Il Demone aveva fame. Nutrito per secoli con le
anime e il sangue delle torme di popolazioni straniere, schiavi e servi fatti
giungere da oltre il mare, non era mai sazio. Annidato nelle profondità della
Metropoli, sistema vitale della Metropoli stessa, la sua fame era la fame della
città. I suoi Signori, celati in ombrosi uffici o luminose dimore sui colli,
percepivano la brama del demone e la temevano. Era cresciuto troppo durante i
secoli trascorsi dalla fondazione della Metropoli, e continuava a crescere.
Alcuni temevano che drenasse ogni fluido vitale della nazione, altri
semplicemente ridevano delle loro paure, ormai totalmente asserviti ai desideri
del Demone.
La Metropoli, coi suoi milioni di servi ignari d’
esserlo, viveva i suoi giorni senza pensare che il suo destino si annidava
sotto di lei in forma di una creatura demente, pronto a condannarla, a perderla
nella follia e nell’ ira. Ma i Signori vedevano chiaramente le tensioni
crescenti, i punti dove il tessuto sociale andava logorandosi a causa della
fame insaziabile del Demone. I commerci continuavano, opere d’ arte e della
tecnica venivano create ogni giorno, i giovani di altre nazioni attraversavano
il mare per studiare nelle sue scuole. Ma nuove nazioni e vecchie potenze
nemiche alzavano il capo nelle nebbie di terre lontane, i mercanti tornavano
carichi di frutti privi di sapore e di cibi che non saziavano, le opere degli
artisti si ripetevano uguali e presto venivano dimenticate.
Ma il Demone doveva continuare ad essere nutrito.
Era inevitabile. Nutrire il Demone significava continuare a far vivere la
Metropoli, affamare il Demone per ridurlo all’ impotenza ne avrebbe comportato
la morte. Attraverso l’entropia veniva data nuova vita ad una città che
altrimenti sarebbe languita fino a spengersi. Le bandiere vennero chiamate, gli
uomini vennero adunati: i Signori
pianificavano una nuova guerra. Ma la nazione era in declino, dell’antico
impero restavano poche tracce, la presa sulle antiche colonie, sebbene letale,
era incerta. L’inventiva e il genio languivano fra la popolazione locale e
sempre più stranieri salivano nella scala sociale e questo minava il potere dei
Signori.
La lotta ebbe inizio. Il popolo venne indotto a
sacrificare la sua vita al Demone: spirito, carne e sangue. Il Demone doveva
essere nutrito, innanzitutto, perché la sua forza era la forza della nazione,
era la forza dei Signori. Era una guerra infida e non dichiarata, volta ad
indebolire i vicini, a ristabilire il possesso sulle fonti di ricchezza
oltremare e rubarne di nuove. Le debolezze interne furono addossate alle classi
straniere più povere, a coloro che si ritenevano sacrificabili. Le ricchezze vennero
indirizzate negli sforzi bellici, a sostenere le armate inviate in terra straniera,
a rinforzare i meccanismi di potere. E mentre le condizioni del popolo
peggioravano il Demone cresceva. La sua forza cresceva di pari passo con la sua
fame. Nuove ricchezze fluivano a tratti per un temporaneo rigermogliare della
nazione. Ma i beneficiari erano sempre meno, volta dopo volta, via via che la
parte destinata al Demone diveniva sempre più grande. La vera lotta era
supportare la crescita del Demone.
E nelle strade sopra la dimora del Demone la gente
camminava ignara. Viveva la sua vita in modo sempre più ripetitivo, amava ogni
giorno di meno, ascoltando gli inviti alla bramosia e all’ odio. Perdeva ogni
giorno qualcosa di sé ma non se ne rendeva conto. La memoria del passato e
delle tradizioni si fecero confuse. La curiosità e l’interesse per ciò che non
era quotidianità si assopirono, in molti persero la capacità di provarle.
Piaceri edonistici furono elevati a dogma per riempire il vuoto delle loro
vite. Molti non erano più vivi, ma non lo comprendevano. L’odio e lo scontento
fermentavano nei cuori che più non palpitavano, il gusto per i piaceri della
vita era stato sacrificato alla necessità di sostenere lo sforzo bellico.
Quando la rabbia esplodeva fra coloro che più erano miserabili, essa veniva
spenta con metodi ben peggiori che lo spargimento di sangue: si uccideva lo
spirito, lo si strappava dalle carni e vi si impiantava il disinteresse per
tutto e tutti. La Metropoli andava affollandosi di estranei, di persone fredde,
disinteressate al bene altrui. Alle masse era stato tolto tutto: la dignità, la
gioia di vivere, la capacità di apprezzare le cose belle e di credere in
qualcosa di superiore. In cambio era stata data loro la convinzione di essere degli
eletti: il sacrificio per la nazione, il sacrificio al Demone, erano diventate
la loro impronunciata religione.
Dopo aver ucciso gli Spiriti della terra i Signori
si preparavano ad uccidere la terra stessa per strapparle le sue ricchezza e
darle in pasto al Demone. Ed il Demone, giacendo nell’oscurità dei sotterranei
della Metropoli, rideva, emettendo gorgoglii dementi.
No comments:
Post a Comment