La stanza è buia. Solo le luci della strada, insegne al neon e fari d' auto, penetrano attraverso la veneziana alla finestra. Delineano vagamente i contorni di alcuni mobili. Uno deve essere una vetrina, perché le luci si riflettono sui vetri degli sportelli. Un altro, forse, è un divano. Tutto il resto della stanza è celato nel buio.
Improvvisa
appare una fiamma. E' di un accendino. Illumina la mano che la regge,
piccola e delicata, dalle unghie curate. E' la mano di un uomo, anche
se la pelle è liscia. La fiamma delinea appena il divano. Si capisce
che ci sono altri mobili, ma la luce non è abbastanza per capire di
che tipo. Qualcosa si muove sul pavimento. E' grosso. Si ode un
fievole gemito, soffocato. Quasi un singhiozzo. La fiamma scompare e
la stanza torna nel buio. Un raschio e la fiamma si riaccende. Nel
suo alone compare anche l'altra mano, la sinistra. La mano del
diavolo, era chiamata un tempo. A torto? Questa regge un rasoio da
barbiere. La mano scompare, un lieve rumore e torna nella luce.
Adesso regge un bisturi. Scompare e riappare nuovamente, stringendo
un coltello da caccia, lungo e robusto. La fiamma si spenge e di
nuovo la stanza è nel buio.
Poi,
improvvisa arriva la luce. Il click di un interruttore risuona nel
silenzio e le lampade illuminano la stanza, scacciano i riflessi
colorati dei neon. C' è un divano, rivestito di quella stoffa ruvida
che fa prudere la pelle. Il mobile è effettivamente una vetrina. Tre
ante, fuori moda, piena di ninnoli privi di gusto. C'e' anche un
poltrona, messa ad angolo rispetto al divano. Rivestita della stessa
stoffa. In mezzo alla poltrona e al divano un basso tavolino di
metallo dal ripiano di vetro. Nel mezzo, sopra un centrino, un
posacenere di cristallo. Nessuno deve averlo mai usato. Sul fondo si
è formata quella crosta di polvere rinsecchita che arriva dopo anni
di pulizie negligenti.
C'
è qualcos' altro vicino al divano. Una massa enorme, stesa fra
divano e tavolino. E' una donna. E' così grassa che fa sembrare gli
spazi più piccoli di quello che sono. Le mani sono legate
all'altezza dei polsi. Anche le caviglie. Con nastro adesivo, quello
marrone da pacchi. E' stato usato anche per chiuderle la bocca. Gli
occhi sono sgranati, rossi per il pianto. Fissano senza quasi mai
chiudersi un punto a quarantacinque gradi rispetto a lei.
Un
uomo entra nel campo visivo, con un semplice, breve passo. Non è
alto, indossa un impermeabile grigio, ha capelli biondo chiaro che
scendono in grossi boccoli ai lati del viso dalla pelle liscia. Ha
una espressione quasi fanciullesca, ma le labbra sono tumide e
bagnate. Fanno pensare ad alito caldo, spiacevole. Fanno pensare ad
odore di biscotti. Gli occhi sono grigi, hanno un che di vuoto.
Con
un sospiro rivolto alla donna sul pavimento l' uomo si toglie l'
impermeabile, lo getta fuori campo. Si arrotola le maniche della
camicia.
-Sai,
mia cara-, dice con voce di un' ottava troppo alta, -tutti portiamo
una maschera. O per proteggerci o perché qualcuno ce l'ha imposta.
Scuote
la testa, mentre abbassa gli occhi sulla manica che sta arrotolando.
-Io
oggi ti libererò dalla tua maschera. Porterò alla luce ciò che
veramente sei.
Allunga
la mano all' indietro. Adesso stringe il rasoio. Fa un passo avanti,
si china sulla donna. Questa vuole dibattersi, ma non ne ha le forze.
Si agita appena.
-Non
lottare-, dice l'uomo bloccandola con un ginocchio piantato sul
petto. -Lo faccio per il tuo bene.
La
afferra al mento, tenendole ferma la testa. Le espone la gola. Il
movimento del rasoio è rapido. Preciso. Da un lato all'altro della
gola. Compare una linea rossa, il sangue comincia a scorrere. Gli
occhi si sgranano, perdono velocemente focalità. Un singhiozzo si
forma a metà nel petto della donna. Un ultimo fremito, poi il grosso
corpo rimane immobile. Gli occhi aperti sono fissi al soffitto.
Con
movimenti esperti l' uomo elimina i legacci di nastro adesivo. Poi
passa ai vestiti. Pochi tagli precisi e gli abiti sono fatti a pezzi
ed eliminati. Il cadavere adesso è nudo. L'uomo si ferma. Guarda con
occhio critico il corpo su cui sta per mettersi all'opera. Si muove
deciso. Lascia il rasoio, prende il bisturi.
Afferra
con una mano una delle grosse, pendule mammelle. La recide con pochi
movimenti precisi, esponendo il tessuto adiposo. Se la getta dietro
la schiena. Colpisce il pavimento con un tonfo sordo. Afferra l'altra
mammella. Stessa precisione, anche la seconda mammella viene gettata
alle spalle. Il bisturi inizia a tagliare a metà del petto,
verticalmente. Espone lo sterno. Aiutandosi con una mano inizia a
staccare il tessuto muscolare dalle costole. E' abile. Indice di
grande esperienza. Il lato sinistro del petto della donna è staccato
dalle ossa e girato come la pagina di un libro. Passa a quello
destro. Qui il lavoro è un po' impreciso, perché deve usare la
destra per maneggiare il bisturi. Quando ha finito posa il bisturi
sul tavolino e prende il coltello. Comincia a lavorare sull'
attaccatura delle costole allo sterno, rimuovendo i legamenti,
spezzando la cartilagine. Una ad una scalza le costole dall' incavo
in cui sono alloggiate, poi usando le mani le forza per aprire la
gabbia toracica.
Quando
arriva all' ultima è sudato. A forza stacca lo sterno e lo tira via.
Si ferma per riprendere fiato. Gli occhi della donna sono spalancati,
lo fissano pieni di paura. L' uomo si terge il sudore dalla fronte
con l' avambraccio. Con un sospiro allunga una mano e la passa sugli
occhi del cadavere, abbassandogli le palpebre. Ma un attimo dopo
quelle si sollevano di nuovo e la donna torna a fissarlo.
Distogliendo lo sguardo da quegli occhi spalancati, l'uomo riporta la
sua attenzione al corpo che sta sezionando. Riprende il bisturi e
comincia a lavorare sulla mascella. Taglia via la carne dall' osso
scoprendo le articolazioni temporo-mandibolari. Quindi taglia le
labbra, prima il labbro inferiore, poi quello superiore. La chiostra
giallastra di denti irregolari è messa a nudo. Posa il bisturi e
riprende il coltello. Lo appoggia alla base del naso e con un solo
movimento lo asporta. Quindi torna al bisturi. Incide dai seni nasali
al taglio effettuato per togliere il labbro superiore. Poi dai seni
nasali alla sommità del cranio, dividendo il cuoio capelluto dal
teschio per portare alla luce la sutura sagittale. Lavora intorno
agli zigomi, alle arcate sopraccigliari, tagliando via le palpebre, e
pelle e carne della faccia si staccano come una maschera, aprendosi a
destra e sinistra fino alle orecchie. Il teschio ghigna al suo
carnefice. Col bisturi tira due linee rosse che vanno dagli angoli
della bocca al taglio che ha ucciso la donna, Posa il bisturi e
riprende il coltello. Forza la mandibola con la mano destra per
aprirla e spinge la punta della lama nell' articolazione, fino a
svellere l' incastro delle due ossa. Ora la mandibola pende sul suo
lato destro. Svellerla anche sul lato opposto è più semplice.
Inizia a tirare, i tessuti si strappano e cedono, mentre col coltello
taglia i legamenti più robusti e parte del palato. Con un ultimo
strappo la mandibola si divide dal resto del corpo, la lingua ancora
attaccata insieme ad un moncone di trachea, cordoni di vene e la
carne della gola.
Con
un sorriso soddisfatto l' uomo contempla la sua opera ancora a metà.
Si comincia a vedere qualcosa. Qualcosa che non ti aspetteresti di
vedere. Lanciata oltre il divano la mandibola passa a tagliare il
ventre flaccido di rotoli di grasso. Usa il coltello, perché la lama
del bisturi non è abbastanza lunga per tagliare attraverso lo
spessore del grasso addominale. Fa attenzione a non toccare gli
organi interni. Gli piace l' odore del sangue. Quello della merda no.
L' addome è tagliato fino al pube, ne rovescia le due metà e scopre
l'ammasso degli organi interni. Il sudore adesso gli infradicia la
camicia, il respiro è faticoso. Si ferma a riprendere fiato.
In
quel mentre qualcosa si muove. Qualcosa sotto la massa di fegato ed
intestini. Ci sta mettendo troppo tempo. Lei inizia a soffrire.
Rinfocolato da nuova energia riprende il lavoro interrotto. Posa il
coltello e a due mani tira fuori gli intestini, facendoli scivolare
sotto il tavolino di vetro. Svuota tutta la cavità addominale, coi
vari organi che escono più facilmente di come dovrebbero. Afferra i
polmoni, due masse rosate sgonfie, e le strappa letteralmente fuori
dal corpo. Vengono via con un risucchio. Si solleva in piedi, coi
polmoni nelle mani. Vene e parte dell' apparato digerente pendono
dalla massa rosa e strisciano sul pavimento quando fa due passi.
Pendono come la coda colorata di un aquilone. Con uno splash l'
aquilone colpisce il pavimento.
In
piedi, l' uomo si concede solo un attimo per osservare ciò che sta
venendo alla luce. Ora che la gabbia toracica è aperta, le cavità
interne vuote degli organi prima contenutivi, è apparso un secondo
corpo racchiuso nel primo. Questo corpo si agita debolmente, in
sofferenza.
Rapido
l' uomo inizia a lavorare sul teschio, la parte più ardua. Non ha
più molte energie, deve finire prima di essere del tutto esausto.
Comincia con la sutura saggittale, la parte più difficile. Vi punta
la lama del coltello, prememdo e sforzando, ruotandola nei sensi
opposti nel tentativo di scavarvi un' apertura. Un lieve crick gli
dice che è riuscito a far entrare una parte infinitesimale della
lama. Fa maggiore forza e la punta affonda un altro poco. Quindi
inizia a far leva ruotando il coltello dentro le due metà della
scatola cranica. Si apre un poco di più la strada e la lama affonda
dell' altro. Deve stare attento a non affondarla troppo, però. Solo
pochi centimetri, poi la sposta più avanti e ripete l' operazione.
Questa volta l' osso emette un crack ben udibile. Con tutta la sua
forza ruota la lama nell' osso. L' acciao geme, si torce e si piega.
E' vicino a rompersi. Ma l' osso cede per primo. Fra scricchiolii e
rumori liquidi la calotta cranica si divide in due.
Con
perizia allarga la spaccatura, una frattura si allunga fino ai seni
nasali. Proseguendo nei seni nasali con la punta del coltello incrina
l' osso della mascella. Ficca il coltello in mezzo agli incisivi, lo
torce e prima uno, poi anche il secondo saltano via dagli alveoli.
Forza la lama negli alveoli, scavando. Una seconda frattura si fa
strada verso la prima, la manca di pochi millimetri. La lama è ben
dentro l' osso mandibolare. Basta una forza minima per rompere
definitivamente la mandibola. Fra schizzi semiliquidi si divide nel
mezzo. Lascia cadere il coltello ed afferra le due metà del teschio
con le mani, allargandole. Con uno schianto finale si aprono,
rivelando un secondo volto avvolto da una placenta sporca di sangue e
materia cerebrale che cola in liquidi rivoli grigi.
Rilasciando
tutta l' aria nei polmoni l'uomo quasi si affloscia. Poi si riscuote,
a fatica. Non ha ancora finito. Inizia ad aprire le braccia. Taglia i
muscoli, recide i nervi, spacca le cartilagini e divelle le
articolazioni. Apre tutto il primo braccio fino al palmo della mano.
I tendini tagliati schizzano via come corde di chitarra spezzate. Si
arricciano su se stessi, neri e sottili. Poi apre anche il secondo
braccio, per passare alle gambe. Seziona le grosse cosce flaccide,
spezza le rotule per aprire le gambe all'altezza delle ginocchia.
Divide la tibia dal perone, l' astragalo dal calcagno e dallo
scafoide.
Infine
il nuovo corpo è completamente visibile. Sul viso, indefinito sotto
la placenta, la sofferenza è palese. Con cautela, usando appena la
punta del coltello, incide la membrana. Esce un liquido incolore. La
punta del coltello è smussata. Allarga lo strappo, il liquido
viscoso esce a fiotti impregnandogli i vestiti. La placenta è
completamente strappata. La ragazza che era celata nel cadavere ha un
singulto, tossisce. Gli occhi si aprono di scatto quando aspira il
primo doloroso respiro. Verdi e profondi, bellissimi. Si sbarrano al
mondo che vedono per la prima volta, come quelli del cadavere erano
sbarrati al mondo che vedevano per l' ultima volta. Tossisce. Inizia
a respirare regolarmente, con sempre meno fatica.
L'
uomo è spossato. Appoggia il pugnale sul tavolino. Sorride. La sua
opera è compiuta. Gli occhi smarriti della ragazza si fissano su di
lui. Ancora lei non capisce. Cerca di alzarsi. Lui allunga le mani e
la aiuta. Lei è bellissima. Il corpo dai muscoli ben disegnati è
perfetto nelle proporzioni. L' intelligenza brilla negli occhi verdi.
I capelli bagnati sono appiccicati ai lati del volto ovale e
simmetrico. Con difficoltà lei si tira su, esce dai resti smembrati
del corpo che la racchiudeva. L'uomo la aiuta a sedersi sul divano,
le si siede accanto. La guarda con orgoglio e felicità.
La
ragazza chiude gli occhi e sospira. Un singhiozzo le sale dalle
profondità del petto. Deglutisce. Tirando un respiro profondo apre
gli occhi, scuote appena il capo. Allarga le braccia verso l'uomo.
Gli occhi di lui si illuminano, il sorriso si allarga. E' felice.
Affonda in quell'abbraccio e lo ricambia. Lei deglutisce ancora,
stremata. I suoi occhi si riaprono. Sono duri. La bocca ha le labbra
serrate in una linea decisa.
-Troppo...-,
gli sussurra vicino ad un orecchio. Una mano si allunga sul tavolino.
-Troppo...-, ripete in un sussurro aspro. La sua mano afferra
saldamente il coltello e lo solleva. -Troppo dolore!
Tutto
è nero. Si sente solo lo strappo della carne lacerata.
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