Le ombre delle nuvole corrono veloci sulle facciate in vetro dei palazzi intorno a me, mentre siedo quassu' ad affilare i miei pensieri. Il calore del sole va e viene sulla mia schiena, ripetendo l'alternarsi dei miei umori. Il frastuono della citta' sale in un rombo continuo dalle sue strade su su fino al tetto dove mi trovo, amalgamandosi con le mie idee confuse. E' in questo mescolarsi continuo di piacere e fastidio che realizzi che quando la tua educazione e le tue convinzioni ti rendono incapace di concepire che una relazione possa finire non e' possibile scrivere la parola fine. E cosi' ti ritrovi a fronteggiare questa sensazione di vuoto, ma non hai idea di come fare. Passi il tempo a cercare violentemente dentro di te una spiegazione che abbia un senso, ma cosi' facendo peggiori soltanto la situazione. Come se fossero ciottoli fra le tue dita, ti rigiri nella mente le accuse che ti sono state fatte e le promesse che ti hanno chiesto di pronunciare: accuse che non sai piu' se sono veritiere e promesse che sai di non avere mantenuto. Pensi alla malattia con cui hai giustificato chi ti ha trattato male, e pensi al dolore patito da chi ti amava ma non aveva possibilita' di capire cosa fosse a muoverti dal profondo. E ti chiedi quale sia la differenza fra una donna che ti ha amato con tutta se stessa, per poi perdersi e buttarti, dopo averti accartocciato come tu fossi un pezzo di scarta tutto scritto, e quella donna che ha avuto paura di amarti veramente e che prima di andarsene si e' assicurata che tu avessi tutto cio' che ti serviva, un po' come si ripiega accuratamente un vestito prima di posarlo sul bordo del letto e lasciare casa. In entrambi i casi il risultato e' stato lo stesso: sei rimasto solo a venire a patti con la consapevolezza che avresti dovuto dare di piu' e che ormai e' troppo tardi per farlo. Ma dentro di te sai che e' di nessuna rilevanza l'aver dato tutto cio' che potevi dare, perche' non lo sapevi ma non c'era nessuna speranza che potesse essere sufficiente. E questo ti porta a domandarti se, piuttosto che rimetterti in gioco una volta ancora ed imparare a dare di piu', ammesso che cio' sia possibile, non sia forse il caso di sopprimere i tuoi istinti, cambiare le tue necessita' ed ignorare i tuoi desideri. Ti chiedi se non sia meglio smettere di dare alcunche' a chi non puo' garantirti che sapra' farselo bastare. Perche', amore mio, io posso darti tutta la luce del mondo, ma dopo non avro' piu' occhi per ammirare la tua bellezza.
The clouds' shadows run fast on the glass facade of the buildings around me, while I seat up here sharpening my thoughts. The sun's heat comes and goes on my back, imitating the alternate of my moods. The city's din rise up in a continuous rumble from its streets to the roof where I am, blending with my confused thoughts. It's in this continuous mixing of pleasure and annoyance that you realize that, when your education and your believes don't let you to conceive that a relationship can finish, you can't write the word end. So you find yourself to face this feeling of void and you don't know how to do it. You spend your time ransacking inside yourself in search of an explanation which makes sense, but in this way you make it even worse. Like they are cobbles in your hands, you turn around and around again in your mind all the accusations you have received and the promises were asked you to utter: you don't know any more if those accusations are rightful, but you know that you didn't kept those promises. You think about the illness you used to justify who treated you bad, and you think to the sorrow that who loved you suffered because had no chance to understand what was driving you from inside. And you wonder where is the difference between a woman who loved you with all herself but then got lost and threw you away, crumpling you up like a paper sheet already written all over, and that woman who feared to love you deeply but made sure, before walking out of your life, that you had all you need, a bit like folding a dress up and laying it at the edge of the bed before leaving home. In both cases the result was the same: you were alone to come to terms with the awareness that you had to give more but it's too late now. In the heart of your heart you know that's of no importance if you have given all that you could, because you didn't know it but there was no chance that all that you could give would have sufficed. And than you start thinking that, instead of taking the challenge up once more, maybe is better to restrain your instincts, change your necessities and ignore your desires. Because maybe is better don't give anything if the person you will give it cannot guarantee that she will be able to be satisfied with that. For, my love, I can give you all the light of this world, but then I will have no eyes to admire your beauty.
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