I miei pellegrinaggi ciclistici si sono ampliati. Ho raggiunto la City, Central London, come avete già potuto leggere qui, e questo ha ampliato le mie esperienze. Prima reputavo il pedone di East London quanto di peggio un ciclista potesse incontrare sulla sua strada, e questo in conseguenza delle esperienze raccontate qui e qui, ma dopo pochi giorni in cui mi sono recato a lavoro in bici in Central London... ebbene ho dovuto ricredermi: c'è di peggio. I colletti bianchi impiegati nella City, mescolati ai turisti, sono di gran lunga peggiori degli abitanti di East London.
A East London la gente può avere una scusa, una scusa che in genere si legge sulle loro facce ebeti o inebetite: cresciuti in culture in cui il rispetto per diritti e doveri è qualcosa di sconosciuto (e in mezzo alle culture indo-pakistrane e afro-carrambiche ci metto pure la società occidentale odierna), storditi dai fumi della marjuana che dall'odore persistente in vaste aree si pensa venga bruciata in falò e non in canne, tarati geneticamente da generazioni di accoppiamenti fra consanguinei, storditi dal troppo focalizzarsi sul lavoro soltanto o dal vivere senza mai lavorare del tutto, ignoranti più delle capre, non ti aspetti da questo strato sociale indugiante sul confine della sub-umanità e composto di benefit people e immigrati che riescano a capire come ci si comporta per strada, o che, capendolo, decidano di rispettarne le regole. Ma quando ti trovi davanti persone in giacca e cravatta o tailleur costosi, con lo sguardo vivo e intelligente (?), che sono chiaramente andate all'università (pure rimanendo ignoranti come capre), ti aspetteresti un comportamento differente. 'Sto par di palle!
I colletti bianchi e le giarrettiere nere che lavorano nella City, ma di sicuro anche quelli di Liverpool Street e Canary Wharf, stanchi di stare in un luogo che deve intimamente disturbarli (a meno che non siano carogne a cui piace turlupinare il prossimo) e ansiosi di prendere la prima metrò disponibile (poco importa che la successiva sia 2 minuti più tardi) sciamano fuori dai palazzi di uffici come formiche che vanno alla guerra: invadono i marciapiedi, camminano sulle piste ciclabili, ingolfano gli attraversamenti pedonali. Ed ovviamente attraversano col rosso o dove l'attraversamento non c'è proprio: in genere a metà fra due semafori pedonali distanti sì e no 50 metri l'uno dall'altro. Ma loro non sono come i londinesi orientali, che non guardano perché non ci pensano e anche se guardano non vedono. Colletti bianchi e giarrettiere nere guardano per bene da ambo le direzioni, prima di attraversare la strada, perché non sia mai che il loro costoso vestito venga sciupato da un cab che gli passa sopra. Guardano e ti vedono, a te che arrivi in bicicletta, i due neuroni in croce che possiedono riescono ad elaborare i dati e dire loro che se tu, ciclista, gli vai addosso ti fai male pure tu, e che quindi frenerai o li eviterai. E così si buttano in mezzo alla strada, in branchi, perché sono come quegli animali che se uno solo si muove tutti gli altri lo seguono. I turisti li seguono o recedono, poco importa: loro vedono solo i monumenti o la stazione dell'Underground da raggiungere e si comportano come se la città fosse lì soltanto per loro e nessuno ci vivesse da vero.
E che puoi fare, a questo punto? Io mi alzo sui pedali e, al grido di "Vi odio tutti!", spingo al massimo per piombare nel gruppo di bestie sbarbate e depilate alla massima velocità possibile.
Ovviamente il karma, poi, mi punisce, facendomi finire dietro il furgoncino dagli iniettori più sporchi di Londra, che mi fa respirare uno smog nero ed oleoso. Ma per me il karma può andarsene a fare in culo.
PS Vi state chiedendo cosa c'entri la foto in apertura di questo post col tema trattato? Niente. Ho googlato "fucking pedestrians" in cerca di un'immagine adatta e, non trovandone nessuna che mi soddisfacesse, ho ripiegato sulla tipa ubriaca. Magari dal lunedì al venerdì è una giarrettiera nera della City.
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