Welcome to the moor of my mind, to the bog of my mood. In this place you'll find reflections in a shattered mirror, shadows in an autumnal day, changing dark clouds in my mind's nocturnal sky. This place is such a stuff as dreams and nightmares are made on, a journey record which gives shape to a different world. Welcome to my world.
Thursday, 30 January 2014
Tuesday, 28 January 2014
Working at the Olympic Park in London
This post brings forward the topic of a more substantial other post regarding the Queen Elizabeth Olympic Park that I'm preparing. But what I run into on Friday couldn't wait.
The transformation of the Olympic Park in to the Queen Elizabeth Olympic Park, which mostly is of the same nature of the transformation of its name, involved the construction and develop of new areas and venues among other which were not changed at all. This happened for the new bicycle track around the Velodrome. The track is penned with a metal mesh 1 meter hight laid for last, running along some untouched areas.
On Friday was asked me to transplant some shrubs of a pre-existing bed: the fencing in mesh was supposed to be laid aside the edge of the bed, but for no apparent reason the builders had gone through the bed itself. Just this is weird. The easier way to work is in an open space and not among shrubs. This would be in its own a good reason to avoid doing it. And when you are forced to do it, you are aware that you must make as less damage to the plants as possible. I didn't find the post-war scenario which builders accustomed me to, and to be honest I have to say that they did a really neat work, digging holes and pouring cement to place the enclosure's posts, without damaging the plants. Than, what they did after is even stranger. Or probably, they just run out of patience.
First I found a plant with a branch bound to the mesh with metal wire, whose coils run all around the branch itself without having damaged it. Then I found this:
I know, it's just a small thing. But when you run into such things daily in a place like the Olympic Park, well... then you start asking yourself many questions.
Saturday, 25 January 2014
Misanthropus erectus
La verità? La verità è che vi odio tutti.
Vi odio tutti quando state col naso sul vostro smart phone. Vi odio tutti quando pensate che l'amicizia sia quella che trovate su Facebook. Vi odio quando vi lamentate ma poi non muovete il culo per provare a fare qualcosa. Vi odio perché vi scusate con quel liso "tanto è inutile". Vi odio quando dite "è il mercato". Stronzate! E' che siete delle pecore come gli Eloi, e io vi odio perché vi siete lasciati convincere. Vi odio perché non vi importa di chi incrociate per strada. Vi odio perché siete meschini e gretti, siete dei filistei. Vi odio perché non date il meglio di voi stessi se non per interesse personale. Vi odio perché tanto non capireste l'amore, ed è meglio offrire odio piuttosto che indifferenza.
The truth? The truth is that I hate all of you.
I hate all of you when you're keeping your eyes down on your smartphones. I hate all of you when you think that friendship is that one on Facebook. I hate all of you when you complain but then you don't get off your ass. I hate all of you because you justify yourselves saying that "in any case, it's useless trying". I hate all of you when you say that "it's the job market". Bullshit! You're sheep like the Eloi, and I hate all of you because you became convinced of it. I hate all of you because you don't care who you cross on the road. I hate all of you because you are mean and petty, you are philistines. I hate all of you because you give your best just for personal profit. I hate all of you because you wouldn't understand love, and it's better to offer hatred than indifference.
Metropoli farneticante 2
Il Demone aveva fame. Nutrito per secoli con le
anime e il sangue delle torme di popolazioni straniere, schiavi e servi fatti
giungere da oltre il mare, non era mai sazio. Annidato nelle profondità della
Metropoli, sistema vitale della Metropoli stessa, la sua fame era la fame della
città. I suoi Signori, celati in ombrosi uffici o luminose dimore sui colli,
percepivano la brama del demone e la temevano. Era cresciuto troppo durante i
secoli trascorsi dalla fondazione della Metropoli, e continuava a crescere.
Alcuni temevano che drenasse ogni fluido vitale della nazione, altri
semplicemente ridevano delle loro paure, ormai totalmente asserviti ai desideri
del Demone.
La Metropoli, coi suoi milioni di servi ignari d’
esserlo, viveva i suoi giorni senza pensare che il suo destino si annidava
sotto di lei in forma di una creatura demente, pronto a condannarla, a perderla
nella follia e nell’ ira. Ma i Signori vedevano chiaramente le tensioni
crescenti, i punti dove il tessuto sociale andava logorandosi a causa della
fame insaziabile del Demone. I commerci continuavano, opere d’ arte e della
tecnica venivano create ogni giorno, i giovani di altre nazioni attraversavano
il mare per studiare nelle sue scuole. Ma nuove nazioni e vecchie potenze
nemiche alzavano il capo nelle nebbie di terre lontane, i mercanti tornavano
carichi di frutti privi di sapore e di cibi che non saziavano, le opere degli
artisti si ripetevano uguali e presto venivano dimenticate.
Ma il Demone doveva continuare ad essere nutrito.
Era inevitabile. Nutrire il Demone significava continuare a far vivere la
Metropoli, affamare il Demone per ridurlo all’ impotenza ne avrebbe comportato
la morte. Attraverso l’entropia veniva data nuova vita ad una città che
altrimenti sarebbe languita fino a spengersi. Le bandiere vennero chiamate, gli
uomini vennero adunati: i Signori
pianificavano una nuova guerra. Ma la nazione era in declino, dell’antico
impero restavano poche tracce, la presa sulle antiche colonie, sebbene letale,
era incerta. L’inventiva e il genio languivano fra la popolazione locale e
sempre più stranieri salivano nella scala sociale e questo minava il potere dei
Signori.
La lotta ebbe inizio. Il popolo venne indotto a
sacrificare la sua vita al Demone: spirito, carne e sangue. Il Demone doveva
essere nutrito, innanzitutto, perché la sua forza era la forza della nazione,
era la forza dei Signori. Era una guerra infida e non dichiarata, volta ad
indebolire i vicini, a ristabilire il possesso sulle fonti di ricchezza
oltremare e rubarne di nuove. Le debolezze interne furono addossate alle classi
straniere più povere, a coloro che si ritenevano sacrificabili. Le ricchezze vennero
indirizzate negli sforzi bellici, a sostenere le armate inviate in terra straniera,
a rinforzare i meccanismi di potere. E mentre le condizioni del popolo
peggioravano il Demone cresceva. La sua forza cresceva di pari passo con la sua
fame. Nuove ricchezze fluivano a tratti per un temporaneo rigermogliare della
nazione. Ma i beneficiari erano sempre meno, volta dopo volta, via via che la
parte destinata al Demone diveniva sempre più grande. La vera lotta era
supportare la crescita del Demone.
E nelle strade sopra la dimora del Demone la gente
camminava ignara. Viveva la sua vita in modo sempre più ripetitivo, amava ogni
giorno di meno, ascoltando gli inviti alla bramosia e all’ odio. Perdeva ogni
giorno qualcosa di sé ma non se ne rendeva conto. La memoria del passato e
delle tradizioni si fecero confuse. La curiosità e l’interesse per ciò che non
era quotidianità si assopirono, in molti persero la capacità di provarle.
Piaceri edonistici furono elevati a dogma per riempire il vuoto delle loro
vite. Molti non erano più vivi, ma non lo comprendevano. L’odio e lo scontento
fermentavano nei cuori che più non palpitavano, il gusto per i piaceri della
vita era stato sacrificato alla necessità di sostenere lo sforzo bellico.
Quando la rabbia esplodeva fra coloro che più erano miserabili, essa veniva
spenta con metodi ben peggiori che lo spargimento di sangue: si uccideva lo
spirito, lo si strappava dalle carni e vi si impiantava il disinteresse per
tutto e tutti. La Metropoli andava affollandosi di estranei, di persone fredde,
disinteressate al bene altrui. Alle masse era stato tolto tutto: la dignità, la
gioia di vivere, la capacità di apprezzare le cose belle e di credere in
qualcosa di superiore. In cambio era stata data loro la convinzione di essere degli
eletti: il sacrificio per la nazione, il sacrificio al Demone, erano diventate
la loro impronunciata religione.
Dopo aver ucciso gli Spiriti della terra i Signori
si preparavano ad uccidere la terra stessa per strapparle le sue ricchezza e
darle in pasto al Demone. Ed il Demone, giacendo nell’oscurità dei sotterranei
della Metropoli, rideva, emettendo gorgoglii dementi.
Thursday, 23 January 2014
Wednesday, 22 January 2014
Living on the edge
Living on the edge. There are so many ways to live on the edge.
Just have a look beyond the border, we just want to know what's farther it.
Don't be scared, what is it even if we fall?
Living on the edge. Just pick another way to do it.
Push harder, push closer the border. You want to know what is lying in to the darkness.
Living on the edge. Stretch yourself out till to reach your limits and over.
Listen. Listen to the snap...
Soon. Soon you'll know what is lying in to the darkness.
Tuesday, 21 January 2014
Great expectations
Secondo una ricerca guardare film romantici crea nelle donne troppe aspettative riguardo la vita di coppia. La stessa cosa viene provocata agli uomini dal guardare film porno. Serviva una ricerca per affermare qualcosa di ovvio. Così ovvio, però, che spesso non ci pensiamo.
According to a study, watching romantic movies creates too high expectation in women about relationships. The same happens to men if they watch porn movies. A study wasn't necessary to state what is obvious. So obvious that often we don't think about it.
Se in passato erano gli uomini a rompere un rapporto, oggigiorno la tendenza è invertita. E nella mia esperienza ho potuto osservare che generalmente la decisione da parte della donna di lasciare il suo uomo è conseguenza, o comunque è condita, di una buona dose di delusione dovuta all'incapacità del loro compagno di soddisfare le loro aspettative al riguardo.
If on the past were men the one to live the marriages, nowadays the tendency is the opposite. And in my experience I had observe that generally the woman decides to leave a marriage it has a lot do with a man's incapacity to match her expectations.
Io sono anni che dico di non leggere le fiabe alle bambine! Perché poi crescono con questa idea del Principe Azzurro, alto, bello, forte ma gentile, affascinante e dolce. E nessuna si accorge che il bravo Principe Azzurro non era proprio un esempio di fedeltà. Se le è scopate tutte: Biancaneve, la Bella Addormentata e Cenerentola. E' questo l'uomo che volete le vostre figlie sognino?
For years I've been saying don't read fables to yours daughters. Because then they grow up with the idea of the beautiful Prince, tall, strong but gentle, charming and dear. But nobody notices that the charming Prince wasn't a great model of devotion. He fucked all of them: Snow White, Sleeping Beauty and Cinderella. Is this the man you want yours daughters to dream about?
Non che si possa dare tutta la colpa ad Azzurro, certo. Lui era lì che si fregava le mani quando seppe di Biancaneve. "Usti!", pensava. "Questa si fa sette nani tutti insieme! Che porcona deve essere." E già sognava le notti di sesso selvaggio come nell'ultimo film porno che aveva guardato a casa della Strega Cattiva (ma bona). Il poveretto non sapeva che Bianca era frigida. Colpa delle mele, pare ne mangiasse troppe. Niente di strano abbia provato, senza successo, con la Bella Addormentata. Del resto, una che sta lì e fa finta di dormire mentre tu la tocchi ovunque... una così ci sta di sicuro a fare cose strane. E invece niente. La posizione del missionario, quando andava di lusso. La maggior parte delle volte Azzurro andava in bianco.
But the whole fault doesn't lay with the Prince. He rubbed his hands together when he found out about Snow White. "Wow!" he thought. "She's screwing seven dwarfs all together! She must be a slut." So he was just dreaming nights of wild sex, like in the last watched porn movie at home of the Wicked Witch (wicked but good). The poor guy didn't know that White was frigid. Apples' fault, it seems she ate too many of them. Unsurprisingly he tried, unsuccessfully, with the Sleeping Beauty. What would you expect from a girl who pretends sleeping while you touch her? The Prince was sure she was pretending, though. Such a girl would be for sure interested in kinky sex, he thought as well. Instead nothing. No way. Missionary position if he was lucky. More often there not was no nooky for him at night.
E così Azzurro decise di provare con Cenerentola. Dati i trascorsi familiari della ragazza si aspettava che le piacesse essere dominata. Troppo tardi scoprì che piuttosto la "dolce ragazza" aveva intenzione di rifarsi di tutte le umiliazioni e percosse ricevute. Su chiunque le capitasse sotto mano.
Un peccato che Azzurro non sia sopravvissuto al Club delle Tre Cornute: gliele hanno fatte pagare tutte. Pure quella scappatella con una cameriera che gli è costato il matrimonio con Cenerentola, gli ennesimi alimenti da pagare e il suo ultimo castello.
So the Prince tried with Cinderella. Considering her family history he expected she would have been accustomed to submission. No way. Too late he found out that the "sweet girl" meant to take revenge for all the humiliations and beatings suffered. And she meant to take it on everyone at hand.
It was a shame that the Prince didn't survive the Club of the Three Cuckold Women. They made him pay dearly for everything, even that hanky panky with a maiden, which cost him his marriage with Cinderella, alimony and his last castle.
Il poveretto morì di affanni, ridotto in miseria e a vivere in casa della Strega Cattiva. Fosse vissuto un po' più a lungo, magari avrebbe conosciuto Cappuccetto Rosso, una Lolita tutto pepe che dopo aver fatto impazzire di desiderio il Lupo ed averlo condotto ad una fine prematura, coinvolse il Cacciatore in un threesome con la Nonna. Lei sì, che sarebbe stata quella giusta per il Principe Azzurro, capace di soddisfare tutte le sue voglie. Ed invece è il Cacciatore che si spupazza Cappuccetto Rosso. Ma si sa, i popolani a letto sono meglio.
After he had become a beggared guest at the Wicked Witch's home the poor devil died of stress. Would he had lived a bit longer he may have known Little Red Riding Cap, a hot Lolita who, after having driven the Big Bad Wolf crazy into fit of passion which led him to his untimely end, is now involved in a threesome with the Hunter and her Grandma. Oh yes, she would have been the right one for the Prince, the one who want to satisfy his itches. Instead the Hunter fondles Red Cap, now. But it's known, gutties are better in bed.
It's on my head 2
Normalmente le persone tendono a dimenticare le cose spiacevoli capitate loro nel passato. Esse vengono totalmente cancellate, rimosse. O per meglio dire, vengono spinte così a fondo nel pozzo della memoria, vengono mandate nel buio, dove gli occhi della nostra mente non possono vederle, e così non possono ricordarle. E questo nel tentativo di rendere la vita più piacevole.
Normally people have the tendency to forget unpleasant things happened to them in the past. They are totally canceled, completely removed. Or better said, they are pushed deeply into the memory pit, are sent into the gloom, where our mind's eyes can't see them. And so we can't remember them. All this in the attempt to make life more pleasant.
I luoghi solitari, il silenzio vengono spesso poi evitati, perché sono situazioni introspettive che potrebbero permettere alla mente di vedere, o magari intravedere qualcosa di ciò che non si vuole sia visto. Anche il solo percepire che laggiù, in quella zona buia dove non andiamo mai c'è qualcosa crea ansia.
Solitary places, the silence are often avoided, because they are introspective situations which could allow the mind to see, or maybe to glimpse what we don't want being seen. Even just to perceive that over there, in that dark zone where we never go, there is something generates angst.
Nel mio lavoro mi ritrovo spesso solo, in silenzio, portando avanti azioni che non richiedono l'uso della parte cognitiva del nostro cervello, e così questa è libera di vagare, di andare a rimestare nella palude dei miei ricordi. E' come se per me tutto funzionasse al contrario. Se voglio ricordare qualcosa di bello, un momento piacevole del mio passato, devo andare a scavare, faccio fatica a riportarlo alla memoria. I fatti accadutimi che sono spiacevoli, tristi, dolorosi, umilianti, deprimenti invece si presentano da soli. Sfilano in una lunga catena, mescolati in ordine sparso per gravità ed epoca; inarrestabili, ineludibili. E allo stesso modo, se la mia mente comincia a ragionare autonomamente su una qualsiasi questione, sono inevitabilmente quelle che o mi rendono triste o che mi fanno arrabbiare.
On my job I'm often alone, in silence, working on tasks that don't need the use of brain's cognitive part. So this part is free to wander, is free to drag up from the bog of my recollections. It's like if everything would work reverse to me. If I want to remember something beautiful, a pleasant event from my past, I have to dig it up, I struggle to remind it. Insteed, all the cases whic are unpleasant, sad, painful, humiliating, depressive show themselve in their own. They parade in a long chain, mixed in a jumble; unstoppable, inescapable. In the same way, if my mind thinks autonomously on a random issue, they are inevitably those ones which make me sad or which make me angry.
Talvolta mi viene da pensare ci sia qualcosa di rotto, dentro la mia testa, che avrei bisogno dell'aiuto di uno specialista. Mi dico, "Ma perché non vai da uno psichiatra?". Ma poi le voci mi dicono che non importa, che è tutto a posto.
Ehy bambina! Torna presto, mi servi tu. L'insanità mi chiama e solo tu puoi trattenermi.
Sometimes it comes to me that something is broken inside my head, that I would need the help of a specialist. I say to myself, "Why don't you go to a psychiatrist?". But then the voices tel me that it doesn't matter, that everything's ok.
Ehy baby! Come back to me, I need you. Insanity is calling me. And just you can hold me.
Normally people have the tendency to forget unpleasant things happened to them in the past. They are totally canceled, completely removed. Or better said, they are pushed deeply into the memory pit, are sent into the gloom, where our mind's eyes can't see them. And so we can't remember them. All this in the attempt to make life more pleasant.
I luoghi solitari, il silenzio vengono spesso poi evitati, perché sono situazioni introspettive che potrebbero permettere alla mente di vedere, o magari intravedere qualcosa di ciò che non si vuole sia visto. Anche il solo percepire che laggiù, in quella zona buia dove non andiamo mai c'è qualcosa crea ansia.
Solitary places, the silence are often avoided, because they are introspective situations which could allow the mind to see, or maybe to glimpse what we don't want being seen. Even just to perceive that over there, in that dark zone where we never go, there is something generates angst.
Nel mio lavoro mi ritrovo spesso solo, in silenzio, portando avanti azioni che non richiedono l'uso della parte cognitiva del nostro cervello, e così questa è libera di vagare, di andare a rimestare nella palude dei miei ricordi. E' come se per me tutto funzionasse al contrario. Se voglio ricordare qualcosa di bello, un momento piacevole del mio passato, devo andare a scavare, faccio fatica a riportarlo alla memoria. I fatti accadutimi che sono spiacevoli, tristi, dolorosi, umilianti, deprimenti invece si presentano da soli. Sfilano in una lunga catena, mescolati in ordine sparso per gravità ed epoca; inarrestabili, ineludibili. E allo stesso modo, se la mia mente comincia a ragionare autonomamente su una qualsiasi questione, sono inevitabilmente quelle che o mi rendono triste o che mi fanno arrabbiare.
On my job I'm often alone, in silence, working on tasks that don't need the use of brain's cognitive part. So this part is free to wander, is free to drag up from the bog of my recollections. It's like if everything would work reverse to me. If I want to remember something beautiful, a pleasant event from my past, I have to dig it up, I struggle to remind it. Insteed, all the cases whic are unpleasant, sad, painful, humiliating, depressive show themselve in their own. They parade in a long chain, mixed in a jumble; unstoppable, inescapable. In the same way, if my mind thinks autonomously on a random issue, they are inevitably those ones which make me sad or which make me angry.
Talvolta mi viene da pensare ci sia qualcosa di rotto, dentro la mia testa, che avrei bisogno dell'aiuto di uno specialista. Mi dico, "Ma perché non vai da uno psichiatra?". Ma poi le voci mi dicono che non importa, che è tutto a posto.
Ehy bambina! Torna presto, mi servi tu. L'insanità mi chiama e solo tu puoi trattenermi.
Sometimes it comes to me that something is broken inside my head, that I would need the help of a specialist. I say to myself, "Why don't you go to a psychiatrist?". But then the voices tel me that it doesn't matter, that everything's ok.
Ehy baby! Come back to me, I need you. Insanity is calling me. And just you can hold me.
Saturday, 18 January 2014
Thursday, 16 January 2014
The prize of sorrow
We tend to bliss. We crave for it. We struggle through out our lives crying for it. Have you ever had fear of it?
The happy days were sufficient to themselves. I lived them and they were past, forgotten. They left me nothing. But I was well on that time! I should remember them, holding those days like precious pearls. But nothing remains to me. Just few blurred recollections. They were sufficient to themselves.
It's like I spent a long time astray on a boat. The sorrow was a sharp, cruel companion. Always with me. After a long while I saw the shore, the wreckage I was on got me there. And suddenly I realized: I was scared to leave the boat. I was scared to be happy. I was scared to lose my sorrow.
Because in those sorrow I grew my art, because in those sorrow I grew myself. Would I lose myself if I forsake my grief? It's the source of my creativity, my immagination has its origin in it. What will it happen to me if I embrace the bliss?
The happy days were sufficient to themselves. I lived them and they were past, forgotten. They left me nothing. But I was well on that time! I should remember them, holding those days like precious pearls. But nothing remains to me. Just few blurred recollections. They were sufficient to themselves.
It's like I spent a long time astray on a boat. The sorrow was a sharp, cruel companion. Always with me. After a long while I saw the shore, the wreckage I was on got me there. And suddenly I realized: I was scared to leave the boat. I was scared to be happy. I was scared to lose my sorrow.
Because in those sorrow I grew my art, because in those sorrow I grew myself. Would I lose myself if I forsake my grief? It's the source of my creativity, my immagination has its origin in it. What will it happen to me if I embrace the bliss?
Wednesday, 15 January 2014
Per chi cerca lavoro in UK 4
Riporto un' altra discussione da Italiani a Londra, per fornire qualche altro punto di vista a chi fosse interessato a Londra. Inutile dire che mi trovo in piena sintonia con l'ultimo commento. Il primo commento, quello scelto come Miglior Risposta dall'autore del post (perché mai non riesco a capirlo) e che compare giusto alla fine del post, va inserito cronologicamente fra l'ottavo ed il nono commento, entrambi di TheCrow. Tenete sempre a mente il contesto, ovvero ciò che è scritto nel titolo del post, cioè...
Postata da the_sun
02/12/2013 08:29:00
| Vorrei lavorare a Londra, ma ho già un lavoro in Italia...
Buongiorno a tutti, complimenti per il sito.
Vorrei chiedervi un consiglio, sono molto combattuto... Sono un ragazzo di 30 anni, attualmente lavoro presso una ditta italiana, un lavoro stabile, ma con uno stipendio base che non mi permette di fare progetti per il futuro. E' un lavoro molto tranquillo, ma non faccio ciò che vorrei. Prima di questo lavoro ero impegnato nel campo IT (no programmazione) come sistemista di rete/sistema e vorrei continuare a farlo fuori dall'Italia. La mia ragazza è laureata in lettere ma al momento è disoccupata. Qui ho in miei agganci, i miei contatti, che mi permettono di vivere una vita "normale". Ma vogliamo andar via lo stesso perchè siamo sicuri che fuori si possa vivere meglio. Il nostro livello di inglese è medio e abbastanza fluente, andrebbe solo perfezionato (credo che un mese intento basti...) Sono combattuto, perchè dovrei lasciare il mio lavoro stabile (di questi tempi...) per cominciare tutto daccapo. Ma d'altro canto, vorrei evitare di rimanere qui in Italia, con uno stipendio base e senza prospettive di lavoro per la mia donna (l'unico lavoro disponibile è come commessa a 300€ al mese), per non parlare di eventuali default di governo e future "non pensioni". Viviamo ormai in un paese totalmente privo di cultura e meritocrazia.... Attendo vs. consiglio |
Scelta dall'autore della domanda |
The Crow, sai leggere? Non ho detto che tanto qui un lavoro lo trova perché è meglio dell'Italia, ho più volte ribadito che devi avere una preparazione alta in fatto di lingua parlata e di competenze nel tuo settore per trovare un buon lavoro a Londra di questi tempi. Il fatto che qui sia meglio dell'Italia da un punto di vista lavorativo non credo, purtroppo, che sia questionabile, ma non perché l'Inghilterra sia un Paese fantastico, piuttosto perché la situazione in Italia è davvero tragica. Inoltre, personalmente credo che sia più importante la possibilità di immaginarsi un futuro piuttosto che tenersi un lavoro senza però potersi costruire una vita attorno a quel lavoro. Facile per voi parlare e scoraggiare le persone, voi che tanto siete già qua con un lavoro, presumibilmente buono, e non vivete la frustrazione di non poter realizzare i vostri progetti perché vivete in un Paese fermo che non vi dà nulla!
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by silviafab il 11/12/2013 alle 01:02
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Commenti in ordine cronologico - | visualizza in ordine di voto
by FrancyCit il 14/01/2014 alle 10:53 -
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Monday, 13 January 2014
La mia Londra
Penso che qualcuno, soltanto leggendo il titolo, abbia già capito che me ne è successa un'altra. A questo punto è ufficiale, sono un catalizzatore di sfiga, un attrattore di rogna. Statemi lontani che è meglio.
Giovedì un corriere, TNT, passa da casa mia per consegnare un pacco. Nessuno è in casa quindi lasciano la cartolina per avvisare che sono passati ma non mi hanno trovato. Io ho scoperto la cartolina solo sabato mattina perché, molto gentilmente, l'inquilina del piano di sopra, una ragazza madre mussulmana che organizza i burka party per le amiche e non apre al delivery-man del take-away a cui ha ordinato il cibo (spesso non apre neanche alle amiche), l'aveva ficcata fra i cumuli di posta che arrivano per i precedenti inquilini (in genere da agenzie di recupero crediti, bailif ed avvocati). La cartolina in questione non riportava segnato alcun nome e solo un 26 scritto a margine faceva pensare che fosse per questo indirizzo. E poi, 26A o 26B? Beh, la ragazza madre mussulmana l' aveva lasciata lì, probabile non aspettasse nessun pacco, quindi si supponeva fosse per noi. Dato che in queste settimane sono solo a casa non avevo neanche modo di chiedere alla mia compagna se lei aspettasse qualcosa. Io ho ordinato un bel po' di oggetti su Amazon, ma mi sembrava fosse arrivato tutto (ultimo una graphic novel -fa più chic che libro a fumetti- sulla vita di Leonardo da Vinci che è arrivato da New York). Telefono alla TNT, quindi. Mi mettono in linea col primo centralinista, spiego la situazione -ho trovato la cartolina ma non c'è nessun nome come faccio a sapere per chi è?-, fornisco il numero di delivery e cade la linea. Capita. Chiamo di nuovo, rispiego tutto questa volta ad una centralinista, fornisco il numero della delivery. Qual è il tuo nome? Glielo dico. Sì è per te. Viene dall'Italia, dalla ditta Tal dei Tali. Ah, okay. Strano, non aspettavo niente... Te lo rispediamo? Potete passare dopo le 4 del pomeriggio? No. E certo, figuriamoci se qui riescono ad organizzarsi per fare una consegna in una precisa fascia oraria. Cioè, una fascia oraria te la danno: fra le 8am e le 8pm. Lasciamo perdere, vengo a prenderlo io il pacco. Quando? Lunedì sera. Bene, segno tutto. Ricordati di portare un ID con fotografia e una proof of address. Ah, mi sovviene prima di chiudere la chiamata, quanto è grande il pacco? Mah, è circa un chilo. Ah, bene. Riesco a portarlo a casa con la bici. Del resto ho portato questa. Risata della centralinista e chiudo la telefonata interrogandomi su chi possa inviarmi un pacco. Di sicuro non è un orecchio della mia ex- moglie o di mio figlio, perché è chiaro a tutti che anche volendo non avrei modo di pagare un riscatto. Quindi? Boh...
Solo a quel punto mi viene da pensare che la centralinista non mi ha chiesto lo spelling del mio nome. Chi conosce me e la mia compagna sa che abbiamo praticamente lo stesso nome, cambia solo la lettera finale. Chi non ci conosce può provare ad indovinare quale nome sia. Questi impiastri (i native English speakers) non riescono neanche a pronunciare i nostri nomi correttamente, figuriamoci se riescono a notare la differenza della lettera finale. Vabbe', a richiamare mi tocca parlare con un altro operatore, dico a me stesso, e finisce che faccio casino. Che fanno casino. Lunedì sera lo scoprirò.
Controllo appropriatamente il percorso: sono più di quattro miglia attraverso East London, perdersi è un attimo. Oltre al passaporto, alla patente e all'estratto conto della banca, metto nello zaino anche la tessera sanitaria della mia compagna e la council tax bill su cui compaiono entrambi i nomi. Giusto per provare ad avere il pacco ugualmente anche se fosse stato per lei. Quindi parto, col buio ed un temporale che avanzano.
Girare in bici in quest'area, dominata da guidatori appartenenti a quelle razze che una volta veniva definite "inferiori" (non sono più così sicuro che fosse a torto, anche se continuo a ripetermi che a Londra deve venirne solo la feccia e quelli intelligenti vanno da qualche altra parte) non è né semplice né sicuro. Già le strade fanno invidia alla più schifosa e malandata delle strade italiane, con buche, avvallamenti perennemente allagati (ho trovato una pozzanghera di due metri pure su una strada in salita, una volta), fessure, crepe e rigonfiamenti spesso di origine sconosciuta. Poi la segnaletica è penosa e assurda: pensate che in un tratto del percorso ho trovato una pista ciclabile costituita da una serie di disegni di una bicicletta applicati, ben distanziati fra loro, sulla strada a fianco della fila delle auto parcheggiate. Non si sono neanche presi la briga di mettere la linea tratteggiata per definirne la larghezza. Ma fa chilometraggio e così Boris può dire che ha fatto le piste ciclabili. Mmmh, ricorda l'Italia...
A quanto detto sopra aggiungete i comportamenti non da incivili ma da selvaggi della popolazione indigena di questa zona depressa di Londra. Auto parcheggiate sulla bus lane, furgoni fermi sulla pista ciclabile, una Jaguar che quasi mi investe su una rotatoria per la fretta di inserirvisi, un'altra auto che riparte ad uno stop troppo presto e quasi mi colpisce di lato e per giunta mi strombazza mentre io mando il guidatore allegramente a farsi fottere, due negretti che dovendo attraversare in una zona buia (già sono neri e in più si vestono di scuro) lo fanno dove non c'è un attraversamento pedonale (la media è di un attraversamento pedonale ogni 50 metri) e sostano sulla bus lane in attesa che passino le auto, per decidere di tornare indietro proprio mentre mi sto infilando fra loro e il marciapiede. Ovviamente non mi avevano visto arrivare, e la comparsa improvvisa di una bici nel loro campo visivo ne ha fatto schizzare uno verso il marciapiede e uno verso il centro della strada per poi tornare a riunirsi esattamente sulla mia traiettoria. Ma di queste cose ne avevo già raccontato qui e qui, per chi avesse voglia di andarsele a rileggere.
Comunque, ne sto scrivendo, quindi significa che sono riuscito a tornare a casa. Col pacco? No, senza pacco. Ma non per il motivo che pensate voi. Ma andiamo per ordine. Riesco a trovare il deposito della TNT senza troppe difficoltà e mi reco all'ingresso, una guardiola di discrete dimensioni che da sulla strada e davanti a cui si deve passare per arrivare alle sbarre. Sono venuto per ritirare un pacco, dico. Il nero dietro la finestra, che ha aperto solo di dieci centimetri, è impegnato in una conversazione telefonica, come gli auricolari conficcati nelle sue orecchie pelose mi fanno capire. Ovviamente interromperla non si può. Number! mi fa. E va bene, eccoti il numero. E gli passo la cartolina. Richiude la finestra e chiama il magazzino (suppongo) usando il telefono interno e senza rimuovere gli auricolari dalle orecchie pelose. Avrà portato avanti le due conversazioni contemporaneamente? Dopo un minuto riapre la finestra e mi dice: Il pacco è stato lasciato al numero 24. Come?! Ma ho telefonato sabato e fissato per venire a ritirarlo io... Stai al 26 di Dorset Road? Sì. Il tuo vicino ha firmato per te. Ma perché non sono stato avvisato? Si stringe nelle spalle e richiude la finestra. Non ti sputo perché se no ti profumo.
Ed eccomi quindi sulla via del ritorno. Arrivo a casa senza incidenti, anche se ci sono andato vicino, e suono alla porta del mio vicino. Mi apre un ragazzetto segaligno a cui mi presento. Lui mi da il pacco e gli chiedo quando lo avessero portato. Stamani, mi dice. Ok, grazie.
Nella maggior parte delle ditte per cui ho lavorato i miei colleghi si lamentavano per la mancanza di comunicazione, così forte al punto da sconfinare nel ridicolo. A quanto pare è molto comune. Tra parentesi, nessuna nuova cartolina è stata lasciata a casa mia, per comunicarmi che il pacco era stato lasciato al mio vicino. Dedico alla TNT, quindi, questa scultura che sta per essere installata nel Parco Olimpico.
Se non sapete cosa il V sign significa leggete qui.
PS una nota positiva c'è stata: ha cominciato a piovere solo dopo che sono rientrato a casa.
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