Vi siete mai soffermati a riflettere sul tempo? Come diceva DeAndrè, non è il tempo che passa, lui sta fermo. Piuttosto siamo noi che ce ne andiamo. Ce ne andiamo in giro consumando questa cosa, il tempo, che non esiste in fin dei conti. E' solo un assioma o addirittura un postulato che noi abbiamo stabilito esistere, e lo abbiamo definito, così da poterlo misurare. A noi, soprattutto a noi maschietti, piace tanto misurare.
Che qualcosa che non esiste ma che esiste perché noi abbiamo deciso che esiste sia pieno di paradossi non deve quindi apparire strano. Per capire, pensate di prendere un aereo per andare in America, a 5 ore di fuso orario di distanza. Solo 5 ore di fuso orario ma il vostro volo ne impiegherà 10 per arrivare. Eppure arriverete là solo 5 ore d'orologio dopo l'ora del decollo. Poi tornate indietro, tornate a casa, e il vostro aereo volerà per 8 ore invece di 10, ma attererete più di 12 ore dopo l'orario del decollo.
Il paradosso più famoso è quello de Il giro del mondo in 80 giorni, dove il Signor Fogg, partito da Londra per scommessa, compie sì il giro del globo impiegando 80 giorni (e un poco di più, a dire il vero) ma arriva comunque il giorno precedente alla data stabilita. Ovvero, parte il 2 ottobre, ma sebbene viaggi per 80 giorni, non ritorna a Londra il 21 dicembre ma addirittura il 20.
" Passepartout scopre con grandissima sorpresa che avevano sbagliato i calcoli sulle date: credevano fosse domenica 22 dicembre, mentre in realtà era ancora sabato 21 poiché, viaggiando sempre verso oriente, avevano spostato le lancette dell'orologio un'ora in avanti per ogni fuso orario attraversato, finendo in questo modo per "guadagnare" un intero giorno al termine del loro viaggio intorno al globo."
Come poi ciò sia possibile viaggiando verso est come fa Fogg nel romanzo, quindi andando incontro al giorno successivo, non lo riesco proprio a capire. A logica dovrebbe essere il contrario, cioè ci si dovrebbe muovere verso ovest per ottenere tale effetto, ma in tal caso non sarebbe un paradosso. A meno che non sia un errore del beneamato Jules Verne.
Ma senza andare a "ravanare" nella fantascienza, più o meno fantascientifica che sia, senza disturbare l'esimio professor Einstein e tutti i suoi epigoni e le loro ipotetiche navi spaziali che viaggiano a velocità superiore a quella della luce, ho a portata di mano uno dei tanti paradossi temporali del mondo in cui viviamo.Qualcuno fra chi di voi risiede o ha risieduto a Londra, avrà notato come i tempi di percorrenza usando i trasporti pubblici siano praticamente identici indipendentemente da quale sia la vostra destinazione. Che prendiate la tube per andare in centro o per raggiungere il capo opposto di Londra, il tempo di percorrenza è sempre lo stesso. Quando vivevo a Leyton, che scendessi a Victoria o arrivassi fino a Brixton, era sempre un'ora. Se partite da Woolwich Arsenal impiegherete sempre quaranta minuti ovunque voi andiate.
Questa regola cambia nei weekend, quando la metropolitana londinese è affetta dai neverending engineering works, i lavori di manutenzione. Del resto le varie linee si portano sul groppone molti anni di servizio, la prima essendo stata inaugurata il 10 gennaio 1863, seguita da altre fra il 1868 e il 1907, e le manutenzioni vanno fatte. Quindi o durante i weekend o durante i weekdays, quando ad usarla sono molti milioni invece di pochi milioni. Quello che è paradossale (visto che siamo in tema) è che siano proprio le linee di più recente costruzione quelle a necessitare più manutenzione, come l'ultimo tratto dell'Overground, aperto appena lo scorso anno e che viene chiuso quasi regolarmente ogni weekend. Per permettere questi lavori, alcuni tratti, più o meno lunghi, e talvolta addirittura intere linee, vengono chiuse dal venerdì notte fino al lunedì mattina. In questi casi viene attivato l' infausto train replacement bus service. Per carità, è capillare e c'è personale di supporto a terra a quasi ogni fermata per fornire tutte le informazioni possibili e sempre con la tipica gentilezza britannica (qualcosa che in Italia chi sta al pubblico dovrebbe imparare), ma può capitare che l'autista del bus che prendi sia per la prima volta di servizio al replacement...
Allora, andiamo avanti e spieghiamo quale sia la connessione fra i paradossi temporali e il replacement service. Quest mattina sveglia alle 4 in punto: dovevamo andare ad Heathrow, la mia compagna per imbarcarsi per gli Stati Uniti per questioni di lavoro, io semplicemente per accompagnarla. Siamo usciti di casa poco dopo le 5, per prendere un autobus alle 5:21 che ci ha portato a Canning Town; qui abbiamo preso la Jubilee line con cui siamo andati fino a Green Park, dove abbiamo cambiato per la Piccadilly line che ci ha portati fin dentro l'aeroporto di Heathrow entro le 7:15. Insomma, casa-aeroporto 2 ore e spiccioli. Percorso un po' tortuoso per colpa degli engineering works e anche per l'orario (a quell'ora di mattina solo poche linee sono già funzinanti). Al ritorno, pensavo io, sarebbe stato più semplice: Piccadilly da Heathrow, su cui son salito poco dopo le 8, quindi District line a South Kensington che mi avrebbe portato diretto nel cuore del Londonistan, ovvero la stazione di Upton Park, dieci minuti a piedi da casa mia. Illuso. Gli engineering works hanno colpito ancora bloccandomi ad Aldgate East: la District line non andava oltre. Ma c'era, ovviamente, il train replacement bus service. L'infausto replacement service. Il personale di terra mi ha spiegato dove prenderlo e alla fermata una gentilissima signora inglese (dall'accento comprensibile!) mi ha avvisato quando il mio bus è arrivato. In teoria ero a posto, così mi sono seduto al piano superiore tranquillo. Se nonché, ad un certo punto, vedendo che stavamo attraversando Hackney, mi è sembrato che stessimo andando nella direzione sbagliata. Andavamo verso nord invece che verso est. Quindi sono sceso ed ho approcciato l'autista.
-Excuse me-, ho detto. -Do you call to Upton Park?
-Yes, I'm trying to get there.
Cosa?! Stai provando ad andare là? You didn't reassure me! Insomma, ci eravamo persi. L'autista era la prima volta che lavorava al replacement service e non conosceva le strade della zona. Eh, direte voi, capitano sempre a te. Non è che te le vai a cercare? Che devo dirvi? Non mi pare...
Abbiamo girato un po', ci siamo fermati un paio di volte per cercare la giusta strada, abbiamo sbrecciato un paio di marciapiedi in passaggi non fatti certo per i double deck buses e avuto un diverbio con un automobilista piazzatosi in un punto che non permetteva al bus di svoltare e che non voleva intendere che era lui il problema. Non mi sento neanche di farne una colpa all'autista del bus, il sistema viario di Londra è pura follia. It's pure madness, mate! Believe me. Se non lo conosci neanche il sat-nav ti salva. Ma ve ne parlerò in un altro post. Infine, grazie ad un'altra gentile signora inglese (anche questa con un comprensibilissimo accento - ma dove vi siete nascosti, voi inglesi che sapete parlare inglese! perché devo lavorare solo con gente che ha le zolle in bocca?) che era un membro dello staff fuori servizio, l'autista è tornato sulla retta via e ci ha portati a destinazione. Ci è scappata pure una chiacchierata con la signora, riguardo questo blog (lo leggerà come ha promesso?) e la possibilità di imparare l'italiano, la cui sua conoscenza arriva fino alla parola gelato (pronunziata correttamente, devo dire). Che poi, in realtà, in inglese si usano molte parole italiane, come vista, via, di per sé, viceversa, etcetera, affresco, e molte altre. Solo che non lo sanno e le pronunciano in modo strano, all'inglese.
Per concludere, arrivo a casa verso le 10. Meno di 2 ore, nonostante il bus avesse vagato per Hackney. Pressoché lo stesso tempo impiegato all'andata. Il doppio di un giorno normale, a causa dell'uso dei bus, ma pure usando percorsi diversi ed avendo avuto peripezie diverse all'andata e al ritorno, i tempi di percorrenza sono stati gli stessi.
Weird.
Che qualcosa che non esiste ma che esiste perché noi abbiamo deciso che esiste sia pieno di paradossi non deve quindi apparire strano. Per capire, pensate di prendere un aereo per andare in America, a 5 ore di fuso orario di distanza. Solo 5 ore di fuso orario ma il vostro volo ne impiegherà 10 per arrivare. Eppure arriverete là solo 5 ore d'orologio dopo l'ora del decollo. Poi tornate indietro, tornate a casa, e il vostro aereo volerà per 8 ore invece di 10, ma attererete più di 12 ore dopo l'orario del decollo.
Il paradosso più famoso è quello de Il giro del mondo in 80 giorni, dove il Signor Fogg, partito da Londra per scommessa, compie sì il giro del globo impiegando 80 giorni (e un poco di più, a dire il vero) ma arriva comunque il giorno precedente alla data stabilita. Ovvero, parte il 2 ottobre, ma sebbene viaggi per 80 giorni, non ritorna a Londra il 21 dicembre ma addirittura il 20.
" Passepartout scopre con grandissima sorpresa che avevano sbagliato i calcoli sulle date: credevano fosse domenica 22 dicembre, mentre in realtà era ancora sabato 21 poiché, viaggiando sempre verso oriente, avevano spostato le lancette dell'orologio un'ora in avanti per ogni fuso orario attraversato, finendo in questo modo per "guadagnare" un intero giorno al termine del loro viaggio intorno al globo."
Come poi ciò sia possibile viaggiando verso est come fa Fogg nel romanzo, quindi andando incontro al giorno successivo, non lo riesco proprio a capire. A logica dovrebbe essere il contrario, cioè ci si dovrebbe muovere verso ovest per ottenere tale effetto, ma in tal caso non sarebbe un paradosso. A meno che non sia un errore del beneamato Jules Verne.
Ma senza andare a "ravanare" nella fantascienza, più o meno fantascientifica che sia, senza disturbare l'esimio professor Einstein e tutti i suoi epigoni e le loro ipotetiche navi spaziali che viaggiano a velocità superiore a quella della luce, ho a portata di mano uno dei tanti paradossi temporali del mondo in cui viviamo.Qualcuno fra chi di voi risiede o ha risieduto a Londra, avrà notato come i tempi di percorrenza usando i trasporti pubblici siano praticamente identici indipendentemente da quale sia la vostra destinazione. Che prendiate la tube per andare in centro o per raggiungere il capo opposto di Londra, il tempo di percorrenza è sempre lo stesso. Quando vivevo a Leyton, che scendessi a Victoria o arrivassi fino a Brixton, era sempre un'ora. Se partite da Woolwich Arsenal impiegherete sempre quaranta minuti ovunque voi andiate.
Questa regola cambia nei weekend, quando la metropolitana londinese è affetta dai neverending engineering works, i lavori di manutenzione. Del resto le varie linee si portano sul groppone molti anni di servizio, la prima essendo stata inaugurata il 10 gennaio 1863, seguita da altre fra il 1868 e il 1907, e le manutenzioni vanno fatte. Quindi o durante i weekend o durante i weekdays, quando ad usarla sono molti milioni invece di pochi milioni. Quello che è paradossale (visto che siamo in tema) è che siano proprio le linee di più recente costruzione quelle a necessitare più manutenzione, come l'ultimo tratto dell'Overground, aperto appena lo scorso anno e che viene chiuso quasi regolarmente ogni weekend. Per permettere questi lavori, alcuni tratti, più o meno lunghi, e talvolta addirittura intere linee, vengono chiuse dal venerdì notte fino al lunedì mattina. In questi casi viene attivato l' infausto train replacement bus service. Per carità, è capillare e c'è personale di supporto a terra a quasi ogni fermata per fornire tutte le informazioni possibili e sempre con la tipica gentilezza britannica (qualcosa che in Italia chi sta al pubblico dovrebbe imparare), ma può capitare che l'autista del bus che prendi sia per la prima volta di servizio al replacement...
Allora, andiamo avanti e spieghiamo quale sia la connessione fra i paradossi temporali e il replacement service. Quest mattina sveglia alle 4 in punto: dovevamo andare ad Heathrow, la mia compagna per imbarcarsi per gli Stati Uniti per questioni di lavoro, io semplicemente per accompagnarla. Siamo usciti di casa poco dopo le 5, per prendere un autobus alle 5:21 che ci ha portato a Canning Town; qui abbiamo preso la Jubilee line con cui siamo andati fino a Green Park, dove abbiamo cambiato per la Piccadilly line che ci ha portati fin dentro l'aeroporto di Heathrow entro le 7:15. Insomma, casa-aeroporto 2 ore e spiccioli. Percorso un po' tortuoso per colpa degli engineering works e anche per l'orario (a quell'ora di mattina solo poche linee sono già funzinanti). Al ritorno, pensavo io, sarebbe stato più semplice: Piccadilly da Heathrow, su cui son salito poco dopo le 8, quindi District line a South Kensington che mi avrebbe portato diretto nel cuore del Londonistan, ovvero la stazione di Upton Park, dieci minuti a piedi da casa mia. Illuso. Gli engineering works hanno colpito ancora bloccandomi ad Aldgate East: la District line non andava oltre. Ma c'era, ovviamente, il train replacement bus service. L'infausto replacement service. Il personale di terra mi ha spiegato dove prenderlo e alla fermata una gentilissima signora inglese (dall'accento comprensibile!) mi ha avvisato quando il mio bus è arrivato. In teoria ero a posto, così mi sono seduto al piano superiore tranquillo. Se nonché, ad un certo punto, vedendo che stavamo attraversando Hackney, mi è sembrato che stessimo andando nella direzione sbagliata. Andavamo verso nord invece che verso est. Quindi sono sceso ed ho approcciato l'autista.
-Excuse me-, ho detto. -Do you call to Upton Park?
-Yes, I'm trying to get there.
Cosa?! Stai provando ad andare là? You didn't reassure me! Insomma, ci eravamo persi. L'autista era la prima volta che lavorava al replacement service e non conosceva le strade della zona. Eh, direte voi, capitano sempre a te. Non è che te le vai a cercare? Che devo dirvi? Non mi pare...
Abbiamo girato un po', ci siamo fermati un paio di volte per cercare la giusta strada, abbiamo sbrecciato un paio di marciapiedi in passaggi non fatti certo per i double deck buses e avuto un diverbio con un automobilista piazzatosi in un punto che non permetteva al bus di svoltare e che non voleva intendere che era lui il problema. Non mi sento neanche di farne una colpa all'autista del bus, il sistema viario di Londra è pura follia. It's pure madness, mate! Believe me. Se non lo conosci neanche il sat-nav ti salva. Ma ve ne parlerò in un altro post. Infine, grazie ad un'altra gentile signora inglese (anche questa con un comprensibilissimo accento - ma dove vi siete nascosti, voi inglesi che sapete parlare inglese! perché devo lavorare solo con gente che ha le zolle in bocca?) che era un membro dello staff fuori servizio, l'autista è tornato sulla retta via e ci ha portati a destinazione. Ci è scappata pure una chiacchierata con la signora, riguardo questo blog (lo leggerà come ha promesso?) e la possibilità di imparare l'italiano, la cui sua conoscenza arriva fino alla parola gelato (pronunziata correttamente, devo dire). Che poi, in realtà, in inglese si usano molte parole italiane, come vista, via, di per sé, viceversa, etcetera, affresco, e molte altre. Solo che non lo sanno e le pronunciano in modo strano, all'inglese.
Per concludere, arrivo a casa verso le 10. Meno di 2 ore, nonostante il bus avesse vagato per Hackney. Pressoché lo stesso tempo impiegato all'andata. Il doppio di un giorno normale, a causa dell'uso dei bus, ma pure usando percorsi diversi ed avendo avuto peripezie diverse all'andata e al ritorno, i tempi di percorrenza sono stati gli stessi.
Weird.
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