I nostri errori sono pietre.
Diventano lapidi nel cimitero dei nostri sentimenti. Diventano pietre squadrate e posate una sull'altra a partire da quel primo errore, dalla pietra angolare della nostra fortezza dell'animo ferito. Diventano lastre con cui pavimentiamo la nostra strada verso nessun luogo.
C'è chi non si volta mai indietro e non se ne rende conto, e continua a vivere felice e indifferente di chi ha ferito. Ma se ti fermi soltanto un momento a guardare, se solo per un attimo ti soffermi ad osservare, non puoi non capire che sei giunto dove sei giunto guidato dai tuoi errori. Ed allora hai paura.
Hai paura delle conseguenze, hai paura di commettere nuovi errori. Hai paura di ciò che sei diventato perché ogni errore è una cicatrice, e tutto il tuo corpo ne è solcato. Ma che altro possiamo fare, se non pagarne il prezzo ed andare avanti?
E così camminiamo, fra due ali di volti sconosciuti, ed ogni errore è una pietra che la folla usa per lapidarci. Sanguiniamo, barcolliamo, vorremmo tornare indietro quando sappiamo che non è possibile. Paghiamo il prezzo, un prezzo di sangue, e ci mostriamo a un nuovo amore, sfigurati dai colpi ricevuti.
E, sanguinandogli davanti, diciamo:
"Questo sono io. Dammi cio' che vuoi, io ti darò quel che posso."
Our own mistakes become stones.
They become gravestones in the cemetery of our sentiments. They become square-shaped stones laid on each other starting from that first mistake, from the cornerstone of our fortress of bleeding soul. They become slates we paved our path with, a path to nowhere.
There is who never turns back and doesn't understand, who gets on being happy and indifferent to who he hurt. But if you stop just a moment to watch, if you linger to observe, you have to understand that you have arrived where you are because of your mistakes. Then you're scared.
You're scared of the consequences, you're scared to make new mistakes. You're scared of what you became, since every mistake is a scar, and the whole your body is cleavage with scars. But what else could we do, if not pay the price and carry on?
So we walk, between two lines of stranger's faces, and every mistake is a stone which the mob uses to stone us. We bleed, we falter, we would like to go back even when we know we can't. We pay the price, a price of blood, and we show ourselves to a new love, disfigured by the blows.
And bleeding in front of it, we say:
"This is what I am. Give me what you want, I'll give you what I can."
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