Riporto dal forum di ItaliansUnited.co.uk, limitandomi al post. Vi risparmio le risposte perche' sembra che chi le ha date viva in un mondo tutto suo: quello di chi e' venuto qui quando le cose erano diverse, quando, sebbene la vita fosse non facile, pero' in buona parte dei casi ottenevi qualcosa in contraccambio dei tuoi sforzi.
da Areoplano » 18/04/2007, 18:45
Lo pubblico o non lo pubblico? Alla fine ho deciso di pubblicarlo. L'avevo preparato, stavo per cancellarlo poi ho pensato: magari a qualcuno può interessare.
Ho cominciato a considerare di trasferirmi a Londra per vivere e lavorare a ottobre del 2006.
Da quella data ho cominciato a raccogliere più informazioni possibili su internet. Sul lavoro, sull’alloggio, sui forum, consigli ecc…
Avevo deciso di mollare tutto e di provare a ricominciare da capo a Londra con l’anno nuovo, subito dopo le feste. Forse non era il periodo indicato, ma ho aspettato che mi scadesse il contratto di lavoro che non mi piaceva affatto per sperare di trovare qualcosa da qualche altra parte dopo anni di totale insoddisfazione in Italia.
Sono partito con nessuna pretesa. Volevo fare qualunque lavoro che fosse lavapiatti o spazzino.
L’idea di partire e di ricominciare tutto da capo in un altro paese con un’altra lingua ed un’altra cultura spaventa, ma è più forte il desiderio e la curiosità tanto che prendono il sopravvento sulla razionalità.
Alcuni amici in Italia avevano deciso di partire nello stesso periodo per passare le vacanze a Londra e con l’occasione aiutarmi a conoscere qualche italiano che già loro conoscevano a Londra. Questo mi ha dato una motivazione maggiore.
Arrivato a Londra il primo giorno ho dormito in albergo in quanto gli amici italiani tramite tutte le loro conoscenze non sono riusciti a trovarmi nulla.
Da allora mi sono sempre arrangiato, mi sono trovato da solo alloggi in ostelli e qualche giorno anche a casa di una signora che aveva adibito una specie di garage a camera ma per andare in bagno occorreva andare fuori, cioè passare proprio all’aperto ed in quel periodo la notte arrivava tranquillamente ad un grado infatti pochi giorni dopo ha anche nevicato. Ma il bagno era comunque una specie di struttura separata senza riscaldamento.
Poi per una settimana in un ostello invivibile a Bayswater pagato in anticipo dove il materasso a molle scoperte si infilava ovunque nella schiena. La finestra rotta faceva entrare il freddo della notte ed in quel periodo il vento tirava talmente forte che tutta la struttura tremava e difficilmente sono riuscito a dormire quella settimana. Dopo essermi lamentato con la signora che gestiva il posto, ho ottenuto la riparazione della finestra con dello scotch ma, siccome la notte il riscaldamento era rigorosamente spento ed anche di giorno c’era solo un termo leggermente tiepido, sono riuscito a farmi dare un’antica stufa elettrica che tenuta vicino al letto alleggeriva il freddo. Non c’era la doccia ma solo il bagno dove ogni tanto vedevi girare insetti strani tipo zecche.
Siccome non si poteva dormire in quel letto avevo considerato di dormire in terra, ma la stanza era una specie di tunnel stretto e non c’era spazio e poi non sapevo che cosa poteva esserci in quel pavimento a moquette. Così ho cercato di sistemare dei panni e quello che avevo sulle molle.
Il tutto a 210 pound a settimana in questa specie di camera doppia!
Poi finalmente ho trovato un posto “vivibile” ed economico (175 pound a settimana sempre camera doppia). Vivibile perché per fortuna il materasso era comodo e c’era il riscaldamento. Ma le condizioni della struttura e la pulizia non le considero perché mi andava più che bene così, ho chiesto del detergente ed una spugna e mi sono pulito un po’ alla meglio la stanza. Aveva il bagno e la doccia nello stesso ambiente ma gli scarichi comunicanti così, se il vicino faceva la doccia si sentiva ed usciva l’acqua sporca dallo scarico. Ma andava bene così.
Questo per quanto riguarda l’alloggio.
Per il lavoro avevo deciso che il mio lavoro era quello di alzarmi alla mattina e mettermi in cammino fino alla sera per trovare lavoro e alloggio.
Per essere tranquillo, avevo la oyster card con abbonamento settimanale zona 1 e 2 dell’underground e tutti gli autobus a 24 pound circa.
Per riassumere le spese a chi si volesse cominciare questa avventura: 175 l’alloggio e 24 l’underground. Per il cibo, i Mc-Donald, burghy ecc sono a 4,90 pound il menù. Ma occorre avere uno stomaco in perfette condizioni per reggere quel ritmo e non era il mio caso.
Ma il più delle volte si mangia quello che si trova ai vari supermarket Tesco e Sainsbury’s.
Il mio inglese non è il massimo ma capisco e mi faccio capire.
Purtroppo non avevo un curriculum decente scritto in inglese e non ho trovato nessuno che mi aiutasse a farne uno. Poi ho pensato che per fare il cameriere ed il lavapiatti, visto che non ho esperienza, non credo che il curriculum mi potesse servire.
Quindi, intanto che giravo la città entravo nei locali, solitamente ristoranti e possibilmente italiani, col mio solito: “I’m looking for a job”. Quando mi vedevano entrare mi sorridevano pensando fossi un cliente, ma poi era demoralizzante vedere la loro espressione cambiare apostrofandomi come avessi la peste.
Da tutti gli italiani che ho incontrato, ed a cui ho chiesto informazioni, ho sempre dovuto subire i loro racconti di quanto sono stati bravi a cominciare dal nulla e poi si sono sistemanti. Li lasciavo parlare un po’ e quando chiedevo dettagli, alla fine c’era sempre qualche parente o amico che gli aveva trovato lavoro dall’Italia. Se poi chiedevo di aiutare anche me, mi davano qualche sommario consiglio come se tutto fosse facile e come se fossi io l’imbecille che non riesce a trovare nulla.
Sembra che a Londra non conoscano i job center. A tutti quelli ai quali l’ho chiesto erano al corrente dell’esistenza ma non sapevano dov’erano, comprese le poste che mi hanno indicato un centro dove facevano corsi di inglese. Alla fine mi sono arrangiato con internet.
Ma nei job center entri, hai tutti i computer e le riviste con gli annunci ma poi ovviamente li devi chiamare tu. Loro ti danno a disposizione anche il telefono. Ma nessuno mi aveva detto che prima devi fare l’intervista telefonica con un operatore. Quindi se non sai bene l’inglese….
Ti chiedono se hai il NIN (il loro codice fiscale), dove alloggi, età nazionalità ecc… poi ti chiedono che annuncio hai visto, il numero dell’annuncio ecc… a quel punto ti chiamano loro e ti passano la comunicazione.
Metto in guardia chi non conosce bene l’inglese che, un conto è saper capire i siti in inglese, un conto è comunicare con una persona dove puoi usare anche i gesti, ma ho trovato una difficoltà inspiegabile nella conversazione telefonica.
Comunque il lavoro non si trovava.
Mi rivolgo all’adecco, ma mi dicono che cercano solo persone specializzate con inglese fluente. Tutti gli annunci nei job-center specificano “good english”.
Ho sentito parlare di una chiesa italiana a londra e provo ad andarci. Era sera (circa le 18) ed era chiusa. Ma su un lato c’arano un gruppetto di persone. Parlavano italiano. Ho chiesto informazioni ed uno mi ha detto: puoi chiedere a lui, è il parroco. Gentilmente gli chiedo se potevo prendere un appuntamento, ma lui mi dice di entrare ed aspettare che sbrigasse con una persona e mi avrebbe parlato.
Aspetto poco più di una mezzora e mi riceve. Gli spiego che cerco lavoro ed alloggio e chiedo consigli. E’ stato molto gentile, ma era dispiaciuto informarmi che di lavoro non si trova e che quando lo chiamano dall’Italia, consiglia di non avventurarsi perché non è più come una volta che si trovava lavoro facilmente e la manodopera scarseggiava. Chiacchierando e riflettendo, in effetti, l’Europa dell’est esporta molte persone anche laureate che riescono ad imparare molto bene l’inglese da casa ed andare a Londra disposti a tutto.
Se poi si pensa di andare a Londra per imparare l’inglese, di londinesi ce ne sono veramente pochi. Tutte le razze ma inglesi pochi. Ma secondo me va bene lo stesso per cominciare.
Incontro italiani e cerco di iniziare discorso, ma sarò sfortunato io, o sarà che gli italiani sono fatti così, ma incontro solo persone che sanno raccontare benissimo come sono stati bravi, a colorire la loro storia come fossero gli unici al mondo ad esserci riusciti e come solo loro sono usciti da situazioni impossibile che avevano toccato il fondo, sono stati disperati, stavano per dormire in strada, ma ecco che uno spiraglio di luce….
Beh, su internet, nei job center, nelle agenzie interinali e porta a porta niente lavoro.
Non mi restava che rivolgermi ad un’agenzia a pagamento dove un italiano narrava che loro ti trovano lavoro e alloggio ma ci mettono un po’. Lo stesso italiano che ho conosciuto la sera al quale ho lasciato il mio numero di cellulare chiedendogli se cortesemente mi poteva mandare un sms con l’indirizzo di questa agenzia, visto che lui era lì da 2 mesi senza aver trovato nulla ma un suo amico l’aveva trovato con l’agenzia. L’sms non è mai arrivato, ma tanto a lui non credo importasse molto considerato che mi diceva che i soldi glieli passavano comunque i genitori.
Se pagavo un’agenzia dovevo rimanere almeno un altro mese nell’attesa che mi trovassero qualcosa. Tutto questo alla modica cifra di 175 pound per la camera, 24 per l’alloggio e circa 5 o 10 per il cibo che ormai era l’unica cosa su cui potevo risparmiare. Ma erano ormai passate quasi 3 settimane ed a quel ritmo non sarei riuscito a continuare un altro mese.
Non so, forse chi ci riesce lo racconta e tutti gli altri rimangono nell’ombra e se ne vanno con la coda fra le gambe. Ed io sono uno di quelli. Dopo un mese non ho retto economicamente. Dopo aver passato diverse giornate sotto la pioggia ed il vento mi sono pure ammalato con una notte di febbre molto alta. Ho smesso di crederci e cominciavo a schifarmi di Londra. Cominciavo a vedere i volti seri, la gente che camminava senza mai girarsi, nessuno ti sorride, il vento insopportabile, la pioggia… Vedevo tutto intorno davvero triste. Ho cominciato a pensare che se anche avessi trovato una sistemazione, sarei diventato così anche io. Il prezzo da pagare per un’esperienza e per imparare l’inglese mi sembrava troppo elevato e sproporzionato. Ma a quel punto mi sentivo anche in trappola. Niente lavoro a Londra e niente lavoro in Italia.
Ma ho comunque preferito tornare in Italia. I soldi stavano finendo. Forse ho fatto male i calcoli, forse ho smesso di crederci, forse sono stato sfortunato, forse sono capitato nel periodo sbagliato, forse… forse e forse….
Una cosa mi conforta leggermente: leggere nei forum che c’è tanta gente che non riesce a trovare lavoro nonostante l’impegno e la dedizione.
Ma non mi sento nemmeno di consigliare qualcuno di partire all’avventura, mollare tutto che ce la può fare. Sono convinto che le storie a lieto fine siano tante, altrimenti a Londra non ci sarebbero tante persone. Ma per un banale calcolo di percentuale, credo siano tante anche le persone che hanno dovuto ripiegare in ritirata.
Ah, dimenticavo, tra le tante esperienze sono capitato a mia insaputa nella londistan, la zona dei musulmani a vedere un alloggio che avevo letto negli annunci. Là sono davvero tutti musulmani: poche donne in giro e tutte col burka e gli uomini con la barba e quei loro vestiti tutti uguali con quel coso bianco in testa. Ero l’unico “diverso”. Il ragazzo dell’agenzia, giovane, gentilissimo e positivissimo. Tanto da dirmi che a Londra devi per forza essere positivo, altrimenti non concludi nulla. “You have to be positive in the mind”. L’appartamento non l’ho preso perché chiedeva un minimo di 6 mesi, ma non era male, arredato, con camera cucina e bagno spazioso il tutto a 150 pound a settimana bill (spese) e arredamento compreso.
Ma la cosa più importante è che si è offerto comunque di aiutarmi a trovare lavoro, mi ha indicato 2 agenzie e mi ha spiegato bene come raggiungerle. Mi ha detto che lì era la zona migliore, una comunità migliore e lavoro si trova più facilmente che nel centro.
Avrei potuto pensare che lo faceva per affittarmi l’appartamento, ma gli avevo già detto che non potevo garantire per 6 mesi e sapeva bene che non faceva per me, ma si è offerto di aiutarmi lo stesso. Appena ci siamo salutati mi sono incamminato verso le agenzie che mi aveva indicato. Ma strada facendo ho cominciato ad immaginarmi in mezzo a quelle persone totalmente diverse da me, una cultura alla quale non mi sono mai identificato e che non sono mai riuscito ad accettare. Ho preso il primo bus e sono tornato a cercare in altre zone.
Forse saranno coincidenze, ma questo ragazzo mi ha confermato che le altre “razze” su aiutano tra di loro. La conferma mi era arrivata dell’italiano che avevo conosciuto appena arrivato a Londra, quasi una premonizione sulle cattive esperienze con gli italiani che ho incontrato durante la permanenza a Londra. Questo, probabilmente sfruttava il fatto che ero appena arrivato e non ero esperto, cercava in tutti i modi di fregarmi rifilandomi squallide camere condivise a 180 pound al mese. Nel tragitto per andare a visitare queste camere, anziché darmi qualche buon consiglio o aiutarmi a trovare un lavoro col quale avrei potuto pagargli l’alloggio, è stato tutte le due ore a raccontarmi di quanto fosse bravo, di quanti soldi aveva fatto, di quanto era seria la sua agenzia, quanto ha pagato la sua casa, un accenno alla moglie ed alla figlia nata da poco quasi a confermare il suo successo ma soprattutto di quanto la sua intelligenza l’abbia aiutato a sopravvivere durante le prime permanenze a Londra che non aveva nemmeno i soldi per pagare l’ostello ed era costretto ad usare metodi illegali. Dopo avermi anche raccontato che gli avevano da poco ritirato la patente perché era ubriaco, la mia fiducia nei suoi confronti era praticamente nulla. Il culmine lo ha raggiunto con la frase che non dimenticherò mai: l’Italia è un insulto alla sua intelligenza.
Per me, questo era troppo, ma non sapevo ancora quello che mi aspettava i giorni successivi. Se davvero è tanto intelligente, come mai in Italia non è riuscito a concludere niente ma a Londra si? Se sei davvero bravo, valido ed intelligente, non esistono ostacoli, nemmeno l’Italia….
Scusate lo sfogo, più che un racconto. L’intento è di cercare di essere utile a qualcuno.
Gli italiani che ho incontrato non mi hanno aiutato, percui non voglio fare la stessa cosa. Questo è l’unico aiuto che posso dare: riflettete prima di partire. Non lasciatevi incantare solo dalle storie a lieto fine…
La voglia di partire e lavorare all’estero è rimasta. Non so se riuscirò mai, ma se dovrò ripartire, voglio essere sicuro di avere già un lavoro.
Ah, ora sono ancora disoccupato ma qui riesco ancora a cavarmela con qualche lavoretto in nero…
Addio pensione…
Ho cominciato a considerare di trasferirmi a Londra per vivere e lavorare a ottobre del 2006.
Da quella data ho cominciato a raccogliere più informazioni possibili su internet. Sul lavoro, sull’alloggio, sui forum, consigli ecc…
Avevo deciso di mollare tutto e di provare a ricominciare da capo a Londra con l’anno nuovo, subito dopo le feste. Forse non era il periodo indicato, ma ho aspettato che mi scadesse il contratto di lavoro che non mi piaceva affatto per sperare di trovare qualcosa da qualche altra parte dopo anni di totale insoddisfazione in Italia.
Sono partito con nessuna pretesa. Volevo fare qualunque lavoro che fosse lavapiatti o spazzino.
L’idea di partire e di ricominciare tutto da capo in un altro paese con un’altra lingua ed un’altra cultura spaventa, ma è più forte il desiderio e la curiosità tanto che prendono il sopravvento sulla razionalità.
Alcuni amici in Italia avevano deciso di partire nello stesso periodo per passare le vacanze a Londra e con l’occasione aiutarmi a conoscere qualche italiano che già loro conoscevano a Londra. Questo mi ha dato una motivazione maggiore.
Arrivato a Londra il primo giorno ho dormito in albergo in quanto gli amici italiani tramite tutte le loro conoscenze non sono riusciti a trovarmi nulla.
Da allora mi sono sempre arrangiato, mi sono trovato da solo alloggi in ostelli e qualche giorno anche a casa di una signora che aveva adibito una specie di garage a camera ma per andare in bagno occorreva andare fuori, cioè passare proprio all’aperto ed in quel periodo la notte arrivava tranquillamente ad un grado infatti pochi giorni dopo ha anche nevicato. Ma il bagno era comunque una specie di struttura separata senza riscaldamento.
Poi per una settimana in un ostello invivibile a Bayswater pagato in anticipo dove il materasso a molle scoperte si infilava ovunque nella schiena. La finestra rotta faceva entrare il freddo della notte ed in quel periodo il vento tirava talmente forte che tutta la struttura tremava e difficilmente sono riuscito a dormire quella settimana. Dopo essermi lamentato con la signora che gestiva il posto, ho ottenuto la riparazione della finestra con dello scotch ma, siccome la notte il riscaldamento era rigorosamente spento ed anche di giorno c’era solo un termo leggermente tiepido, sono riuscito a farmi dare un’antica stufa elettrica che tenuta vicino al letto alleggeriva il freddo. Non c’era la doccia ma solo il bagno dove ogni tanto vedevi girare insetti strani tipo zecche.
Siccome non si poteva dormire in quel letto avevo considerato di dormire in terra, ma la stanza era una specie di tunnel stretto e non c’era spazio e poi non sapevo che cosa poteva esserci in quel pavimento a moquette. Così ho cercato di sistemare dei panni e quello che avevo sulle molle.
Il tutto a 210 pound a settimana in questa specie di camera doppia!
Poi finalmente ho trovato un posto “vivibile” ed economico (175 pound a settimana sempre camera doppia). Vivibile perché per fortuna il materasso era comodo e c’era il riscaldamento. Ma le condizioni della struttura e la pulizia non le considero perché mi andava più che bene così, ho chiesto del detergente ed una spugna e mi sono pulito un po’ alla meglio la stanza. Aveva il bagno e la doccia nello stesso ambiente ma gli scarichi comunicanti così, se il vicino faceva la doccia si sentiva ed usciva l’acqua sporca dallo scarico. Ma andava bene così.
Questo per quanto riguarda l’alloggio.
Per il lavoro avevo deciso che il mio lavoro era quello di alzarmi alla mattina e mettermi in cammino fino alla sera per trovare lavoro e alloggio.
Per essere tranquillo, avevo la oyster card con abbonamento settimanale zona 1 e 2 dell’underground e tutti gli autobus a 24 pound circa.
Per riassumere le spese a chi si volesse cominciare questa avventura: 175 l’alloggio e 24 l’underground. Per il cibo, i Mc-Donald, burghy ecc sono a 4,90 pound il menù. Ma occorre avere uno stomaco in perfette condizioni per reggere quel ritmo e non era il mio caso.
Ma il più delle volte si mangia quello che si trova ai vari supermarket Tesco e Sainsbury’s.
Il mio inglese non è il massimo ma capisco e mi faccio capire.
Purtroppo non avevo un curriculum decente scritto in inglese e non ho trovato nessuno che mi aiutasse a farne uno. Poi ho pensato che per fare il cameriere ed il lavapiatti, visto che non ho esperienza, non credo che il curriculum mi potesse servire.
Quindi, intanto che giravo la città entravo nei locali, solitamente ristoranti e possibilmente italiani, col mio solito: “I’m looking for a job”. Quando mi vedevano entrare mi sorridevano pensando fossi un cliente, ma poi era demoralizzante vedere la loro espressione cambiare apostrofandomi come avessi la peste.
Da tutti gli italiani che ho incontrato, ed a cui ho chiesto informazioni, ho sempre dovuto subire i loro racconti di quanto sono stati bravi a cominciare dal nulla e poi si sono sistemanti. Li lasciavo parlare un po’ e quando chiedevo dettagli, alla fine c’era sempre qualche parente o amico che gli aveva trovato lavoro dall’Italia. Se poi chiedevo di aiutare anche me, mi davano qualche sommario consiglio come se tutto fosse facile e come se fossi io l’imbecille che non riesce a trovare nulla.
Sembra che a Londra non conoscano i job center. A tutti quelli ai quali l’ho chiesto erano al corrente dell’esistenza ma non sapevano dov’erano, comprese le poste che mi hanno indicato un centro dove facevano corsi di inglese. Alla fine mi sono arrangiato con internet.
Ma nei job center entri, hai tutti i computer e le riviste con gli annunci ma poi ovviamente li devi chiamare tu. Loro ti danno a disposizione anche il telefono. Ma nessuno mi aveva detto che prima devi fare l’intervista telefonica con un operatore. Quindi se non sai bene l’inglese….
Ti chiedono se hai il NIN (il loro codice fiscale), dove alloggi, età nazionalità ecc… poi ti chiedono che annuncio hai visto, il numero dell’annuncio ecc… a quel punto ti chiamano loro e ti passano la comunicazione.
Metto in guardia chi non conosce bene l’inglese che, un conto è saper capire i siti in inglese, un conto è comunicare con una persona dove puoi usare anche i gesti, ma ho trovato una difficoltà inspiegabile nella conversazione telefonica.
Comunque il lavoro non si trovava.
Mi rivolgo all’adecco, ma mi dicono che cercano solo persone specializzate con inglese fluente. Tutti gli annunci nei job-center specificano “good english”.
Ho sentito parlare di una chiesa italiana a londra e provo ad andarci. Era sera (circa le 18) ed era chiusa. Ma su un lato c’arano un gruppetto di persone. Parlavano italiano. Ho chiesto informazioni ed uno mi ha detto: puoi chiedere a lui, è il parroco. Gentilmente gli chiedo se potevo prendere un appuntamento, ma lui mi dice di entrare ed aspettare che sbrigasse con una persona e mi avrebbe parlato.
Aspetto poco più di una mezzora e mi riceve. Gli spiego che cerco lavoro ed alloggio e chiedo consigli. E’ stato molto gentile, ma era dispiaciuto informarmi che di lavoro non si trova e che quando lo chiamano dall’Italia, consiglia di non avventurarsi perché non è più come una volta che si trovava lavoro facilmente e la manodopera scarseggiava. Chiacchierando e riflettendo, in effetti, l’Europa dell’est esporta molte persone anche laureate che riescono ad imparare molto bene l’inglese da casa ed andare a Londra disposti a tutto.
Se poi si pensa di andare a Londra per imparare l’inglese, di londinesi ce ne sono veramente pochi. Tutte le razze ma inglesi pochi. Ma secondo me va bene lo stesso per cominciare.
Incontro italiani e cerco di iniziare discorso, ma sarò sfortunato io, o sarà che gli italiani sono fatti così, ma incontro solo persone che sanno raccontare benissimo come sono stati bravi, a colorire la loro storia come fossero gli unici al mondo ad esserci riusciti e come solo loro sono usciti da situazioni impossibile che avevano toccato il fondo, sono stati disperati, stavano per dormire in strada, ma ecco che uno spiraglio di luce….
Beh, su internet, nei job center, nelle agenzie interinali e porta a porta niente lavoro.
Non mi restava che rivolgermi ad un’agenzia a pagamento dove un italiano narrava che loro ti trovano lavoro e alloggio ma ci mettono un po’. Lo stesso italiano che ho conosciuto la sera al quale ho lasciato il mio numero di cellulare chiedendogli se cortesemente mi poteva mandare un sms con l’indirizzo di questa agenzia, visto che lui era lì da 2 mesi senza aver trovato nulla ma un suo amico l’aveva trovato con l’agenzia. L’sms non è mai arrivato, ma tanto a lui non credo importasse molto considerato che mi diceva che i soldi glieli passavano comunque i genitori.
Se pagavo un’agenzia dovevo rimanere almeno un altro mese nell’attesa che mi trovassero qualcosa. Tutto questo alla modica cifra di 175 pound per la camera, 24 per l’alloggio e circa 5 o 10 per il cibo che ormai era l’unica cosa su cui potevo risparmiare. Ma erano ormai passate quasi 3 settimane ed a quel ritmo non sarei riuscito a continuare un altro mese.
Non so, forse chi ci riesce lo racconta e tutti gli altri rimangono nell’ombra e se ne vanno con la coda fra le gambe. Ed io sono uno di quelli. Dopo un mese non ho retto economicamente. Dopo aver passato diverse giornate sotto la pioggia ed il vento mi sono pure ammalato con una notte di febbre molto alta. Ho smesso di crederci e cominciavo a schifarmi di Londra. Cominciavo a vedere i volti seri, la gente che camminava senza mai girarsi, nessuno ti sorride, il vento insopportabile, la pioggia… Vedevo tutto intorno davvero triste. Ho cominciato a pensare che se anche avessi trovato una sistemazione, sarei diventato così anche io. Il prezzo da pagare per un’esperienza e per imparare l’inglese mi sembrava troppo elevato e sproporzionato. Ma a quel punto mi sentivo anche in trappola. Niente lavoro a Londra e niente lavoro in Italia.
Ma ho comunque preferito tornare in Italia. I soldi stavano finendo. Forse ho fatto male i calcoli, forse ho smesso di crederci, forse sono stato sfortunato, forse sono capitato nel periodo sbagliato, forse… forse e forse….
Una cosa mi conforta leggermente: leggere nei forum che c’è tanta gente che non riesce a trovare lavoro nonostante l’impegno e la dedizione.
Ma non mi sento nemmeno di consigliare qualcuno di partire all’avventura, mollare tutto che ce la può fare. Sono convinto che le storie a lieto fine siano tante, altrimenti a Londra non ci sarebbero tante persone. Ma per un banale calcolo di percentuale, credo siano tante anche le persone che hanno dovuto ripiegare in ritirata.
Ah, dimenticavo, tra le tante esperienze sono capitato a mia insaputa nella londistan, la zona dei musulmani a vedere un alloggio che avevo letto negli annunci. Là sono davvero tutti musulmani: poche donne in giro e tutte col burka e gli uomini con la barba e quei loro vestiti tutti uguali con quel coso bianco in testa. Ero l’unico “diverso”. Il ragazzo dell’agenzia, giovane, gentilissimo e positivissimo. Tanto da dirmi che a Londra devi per forza essere positivo, altrimenti non concludi nulla. “You have to be positive in the mind”. L’appartamento non l’ho preso perché chiedeva un minimo di 6 mesi, ma non era male, arredato, con camera cucina e bagno spazioso il tutto a 150 pound a settimana bill (spese) e arredamento compreso.
Ma la cosa più importante è che si è offerto comunque di aiutarmi a trovare lavoro, mi ha indicato 2 agenzie e mi ha spiegato bene come raggiungerle. Mi ha detto che lì era la zona migliore, una comunità migliore e lavoro si trova più facilmente che nel centro.
Avrei potuto pensare che lo faceva per affittarmi l’appartamento, ma gli avevo già detto che non potevo garantire per 6 mesi e sapeva bene che non faceva per me, ma si è offerto di aiutarmi lo stesso. Appena ci siamo salutati mi sono incamminato verso le agenzie che mi aveva indicato. Ma strada facendo ho cominciato ad immaginarmi in mezzo a quelle persone totalmente diverse da me, una cultura alla quale non mi sono mai identificato e che non sono mai riuscito ad accettare. Ho preso il primo bus e sono tornato a cercare in altre zone.
Forse saranno coincidenze, ma questo ragazzo mi ha confermato che le altre “razze” su aiutano tra di loro. La conferma mi era arrivata dell’italiano che avevo conosciuto appena arrivato a Londra, quasi una premonizione sulle cattive esperienze con gli italiani che ho incontrato durante la permanenza a Londra. Questo, probabilmente sfruttava il fatto che ero appena arrivato e non ero esperto, cercava in tutti i modi di fregarmi rifilandomi squallide camere condivise a 180 pound al mese. Nel tragitto per andare a visitare queste camere, anziché darmi qualche buon consiglio o aiutarmi a trovare un lavoro col quale avrei potuto pagargli l’alloggio, è stato tutte le due ore a raccontarmi di quanto fosse bravo, di quanti soldi aveva fatto, di quanto era seria la sua agenzia, quanto ha pagato la sua casa, un accenno alla moglie ed alla figlia nata da poco quasi a confermare il suo successo ma soprattutto di quanto la sua intelligenza l’abbia aiutato a sopravvivere durante le prime permanenze a Londra che non aveva nemmeno i soldi per pagare l’ostello ed era costretto ad usare metodi illegali. Dopo avermi anche raccontato che gli avevano da poco ritirato la patente perché era ubriaco, la mia fiducia nei suoi confronti era praticamente nulla. Il culmine lo ha raggiunto con la frase che non dimenticherò mai: l’Italia è un insulto alla sua intelligenza.
Per me, questo era troppo, ma non sapevo ancora quello che mi aspettava i giorni successivi. Se davvero è tanto intelligente, come mai in Italia non è riuscito a concludere niente ma a Londra si? Se sei davvero bravo, valido ed intelligente, non esistono ostacoli, nemmeno l’Italia….
Scusate lo sfogo, più che un racconto. L’intento è di cercare di essere utile a qualcuno.
Gli italiani che ho incontrato non mi hanno aiutato, percui non voglio fare la stessa cosa. Questo è l’unico aiuto che posso dare: riflettete prima di partire. Non lasciatevi incantare solo dalle storie a lieto fine…
La voglia di partire e lavorare all’estero è rimasta. Non so se riuscirò mai, ma se dovrò ripartire, voglio essere sicuro di avere già un lavoro.
Ah, ora sono ancora disoccupato ma qui riesco ancora a cavarmela con qualche lavoretto in nero…
Addio pensione…
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