembi temporaleschi si radunarono dai quattro canti andando a chiudersi al di sopra del drakkar. Il vento prese a gemere e ululare, il giorno si era fatto notte. Lontano sul mare, all'orizzonte, frastagliate saette frantumavano la tenebra. Il rumore del tuono crepito' sulle acque e la terra rocciosa, mentre le onde si levavano sempre piu' alte.
Le parole di Reginn erano un grido di furia ancestrale.
Sballottato dal vento e percosso dalle onde il drakkar girava su se stesso, ora in una direzione ora in un'altra, chi prima rideva ora gridava di sgomento.
-CAGNA!- Fàlki agito' il pugno verso la donna lontana, gli occhi roventi di rabbia e odio.
-Taci, stolto!-gli urlo' Sigurðr.
Il vento mugghio' rovesciando sulla nave una cataratta d'acqua, un'onda la sollevo' per lasciarla ricadere quasi su un fianco. Fàlki era corso a prua, e stretto alla testa di drago con un braccio, agitava l'altro in direzione del promontorio lanciando insulti e bestemmie.
-Egill!-urlo' Sigurðr. -Ci fara' affondare!
Egill si volto' verso Sigurðr.
-Uccidilo, Egill! La Sacerdotessa vuole la sua vita!
Egill scosse la testa. Non servirebbe, penso'.
-Uccidilo o siamo tutti morti!
Alcuni uomini si unirono alla richiesta di Sigurðr. Fàlki, perso nella sua collera, non si accorse di niente.
Egill strinse i denti ed estrasse il pugnale dalla lama triangolare. Mosse un passo verso prua, barcollo' quando un'onda scosse la nave, si fermo' e si volse verso Sigurðr.
-E' mio fratello-, gli disse, protendendo di lato il braccio e porgendo il pugnale. Sigurðr si mosse deciso e rapido, e passando afferro' il pugnale dalla mano di Egill che stava a capo chino digrignando i denti. Giunse veloce alle spalle di Fàlki, lo afferro' con la sinistra alla fronte, strattonandogli il capo all'indietro per scoprire la gola. La lama passo' sulla carne, tagliando l'arteria, troncando l'ennesima bestemmia. Nel momento in cui il corpo cedette, tutta la vita fuggita via, lo spinse facendolo cadere in mare.
-E' morto!- urlo' Sigurðr ergendosi a prua, le mani sporche di sangue allargate in un gesto di resa, bilanciandosi per restare in piedi mentre il mare scuoteva la nave sotto i suoi piedi. -E' morto! E' stato punito! Ora basta!
Le parole giunsero fino a Reginn nonostante l'ululare del vento. Aveva visto il fiotto di sangue sgorgare dalla gola recisa, sangue come quello che sporcava la giovane Halldòra, tredici inverni appena. Lei non bestemmiava, non gridava, piangeva in silenzio. Piangeva senza riuscire a smettere, piangeva cosi' tanto che le lacrime avevano inzuppato le vesti stracciate. Quelle vesti che si stringeva addosso nel vano tentativo di coprirsi, mentre raggomitolata giaceva in un angolo del magazzino. No, diceva il suo canto. Voi sapevate, accuso'. Sapevate e lo avete accettato con voi, sapevate e ridevate.
Un grido stridulo e feroce usci' altissimo dalla gola di Reginn. Un'onda si alzo' improvvisa, Sigurðr fu strappato via dal ponte e perso in mare. E mentre il grido continuava un'altra, ultima onda si formo' giungendo dal largo, fu sollevata alta dal vento e ristette minacciosa al di sopra del drakkar. Le urla di paura degli uomini furono portate lontano dal vento, la massa d'acqua si abbatte' come un martello e lo schianto del legno fu come l'urlo di un dio. La barca si spezzo' in due e gli uomini furono gettati in mare, mentre l'acqua si richiudeva su di loro onda dopo onda che erano come i corpi di un esercito nemico venuto per perderli.
L'urlo di Reginn si spense, si interruppe improvvisamente. E cosi' il vento, cadde repentino com'era nato, evocato dalla rabbia e dal dolore. Le nubi si dissolsero in pochi minuti, restituendo al mondo l'estivo cielo azzurro. E il sole torno' a splendere sul mare piatto. Un mare dove galleggiavano corpi d' uomini e relitti di legno, una vela colorata di bianco e rosso, scudi di quercia e remi spezzati.
Ed ora, si chiese Reginn, che rimane? La vendetta e' compiuta, ma che mi rimane?
Il suo sguardo corse alla costa, la' dove il fiordo si apriva. Una folla d'uomini e donne, vecchi e bambini si era raccolta sulla spiaggia, giungendo dai villaggi.
Voi siete testimoni, andate e raccontate, che si sappia cos'e' successo oggi. Che si sappia come quegli uomini hanno pagato, e che cio' non si ripeta piu'.
Almeno qui.

Camel and dromedary




Sunday, 22 January 2012

La gabbia / The cage

Il linguaggio e' una gabbia dalla quale solo in parte siamo fuggiti. Il significato stesso delle parole limita la nostra capacita' comunicativa. Le azioni perdono il loro significato l'attimo dopo che le abbiamo compiute. Persone diverse danno sfumature diverse alla medesima parola, a volte al solo livello inconscio, ma vanificando di fatto lo scopo stesso del linguaggio. L'incomprensione e il fraintendimento sono lo stato naturale dell' Universo. Gia' prima della Torre di Babele l'umanita' parlava lingue differenti; dopo il crollo del sogno che la Torre rappresenta, non solo l'uomo ha parlato lingue differenti, ma e' stato diviso pure negli scopi. La comprensione perfetta ci e' preclusa. Come amanti che si sforzano di apparire una cosa sola, ma che chiaramente si vede che sono due. Neanche in amore riusciamo ad avere medesimi scopi, e restiamo divisi, scissi l'uno dall'altra tramite l'incomprensione.

The language is a cage, which just in part we are escaped. The meaning of words itself limits our communicative skill. Actions loose their meaning the next moment after we did them. Different people give different meanings at the same word, maybe at an unconscious level, but frustrating in the matter of facts the language's purpose. Incomprehension and misunderstanding are the natural state of Universe. Just before the Tower of Babel humanity had spoken different tongues; after the fall of the dream which was represented by the Tower, not just the Man has spoken different tongues, but he has been divided also in the purposes. Like lovers who strive to be one, but that clearly look to be two. Neither in love we succeed having the same purposes, and we stay divided, split one from the other through incomprehension.

Saturday, 21 January 2012

DREAMING

Lei sogno' di essere in cinta. "Sono stanca", si lamento' posando le mani sulla pancia rigonfia. Improvvisamente la pancia scomparve. Si sveglio' nella sua camera buia urlando: "Hanno rubato il mio bambino!"
Il giorno dopo i medici le diagnosticarono un tumore all'utero.

Lui scrisse di essere un lupo. Quella notte i lupi gli dettero la caccia in sogno.

Sogni, linguaggio dimenticato in chissa' quale eta' dei primordi. Abbiamo relegato nel profondo di noi stessi quel nostro alter ego capace di vedere e comprendere, e gioiamo nel nostro cieco orgoglio, ignoriamo le lacrime che sogniamo. L'anima cieca ristagna, il suono delle campane a festa si ottunde, cerchiamo dove non possiamo trovare. Siamo questuanti erranti vestiti di stracci e dai piedi piagati. E crediamo di essere oro vestiti re a cavallo di bianchi destrieri.

She dreamed to be pregnant. "I'm tired" she moaned placing hers hands on the pregnant belly. Suddenly the belly disappeared. She awoke in hers dark bedroom screaming: "My baby is gone!"
Next day she was diagnose with uterus cancer by doctors.

He wrote about to be a wolf. That night wolfs chased him around in dream.

Forgotten language who knows when, in which primordial age. We have relegated in ourselves deep that alter ego who is able to see and understand. We rejoice for our blind pride, ignore dreamed tears. Blind soul stagnates, festive bells sound dulls itself, we seek where we can't find. We are wandering mendicants dressed in rags and with feet covered in sores. And we believe to be gold dressed kings horseback of white steeds.

Sei cieco / You are blind

Sei cieco. Quando stereotipi e preconcetti affollano la tua mente, ti velano gli occhi e impediscono di vedere la reale forma delle persone. E neanche te ne accorgi. Meglio l'ignoranza! Sai di non sapere e sei pronto ad imparare. Ma come e' facile credere di conoscere qualcosa. O qualcuno. Come si fa a strapparci questo velo dagli occhi?

You are blind. When stereotypes and preconceptions crowd your mind they veil your eyes and prevent you to see real people shape. And you don't notice it. Ignorance is better! You know that you don't really know and are ready to learn. But how easy is to believe knowing something. Or someone. How do we able to tear out this veil from us eyes?

Thursday, 19 January 2012

Dedicated to East London

This song is dedicated to people in East London 



Arriva l'inverno / Winter is coming


Ed io che pensavo la primavera fosse vicina. Evidentemente il mio inverno deve ancora cominciare. L'inverno sta arrivando? E' proprio in inverno che il lupo e' piu' forte.

I thought Spring was close. Obviously my Winter must still begin. Is Winter arriving? It's just in Winter that wolf is stronger.



Monday, 16 January 2012

I cani neri

Qualcosa ti e' rimasto attaccato addosso, ragazza. Qualcosa che ti sei portata dietro
dalla tua vita precedente; qualcosa che ti e' entrato sotto pelle attraverso i pori; qualcosa mescolato a cio' che hai bevuto, il verme sul fondo della bottiglia di tequila ingoiato erroneamente.
Non ti libererai mai di questa cosa. E i cani neri la fiutano da lontano. Non ti libererai mai dei cani neri.

Oltre la curva

   Un cane nero passa veloce fra gli alberi, una forma appena intravista alla periferia dell'occhio. Una fredda nebbia sottile si leva dal suolo bagnato, sta sospesa in volute immote tra i filari regolari di alberi di pioppo.
    Ovunque e' silenzio. E' come se tu fossi stato separato dal resto del mondo. Eppure le case sono appena dietro gli alberi. Sai che sono li', ma ti assale l'angoscia che non sia cosi'. Esiste cio' che non vedi? Le case ci saranno ancora se ripercorri a ritroso quella strada fangosa? Quando sei arrivato sembrava cosi' corta, ma guardando da questo lato tutto e' diverso. La curva ti nasconde la presenza del mondo da cui sei giunto, la strada sembra proseguire all'infinito.
    Un cosi' breve tragitto per condurti in un mondo diverso.

Riflessi frantumati

                                 Il galoppo veloce         
           di un cavallo lungo un canale, 
ali di cigno che nuotano sulle sue acque.
        Le foglie di un salice               la fredda superficie scura.
sfiorano

Il suono di una chitarra,
                                                                                       un barcone ormeggiato alla riva erbosa.

                                              Un odore, 
                                              acido ed aspro appena, 
                                                                                  richiama cio' che e' passato.
Nel bosco qualcosa si muove veloce,
un corpo enorme


che schianta i rami bassi
e schiaccia i cespugli.

Le nubi sono grigie,
 il cielo cosi' basso che sembra volerti schiacciare.
Le preoccupazioni sono uccelli neri
 che ti beccano tutto intorno.


Il tuo e' un volto consumato che ti fissa dallo specchio.

Saturday, 14 January 2012

Preghiera / Prayer

  Questa e' una preghiera. Quindi, Lettore, se sei fra chi non crede in Dio, se sei fra chi e' infastidito dalle manifestazioni di fede, smetti di leggere ora.
   Forse una preghiera a Dio dovrebbe restare privata, o forse penso questo solo per vergogna di quella fede che si dovrebbe essere sempre pronti a mostrare. Forse lo faccio semplicemente per catarsi. Un tempo c'era chi scriveva le preghiere su pezzi di carta che venivano bruciati, o appesi al vento. Credevano che cosi' quelle preghiere sarebbero salite al cielo. Io la sto mettendo in Rete. Forse sono solo un Fariseo che prega all'angolo della piazza.
   Avevo chiesto una  seconda possibilita'. Vedendo il  mio matrimonio scivolare inesorabilmente verso un punto in cui non potevo piu' raggiungerlo, Ti avevo chiesto la possibilita' di porre rimedio a cio' che avevo sbagliato. Ho avuto quella seconda possibilita', ma non nel modo in cui mi aspettavo. Mi illudevo di potermi impegnare a far meglio con quella stessa donna con cui avevo condiviso 22 anni della mia vita. Mi illudevo, appunto. Evidentemente il danno era troppo grande. Mi hanno raccontato che lei sta meglio, ora che io sono lontano.
   Poi mi hai fatto incontrare una ragazza. Troppe le coincidenze per non pensare che fosse lei la mia seconda opportunita'. Come e' stato rapido rendermi conto che non sono cambiato cosi' tanto! Che non sono molto piu' capace di prima a tenere sotto controllo certi miei comportamenti. E che stupido a non pensare che sarei stato provato in quelle stesse situazioni in cui avevo fallito la volta precedente.
   Ho fatto una scelta. Non volevo rimanere solo, cosi' ho scelto una strada. Non so se sia giusta ma era quella che volevo fare. Ho seguito le vie del mio cuore e i desideri dei miei occhi, sapendo che ne avrei dovuto rendere conto e pagarne il prezzo. Non avevo pensato che qualcun' altro avrebbe pagato insieme a me, solo perche' aveva scelto di stare con me.
   Cio' che ho chiesto l'ho ottenuto, cio' che avevo promesso di fare lo sto facendo. Volevo essere felice: e' una piccola cosa, e' un desiderio enorme. Voglio essere felice. Non posso esserlo se lei dovra' affrontare certe prove. Avevo dimenticato che si potesse stare cosi' bene, cosi' meravigliosamente come lei mi fa sentire. Non farle pagare le mie scelte. Paghera' le sue, e' il corso naturale di questo universo: causa ed effetto. Ma Ti prego, non farle pagare le mie scelte.

   This is a prayer. Therefore, Reader, if you are among whom don't believe in God, if you are among whom are annoyed by faith manifestations, then give up reading now.
   Maybe a prayer to God must be private. Or maybe I think this just for shame about that faith which we should be always ready to show. Maybe I'm doing this just for catharsis. In the past there were who wrote prayers on paper sheets, which were burned or hung at the wind. People believed that so those prayers should rose up to the sky. I'm putting it on the Web. Maybe I'm just a Pharisee who pray at the square corner.
   I had asked a second chance. Seeing my marriage inexorably to slide towards a point where I couldn't reach it, I had asked to Thou the possibility to put right my mistakes. I had that second chance, but in an unexpected way. I delude myself of may concentrate on doing better with the same woman who I spent 22 years of my life. I deluded myself. Clearly the damage was too much big. Someone told me that she is better now that I'm far.
   After you made me meet a girl. Too many coincidences for no thinking she was my second chance. How has been rapid to understand that I'm not change so much! To understand that I'm not more able than before to control some my behaviours. And how fool I've been to no thinking that I should tried in the same situations which I failed first time.
   I made a choice. I didn't want to remain alone, so I chose a way. I don't know if it is right but it was I wished. I followed the ways of my heart and whatever my eyes saw, knowing I should paid the price. I didn't think that someone else would have paid with me, just because has chose to stay with me.
   What I asked for I got, what I promised to do I'm doing. I wished to be happy. It's a very small thing, it's a huge desire. I want to be happy. I can't be happy if she'll have to face some proof. I've forgotten should be possible to feel so good, as marvellously as she make me feel. Don't let she pay for my choices. She'll pay for  hers own, is the natural way in this universe: cause and effect. But I beg Thou, don't let she pay for my choices.

:)



http://www.youtube.com/watch?v=NaQm8PJkhFY

Thursday, 5 January 2012

L'anno dell'orso / Year of the bear

New Year's resolution:

making the bear!

In Italian it means to be grumpy, lone and crusty.


Don't bother me!

Cast aside hopes

Giorni ventosi. Londra e' piena di ombrelli rotti. 
Hanno la stessa forma delle delusioni e delle speranze accantonate. 
Ogni giorno di piu' siamo sospinti in una muta accettazione di rinunce 
e vita giorno per giorno.
All'orizzonte vedo profiarsi un Medio Evo post-moderno.

Windy days. London is full of broken umbrellas.
They have the same shape of delusions and cast aside hopes.
Any day more and more we are pushed into a silent acceptance of renunciations 
and no direction life.
I see a post-modern Middle Age standing out on the horizon.