Thursday, 20 October 2011

LA CRISALIDE

       
 La stanza è buia. Solo le luci della strada, insegne al neon e fari d' auto, penetrano attraverso la veneziana alla finestra. Delineano vagamente i contorni di alcuni mobili. Uno deve essere una vetrina, perché le luci si riflettono sui vetri degli sportelli. Un altro, forse, è un divano. Tutto il resto della stanza è celato nel buio.
Improvvisa appare una fiamma. E' di un accendino. Illumina la mano che la regge, piccola e delicata, dalle unghie curate. E' la mano di un uomo, anche se la pelle è liscia. La fiamma delinea appena il divano. Si capisce che ci sono altri mobili, ma la luce non è abbastanza per capire di che tipo. Qualcosa si muove sul pavimento. E' grosso. Si ode un fievole gemito, soffocato. Quasi un singhiozzo. La fiamma scompare e la stanza torna nel buio. Un raschio e la fiamma si riaccende. Nel suo alone compare anche l'altra mano, la sinistra. La mano del diavolo, era chiamata un tempo. A torto? Questa regge un rasoio da barbiere. La mano scompare, un lieve rumore e torna nella luce. Adesso regge un bisturi. Scompare e riappare nuovamente, stringendo un coltello da caccia, lungo e robusto. La fiamma si spenge e di nuovo la stanza è nel buio.
Poi, improvvisa arriva la luce. Il click di un interruttore risuona nel silenzio e le lampade illuminano la stanza, scacciano i riflessi colorati dei neon. C' è un divano, rivestito di quella stoffa ruvida che fa prudere la pelle. Il mobile è effettivamente una vetrina. Tre ante, fuori moda, piena di ninnoli privi di gusto. C'e' anche un poltrona, messa ad angolo rispetto al divano. Rivestita della stessa stoffa. In mezzo alla poltrona e al divano un basso tavolino di metallo dal ripiano di vetro. Nel mezzo, sopra un centrino, un posacenere di cristallo. Nessuno deve averlo mai usato. Sul fondo si è formata quella crosta di polvere rinsecchita che arriva dopo anni di pulizie negligenti.
C' è qualcos' altro vicino al divano. Una massa enorme, stesa fra divano e tavolino. E' una donna. E' così grassa che fa sembrare gli spazi più piccoli di quello che sono. Le mani sono legate all'altezza dei polsi. Anche le caviglie. Con nastro adesivo, quello marrone da pacchi. E' stato usato anche per chiuderle la bocca. Gli occhi sono sgranati, rossi per il pianto. Fissano senza quasi mai chiudersi un punto a quarantacinque gradi rispetto a lei.
Un uomo entra nel campo visivo, con un semplice, breve passo. Non è alto, indossa un impermeabile grigio, ha capelli biondo chiaro che scendono in grossi boccoli ai lati del viso dalla pelle liscia. Ha una espressione quasi fanciullesca, ma le labbra sono tumide e bagnate. Fanno pensare ad alito caldo, spiacevole. Fanno pensare ad odore di biscotti. Gli occhi sono grigi, hanno un che di vuoto.
Con un sospiro rivolto alla donna sul pavimento l' uomo si toglie l' impermeabile, lo getta fuori campo. Si arrotola le maniche della camicia.
-Sai, mia cara-, dice con voce di un' ottava troppo alta, -tutti portiamo una maschera. O per proteggerci o perché qualcuno ce l'ha imposta.
Scuote la testa, mentre abbassa gli occhi sulla manica che sta arrotolando.
-Io oggi ti libererò dalla tua maschera. Porterò alla luce ciò che veramente sei.
Allunga la mano all' indietro. Adesso stringe il rasoio. Fa un passo avanti, si china sulla donna. Questa vuole dibattersi, ma non ne ha le forze. Si agita appena.
-Non lottare-, dice l'uomo bloccandola con un ginocchio piantato sul petto. -Lo faccio per il tuo bene.
La afferra al mento, tenendole ferma la testa. Le espone la gola. Il movimento del rasoio è rapido. Preciso. Da un lato all'altro della gola. Compare una linea rossa, il sangue comincia a scorrere. Gli occhi si sgranano, perdono velocemente focalità. Un singhiozzo si forma a metà nel petto della donna. Un ultimo fremito, poi il grosso corpo rimane immobile. Gli occhi aperti sono fissi al soffitto.
Con movimenti esperti l' uomo elimina i legacci di nastro adesivo. Poi passa ai vestiti. Pochi tagli precisi e gli abiti sono fatti a pezzi ed eliminati. Il cadavere adesso è nudo. L'uomo si ferma. Guarda con occhio critico il corpo su cui sta per mettersi all'opera. Si muove deciso. Lascia il rasoio, prende il bisturi.
Afferra con una mano una delle grosse, pendule mammelle. La recide con pochi movimenti precisi, esponendo il tessuto adiposo. Se la getta dietro la schiena. Colpisce il pavimento con un tonfo sordo. Afferra l'altra mammella. Stessa precisione, anche la seconda mammella viene gettata alle spalle. Il bisturi inizia a tagliare a metà del petto, verticalmente. Espone lo sterno. Aiutandosi con una mano inizia a staccare il tessuto muscolare dalle costole. E' abile. Indice di grande esperienza. Il lato sinistro del petto della donna è staccato dalle ossa e girato come la pagina di un libro. Passa a quello destro. Qui il lavoro è un po' impreciso, perché deve usare la destra per maneggiare il bisturi. Quando ha finito posa il bisturi sul tavolino e prende il coltello. Comincia a lavorare sull' attaccatura delle costole allo sterno, rimuovendo i legamenti, spezzando la cartilagine. Una ad una scalza le costole dall' incavo in cui sono alloggiate, poi usando le mani le forza per aprire la gabbia toracica.
Quando arriva all' ultima è sudato. A forza stacca lo sterno e lo tira via. Si ferma per riprendere fiato. Gli occhi della donna sono spalancati, lo fissano pieni di paura. L' uomo si terge il sudore dalla fronte con l' avambraccio. Con un sospiro allunga una mano e la passa sugli occhi del cadavere, abbassandogli le palpebre. Ma un attimo dopo quelle si sollevano di nuovo e la donna torna a fissarlo. Distogliendo lo sguardo da quegli occhi spalancati, l'uomo riporta la sua attenzione al corpo che sta sezionando. Riprende il bisturi e comincia a lavorare sulla mascella. Taglia via la carne dall' osso scoprendo le articolazioni temporo-mandibolari. Quindi taglia le labbra, prima il labbro inferiore, poi quello superiore. La chiostra giallastra di denti irregolari è messa a nudo. Posa il bisturi e riprende il coltello. Lo appoggia alla base del naso e con un solo movimento lo asporta. Quindi torna al bisturi. Incide dai seni nasali al taglio effettuato per togliere il labbro superiore. Poi dai seni nasali alla sommità del cranio, dividendo il cuoio capelluto dal teschio per portare alla luce la sutura sagittale. Lavora intorno agli zigomi, alle arcate sopraccigliari, tagliando via le palpebre, e pelle e carne della faccia si staccano come una maschera, aprendosi a destra e sinistra fino alle orecchie. Il teschio ghigna al suo carnefice. Col bisturi tira due linee rosse che vanno dagli angoli della bocca al taglio che ha ucciso la donna, Posa il bisturi e riprende il coltello. Forza la mandibola con la mano destra per aprirla e spinge la punta della lama nell' articolazione, fino a svellere l' incastro delle due ossa. Ora la mandibola pende sul suo lato destro. Svellerla anche sul lato opposto è più semplice. Inizia a tirare, i tessuti si strappano e cedono, mentre col coltello taglia i legamenti più robusti e parte del palato. Con un ultimo strappo la mandibola si divide dal resto del corpo, la lingua ancora attaccata insieme ad un moncone di trachea, cordoni di vene e la carne della gola.
Con un sorriso soddisfatto l' uomo contempla la sua opera ancora a metà. Si comincia a vedere qualcosa. Qualcosa che non ti aspetteresti di vedere. Lanciata oltre il divano la mandibola passa a tagliare il ventre flaccido di rotoli di grasso. Usa il coltello, perché la lama del bisturi non è abbastanza lunga per tagliare attraverso lo spessore del grasso addominale. Fa attenzione a non toccare gli organi interni. Gli piace l' odore del sangue. Quello della merda no. L' addome è tagliato fino al pube, ne rovescia le due metà e scopre l'ammasso degli organi interni. Il sudore adesso gli infradicia la camicia, il respiro è faticoso. Si ferma a riprendere fiato.
In quel mentre qualcosa si muove. Qualcosa sotto la massa di fegato ed intestini. Ci sta mettendo troppo tempo. Lei inizia a soffrire. Rinfocolato da nuova energia riprende il lavoro interrotto. Posa il coltello e a due mani tira fuori gli intestini, facendoli scivolare sotto il tavolino di vetro. Svuota tutta la cavità addominale, coi vari organi che escono più facilmente di come dovrebbero. Afferra i polmoni, due masse rosate sgonfie, e le strappa letteralmente fuori dal corpo. Vengono via con un risucchio. Si solleva in piedi, coi polmoni nelle mani. Vene e parte dell' apparato digerente pendono dalla massa rosa e strisciano sul pavimento quando fa due passi. Pendono come la coda colorata di un aquilone. Con uno splash l' aquilone colpisce il pavimento.
In piedi, l' uomo si concede solo un attimo per osservare ciò che sta venendo alla luce. Ora che la gabbia toracica è aperta, le cavità interne vuote degli organi prima contenutivi, è apparso un secondo corpo racchiuso nel primo. Questo corpo si agita debolmente, in sofferenza.
Rapido l' uomo inizia a lavorare sul teschio, la parte più ardua. Non ha più molte energie, deve finire prima di essere del tutto esausto. Comincia con la sutura saggittale, la parte più difficile. Vi punta la lama del coltello, prememdo e sforzando, ruotandola nei sensi opposti nel tentativo di scavarvi un' apertura. Un lieve crick gli dice che è riuscito a far entrare una parte infinitesimale della lama. Fa maggiore forza e la punta affonda un altro poco. Quindi inizia a far leva ruotando il coltello dentro le due metà della scatola cranica. Si apre un poco di più la strada e la lama affonda dell' altro. Deve stare attento a non affondarla troppo, però. Solo pochi centimetri, poi la sposta più avanti e ripete l' operazione. Questa volta l' osso emette un crack ben udibile. Con tutta la sua forza ruota la lama nell' osso. L' acciao geme, si torce e si piega. E' vicino a rompersi. Ma l' osso cede per primo. Fra scricchiolii e rumori liquidi la calotta cranica si divide in due.
Con perizia allarga la spaccatura, una frattura si allunga fino ai seni nasali. Proseguendo nei seni nasali con la punta del coltello incrina l' osso della mascella. Ficca il coltello in mezzo agli incisivi, lo torce e prima uno, poi anche il secondo saltano via dagli alveoli. Forza la lama negli alveoli, scavando. Una seconda frattura si fa strada verso la prima, la manca di pochi millimetri. La lama è ben dentro l' osso mandibolare. Basta una forza minima per rompere definitivamente la mandibola. Fra schizzi semiliquidi si divide nel mezzo. Lascia cadere il coltello ed afferra le due metà del teschio con le mani, allargandole. Con uno schianto finale si aprono, rivelando un secondo volto avvolto da una placenta sporca di sangue e materia cerebrale che cola in liquidi rivoli grigi.
Rilasciando tutta l' aria nei polmoni l'uomo quasi si affloscia. Poi si riscuote, a fatica. Non ha ancora finito. Inizia ad aprire le braccia. Taglia i muscoli, recide i nervi, spacca le cartilagini e divelle le articolazioni. Apre tutto il primo braccio fino al palmo della mano. I tendini tagliati schizzano via come corde di chitarra spezzate. Si arricciano su se stessi, neri e sottili. Poi apre anche il secondo braccio, per passare alle gambe. Seziona le grosse cosce flaccide, spezza le rotule per aprire le gambe all'altezza delle ginocchia. Divide la tibia dal perone, l' astragalo dal calcagno e dallo scafoide.
Infine il nuovo corpo è completamente visibile. Sul viso, indefinito sotto la placenta, la sofferenza è palese. Con cautela, usando appena la punta del coltello, incide la membrana. Esce un liquido incolore. La punta del coltello è smussata. Allarga lo strappo, il liquido viscoso esce a fiotti impregnandogli i vestiti. La placenta è completamente strappata. La ragazza che era celata nel cadavere ha un singulto, tossisce. Gli occhi si aprono di scatto quando aspira il primo doloroso respiro. Verdi e profondi, bellissimi. Si sbarrano al mondo che vedono per la prima volta, come quelli del cadavere erano sbarrati al mondo che vedevano per l' ultima volta. Tossisce. Inizia a respirare regolarmente, con sempre meno fatica.
L' uomo è spossato. Appoggia il pugnale sul tavolino. Sorride. La sua opera è compiuta. Gli occhi smarriti della ragazza si fissano su di lui. Ancora lei non capisce. Cerca di alzarsi. Lui allunga le mani e la aiuta. Lei è bellissima. Il corpo dai muscoli ben disegnati è perfetto nelle proporzioni. L' intelligenza brilla negli occhi verdi. I capelli bagnati sono appiccicati ai lati del volto ovale e simmetrico. Con difficoltà lei si tira su, esce dai resti smembrati del corpo che la racchiudeva. L'uomo la aiuta a sedersi sul divano, le si siede accanto. La guarda con orgoglio e felicità.
La ragazza chiude gli occhi e sospira. Un singhiozzo le sale dalle profondità del petto. Deglutisce. Tirando un respiro profondo apre gli occhi, scuote appena il capo. Allarga le braccia verso l'uomo. Gli occhi di lui si illuminano, il sorriso si allarga. E' felice. Affonda in quell'abbraccio e lo ricambia. Lei deglutisce ancora, stremata. I suoi occhi si riaprono. Sono duri. La bocca ha le labbra serrate in una linea decisa.
-Troppo...-, gli sussurra vicino ad un orecchio. Una mano si allunga sul tavolino. -Troppo...-, ripete in un sussurro aspro. La sua mano afferra saldamente il coltello e lo solleva. -Troppo dolore!

Tutto è nero. Si sente solo lo strappo della carne lacerata.

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