Wednesday, 10 December 2014

Metropoli Farneticante 4

 Iliana camminava per le vie della Metropoli. Le luci della festa e quelle dei negozi aggredivano i suoi occhi, le voci della folla e le sirene delle ambulanze aggredivano il suo udito. La sua mente vacillava, stanca. Eppure ho dormito... Non sapeva piu' se era in un sogno o se era sveglia. La fiumana di gente intorno a lei rideva, urlava, gioiva, scherzava... ma i loro volti erano solo maschere bianche e inespressive ai suoi occhi. Vuoti, vuoti... siete tutti vuoti! Voleva gridarlo, ma sapeva che sarebbe stata presa per pazza. L'avrebbero portata via, non avrebbe rivisto piu' i suoi bambini.
Si fermo' a guardare dentro una vetrina. Non vedeva niente. La stanchezza la rodeva dentro: non una stanchezza fisica, non stanchezza del corpo. Una debolezza che non la lasciava mai, come se qualcosa succhiasse le sue forze, cosi' come una sanguisuga succhia sangue. Nel vetro del negozio le luci si riflettevano sfocate, i riflessi dei volti alle sue spalle passavano sgranati e veloci. Doveva andare a casa, farsi una doccia per togliersi di dosso l'odore di un' umanita' poco pulita, l'odore del suo supervisore che ad ogni occasione le si strusciava addosso. Mangiare qualcosa... cosa? Devo fermarmi a comprare del cibo... Mettere a letto i bambini, dormire. La notte sarebbe passata veloce come un respiro, nessun profumo da trattenere nei suoi polmoni, solo odori vagamente nauseanti. Poi in piedi di nuovo, prima dell'alba, nel freddo, per andare a lavoro in una citta' che tossiva, tirava su col naso, strisciava i piedi.
Cosa c'era in quella vetrina? Perche' mi sono fermata a guardare? Un volto era riflesso nel vetro, occhi grandi e sgranati, pieni di una lucida follia, la bocca volgare aperta in una risata oscena a mostrare denti appuntiti. Spaventata, Iliana si volto' di scatto. Nessuno le stava alle spalle, solo la folla che passava indifferente. Torno' a guardare la vetrina, e quello sguardo maligno era li' che la fissava. Con un brivido parti' quasi di corsa verso la stazione, fra spintoni, indifferenza, solitudine, alienazione.
Il vagone del treno era freddo, sebbene stipato di uomini e donne di tante razze diverse che ne consumavano l'ossigeno. Rattrappita nel sedile di fondo Iliana rabbrividi', scossa da cosa neanche lo sapeva. Gli altri viaggiatori erano anonimi, isolati e incomprensibili, circondati da muri invisibili e prigionieri di se' stessi. Il rumore del treno, il grido dell'aria compressa fra le carrozze lanciate ad alta velocita' e la volta del tunnel erano un nuovo attacco alle sue riserve fisiche gia' misere. E mescolato a tutti gli altri rumori, cosi' vaga e frammentata che doveva essere solo frutto di immaginazione, una risata. Un cacchinno selvaggio, demente, osceno. “Chi sei? Cosa vuoi?” ripeteva Iliana sottovoce. Nessuno poteva sentirla, nel rumore del viaggio. Qualcuno fissava le sue labbra che si muovevano incessantemente. Sei pazza, dicevano gli occhi di quelle persone. Non voglio avere niente a che fare con te, dicevano gli occhi di quegli estranei. La risata continuava a risuonare nel fondo delle sue orecchie.
Poi un breve tragitto a piedi dalla stazione a casa, passando davanti ad un muro coperto da un graffito: Mangia. Dormi. Lavora. Ripeti. Strade sporche, vento gelido e umido, alberi deturpati, ubriachi e sguardi cattivi come solo gli uomini sanno essere cattivi quando sono di fronte ad una donna. Un poco di felicita' stanca al rientro a casa, una casa priva di tepore, nei saluti e negli abbracci dei bambini. Il cibo da comprare dimenticato ma troppa la stanchezza per uscire e tornare indietro. Una cena preparata con cio' che rimaneva in dispensa, i bambini stanchi e spenti. Poi nel letto, sotto coperte umide, nel buio ma non nel silenzio. Urla nella casa accanto, sirene della polizia, un grattare di piccole zampe dentro i muri vuoti, un litigio in strada. Vetri in frantumi. Il sonno che stenta, tenuto a bada da dolori in tutti i muscoli. Ed ancora quella risata, trattenuta, non piu' sguaiata, quasi a non volerla disturbare. Motivo per cui Iliana la trovava ora ancor piu' spaventosa di quando era sul treno.
“Chi sei? Cosa vuoi?” Domande piagnucolate a fil di labbra mentre scivolava nel sonno.
Io sono il motore di questa citta'...
“Lasciami dormire... Vai via...”
Una risata divertita. Io non ti lascero' mai, non potrai mai separarmi da te.
Iliana sprofondo' in un sonno popolato di incubi. Persone senza volto la spintonavano per strada, volti cattivi ridevano di lei dalle vetrine dei negozi. Mangia. Dormi. Lavora. Ripeti. Risata demente. Mangia. Dormi. Lavora. Ripeti. E la sveglia, impietosa. Senso di nausea, acqua fredda sul viso, un conato di vomito ed un brivido di freddo. Un biglietto per i bambini. Poi fuori nel buio umido a stomaco vuoto, diretta a passo spedito verso la stazione.
Iliana si immobilizzo' quando una figura si materializzo' da dietro un albero. Cammina, ordino' la voce nel suo cervello. Farai tardi al lavoro, aggiunse in tono derisorio. Iliana riprese a camminare, rigida. La figura prese a camminarle a fianco.
-Chi sei?
Uno sguardo di sguincio, piu' percepito che visto, uno sguardo di stupore divertito. Davvero vuoi saperlo? Le persone non vogliono mai vedermi. Quando strappo loro tutto cio' che hanno, voltano la testa dalla parte opposta. Anche mentre divoro la loro anima, parlano a voce piu' alta e guardano fisso davanti a loro, cosi' da poter fingere che non sta accadendo. Sei sicura che vuoi sapere chi sono?
-Chi sei?- Un tremito nella voce, un groppo in gola, mentre camminava rigida fissando davanti a se'.
Sono il motore di questa Metropoli. Sono il tuo padrone.
Un sospiro di soddisfazione.
Ora che sai chi sono, ti diro' chi sei tu.
Un brivido gelido percorse la schiena di Iliana.
Tu sei niente. Sei la mia schiava. Sei carburante per il motore. Divorero' la tua anima, poi ti gettero'. E dopo la tua, divorero' le anime dei tuoi figli.
Lacrime... calde... Che strano, penso' Iliana, qualcosa di caldo... scorsero giu' lungo le sue guance. Giunsero insipide sulle labbra. Quando ero bambina le mie lacrime erano piu' salate...
-Io volevo solo essere felice...- gemette Iliana, sempre camminando verso la stazione, la voce rotta dai singhiozzi. -Volevo... solo... essere felice...
Felice? Quale assurdita'! Tu non sei qui per essere felice. La voce tacque e la figura a fianco di Iliana scomparve.


Nelle viscere della Metropoli il Demone rideva, una risata che corse lungo tutti i tunnel, portata lontano dai treni stipati di corpi. Dall'alto delle sue torri sormontate di gru, i suoi occhi osservavano Iliana compiere il suo tragitto fino alla stazione. Mangia. Dormi. Lavora. Ripeti. Neanche uno sguardo di sfuggita per il graffito. E il Demone rise. Rise delle lacrime di Iliana, rise della stanchezza che la mordeva dentro. Rise della sua disperazione. Della sua sconfitta.

Sunday, 7 December 2014

Ah comme se fa'...

...a da' turmiento all'anema ca vo' vula' 



Thursday, 4 December 2014

The screams all sound the same

Maybe, if I had hung around,
she would have stopped to listen
to the old voice in her mind...



...but she watched me disappear
and now it's over and buried with our past.

Wednesday, 3 December 2014

Ma Kafka era inglese?

Tutti i fatti raccontati in questo post sono frutto di fantasia. Ogni riferimento a persone, fatti e luoghi realmente esistiti o accaduti e' puramente casuale.

La burocrazia britannica e' alquanto particolare. Fortunatamente e' poca. Non oso immaginare come sarebbe la vita qui se avessero la burocrazia italiana...

Dicevo che e' poca. E' poca nel bene e nel male, ed essendo poca ha anche meno occasioni di fare danno, ma quando fa danno e' purtroppo veloce. Alcune stranezze saltano subito all'occhio, se si presta un minimo di attenzione. Per esempio, non potete fare la library card se non portate una proof of address. E fin qui non si puo' che convenire che sia giusto. Pero', per cio' che riguarda la tua auto, puoi comunicare al DVLA l'indirizzo che vuoi senza fornire nessuna prova, basta che tu sia in grado di ritirare la posta che ti spediscono una tantum. E cosi', per esempio, se sei un muratore rumeno che sta ristrutturando una casa vuota puoi fornire quell'indirizzo al DVLA e le multe che prenderai parcheggiando in divieto di sosta arriveranno a me che quella casa l'ho affittata 6 mesi dopo il completamento dei lavori. Eh, dira' qualcuno, ma tutte a te capitano? Che volete che vi dica? Saro' sfortunato, e' il karma che mi si rivolta contro, l'universo che cerca di eliminare un elemento anomalo.

Allora, situazioni del genere ce ne sono varie. In genere le case ereditano i debiti, quindi attenti voi che state per comprare. Controllate bene, perche' non ci sono notai che verificano che tutto sia in regola. Lo so, lo so...magari lo facessero. Qualcuno lo fa, o almeno lo ha fatto per me. Ma torniamo a noi. Il sistema delle proof of address non e' che funzioni tanto bene, ormai e' lampante: di sicuro non e' facile trovarne un altro in una citta' dove la gente si sposta cosi' velocemente, dove tanti non hanno un permesso di soggiorno, dove i locali spesso non hanno neanche documenti di identita', ma qualcosa si potrebbe escogitare, magari usando il NIN e il bank account e legando le persone a queste due cose. Giusto per smettere di rompere i coglioni a tenants ignari ed impedire ai landlords che se ne sono fregati di tutte le leggi per anni e anni di sbarazzarsi dei problemi vendendo la casa. Ma fin tanto che i soldi continuano ad affluire a sufficienza, che vuoi che gliene freghi dell' evasione fiscale?

Veniamo al caso specifico che vi volevo raccontare. Il mio landlord mi avvisa, alcuni mesi fa, che cambiera' la council tax a suo nome, dato che necessita di rinnovare il landlease della casa e in questo modo ritiene che avrebbe meno problemi. Vabbe', faccio io, la cifra da pagare rimarra' la stessa... se si tratta solo del tempo necessario a rinnovare il lease, fai pure. Ma avvisami prima. Certo certo, te lo faccio sapere in anticipo. Sto cazzo. Un giorno mi arriva un sms che mi avvisa che dall'inizio del mese precedente la council tax non era piu' a nome mio. Il che significa che io non ho piu' accesso ai servizi del council. Per esempio, se ho un ingombrante di cui sbarazzarmi, l'unico modo per farlo e' di gettarlo per strada. Come fa meta' della popolazione di quest'area. Che siano tutti non registrati alla council tax? Che strano... Come metodo per contrastare l'evasione fiscale non e' che sia proprio efficace, anche perche' avere dei camion con personale addetti a girare le strade solo per raccogliere la spazzatura gettata abusivamente, in addizione a quelli che vanno a raccogliere gli ingombranti su regolare prenotazione di chi paga la council tax, non e' che faccia abbassare le spese. E cosi' puo' succedere che se al piano sopra al tuo entrano dei nuovi inquilini che si sbarazzano dei vecchi materassi e sedie e altre cianfrusaglie, inquilini che non sono registrati alla council tax, e loro buttano tutto nel cortiletto di fronte casa, e questo succede mentre tu non sei registrato alla council tax, e gli spazzini si incazzano perche' devono girare intorno al mucchio per tirare fuori i bidoni della spazzatura e segnalano la cosa, puo' succedere che arrivi una lettera indirizzata al tuo landlord che minaccia una multa di 1000£ se non rimuove tutto immediatamente. Ma al tuo landlord basta dire che non l'ha messa lui, quella spazzatura, e cosi' stai con dei materassi in fase di macerazione davanti casa per un periodo cosi' lungo che il giorno che questi finalmente spariscono il tuo coinquilino non riconosce la casa ed arriva fino alla fine della strada prima di capire che l'ha passata. Cosa? Come sono spariti i materassi? Mah, non so come, non so quando, sono finiti in strada e qualcuno li ha raccolti.

E adesso veniamo al punto. La nuova council tax bill tarda ad arrivare. Lo dico al landlord che dice di aspettare. Infine la lettera arriva e il nome e'... chi cazzo e' questo qui?! Chiamo il landlord e gli dico che hanno sbagliato ad intestare la council tax, lui passa da casa mia, gli do la lettera e lui dice che si informera'. Per un po' non lo sento piu', fino a stasera, quando si presenta dicendo che c'e' la council tax da pagare. Ok, dov'e' il problema? Un bailiff si e' presentato a casa mia perche' la council tax non e' stata pagata. E mi spiega usando delle note che lui ha scritto su un foglietto. Leggo, e vedo che il periodo incriminato, quello per cui non avremmo pagato la council tax il cui avviso di pagamento non abbiamo mai ricevuto, va dal primo giugno fino al 24. Mmmh, per poco piu' di 20 giorni con la mora e le spese chiedono una cifra che corrisponde alla meta' della tassa annuale? Non male. Come? Hai gia' pagato? Qui la council tax bill non e' mai arrivata, come non e' mai arrivato nessun sollecito di pagamento. Li hanno mandati a casa tua? No. E com'e' che il bailiff e' venuto direttamente a casa tua? Non lo so. Deve essere legato all'errore di nome. Ti ricordi la lettera col nome sbagliato che ti ho dato? Si'. Hai detto al council dell'errore? No. Bravo. E la lettera ce l'hai ancora? No, devo averla buttata via. Really clever. Hai provato a parlare con quelli del council? Non ti dicono niente se non e' intestato a te. Er... what do you mean? La council tax e' intestata a te. Era. Era? Qualcuno ha detto al council di essere il nuovo proprietario della casa e si e' anche fatto intestare la council tax.
...
...
...

Qualcuno di voi non ci crede. Lo capisco dalle espressioni che state facendo mentre leggete. Eppure e' tutto vero. E il landlord vorrebbe indietro da me i soldi che ha pagato al bailiff. Quindi sabato faro' un viaggetto al council, per assicurarmi che tutto sia in regola per il tempo in cui "ho vissuto qui" e la council tax era registrata a mio nome. Per il resto dovra' sbrigarsela il landlord, dato che "non ti dicono niente se non e' intestato a te", cominciando col dimostrare che e' lui il vero proprietario. Quello che non capisco, pero', e' che qualcuno ha potuto dire di essere il proprietario con una semplice telefonata, mentre lui deve dimostrare che non e' vero spedendo i documenti di proprieta'. Spedendo si', perche' gli uffici pubblici non hanno sportelli per queste cose. I contatti coi cittadini sono ridotti ai minimi termini. Si fa tutto su internet o per posta. Per posta quando si devono spedire dei documenti in originale. E se le poste di Sua Maesta' sono famose per la loro efficienza, e' anche vero che sono da poco state privatizzate. Quanto ci metteranno prima di cominciare a perdersi i documenti?

Aggiornamento del 4 dicembre

Mi sono fatto un viaggetto agli uffici del customer service del council, giusto per avere chiara la mia posizione debitoria. Ovviamente non esiste uno sportello dove posso parlare del mio problema, devo usare uno dei loro telefoni e parlare con l'impiegata seduta chissa' dove. Magari in una stanza al piano di sopra, ma non lo si puo' sapere. Se dovessi arrabbiarmi e dare di matto basta chiudere la comunicazione. Non che sia cosa che faccio, ma a volte guardare in cagnesco qualcuno rafforza la risoluzione dell'altra persona ad aiutarti. Comunque e' tutto okay: sono addirittura in credito. Quando arrivo' la fattura della chiusura del mio account, fra la piccola che se ne stava andando di casa e il mio "moving out", avevo altre cose per la testa che pensare a comprendere la fattura appieno. La scritta in fondo che diceva "No other payment is needed" mi e' bastata ed avanzata. A questo punto il mio landlord si attacca e si dara' una mossa per risolvere i problemi in cui si e' ficcato per ignavia,mentre io aspetto l'accredito sul mio conto bancario.

Resta l'assurdita' di come sia possibile che qualcuno diventi "proprietario" di casa tua con una semplice telefonata.

Sunday, 30 November 2014

Sunday, 23 November 2014

Hang drum with celtic harp








Who can stand?



A poem by William Blake

O for a voice like thunder, and a tongue
To drown the throat of war! - When the senses
Are shaken, and the soul is driven to madness
Who can stand? When the souls of the oppressed

Fight in the troubled air that rages, who can stand?
When the whirlwind of fury comes from the
 Throne of God, when the frowns of his countenance
                                             Drive the nations together, who can stand?

When Sin claps his broad wings over the battle,
And sails rejoicing in the flood of Death;
When souls are torn to everlasting fire,
And fiends of Hell rejoice upon the stain.

O who can stand? O who hath caused this?
O who can answer at the throne of God?
The Kings and Nobles of the Land have done it!
Hear it not, Heaven, thy Ministers have done it!

When the sweetest days are those you just spent

Quando sai che i tuoi giorni migliori sono quelli gia' spesi, quando nessun sapore potra' eguagliare i profumi che hai gia' provato, non ti resta che guardarti indietro e... e cosa? Piangere su cio' che e' stato e mai piu' sara'? Spargere amarezza su giorni che potrebbero comunque essere felici, avvelenare un amore che e' comunque tutto cio' di cui hai bisogno? Eppure, per quanto tu ci possa provare, per quanto tu lo possa volere, come puoi fare a non perderti con lo sguardo nei paesaggi della memoria? Come puoi evitare che la tua voce tremi quando i sentimenti andati ti accarezzano leggeri la nuca? E come puoi chiedere che qualcuno condivida con te la certezza che non sara' mai capace di darti le stesse sensazioni? 

When you well know that your best days are those you just spent, when no other taste will match those scents you just tried, all you can do is to look back and... and what? Weeping on what has been and never will be again? Shedding bitterness all upon days which could be happy? Poisoning
a love that all in all is everything
you need? And yet, for how much you can try, for how bad you want it, how can you avoid to lose your gaze on the memory's landscapes? How can you make your voice not falter when the gone sentiments touch lightly the back of your neck? And how can you ask that someone would share with you the certainty that she will never be able to give you the same feelings?

Thursday, 20 November 2014

Quattro risate sul sesso

E' indubbio che uomini e donne hanno una diversa visione di come affrontare un problema...
 ...ma chissà perché le donne riescono sempre a farci passare dalla parte del torto. Anche quando le cose sono evidenti.


Sarà per questo che i ruoli si sono un po' 
confusi negli ultimi tempi?


E la cosa potrebbe portare sgradevoli sorprese...



Il motivo per cui metto le lenti a contatto.


Signore, quando raggiungiamo una certa età 
dovete avere un po' di pazienza 
ed essere pronte a darci una mano. 
Anche due. 
E non solo.



Mai stato interessato ad essere il primo...

...mi sarei accontentato di essere l'ultimo.

Sunday, 16 November 2014

Welcome to London

Benvenuti nella Metropoli Farneticante, una lurida città dalla faccia pulita. Tutto ciò che interessa a
Londra è il business, ne lubrifica gli ingranaggi con l' alcol e ne scarica le tensioni col sesso. Luoghi, lavori, persone, qui tutto è temporaneo. Ti svegli al mattino in un luogo diverso da quello in cui ti sei addormentato la sera prima, ed intorno a te solo volti sconosciuti. Sii pronto a ricominciare dal principio innumerevoli volte, e sappi che esistono innumerevoli Londre, e non sarai tu a decidere in quale abitare.


Welcome to the Raving Metropolis, a filthy city with a clean face. All that London is interested in is business, it lures the gears with alcohol and unwinds from its stress with sex. Places, jobs, people, everything is temporary here. Waking up in a different place than the place you went to sleep the evening before, you see just unknown faces all around you. Be ready to start from the beginning again and again, and you have to know that innumerable Londons exist, and it will not be you who decide which you'll live in.

Wednesday, 12 November 2014

Gli intellettuali di Newham

Benvenuti ad Upton Park, Newham, cuore del Londonistan. Il luogo dove non si muove foglia che il paki non voglia. E' il luogo dove le donne non possono lamentarsi che non guardi i loro occhi, anche perché è l'unica cosa visibile sotto il loro niqab. Dove al mattino andando a prendere la tube fai lo slalom fra gli scaracchi che adornano i marciapiedi e il salto ad ostacoli coi materassi e mobili abbandonati per strada nottetempo. Dove quando passi davanti ad una macelleria devi trattenere il respiro se non vuoi rischiare di vomitare e dove la sera fai la strada dalla stazione a casa affiancato ad uno che si raschia letteralmente i polmoni per tirare su tutti i catarri (rischiando ancora di vomitare). Dove l'aria profuma di marjuana (quando non è esplosa la fogna, altrimenti il profumo è un altro) e le single moms vanno ad aprire allo spacciatore vestendo solo una vestaglia e col bimbetto di due anni che le segue. E' uno dei borough più poveri di Londra, ed ovviamente ha la più alta concentrazione di betting shops (ben 82, e poi c'è chi ancora si ostina a dire che lavorare per le aziende di scommesse non è moralmente deplorevole).
    Ma Upton Park è anche, sorprendentemente, sede di un nutrito gruppo di raffinati intellettuali, di menti fine e creative, luci in questo mare di mer... di oscurità dell'animo. Li puoi trovare riuniti alla biblioteca locale, centro culturale dalle inaspettate sfaccettature. Entrando nell'edificio lo troverete affollato di agili menti intente a sviluppare un futuro migliore per l'intera razza umana. Ignorate le cartacce e confezioni di junk food abbandonate sotto la fila dei computer, ed osservate invece la fila di utenti concentrati sugli schermi. Bambini neri che giocano ai videogame, indiani che guardano foto di modelle su Google Images, teenagers che guardano videoclip musicali nonostante tutti i computer siano sprovvisti di scheda audio.
     Dopo esservi riempiti gli occhi di questa scena meravigliosa, voltatevi verso l'area lettura, quel gruppetto di poltroncine e tavolini sistemati davanti alla vetrina della biblioteca. Lì vedrete altre menti eccelse, alcune veramente giovani, così giovani che stanno ancora nelle carrozzine. Ma non hanno bisogno delle madri ad accudirle, queste giovani menti, così le anche giovani madri possono dedicarsi senza preoccupazioni allo shopping. Sì, avete capito bene: bambini e carrozzini sono parcheggiati nella biblioteca mentre le madri vanno per negozi. Ed è già un miglioramento rispetto a poco tempo fa, quando il bambino in carrozzina veniva lasciato sul marciapiede e neanche davanti al negozio in cui la madre entrava. Avreste dovuto vedere le facce dei due poliziotti che fecero la scoperta che poi pose fine alla pratica, lo sconcerto totale: uno dei due disse all'altro di fare la guardia alla carrozzella mentre lui entrava in tutti i negozi per cercare la madre snaturata. Non sarebbe neanche sorprendente se la madre fosse stata nel primo negozio visitato ed avesse ignorato le domande del poliziotto: le paki hanno una capacità unica di non percepire l'esistenza di qualcosa di cui non vogliono interessarsi.
      Oltre ai bimbi in carrozzella, troverete anche un nutrito gruppo di vecchietti, immersi nella lettura dei quotidiani locali o, i più ardimentosi, in quella della pagina 3 di The Sun. E spesso, ma non sempre, troverete un barbone che viene a passare i pomeriggi dormendo su una delle poltroncine, fin quando alle 5 e 30, avvicinandosi l'orario di chiusura, un giannizzero in gonnella di 150 chili lo scuote dolcemente come uno scuotitore meccanico fa con un albero di olive e gli dice senza parafrasare che "sa a leva' dar cazzo, pecché stamo a chiude!"
      Però, il mercoledì pomeriggio la biblioteca organizza partite di scacchi (con risultati che potete provare ad immaginare ma che non arriveranno neanche vicini alla realtà), ed il giovedì pomeriggio si riunisce il circolo culturale che legge e commenta i quotidiani. In particolare pagine 3 di The Sun. Sono delle belle iniziative, in fondo in fondo, no?

Friday, 7 November 2014

Ciuff!!! Ciuff!!!

Ciuff!!! Ciuff!!! Ehi, ascolta! Arriva il treno. No. Guarda! E' solo una locomotiva. Ciuff!!! Ciuff!!! Una piccola locomotiva. Guarda come scintilla. Che bella! Tutta rossa e brillante. Sì, è proprio bella. Ciuff!!! Ciuff!!! Guarda, guarda! Com'è veloce. E' velocissima. E potente. Niente può fermarla! Ciuff!!! Ciuff!!! Ah, è bellissima. Sì, è tanto bella e triste. Triste? Perché triste? Ciuff!!! Ciuff!!! Perché è bloccata su quelle rotaie, non può decidere dove andare. Può solo seguire il percorso che qualcun altro ha deciso per lei...
Ciuff!!! Ciuff!!! Sì, a pensarla in questo modo è veramente triste. Ciuff!!! Ciuff!!! Ma rimane un bellissimo spettacolo! Sono d'accordo. Arriverà fino alla fine della ferrovia e niente e nessuno potrà fermarla. Ciuff!!! Ciuff!!! Vai, piccola locomotiva! Vai! In fondo, non importa veramente chi ha deciso per te. L'importante è che tu riesca ad arrivare alla fine! Ciuff!!! Ciuff!!!


          Ciuff!!! Ciuff!!!

                                                                  Ciuff!!! Ciuff!!! 

                                                                                                                                           ciuff!!! ciuff!!!







Ciuff!!! Ciuff!!! Ehy, listen! The train is coming. No. Look! It's just a locomotive. Ciuff!!! Ciuff!!! A little locomotive. It shines. How beautiful is! All red and bright. Yes, it's really beautiful. Ciuff!!! Ciuff!!! Look! It's really fast! And powerful. Nothing can stop her! Ciuff!!! Ciuff!!! Ah, she's wonderful. Yes, she's really beautiful and sad. Sad? Why? Ciuff!!! Ciuff!!! Because she's stuck on that railway, she cannot decide wich direction to go. She can only follow the way someone else chose for her...
Ciuff!!! Ciuff!!! Yes, looking at it in this way it's really sad. Ciuff!!! Ciuff!!! But still she's a really good show! Yes, I agree. She'll arrive at the end of the railway, nothing and no one will stop her. Ciuff!!! Ciuff!!! Go, little locomotive! Go! In the end, it doesn't really matter who chose for you. What matters most is to reach the end of your journey! Ciuff!!! Ciuff!!!


          Ciuff!!! Ciuff!!!

                                                                  Ciuff!!! Ciuff!!! 

                                                                                                                                           ciuff!!! ciuff!!!

Monday, 3 November 2014

English Language in 24 accents

Don't stop to RSS, this video is worth to watch.
It's just the Italian accent wich is more Spanish than Italian.


Saturday, 1 November 2014

Welcome to...

Welcome to the new age,
an age of dust and ash...



Vite di cristallo 2

Sei così abituato a prendere colpi, ad andare a terra e rialzarti, a giocare la tua partita senza mai avere neanche un jolly in mano, che ormai pensi di essere resistente ai ribaltamenti della vita. Pensi di essere quello capace di prendere in mano la situazione, forte a sufficienza da poter far da scudo ad altri e prendere su di te il peso dei colpi che verranno. Lo hai fatto così tante volte che sei certo di poter dare forma alla tua vita e quella di chi ha deciso di starti accanto. E per farlo dai qualcosa di tuo all'altra persona, le dai tanta parte di te. Riponi tutto in lei. Poi lei se ne va, ed inevitabilmente porta via con sé ciò che le avevi dato. E quando il colpo successivo arriva, ti centra in pieno, non puoi neanche tentare di schivarlo, puoi solo stare lì fermo e guardarlo abbattersi. E fa male. Stupito, guardi la crepa aprirsi nel tuo animo, dividersi e dividersi ancora e ancora, aprirsi e farsi più larga. Guardi quella crepa, che non credevi potesse formarsi, farsi così larga che temi di non riuscire a tenere più insieme il tuo io.
La rabbia aiuterebbe. Aiuterebbe lo scaricare sull'altra persona la colpa, inveire, rimproverarle di essersene andata dopo tante promesse, dopo aver preso tanto di te. Ma che senso avrebbe incolpare un'altra del tuo errore? Perché l'errore è tuo e solo tuo. Tu hai sbagliato nel confidare in un'altra persona, quando invece dovevi sapere che così come solo eri quando sei nato, e solo sarai nel momento della morte, meglio sarebbe pure stato vivere solo. Solo e cosciente del tuo valore, delle tue forze e delle tue debolezze, senza mai contare su chi potrebbe fallire nell'essere lì quando ve ne sia bisogno.
Tieni insieme i tuoi pezzi, quindi, così come altri prima di te hanno fatto. Li tieni insieme anche se ormai non c'è più niente che debbano contenere, perché la vita ti ha lasciato poco altro che un guscio vuoto. E non sperare che qualcuno ti prenda per ciò che sei, a questo punto. Sei un cristallo rotto, un vaso vuoto, e nessuno vuole qualcosa che è rotto. Solo gli stupidi accettano in dono  qualcosa di rotto.

A two sides coin

Sul traghetto che da Dover mi stava portando a Calais, mi sono seduto ad un tavolino sul ponte di poppa. Il rumore dei motori martellava nelle orecchie, ma il sole era piacevole e nessuna altra sistemazione eliminava il problema eccetto andarsene sottocoperta. Mentre sono lì che mi godo il tepore del sole una famiglia inglese si avvicina e chiede se possono sedersi al tavolo. Rispondo che i posti sono tutti liberi e loro si accomodano, preparandosi a fare colazione. Noto, sulla t-shirt dell’uomo, la seguente scritta: Kilimangiaro Lager – If you can’t climb it, drink it. “E’ buona?” chiedo. “Ottima! Ma non la trovi qua. E’ molto diffusa in Tanzania.” Okay… ne terrò conto per la prossima volta che vado in Tanzania. Continuiamo a parlare ed il tipo mi racconta un poco del suo lavoro, che lo porta in giro per il mondo. Lavora per una ditta canadese che vende servizi ad altre aziende e il suo ruolo è quello di addestrare i propri manager nelle varie filiali mondiali. Mi parla di ebola, di un collega sudafricano bloccato in Liberia in quanto non riesce ad ottenere dalle autorità il visto per lasciare il paese. “Il governo non fa niente”, dice. “C’è tanta corruzione. Sono tutti corrotti.” E qui ho chiuso la conversazione.
Cosa vuoi dire ad una persona del genere? Avrei dovuto dirgli: “E dato che sono tutti corrotti, tu come pensi che la tua fottuta ditta canadese riesca a lavorare là?” Avrei dovuto chiederglielo, ma tanto non avrebbe capito. O più probabilmente, sapendolo bene, mi avrebbe fatto uno di quei sorrisi merdosi che persone del genere sempre fanno in queste occasioni.
Mi spaventa, più che stupirmi, come le persone ritengano la corruzione un problema con una faccia sola quando si tratta invece di una moneta con due facce. Come si può non pensare al fatto che, se c’è un corrotto, c’è anche un corruttore? Tanto più che, con facilità, spesso il corrotto non ha poi molta scelta, o è comunque in una posizione più debole del corruttore, il quale porta quindi una ben maggiore responsabilità. Al recente summit dei G20 in Brisbane, è stato annunciato che la corruzione dei capi di governo delle nazioni più povere costa, alle loro stesse nazioni, 8 trilioni di sterline ogni anno. 8 trilioni… sembra di leggere un fumetto di zio Paperone. E certo, che capi di governo disonesti e malevoli nei confronti della loro stessa gente. Ma chi è che li corrompe? Dove vivono i corruttori? Non c’è bisogno di dirlo. Serve proprio una gran faccia di bronzo per andare a fare la morale sulla corruzione quando appartieni ad una nazione che è un paradiso fiscale e a cui fanno capo altri paradisi fiscali come Gibilterra, Virgin Islands e Cayman Islands.

On the ferry from Dover to Calais, I was sitting at a table on the poop deck. The engines noise hammered in my ears, but the sun was pleasant and no other accommodation avoided the trouble save going below deck. While I’m there enjoying the sun, an English family approaches me and ask if they can sit at the table. I answer that all the seats are free and they sit down, setting up for breakfast.On the man’s t-shirt I read: Kilimanjaro Lager – If you can’t climb it, drink it. “Is it good?” I ask. “Great! But you cannot find it here. It’s really  common in Tanzania.” Okay... I’ll keep it in mind for my next trip to Tanzania. We keep chatting and the guy tell me about its job which takes him around the world. He works for a Canadian company which sells service to other companies and he provides the training to their own managers in the many different branches. He tell about Ebola, and about one colleague of him from South Africa stuck in Liberia because the authorities refuse to give him the document needed to leave. “The government’s doing nothing”, he says. “There’s a lot of corruption. Are all corrupted.” And here I ended the conversation.
What can you say to such a person? I would had to ask: “Since are all corrupted, how do you think is your fucking Canadian company able to work over there?” I would had to, but I wouldn’t have understood. Or more easily, knowing it, I would have given me one of those shitty smiles that such people always use in these situations.
It’s  concerning, more than amazing, how people consider corruption a one side problem when it’s a two sides coin instead. How cannot you think that if you have a corrupted, you have a corruptor as well. All the more so that the corrupted often has no choice, or is in any case in a weaker position than the corruptor, who’s so bearing a much more bigger responsibility. Recently, at the G20 summit, has been said that poorest country head of government’s  corruption costs to those very same countries more than 8 trillions of pounds. 8 trillions... is like reading a comic of Uncle Scrooge. How dishonest and mean are those heads of government towards their own people. But who did it corrupt them? Where are the corruptors from? There’s no need to tell it. You need to be brazen-faced to make preaches when you’re from a country which a fiscal heaven and which other fiscal heavens like Gibraltar, Virgin Islands and Cayman Islands are linked to.

Sunday, 26 October 2014

Indopakistrani 2

Cosa Nostra si reca ad un paio di negozi stamani e trova, davanti alle porte chiuse del Tesco, una scena "degna della Sicilia anni '50" (sue parole testuali): un assembramento di donne in niqab, hijab e burqa attende che si aprano le porte, con monelli e carrelli a due ruote al seguito, mentre una coppia di uomini anziani con i tradizionali taqiyah (copricapi pakistani da preghiera) urla e sbatte i pugni contro le porte pretendendone l'apertura. Due manager del supermercato arrivano fino alla porta ed uno dei due mostra, premendolo contro il vetro, l'orologio: le 10:10. I due vecchi non intendono e continuano a declamare improperi in urdu e sbattere i pugni contro il vetro, offesi dal comportamento del personale che rifiuta di aprire loro le porte. Del resto tutte le domeniche loro vengono a quest'ora ed è sempre aperto. Cosa Nostra guarda l'orario di apertura: 11 o'clock. E allora? Allora semplice, è finito l'English Summer Time (la nostra ora legale) e la scorsa notte l'orologio è arretrato di un'ora. Ma figuriamoci se la comunità indopakistrana se ne fosse curata. Io li avrei lasciati lì, ma Cosa Nostra è più di buon cuore rispetto a me e spiega ad una donna (perché gli uomini lo ignorano) che è cambiata l'ora, che sono le 10 e non le 11, e quindi devono tornare fra un'ora. I due vecchi continuano a sbattere i pugni. L'assembramento di imbacuccate si disperde piano piano, un'altra donna spiega ai due vecchi, che pare non abbiano capito neanche questa volta ma che comunque se ne sono andate. L'assedio al supermercato è finito.
Cinque minuti dopo Cosa Nostra ripercorre la strada in direzione opposta e l'assembramento si sta formando nuovamente: indiani, pakistani e anche qualche inglese. E pensare che telefoni cellulari e computer, ormai, aggiornano l'ora autonomamente...

Thursday, 23 October 2014

Indopakistrani

In questi giorni l' East End londinese risuona di fuochi d'artificio. Da prima delle 8 di sera è una ininterrotta cacofonia di scoppi e fischi e botti e sfrigolii. I nuovi arrivati, che non avevano e ancora non hanno idea di che cosa si tratti, sono più stressati dei cani l'ultimo dell'anno in Italia e i social media si riempiono di domande allarmate nonché irritate su cosa stia accadendo in East London. Ebbene, questo è il capodanno indiano. O qualche altra loro festa del cazzo.  Il tutto nella peggiore tradizione napoletana, la cui componente gioiosa è mancante, che si trascina ben oltre la mezzanotte. Tanto i miei vicini color cacchetta mica vanno a lavorare al mattino, quindi posso stare alzati tutta notte a fare casino. Perché questa festa consiste in rumore e niente più. Ed ovviamente, essendo una festa asiatica non dura un giorno soltanto, ma si compone di vari anticipi e prove e poi si protrae a tempo indeterminato, sulla base delle scorte di botti che la speziata comunità indopakistrana ha acquistato. Dietro casa mia è in atto una replica dello Sbarco in Normandia, mentre dalla strada davanti arrivano lampi che pare ci sia una tempesta elettrica.
Chissà se qualcuno nella colorata e diversamente profumata comunità indopakistrana si pone mai la fatidica domanda se il suo oltranzista festeggiare possa infastidire i non appartenenti al gruppo e arriva a rispondersi che sì, a tante persone della loro festa non frega un cazzo e vorrebbero poter dormire la notte.

Watch us dance

Tuesday, 21 October 2014

Malarazza


Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti! (X3)

Un servo tempu fa intra 'na piazza,
pregava Cristu in cruce e ci ricia:
Cristu, lu me patrune mi strapazza,
mi tratta comu un cane pi la via,
si pigghia tuttu cu la sua manazza,
mancu la vita mia rici ch'è mia!
Distruggila, Gesù, sta Malarazza!
Distruggila, Gesù, fallo pi mmia! Sì..fallo pi mmia!

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti! (X2)

Cristo me rispunne dalla cruci:
Picchì? Si so spezzate li to brazza?
Cu vole la giustizia si la fazza!
Nisciun'ormai cchiù la farà pi ttia!

Si tu si un uomo e nun si testa pazza,
ascolta bene sta sintenzia mia,
ca iu 'nchiudatu in cruci nun saria
s'avissi fattu ciò ca ricu a ttia!
ca iu 'nchiudatu in cruci nun saria!

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti! (X4)


Il testo della canzone fu tratto da Modugno da una poesia attribuita al poeta siciliano Lionardo Vigo, vissuto nell' Ottocento ad Acireale. La poesia, dedicata "ai poveri cristi della Ducea di Bronte", distilla tutto l'odio che secoli di sempre maggiore oppressione da parte della classe nobiliare avevano creato nel popolino, privato di ogni cosa, ridotto in condizioni miserabili e considerato semplicemente come "qualcosa" da sfruttare (mancu la vita mia rici ch'è mia). Questo è il testo originale della poesia:

 Un servu, tempu fa, di chista piazza
cussì priàva a Cristu e nci dicìa:
"Signuri 'u me patruni mi strapazza,
mi tratta comu un cani pi la via,
tuttu mi pigghia cu la so' manazza
la vita dici chi è mancu la mia.

Si jeu mi lagnu cchiù peju m'amminazza
chi ferri mi castja a prigiunia.
Undì jò mo ti prejiu 'sta malarazza
distruggimmilla Tu, Cristu, pi mmia
distruggimmilla Tu, Cristu, pi mmia".

"E tu forsi chi hai ciunchi li vrazza,
oppuru ll'ha 'nchiovati com'a mmia?
Cu voli la giustizia si la fazza
non speri ch'autru la fazza pe ttia.
Si tu si omu e non si testa pazza
metti a profittu 'sta sintenzia mia.
Jò non sarrìa supra sta cruciazza
s'avissi fattu quantu dicu a ttia!"

Tuesday, 14 October 2014

I am...

I'm the scent left on a pillow, the fear in the heart of another person. I'm the worry biting at my stomach, the undertaken road and even more the forsaken. I'm smoke and colours, anger and misery, the sown sorrow and the stolen bliss. I'm a harvest lost even before seeding, the fruit of a labour not done. I'm a rocky ground, a source of bitter water, slime on the bottom of the soul, poison and blood and foolishness. I'm that part carved by the blade, a lost gamble, a forgotten dream, a re-surfaced memory.

I am what I am: a kiss at the corner of a smile, the glare blinding the eye, the shadow bemusing the mind. I am what I am: something wrong, something lost.

Sono...

Sono l' odore lasciato su un cuscino, la paura nel cuore di un' altra persona. Sono il dubbio che 
rode il mio stomaco, la strada intrapresa, ma ancor di più quella che ho abbandonato. Sono fumo e colori, rabbia e miseria, il dolore seminato e la felicità rubata. Sono un raccolto già perso ancor prima di seminare, il frutto di un lavoro non fatto. Sono un terreno roccioso, una fonte di acqua amara, fango sul fondo dell'anima, veleno e sangue e stoltezza. Sono quella parte che il coltello ha scavato, sono una scommessa persa, un sogno dimenticato, un ricordo riemerso.


Sono ciò che sono: un bacio all'angolo di un sorriso, il riflesso che acceca l' occhio, l' ombra che confonde la mente. Sono ciò che sono: qualcosa di sbagliato, qualcosa di perduto.

Saturday, 4 October 2014

Into the underwood

You like as I write, you say, but I ought to put some more rays of sun in it. Even you... But why all of you ask for the sun to me, me who am just a shadow searching for its sun? I am a dark corner in a man's heart, and with the sun... well, with the sun I would simply disappear. I live in to the underwood, under the thick and woven leafy branches of centuries-old trees. It is in this place of shadows and scents, moist and sometimes cold but crawling with life, that I live, observe, create and compose. And what I create, unfortunately, would be trivial when brought into daylight. Much better to let it linger in the lights and shadows created by the sun piercing through the foliage. Or to let it move slow there where the wood is thicker, and leave to your fantasy the duty of giving shape and size to it since there's no light enough to define it.
After all, some shadows are beneficial to you all as well. Sometimes the light dazzles, or makes too evident some flaws; or maybe there's something you prefer not to be seen, a small sin which would glitter in the afternoon sun. And so, every time you have the desire, or you feel the need, come to me, through blackthorns and bramble, here where I have my den, dug amongst the sturdy roots of a knotty tree. I will entertain you with my tales and arouse conflicting emotions in you with my stories. I will delight in your applauses, then I'll let you return to the light you're born from. Rotten leaves, moss and worms, mushrooms and wet soil scent: these treasures are mine and for me alone. Let's everybody lives in its own realm and will try not to change the other one.

La nave e la strega

Dunque, la Cutty sark è una nave, situata in prossimità dell'omonima stazione della DLR. Se uscendo dalla stazione andate verso il fiume Thames potete raggiungerla, tirata in secca in una piazza e trasformata in un museo per i turisti. A pagamento, of course. La Cutty Sark, i cui alberi sono visibili al di sopra degli edifici, è uno degli ultimi tea clipper costruiti ed anche uno dei più veloci. Dicono sia anche l’ultimo integro tea clipper attualmente esistente, ma al riguardo non ho informazioni certe ed essendo ciò che dicono gli inglesi non c’è da fidarsi. Fu costruito in Scozia nel 1869 con lo scopo di trasportare tè sulla rotta delle Indie Orientali, ma la (ri)apertura del Canale di Suez (avvenuta nello stesso anno) rese le navi a vela obsolete su tale tratta, in quanto la scorciatoia per la Cina era navigabile solo da battelli a vapore. Nel giro pochi anni, quindi, la Cutty Sark fu tolta dal tea trade ed impiegata nel commercio della lana con l’Australia, sulla cui tratta stabilì il record di velocità che conservò per 10 anni. Questo anche perché capitanata da un “pazzo” che seguiva la rotta antartica, per sfruttarne i venti più forti, incurante di dover zig-zagare fra gli iceberg. E sulla tratta australiana resterà fino al 1895, quando ormai i battelli a vapore uguagliarono, o addirittura migliorarono, le performance dei clipper. In tale anno fu venduta ad una compagnia Portoghese, per poi essere riacquistata nel 1922 da un capitano in pensione che la adibì a nave scuola. Esaurita la sua utilità come nave scuola, la Cutty Sark fu tirata in secca nel 1954 e messa a disposizione del pubblico.

   E fin qui la storia di questa nave non ha niente di inusuale, ma è proprio ciò che le è successo dopo essere stata tirata all'asciutto che è degno di menzione. Nel maggio del 2007, durante dei lavori di restauro, la nave prese fuoco. I pompieri impiegarono alcune ore per domare l’incendio, al termine del quale il veliero era praticamente distrutto. La Cutty Sark era sopravvissuta agli iceberg antartici e ai tifoni dell’Oceano Indiano, per poi essere bruciata proprio dagli operai che dovevano restaurarla. Il restauro fu completato grazie a fondi privati, superando il costo di 35 milioni di sterline (compresi i lavori inizialmente programmati) e la nave resa nuovamente accessibile al pubblico nell’aprile del 2012. Il Cutty Sark Trust, che gestisce la nave, dichiarò all'epoca che meno del 5% del fasciame originale della nave era andato distrutto dal fuoco in quanto era già stato rimosso per l’opera di restauro. C’è da chiedersi cos’è che si vede bruciare nell’incendio immortalato in foto.

   La polizia non trovò alcuna prova che si trattasse di un incendio doloso, e costruì un’ipotesi che non può che far sorridere amaramente, in quanto l'accaduto è qualcosa legato alla mentalità britannica e con la quale chiunque viva su quest'isola deve fare i conti. Nella poppa della nave era collocato un aspiratore dotato di tre motori per rimuovere la segatura prodotta durante i lavori, e dato che nessuno degli operai era stato incaricato di spegnerlo, il venerdì sera tutti se ne andarono a casa, o per meglio dire al pub, senza spengerlo. L’aspiratore non aveva un interruttore di sicurezza in caso di surriscaldamento, ma era di un tipo che potesse lavorare ininterrottamente senza problemi. Fin quando i filtri venivano tenuti puliti. Ma nessuno degli operai era incaricato di pulire i filtri. Così pare che l’aspiratore si sia surriscaldato, abbia preso fuoco ed incendiato la nave. Dico pare perché non ci sono prove certe: uno dei motori si bruciò sicuramente mentre il macchinario era in funzione, ma potrebbe essere accaduto in precedenza senza che il personale lo notasse in quanto i restanti due motori supplirono a sufficienza. Questa resta comunque l’ipotesi più plausibile.

   
   E questa è la storia della Cutty Sark. Ora date un’occhiata alla polena del veliero, una donna a petto nudo che stringe in mano una coda di cavallo. Rappresenta la strega Nannie Dee, personaggio ideato da Robert Burns per il racconto Tam o’ Shanter, e che dà il nome alla nave. L’ ubriaco Tam, mentre cavalca attraverso un bosco, incappa nella giovane strega che danza indossando solo un paio di mutandoni, in scozzese chiamati sark, che le erano state regalati quando era bambina, ma che ora le vanno decisamente corti, da cui cutty. Elettrizzato dallo spettacolo erotico, Tam urla “Well done, cutty sark!”, svelando la sua presenza alla strega che lo insegue. Per sfuggire a Nannie Dee, in quanto era ritenuto che le streghe non potessero passare i corsi d’acqua, Tam attraversa un ponte, ma non prima che la strega riesca a strappare la coda del suo cavallo. Morale della favola secondo Burns: state lontani dalle donne lascive. Soprattutto se siete ubriachi, perché magari avete scambiato per lascivia qualcos’altro.

PS cercando in internet foto della polena della nave, potreste trovarne in cui Nannie Dee ha il seno coperto. Si tratta non della polena originale ma di una montata successivamente per opera di uno dei proprietari della nave per "restaurarne la decenza morale". Suppongo che una copia della versione originale sia stata nuovamente piazzata sulla nave durante i lavori di restauro.

Foto in apertura di Igor Taran https://www.flickr.com/photos/69060112@N05/

Thursday, 2 October 2014

Tappami, Levante



Se l'appuntamento di domani sera non va bene,
voglio essere tappato pure io. 
Però aspettate che vi dica com'è andata.
Gli scaccolatori di nasi altrui possono tornare
su questo post sabato sera per sapere com'è finita.

Aggiornamento di sabato, ore 20:00 - Vedo dallo Stato del mio blog che qualcuno è veramente venuto a controllare su questo post per sapere. Ma realmente avete creduto che vi avrei raccontato del mio appuntamento?!