Saturday, 30 November 2013

Addendum all' addendum

Come scritto qui sapevo che avrei allungato la lista dei post dedicati al tema degli incapaci che lavorano negli uffici pubblici, ma onestamente non mi aspettavo che sarebbe successo cosi' presto. Io non capisco cosa non funzioni. Parlo con altri italiani qui a Londra, o leggo i loro blog o i loro commenti sui forum, e a sentir loro qui a Londra tutto funziona alla perfezione. Comincio a pensare che viviamo in due dimensioni differenti: una dimensione dove a Londra ogni cosa funziona alla perfezione, che e' quella dove vivete voi; ed una dimensione dove a Londra niente funziona, che e' quella dove vivo io. Oggi mi e' sparito pure un cacciavite mentre facevo dei lavori nel nuovo appartamento: sicuramente uno di voi che vive dall'altra parte se lo e' trovato a portata di mano proprio quando gli faceva piu' comodo: "Ah! Qui a Londra e' tutto perfetto! Compaiono anche i cacciaviti proprio quando servono. Ma chissa' da dove e' arrivato?" E' arrivato da casa mia, bastardo! Ditemi come si fa a passare dalla vostra parte, vi prego...
Bando alle ciance, e passiamo al racconto della mia razione quotidiana di problemi. Oggi ci dovevano riconsegnare la roba della mia ragazza, che avevamo stivato in un self storage. Beh, la re-delivery e' andata perfettamente. Anzi, se qualcuno qui a Londra o dintorni dovesse aver bisogno di immagazzinare mobili, attrezzi o altro per un certo periodo, magari deve traslocare e c'e un gap fra quando deve lasciare casa e quando puo' entrare nella nuova come e' successo a me, e non sa dove mettere la sua roba, questa ditta vi porta il container a domicilio, ci mettete la vostra roba e loro se lo tengono per il tempo necessario, quindi ve lo riportano al nuovo indirizzo. Il problema oggi non e' stato la re-delivery, bensi' e' stato di nuovo il gas: ci alziamo, la mia ragazza prepara la moka per farsi un caffe' per colazione, e il gas non funziona. Ovviamente non funziona neanche il boiler, quindi niente acqua calda ne' riscaldamento.
Scendiamo in cantina per controllare il contatore, e sullo schermo lampeggia la scritta "Call help". Aiutooo! Chiamiamo la British Gas: la solita manfrina riguardo l'account number che non ci hanno ancora dato ma che vogliono "per poterci aiutare", il solito trucchetto di selezionare la sezione "per diventare clienti" e poi farsi passare la sezione giusta. Secondo voi abbiamo risolto con una telefonata sola?
Allora, alla prima telefonata ci hanno detto che avevano i server down e non ci potevano aiutare e di riprovare piu' tardi. Due o tre ore dopo, abbiamo richiamato e dato che avevano ancora i server down ci hanno passato un'altro numero, che ci ha dato un altro numero ancora per chiamare i server in Scozia. Il numero per chiamare i server in Scozia era lo stesso numero che avevamo chiamato nelle due precedenti telefonate, e quando lo richiamiamo ci dicono che non possono trovare il nostro account. Chiudiamo la telefonata, armeggiamo un poco col contatore (movimenti convulsi dettati dalla disperazione) quindi chiamiamo per la quarta volta la Scozia e una signorina ci dice di andare a comprare una carta B1.1 o B1.2 in un qualsiasi pay-point (ma se la possiamo comprare perche' tre giorni fa ci hanno detto che ce la spediscono?), tornare a casa e inserirla nel contatore per due minuti, quindi tornare al pay-point e fare il top-up (caricare i soldi), tornare di nuovo a casa e rimetterla nel contatore per attivare il credito. A questo punto e' stato raggiunto il punto piu' elevato di disperazione: ogni volta informazioni diverse, che puntualmente non funzioneranno. Chi deve spiegarti cosa fare non lo sa nemmeno lui. Quinta telefonata, quella della disperazione.
"Se e' comparsa la scritta 'Call Help' ", dice l'operatrice (sara' in Scozia?), "voi non potete fare niente. Vi mando un engineer in tre ore."
...
...
I puntini sopra sono autocensura.
L'engineer e' venuto, ha controllato il contatore e lo ha riattivato. Ci ha dato una carta su cui fare il top-up e spiegato che ci spediscono l'altra carta perche' i contatori nuovi funzionano solo con un tipo speciale di card. Ma il nostro e' vecchio e va bene qualsiasi card. Ci consiglia di caricare un solo pound per fare la prova e poi, se il contatore funziona (But I'm sure it works, del resto aveva verificato) di caricare altro credito. Poi l' engineer ha controllato la caldaia (questo la sapeva far funzionare), redatto un paio di moduli, uno per la visita ed uno per il landlord che deve sistemare alcune cose della canna fumaria (l'altro non ha fatto niente di tutto questo) e se ne e' andato, dicendoci che se il contatore dara' problemi per la terza volta ce lo cambiano. Secondo voi il contatore ha accettato la sua card? Non so, forse l'avrebbe anche accettata, ma la card non ha funzionato al momento di fare il top-up: altro viaggio inutile al negozio del pakistano.
Appena possibile passeremo al contratto tradizionale. Anche perche', come ci ha fatto notare questo engineer, a fare quelle scale ripide per scendere in cantina si rischia di rompersi l'osso del collo. Torto non ce l'ha.

PS Vi ricordate quei voucher visitatori per il parcheggio gratuito che stavo aspettando e che ieri ho scoperto non sarebbero arrivati in tempo? Il tipo al council, spiegandogli la mia paura di prendere una multa, mi aveva detto di spiegare al ticket-man (ausiliario del traffico) che stavo facendo il trasloco, e facendomi la mimica e la voce pietosa mi aveva suggerito di dire "Please, please, I'm just moving in". Perche' in questo caso la voce pietosa avrebbe dovuto farmi scampare una multa non so, dato che e' riasputo che i ticket-men londinesi non possono provare pieta' dato che asportano loro il cuore al momento dell'assunzione. Comunque, il permesso di parcheggio non ci e' servito, e i voucher ovviamente non sono arrivati, ma e' arrivata una lettera del council che ci dice non ne abbiamo diritto in quanto non siamo registrati per il pagamento della council tax. La registrazione e' stata fatta lo stesso giorno in cui abbiamo chiesto i voucher, solo che l'abbiamo fatta subito dopo la richiesta dei voucher. L'impiegato/a ha guardato l'orario di richiesta dei voucher, ha letto 9:05, una registrazione per la council tax allo stesso nome e indirizzo risultava alle 9:10, quindi al momento della richiesta noi non avevamo diritto.

Voglio venire dall'altra parte! Quella dove vivete voi e tutto funziona! Dove i segnali sono sempre verdi e i treni arrivano in orario (cit. @TLF, cercatelo su Twitter).


PPS Il cacciavite l'ho ritrovato in un posto dove son sicuro di non averlo messo. Chi di voi lo ha messo li?

Friday, 29 November 2013

Addendum a "Paese che vai" ovvero "Cresce il numero dei coglioni"


Dopo i problemi con la quasi inesistente burocrazia britannica che ho raccontato qui, siamo infine entrati nel nuovo appartamento. Nuovo per noi, ovviamente, non nel senso che l'appartamento e' nuovo. Anzi, ha i suoi annetti, ed anche se e' stato parzialmente ristrutturato pochi mesi fa, i lavori sono stati fatti nel modo tipico del Regno Unito. Cioe' male. Ma soprassediamo sulle capacita' degli artigiani di Sua Maesta', originari dell'isola o imprestatigli dai vari continenti, e parliamo un poco di acqua, gas ed elettricita'.
A parte gli aumenti che niente hanno a che fare con l'inflazione, che sono universali, parliamo del sistema di fornitura. Per gas ed elettricita' qui si puo' optare per un sistema tutto particolare: il pay-as-you-go, ovvero prepagato. Carichi una cifra a tua scelta su una chiavetta elettronica o su una carta come quelle del bancomat, le inserisci nel contatore e il credito va a scalare. Ottimo sistema se gli inquilini cambiano continuamente, cosa molto frequente a Londra, dato che nessuno puo' andarsene lasciando un debito. E' un assillo continuo, pero': "Cazzo caro! Corri dal pakistano all'angolo che abbiamo finito il latte e l'energia elettrica!" Vabbe', non e' la fine del mondo. Solo una scocciatura. Ovviamente non e' che i contatori siano universali, cioe' in grado di leggere qualsiasi chiavetta o carta. Devi aprire un account con un fornitore, procurarti la sua chiavetta/carta e caricarla in un negozio abilitato. E ancora non e' nulla di grave: il sistema e' perfezionabile, ma quale non lo e'?
Nel nostro caso gli inquilini uscenti avevano gia' i loro account sia con la compagnia elettrica che con quella del gas, e tramite il letting agent veniamo a sapere che per entrambe le forniture si tratta di EDF. Ci fanno avere pure le loro chiavette per l'elettricita' e la carta per il gas: due chiavette in quanto una non funziona. Quale non si sa. Solo che la carta riporta il nome British Gas. Comincia a farsi largo il sospetto che ci sia qualcosa che e' sbagliato.
Ovviamente, quando entriamo in casa, siamo senza luce e senza gas. Quindi senza acqua calda. La mia compagna si mette al telefono, mentre io sono impegnato in un corso di Primo Soccorso a circa 100 chilometri da Londra ed al ritorno la sera devo caricare il camion con la roba per il trasloco: l'operatore EDF si fa dare tutti i dati e la tiene per piu' di mezz'ora in linea per spiegarle come fare a ricaricare la chiavetta; British Gas non risponde dopo un'attesa di 1 ora e 45 minuti. I numeri, naturalmente, sono a pagamento. Dovremo fare un giorno in piu' senza gas, ma almeno possiamo avere la luce. Certo, come no...
Al negozio (pakistano) non riescono a caricare nessuna delle due chiavette. Riescono a caricare la carta del gas, pero': 5 sterline, giusto per provare. Magari riusciamo a farlo funzionare. Resta il problema luce, da risolvere prima delle 6 di sera perche' smettono di rispondere al telefono. Quindi la "santa ragazza" si rimette al telefono. L'ora di pranzo e' gia' passata da un po'. Altro operatore EDF, che prende i dati, cerca cerca e dice: -Scusa, ma mica siamo noi i vostri fornitori.
Ecco...
L'operatore precedente era un coglione. Anzi, una cogliona, visto che era una donna. Com'e' che non se ne e' accorta che non siamo clienti? E grazie alla gentilezza del secondo operatore che ci ha fornito il nome del vero fornitore. E cosi' altra telefonata, questa volta alla Southern Electric, per avere conferma che si', il contatore e' registrato con loro, ma dobbiamo aprire un nuovo account. Dopo di cio' dobbiamo aspettare un'ora, recarci in un negozio chiamato Coska, di cui ci forniscono l'indirizzo, con un numero di account che ci hanno dato, prendere una chiavetta e caricarci i soldi. L'ora scade alle 8:45pm. Qui fa buio alle 4 in questi giorni...
Prima di uscire controlliamo su Google Maps la posizione del negozio ed abbiamo il primo brivido: nessun negozio al post code datoci, nessun negozio nelle vicinanze che risponda al nome di Coska. Una veloce ricerca ci permette di capire che cio' che l'operatore al telefono aveva pronunciato Coska era Cost Cutter (catena di negozi in franchising), e ne troviamo uno non lontano dal post code datoci. Tra l'altro il post code indicava un vicolo cieco, non certo la posizione ideale per un negozio.
Arriviamo in zona e, sorpresa, non c'e' nessun Cost Cutter. Qui c'e' il secondo coglione: chi e' che non ha aggiornato gli indirizzi dei negozi abilitati alle ricariche? Cominciamo a chiedere: prima in un internet point, gestito da due islamici che sembravano usciti da un film di terroristi afghani. Solo che ci trattano come se i terroristi fossimo noi: evidentemente gli faceva schifo parlare con degli infedeli e l'unica indicazione che ottengo e' un "Pe' de la' " neanche fossimo a Roma. Ci incamminiamo "pe' de la' " e troviamo un negozio abilitato alle ricariche, anche se non e' un Cost Cutter, e l'indirizzo corrisponde a quello datoci (ma non al post code). Entriamo, chiediamo e l'unica ricarica che puo' farci e' quella British Gas. Niente Southern Electric. Neanche sa cosa sia. Usciamo demoralizzati.
Mentre la mia ragazza tenta inutilmente di parlare col customer service, io entro in un altro negozio per chiedere informazioni. Questa volta trovo un giovane indiano che conosce la posizione del Cost Cutter (a un altro indirizzo e sempre piu' lontano dalla posizione del post code) e mi spiega come trovarlo. Proseguiamo "pe' de la' " (in fondo la direzione dataci dai due terroristi afghani era giusta) e cammina cammina arriviamo al Cost Cutter, che si', fa' le ricariche Southern Electric, ma le fa sulle chiavette British Gas perche' la Southern non produce chiavette. Il dubbio, a questo punto, e' che anche il primo negozio potesse farci la ricarica: semplicemente era gestito da un coglione incompetente.
E cosi' ci riavviamo verso casa, ovvero nella direzione opposta a "pe' de la' ", mangiucchiandoci un cioccolato bianco prodotto in Italia per conto di una ditta rumena che lo vende in UK. Weird.
Fiat lux! Ci rimane il gas, da sistemare. Impresa per il giorno successivo, con British Gas che ovviamente non risponde. Finche' la piccola non ne pensa una delle sue: chiamare il numero per diventare clienti, poi dire di aver pigiato il numero sbagliato e farsi passare l'operatore giusto. E qui cominciano le difficolta'. Fra tutti i numeri scritti sopra, sotto e dentro il contatore che io avevo annotato, non c'e' il numero di matricola giusto. "Io non posso fare niente se non mi date l'account number o il numero di matricola del contatore" risponde indispettita l'operatrice. "Ma mi puo' dire se siamo vostri clienti?" chiede la mia ragazza. "Non senza l'account number." E chiude la chiamata.
Consultazione telefonica, e nuovo tentativo con British Gas. Se EDF ha scoperto il vero fornitore solo con l'indirizzo, lo deve poter fare anche British Gas. Cosi' e', infatti, il nuovo operatore ci conferma che si puo' aggiungere un'unita' sul pallottoliere: insieme dei coglioni incompetenti. British gas e' il nostro fornitore. Possiamo farci mandare un engineer (ingegnere) per capire cosa non funzioni. Diciamo di si' e l'appuntamento e' fissato per il giorno successivo. Fra le 12 e le 17. Okay, che problema c'e', mica dobbiamo lavorare noi.
L'ingegnere viene e scopre il problema: il primo inghippo e' che qualcuno ha sbagliato il nostro indirizzo, segnando flat A quando noi abitiamo al flat B (ovvio che la matricola del contatore risultava sbagliata), e il secondo inghippo e' che i precedenti inquilini hanno chiuso l'account, quindi ne dobbiamo aprire uno nuovo. L'ingegnere ci attiva il contatore, lo carica con 10 sterline omaggio e fa per andarsene. "Solo un momento", dice la mia ragazza, "che controllo se il gas funziona." Il gas arriva ai fornelli, ma come verificare se c'e' acqua calda? "Ah, ma io mica so far funzionare il boiler!" E ti permettono di chiamarti ingegnere?
Okay, okay. Gas e luce sono a posto. Cioe', il gas non e' proprio a posto, ancora. Abbiamo aperto il nuovo account ed aspettiamo che ci arrivi la carta ricaricabile. La carta deve arrivare in 2/3 giorni lavorativi dall'ordine, oggi e' il giorno 2 e non e' arrivata, domani e' sabato, quindi si va a lunedi'. E 4 delle 10 sterline sono gia' andate. E rimane ancora da cambiare l'intestazione della bolletta dell'acqua. Quindi altra telefonata, questa a Thames Water. Almeno questa volta non c'e' modo di sbagliarsi dato che la compagnia australiana e' il fornitore unico a Londra. Risponde una donna, dall'accento e' ovviamente di colore. Dopo 10 minuti la mia ragazza chiude la telefonata: l'inglese piccione dell'operatrice e' incomprensibile. E' come se in Italia mettessero a rispondere al telefono una persona che parli, che so, un dialetto siciliano stretto, oppure il sardo.
Io, a questo punto, ho perso il conto dei coglioni.


PS i voucher per il parcheggio di cui parlavo nel primo post di questa serie (che poco ma sicuro si allunghera') non sono arrivati. Quindi, oggi ho approfittato della pausa pranzo per andare al council a chiedere se erano stati spediti. Un particolare che nessuno ci aveva detto e' che servono dieci giorni perche' arrivino. Quando si tratta di posta, qui, ordini qualcosa e lo ricevi quasi in giornata, cosi' io ho ritardato l'ordine di un paio di giorni per essere sicuro arrivassero dopo il mio trasferimento. Non sarebbero arrivati in tempo ugualmente, ma vi autorizzo a spostare un'altra pallina dell'abaco per aggiungere un'unita' all'insieme dei coglioni.

Saturday, 23 November 2013

Japanese radioactive exportation

It seems Japan is giving back to USA part of what they gave it in 1945. Remember Nagasaki and Hiroshima.


Thursday, 21 November 2013

A circle?

Does everything come back to us and our own decision? Are we so convincted?


Wednesday, 20 November 2013

Fynyass, il Re d' Inverno

Fynyass, il Re d' Inverno


L'orso, un vecchio maschio dal pelo quasi nero, uscì con un'andatura pesante dai cespugli di tasso e mosse qualche passo nella radura. Quindi si fermò ad annusare l'aria. Intorno a lui gli alberi che delimitavano la radura erano per lo più spogli, solo poche foglie gialle restavano sui loro rami. Erano cadute a formare una coltre sull'erba del prato e sui cespugli del sottobosco, un manto giallo oro che andava virando al bruno. Gli odori nel vento freddo erano cambiati, si rese conto l'animale: si erano fatti più deboli e venati di una nota amara, amara come il sapore delle ultime bacche mangiate.
Riprendendo il cammino l'orso attraversò la radura e si reimmerse nel bosco. Il rumore del fiume era ormai da tempo scomparso alle sue spalle. Il fiume stesso era ormai un ricordo sbiadito, qualcosa legato alla sazietà, alla bocca piena del sapore del pesce. Il ricordo di una necessità soddisfatta.
Era oramai ai piedi del monte, un gigante coperto di fitti boschi di abeti scuri, il cui odore di resina ancora riempiva l'aria, quando il vento prese a soffiare in raffiche irregolari, violente e sempre più fredde. Chinando il capo contro una raffica più forte delle altre, l'orso si fermò in attesa. E dopo pochi istanti una figura alta e scura giunse lungo la pista che l'orso stesso stava percorrendo. Muovendosi silenziosa, l'alta figura avvolta in un lacero mantello con cappuccio, avanzò fino a fermarsi di fronte all'orso. Una mano scarna, quasi scheletrica, si allungò a toccare la testa del grande animale.
-Ben ritrovato, vecchio amico-, disse Fynyass, la sua voce soffice come la neve che cade, potente come lo stridere di due ghiacciai uno contro l'altro.
L'orso lo guardò con occhi acquosi, mentre la mano bianca e fredda scorreva lenta lungo una grande cicatrice sulla sua fronte.
-Ricordo bene quando ti sei guadagnato questa: troppo giovane per insidiare l'allora maschio dominante.
"Un altro anno di lotte è finito. Ti porto un poco di riposo, amico mio.
Forse Fynyass sorrise, nell'ombra del suo cappuccio, ma il volto era completamente celato. L'orso lo fissò per un poco, con occhi inespressivi, quindi aggirò Fynyass e proseguì nel suo cammino. Fynyass attese per un poco, quindi si incamminò dietro di lui.
Procedettero a passo regolare fra i contrafforti del monte, col terreno che a tratti si inclinava ripidamente. Una valle si aprì davanti a loro, fianchi scoscesi coperti da prati ingialliti da cui emergevano enormi massi smussati dalle intemperie e coperti di licheni verde scuro, sostituiti poco più in alto da abeti cresciuti fitti sotto cui funghi imbruniti dai primi geli zigzagavano in lunghe file che si perdevano nell'ombra.
Infine giunsero all'ingresso di una caverna, una fessura stretta, come una ferita scura nella terra fredda. L'orso indugiò all'ingresso della caverna, voltandosi a guardare Fynyass.
-Vai pure, amico mio. Ti sei guadagnato un lungo sonno ristoratore.
L'orso emisse un verso che poteva essere un sospiro, quindi si addentrò nella caverna e scomparve. Fynyass raggiunse un masso vicino all'ingresso, si aggiustò la spada di ghiaccio al fianco e si sedette.
E lì stette, fino al calar della notte, immobile mentre una luna a metà ballava bianca sulla foresta, e poi al mattino coperto di brina. Le stelle corsero nella volta celeste la notte successiva, e poi al mattino le nubi nascosero il sole. Fynyass sedette là, sul masso, vegliando il sonno del suo amico, mentre il vento soffiava e la neve cadeva. Gli spiriti servitori scesero dai monti delle nevi eterne e lo chiamarono.
Andiamo a Sud, voci perse nel vento dicevano.
-No-, rispondeva Fynyass.
Portiamo l'Inverno a Sud, scendiamo fino alle Porte dell'Estate.
-Non quest'anno.
I Feroci sono nuovamente forti, sui Monti di Carnach, pronti a devastare le Terre Basse. Ad un tuo ordine costruiranno un carro per te con le ossa dei loro nemici, perché tu possa arrivare fino ai Tumililande. Faremo ghiacciare le acque del fiume e del mare e intrappoleremo le navi di Rajkapur.
Fynyass scosse la testa.
-Non quest'anno-, ripeté.
Andiamo a riprenderci cio' che era nostro. Copriamo di neve le terre oltre il mare. Schiacciamo il Marciatore, seppelliamo nel ghiaccio il Leone dell'Estate!
-Basta! Per quest'anno le genti del Sud avranno un inverno mite.
E là rimase Fynyass, seduto su quel masso, a vegliare il sonno di un amico.
Passò il tempo, la natura silente avvolta nell'abbraccio freddo della lunga notte invernale. Vennero giorni di tempesta, la neve si accumulò alta intorno a Fynyass, alta al punto da nascondere l'ingresso della caverna. Poi tornò il sole, basso ma sfolgorante, bianco e crudele, che abbacinò il mondo col suo riverbero tagliente sulla neve immacolata. Le alci e i cervi migrarono verso il meridione, i lupi li seguirono e i cori dei loro ululati si persero lontano dove le notti invernali erano meno crudeli.

Un giorno una fanciulla giunse dal Sud. Il fronte della neve recedeva di fronte a lei, l'erba cresceva verde dove lei aveva camminato. Fynyass la guardò avvicinarsi, meditabondo.
-E' già giunto il tuo tempo, Spirito della Primavera?
-E' giunto-, rispose Erhis.
Fynyass esitò, volgendo lo sguardo all'ingresso della caverna, nuovamente visibile ora che la neve si era sciolta.
-Sai che non è possibile-, disse Erhis dolcemente.
-Fynyass annuì. -Solo per un volta, una volta soltanto, vorrei che potesse essere diverso.
-Mi spiace. Sai già che questa è l'ultima volta che potrai vegliare il suo sonno?
-Per questo non ho volto i miei passi a Sud.
E senza un'altra parola Fynyass se ne andò, facendo ritorno al suo trono di ghiaccio fra le vette aguzze dei Monti del Nord. E là seduto, dove il vento scuro del nord del mondo non smette mai di soffiare, guardando dentro lo specchio ghiacciato di un lago che non aveva mai conosciuto il disgelo, osservò il suo amico fare ritorno ai boschi rigogliosi di vita e frutti, aggirarsi per di essi lungo tutta la primavera, e poi corteggiare una femmina durante la stagione degli amori, venire ferito in un combattimento estivo con un altro maschio più giovane di lui. E quando il tempo venne per i salmoni di risalire il fiume, già mentre l'Autunno, Araldo dell'Inverno, colorava vivacemente quelle terre, e tutti gli orsi si disponevano lungo il corso d'acqua per pescare quanti più pesci possibile per saziarsi prima del lungo sonno invernale, l'orso fu sconfitto da un altro maschio e scacciato dai luoghi di pesca migliori. Da maschio dominante decaduto divenne preda per ogni altro maschio, fu ferito e scacciato sempre più lontano, fino ad essere spinto dove pochi salmoni arrivavano.
Giunse il tempo di Fynyass d'essere Re ancora una volta, e il Re d'Inverno scese dai suoi monti e percorse quello stesso sentiero su cui sempre incontrava il suo amico. Quell'anno camminò fino alla radura, prima di incontrarlo. Una pelliccia priva di lucentezza e un mucchio di ossa. Il sangue rappreso ancora macchiava il pelo scuro. Troppo lunga la strada fino alla caverna per un vecchio maschio ferito e digiuno.
Fynyass sosto' vicino ai resti del suo amico, in silenzio, mentre il vento del nord ululava per lui, strattonandonandogli la veste lacera e scompigliando la pelliccia dell'orso morto.
-Infine sei giunto ad un riposo migliore di qualunque io abbia mai potuto darti, vecchio amico mio.
La sua voce era lo scricchiolio del rotolare di foglie secche le une sulle altre. Gli spiriti del ghiaccio volavano folli nell'aria intorno a lui, mulinelli di vento che sollevavano mucchi di foglie giallo bruno. Fynyass distolse lo sguardo dai resti dell'orso e sollevò il capo per guardare lontano, oltre gli alberi e le terre dopo di essi, oltre altre montagne che si ergevano nel meridione.
-Andiamo a Sud, amici miei-, disse il Re d'Inverno.

E l'Inverno marcio' a Sud con lui.

Per chi cerca lavoro in UK 3

Riporto dal forum di ItaliansUnited.co.uk, limitandomi al post. Vi risparmio le risposte perche' sembra che chi le ha date viva in un mondo tutto suo: quello di chi e' venuto qui quando le cose erano diverse, quando, sebbene la vita fosse non facile, pero' in buona parte dei casi ottenevi qualcosa in contraccambio dei tuoi sforzi.


da Areoplano » 18/04/2007, 18:45
Lo pubblico o non lo pubblico? Alla fine ho deciso di pubblicarlo. L'avevo preparato, stavo per cancellarlo poi ho pensato: magari a qualcuno può interessare. 

Ho cominciato a considerare di trasferirmi a Londra per vivere e lavorare a ottobre del 2006. 
Da quella data ho cominciato a raccogliere più informazioni possibili su internet. Sul lavoro, sull’alloggio, sui forum, consigli ecc… 
Avevo deciso di mollare tutto e di provare a ricominciare da capo a Londra con l’anno nuovo, subito dopo le feste. Forse non era il periodo indicato, ma ho aspettato che mi scadesse il contratto di lavoro che non mi piaceva affatto per sperare di trovare qualcosa da qualche altra parte dopo anni di totale insoddisfazione in Italia. 
Sono partito con nessuna pretesa. Volevo fare qualunque lavoro che fosse lavapiatti o spazzino. 
L’idea di partire e di ricominciare tutto da capo in un altro paese con un’altra lingua ed un’altra cultura spaventa, ma è più forte il desiderio e la curiosità tanto che prendono il sopravvento sulla razionalità. 
Alcuni amici in Italia avevano deciso di partire nello stesso periodo per passare le vacanze a Londra e con l’occasione aiutarmi a conoscere qualche italiano che già loro conoscevano a Londra. Questo mi ha dato una motivazione maggiore. 
Arrivato a Londra il primo giorno ho dormito in albergo in quanto gli amici italiani tramite tutte le loro conoscenze non sono riusciti a trovarmi nulla. 
Da allora mi sono sempre arrangiato, mi sono trovato da solo alloggi in ostelli e qualche giorno anche a casa di una signora che aveva adibito una specie di garage a camera ma per andare in bagno occorreva andare fuori, cioè passare proprio all’aperto ed in quel periodo la notte arrivava tranquillamente ad un grado infatti pochi giorni dopo ha anche nevicato. Ma il bagno era comunque una specie di struttura separata senza riscaldamento. 
Poi per una settimana in un ostello invivibile a Bayswater pagato in anticipo dove il materasso a molle scoperte si infilava ovunque nella schiena. La finestra rotta faceva entrare il freddo della notte ed in quel periodo il vento tirava talmente forte che tutta la struttura tremava e difficilmente sono riuscito a dormire quella settimana. Dopo essermi lamentato con la signora che gestiva il posto, ho ottenuto la riparazione della finestra con dello scotch ma, siccome la notte il riscaldamento era rigorosamente spento ed anche di giorno c’era solo un termo leggermente tiepido, sono riuscito a farmi dare un’antica stufa elettrica che tenuta vicino al letto alleggeriva il freddo. Non c’era la doccia ma solo il bagno dove ogni tanto vedevi girare insetti strani tipo zecche. 
Siccome non si poteva dormire in quel letto avevo considerato di dormire in terra, ma la stanza era una specie di tunnel stretto e non c’era spazio e poi non sapevo che cosa poteva esserci in quel pavimento a moquette. Così ho cercato di sistemare dei panni e quello che avevo sulle molle. 
Il tutto a 210 pound a settimana in questa specie di camera doppia! 
Poi finalmente ho trovato un posto “vivibile” ed economico (175 pound a settimana sempre camera doppia). Vivibile perché per fortuna il materasso era comodo e c’era il riscaldamento. Ma le condizioni della struttura e la pulizia non le considero perché mi andava più che bene così, ho chiesto del detergente ed una spugna e mi sono pulito un po’ alla meglio la stanza. Aveva il bagno e la doccia nello stesso ambiente ma gli scarichi comunicanti così, se il vicino faceva la doccia si sentiva ed usciva l’acqua sporca dallo scarico. Ma andava bene così. 
Questo per quanto riguarda l’alloggio. 
Per il lavoro avevo deciso che il mio lavoro era quello di alzarmi alla mattina e mettermi in cammino fino alla sera per trovare lavoro e alloggio. 
Per essere tranquillo, avevo la oyster card con abbonamento settimanale zona 1 e 2 dell’underground e tutti gli autobus a 24 pound circa. 
Per riassumere le spese a chi si volesse cominciare questa avventura: 175 l’alloggio e 24 l’underground. Per il cibo, i Mc-Donald, burghy ecc sono a 4,90 pound il menù. Ma occorre avere uno stomaco in perfette condizioni per reggere quel ritmo e non era il mio caso. 
Ma il più delle volte si mangia quello che si trova ai vari supermarket Tesco e Sainsbury’s. 
Il mio inglese non è il massimo ma capisco e mi faccio capire. 
Purtroppo non avevo un curriculum decente scritto in inglese e non ho trovato nessuno che mi aiutasse a farne uno. Poi ho pensato che per fare il cameriere ed il lavapiatti, visto che non ho esperienza, non credo che il curriculum mi potesse servire. 
Quindi, intanto che giravo la città entravo nei locali, solitamente ristoranti e possibilmente italiani, col mio solito: “I’m looking for a job”. Quando mi vedevano entrare mi sorridevano pensando fossi un cliente, ma poi era demoralizzante vedere la loro espressione cambiare apostrofandomi come avessi la peste. 
Da tutti gli italiani che ho incontrato, ed a cui ho chiesto informazioni, ho sempre dovuto subire i loro racconti di quanto sono stati bravi a cominciare dal nulla e poi si sono sistemanti. Li lasciavo parlare un po’ e quando chiedevo dettagli, alla fine c’era sempre qualche parente o amico che gli aveva trovato lavoro dall’Italia. Se poi chiedevo di aiutare anche me, mi davano qualche sommario consiglio come se tutto fosse facile e come se fossi io l’imbecille che non riesce a trovare nulla. 
Sembra che a Londra non conoscano i job center. A tutti quelli ai quali l’ho chiesto erano al corrente dell’esistenza ma non sapevano dov’erano, comprese le poste che mi hanno indicato un centro dove facevano corsi di inglese. Alla fine mi sono arrangiato con internet. 
Ma nei job center entri, hai tutti i computer e le riviste con gli annunci ma poi ovviamente li devi chiamare tu. Loro ti danno a disposizione anche il telefono. Ma nessuno mi aveva detto che prima devi fare l’intervista telefonica con un operatore. Quindi se non sai bene l’inglese…. 
Ti chiedono se hai il NIN (il loro codice fiscale), dove alloggi, età nazionalità ecc… poi ti chiedono che annuncio hai visto, il numero dell’annuncio ecc… a quel punto ti chiamano loro e ti passano la comunicazione. 
Metto in guardia chi non conosce bene l’inglese che, un conto è saper capire i siti in inglese, un conto è comunicare con una persona dove puoi usare anche i gesti, ma ho trovato una difficoltà inspiegabile nella conversazione telefonica. 
Comunque il lavoro non si trovava. 
Mi rivolgo all’adecco, ma mi dicono che cercano solo persone specializzate con inglese fluente. Tutti gli annunci nei job-center specificano “good english”. 
Ho sentito parlare di una chiesa italiana a londra e provo ad andarci. Era sera (circa le 18) ed era chiusa. Ma su un lato c’arano un gruppetto di persone. Parlavano italiano. Ho chiesto informazioni ed uno mi ha detto: puoi chiedere a lui, è il parroco. Gentilmente gli chiedo se potevo prendere un appuntamento, ma lui mi dice di entrare ed aspettare che sbrigasse con una persona e mi avrebbe parlato. 
Aspetto poco più di una mezzora e mi riceve. Gli spiego che cerco lavoro ed alloggio e chiedo consigli. E’ stato molto gentile, ma era dispiaciuto informarmi che di lavoro non si trova e che quando lo chiamano dall’Italia, consiglia di non avventurarsi perché non è più come una volta che si trovava lavoro facilmente e la manodopera scarseggiava. Chiacchierando e riflettendo, in effetti, l’Europa dell’est esporta molte persone anche laureate che riescono ad imparare molto bene l’inglese da casa ed andare a Londra disposti a tutto. 
Se poi si pensa di andare a Londra per imparare l’inglese, di londinesi ce ne sono veramente pochi. Tutte le razze ma inglesi pochi. Ma secondo me va bene lo stesso per cominciare. 
Incontro italiani e cerco di iniziare discorso, ma sarò sfortunato io, o sarà che gli italiani sono fatti così, ma incontro solo persone che sanno raccontare benissimo come sono stati bravi, a colorire la loro storia come fossero gli unici al mondo ad esserci riusciti e come solo loro sono usciti da situazioni impossibile che avevano toccato il fondo, sono stati disperati, stavano per dormire in strada, ma ecco che uno spiraglio di luce…. 
Beh, su internet, nei job center, nelle agenzie interinali e porta a porta niente lavoro. 
Non mi restava che rivolgermi ad un’agenzia a pagamento dove un italiano narrava che loro ti trovano lavoro e alloggio ma ci mettono un po’. Lo stesso italiano che ho conosciuto la sera al quale ho lasciato il mio numero di cellulare chiedendogli se cortesemente mi poteva mandare un sms con l’indirizzo di questa agenzia, visto che lui era lì da 2 mesi senza aver trovato nulla ma un suo amico l’aveva trovato con l’agenzia. L’sms non è mai arrivato, ma tanto a lui non credo importasse molto considerato che mi diceva che i soldi glieli passavano comunque i genitori. 
Se pagavo un’agenzia dovevo rimanere almeno un altro mese nell’attesa che mi trovassero qualcosa. Tutto questo alla modica cifra di 175 pound per la camera, 24 per l’alloggio e circa 5 o 10 per il cibo che ormai era l’unica cosa su cui potevo risparmiare. Ma erano ormai passate quasi 3 settimane ed a quel ritmo non sarei riuscito a continuare un altro mese. 
Non so, forse chi ci riesce lo racconta e tutti gli altri rimangono nell’ombra e se ne vanno con la coda fra le gambe. Ed io sono uno di quelli. Dopo un mese non ho retto economicamente. Dopo aver passato diverse giornate sotto la pioggia ed il vento mi sono pure ammalato con una notte di febbre molto alta. Ho smesso di crederci e cominciavo a schifarmi di Londra. Cominciavo a vedere i volti seri, la gente che camminava senza mai girarsi, nessuno ti sorride, il vento insopportabile, la pioggia… Vedevo tutto intorno davvero triste. Ho cominciato a pensare che se anche avessi trovato una sistemazione, sarei diventato così anche io. Il prezzo da pagare per un’esperienza e per imparare l’inglese mi sembrava troppo elevato e sproporzionato. Ma a quel punto mi sentivo anche in trappola. Niente lavoro a Londra e niente lavoro in Italia. 
Ma ho comunque preferito tornare in Italia. I soldi stavano finendo. Forse ho fatto male i calcoli, forse ho smesso di crederci, forse sono stato sfortunato, forse sono capitato nel periodo sbagliato, forse… forse e forse…. 
Una cosa mi conforta leggermente: leggere nei forum che c’è tanta gente che non riesce a trovare lavoro nonostante l’impegno e la dedizione. 
Ma non mi sento nemmeno di consigliare qualcuno di partire all’avventura, mollare tutto che ce la può fare. Sono convinto che le storie a lieto fine siano tante, altrimenti a Londra non ci sarebbero tante persone. Ma per un banale calcolo di percentuale, credo siano tante anche le persone che hanno dovuto ripiegare in ritirata. 

Ah, dimenticavo, tra le tante esperienze sono capitato a mia insaputa nella londistan, la zona dei musulmani a vedere un alloggio che avevo letto negli annunci. Là sono davvero tutti musulmani: poche donne in giro e tutte col burka e gli uomini con la barba e quei loro vestiti tutti uguali con quel coso bianco in testa. Ero l’unico “diverso”. Il ragazzo dell’agenzia, giovane, gentilissimo e positivissimo. Tanto da dirmi che a Londra devi per forza essere positivo, altrimenti non concludi nulla. “You have to be positive in the mind”. L’appartamento non l’ho preso perché chiedeva un minimo di 6 mesi, ma non era male, arredato, con camera cucina e bagno spazioso il tutto a 150 pound a settimana bill (spese) e arredamento compreso. 
Ma la cosa più importante è che si è offerto comunque di aiutarmi a trovare lavoro, mi ha indicato 2 agenzie e mi ha spiegato bene come raggiungerle. Mi ha detto che lì era la zona migliore, una comunità migliore e lavoro si trova più facilmente che nel centro. 
Avrei potuto pensare che lo faceva per affittarmi l’appartamento, ma gli avevo già detto che non potevo garantire per 6 mesi e sapeva bene che non faceva per me, ma si è offerto di aiutarmi lo stesso. Appena ci siamo salutati mi sono incamminato verso le agenzie che mi aveva indicato. Ma strada facendo ho cominciato ad immaginarmi in mezzo a quelle persone totalmente diverse da me, una cultura alla quale non mi sono mai identificato e che non sono mai riuscito ad accettare. Ho preso il primo bus e sono tornato a cercare in altre zone. 
Forse saranno coincidenze, ma questo ragazzo mi ha confermato che le altre “razze” su aiutano tra di loro. La conferma mi era arrivata dell’italiano che avevo conosciuto appena arrivato a Londra, quasi una premonizione sulle cattive esperienze con gli italiani che ho incontrato durante la permanenza a Londra. Questo, probabilmente sfruttava il fatto che ero appena arrivato e non ero esperto, cercava in tutti i modi di fregarmi rifilandomi squallide camere condivise a 180 pound al mese. Nel tragitto per andare a visitare queste camere, anziché darmi qualche buon consiglio o aiutarmi a trovare un lavoro col quale avrei potuto pagargli l’alloggio, è stato tutte le due ore a raccontarmi di quanto fosse bravo, di quanti soldi aveva fatto, di quanto era seria la sua agenzia, quanto ha pagato la sua casa, un accenno alla moglie ed alla figlia nata da poco quasi a confermare il suo successo ma soprattutto di quanto la sua intelligenza l’abbia aiutato a sopravvivere durante le prime permanenze a Londra che non aveva nemmeno i soldi per pagare l’ostello ed era costretto ad usare metodi illegali. Dopo avermi anche raccontato che gli avevano da poco ritirato la patente perché era ubriaco, la mia fiducia nei suoi confronti era praticamente nulla. Il culmine lo ha raggiunto con la frase che non dimenticherò mai: l’Italia è un insulto alla sua intelligenza. 
Per me, questo era troppo, ma non sapevo ancora quello che mi aspettava i giorni successivi. Se davvero è tanto intelligente, come mai in Italia non è riuscito a concludere niente ma a Londra si? Se sei davvero bravo, valido ed intelligente, non esistono ostacoli, nemmeno l’Italia…. 

Scusate lo sfogo, più che un racconto. L’intento è di cercare di essere utile a qualcuno. 
Gli italiani che ho incontrato non mi hanno aiutato, percui non voglio fare la stessa cosa. Questo è l’unico aiuto che posso dare: riflettete prima di partire. Non lasciatevi incantare solo dalle storie a lieto fine… 

La voglia di partire e lavorare all’estero è rimasta. Non so se riuscirò mai, ma se dovrò ripartire, voglio essere sicuro di avere già un lavoro. 

Ah, ora sono ancora disoccupato ma qui riesco ancora a cavarmela con qualche lavoretto in nero… 
Addio pensione…

Tuesday, 19 November 2013

Fai che la vita non sia crudele



Paese che vai (coglioni che trovi)

Prossimi al trasferimento in un appartamento tutto nostro (cosa non tanto facile a Londra se non guadagni per lo meno 30.000 sterline l'anno), io e la mia ragazza siamo impegnati in questi giorni nello sbrigare le "pratiche burocratiche". Messe tra virgolette perche' di burocrazia qui ce n'e' veramente poca. Spazzata tutta via dalla Thatcher. La dottrina economica neo-liberista prevede la minor ingerenza possibile dello stato, per lasciare che il mercato si aggiusti da solo, sicuri che lo fara' in modo molto piu' efficiente e socialmente giusto se lasciato a se stesso senza alcuna ingerenza pubblica. Quanto questa teoria sia corretta ce lo sta dimostrando la situazione economica europea attuale e le sue disuguaglianze sociali sempre piu' marcate. Ma passiamo oltre.
La burocrazia in UK e' quasi inesistente. Per fortuna. Perche' altrimenti ci sarebbe da morirci. Qui troverete due cose che funzionano: cio' che e' assolutamente necessario, senza il quale tutto il sistema crollerebbe, ma che a ben guardare non funziona poi cosi' bene, tipo la metropolitana; e cio' che serve a fare soldi, a sfilarli dalle tasche dei malcapitati che abbiano infilato la testa nel cappio, volontariamente o senza rendersene conto o semplicemente perche' con la testa in quel cappio ci sono nati. Una di queste cose sono i parcheggi.
Il sistema dei parcheggi a Londra e' stato sviluppato in modi differenti dai vari boroughs, alcuni piu' assurdamente di altri, alcuni meglio organizzati di altri, ma tutti, nel complesso, costosi. E vi assicuro che di soldi ce ne fanno tanti, fra tariffa e relative multe se sfori di 10 minuti. In questi due anni mi pare di aver notato, e' una mia impressione non supportata da dati, che gli spazzini sono diminuiti mentre sono aumentati i ticket men, i corrispettivi dei nostri ausiliari del traffico. Ma sorvoliamo sulle differenze fra i vari boroughs e i ticket men sguinzagliati per le strade londinesi a piedi, in bici e scooter, per tornarci magari in futuro, e concentriamoci sul borough di Newham. Piccola parentesi: Newham e' uno dei borough piu' poveri d'Inghilterra ed ha speso, l'anno scorso credo o quello prima, 55 milioni di sterline per i nuovi uffici del council, con applique da 1000 sterline l'una, lasciando tra l'altro vuoto e sfitto l'edificio storico che prima li ospitava piu' che eggregiamente.
Allora, partite dal presupposto che come in Italia tutti i documenti nascono "in bollo" e poi, casomai, vengono detassati, a Londra tutte le strade nascono "col parchimetro", e qua e la', qualche volta, viene permesso di parcheggiare senza pagare. La strada in cui ci stiamo per trasferire e' una di quelle, essendo vicina ad una stazione e in un quartiere di asiatici (che notoriamente figliano come conigli e quindi possiedono per lo meno un' auto se non un mini-bus), in cui non e' possibile pargheggiare senza un permesso. Ovvero non c'e' il parchimetro, non puoi parcheggiare neppure se sei disposto a pagare, e se generalmente questo va dal lunedi al venerdi, in questa specifica strada il divieto di parcheggio senza permesso si estende al sabato e in caso di eventi pubblici anche alla domenica. Ora, veniamo al nostro problema: dobbiamo traslocare, quindi parcheggiare la' per alcune ore il furgone con la roba del trasloco. Come fare per avere il permesso?
Una veloce indagine sul website del council di Newham ci ha convinto che conveniva andare direttamente agli uffici, dato che con un website non ci puoi litigare. Oggi pomeriggio, quindi, la mia ragazza si e' recata agli uffici per chiedere come fare per avere un permesso. Ora, avete presente le situazioni assurde, kafkiane, generate dall'incompetenza che di solito si verificano negli uffici pubblici italiani? Cose tipo quelle che un conoscente racconta qui. Quel tipo di situazioni che diciamo sempre non capitino mai all'estero, perche' all'estero sono organizzati, all'estero sanno fare le cose? Lasciatemi ridere. Ma di una profonda e grassa risata.
Con dieci impiegati presenti, ovviamente c'era la coda ad un solo sportello. Dato che gli altri nove stavano facendosi bellamente i cazzi loro e senza nemmeno nascondersi per farseli, ma proprio in vista di tutti. Vi sembra di aver vissuto la stessa situazione? Bene, qui scordatevi di alzare la voce e far casino, inducendo magari uno o due a recuperare la posizione lavorativa. Qui una tale cosa e' considerata rude,  pronuncia riud, cioe' maleducata. E la maleducazione e' incocepibile per i sudditi di Sua Maesta'. Non solo gli impiegati scansafatiche vi si rivolteranno contro in un modo che non lascera' appiglio alla vostra rabbia nello stesso modo in cui non ne avrebbero le vostre unghie su uno specchio, ma avrete contro, quasi sicuramente, anche gli altri tapini in coda con voi. Ma in genere le code scorrono abbastanza, proprio perche' non c'e' burocrazia, quindi l'attesa non e' mai eccessiva. Almeno questo.
Arrivata allo sportello, la mia ragazza spiega all'impiegata la nostra necessita'. L'altra sgrana gli occhi e la fissa.
-Oooh...ma io non so mica se una cosa del genere e' possibile.
Cazzo. E' il tuo lavoro o no?
-Aspetta che chiedo.
Tempo perso aspettando che si consulti. Quindi torna e da la prima di una serie di soluzioni geniali. A dir poco geniali.
-Vai da uno dei tuoi vicini e fatti dare uno dei permessi da loro.
E chi li conosce i vicini? Chi li ha mai visti? Possibilmente non li vedremo mai in anni di permanenza, in quella strada, nascosti dietro drappeggi neri messi al posto delle tende, neanche fossero vampiri.
-Ma qual e' il problema? I vicini sono sempre disponibili.
Ma dove cazzo vive questa? Di sicuro non nell'East End londinese. E poi, che faccio? Vado la' una di queste sere a bussare alle porte finche' qualcuno si degna di aprire e poi non mi sfancula? Ed una volta trovata l'anima pia, torno a rompergli le balle alle 8 di mattina nel suo giorno libero o alla fine del turno notturno? No, deve esserci un modo piu' semplice.
-Eh, ma noi mica siamo qua per fare le cose piu' semplici. Noi siamo qua per spiegare come funzionano le cose.
Ecco, quindi spiega come funzionano, perche' la tua prima idea proprio non funziona.
-Ma la casa e' abitata? Si? E allora dite agli inquilini di richiedere il permesso per voi.
Ma allora sei proprio idiota. Io non li conosco gli inquilini. Ne ho vista una per 10 minuti quando ho visto l'appartamento e neppure e' stata in grado di dirmi con quale compagnia ha i contratti per gas ed elettricita'. Non ci vado da chi non conosco a chiedere favori. Non quando tu sei pagata fior di quattrini per sbrigare queste pratiche.
-Fate il trasloco di domenica
Sguardo assassino. Se gli occhi della mia ragazza potessero fulminare avrebbe liberato il mondo da una idiota. Ma lo vuoi fare il tuo lavoro? Dicci come facciamo ad avere un permesso. Non saremo mica i primi a traslocare in quella strada. E dubito che gli altri lo abbiano fatto tutti di domenica o di notte.
-Beh, potete fare voi la richiesta, pagate su internet e fate arrivare il permesso all'appartamento. Basta che vi registrate sul sito del council.
Si comincia a ragionare. Anche se non e' detto che poi la posta la troviamo. Ma se non c'e' soluzione migliore... Sfruttiamo i vantaggi della mancanza di burocrazia, dove puoi dire all'amministrazione pubblica che vivi ad un dato indirizzo senza poterlo provare e loro devono prenderti in parola. Chiediamo un permesso per residenti anche se tecnicamente non lo siamo.
-Ma voi avete l'auto?
No, il permesso ci serve per il furgone del trasloco.
-Allora avete diritto a trenta voucher per il parcheggio gratuiti.
Uh, quasi ti scordavi della cosa piu' importante.

Saturday, 16 November 2013

Migrante dell'anima

"Allora il Signore disse a Caino: <Dov'è Abele, tuo fratello?>. Egli rispose: <Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?>. Riprese: <Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra>. Disse Caino al Signore: <Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà>. Ma il Signore gli disse: <Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!>. Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, a oriente di Eden".

Spezzato, tradito, afferrato dai mulinelli del tempo e sbattuto sugli scogli del rimpianto e del risentimento. Stanco, deluso, amareggiato dai risvolti fasulli della vita. Imbrogliato, deriso, abbandonato da tutti come un oggetto usato. Quando sei un migrante sei nudo, debole, vulnerabile. Hai dovuto abbandonare ogni luogo conosciuto che ti dava riparo, rinunciare ad ogni abitudine e persona conosciuta che ti dava sicurezza. Non hai protezioni, non hai certezze. Sono la rabbia o la disperazione a darti la forza di andare avanti, o il desiderio di riguadagnare cio' che hai perduto. Il sogno di una notte e' il tuo obiettivo, il senso di colpa il tuo compagno di ogni giorno. Ascolti voci che vorresti scacciare dalla tua testa, fuggi le debolezze in cui vorresti indulgere.

Oh, sei certamente colpevole, la tua mano si e' alzata sul tuo fratello come quella di Caino su Abele. Hai sparso del sangue, altrimenti non saresti stato scacciato. E vaghi nel deserto delle tue emozioni represse, insieme ad altri milioni di anime eppure solo e abbandonato. Il senso di colpa ti rode dall'interno, per le parole non dette, per le attese tradite, per non aver dato cio' che gia' ti era stato tolto. Non importa se non eri li', non importa se non e' dipeso dalle tue parole o se non e' conseguenza delle tue azioni. Sei colpevole perche' tu lo hai deciso, perche' qualcun altro lo ha deciso, perche' uno sconosciuto lo ha deciso.

Sei un migrante dell'anima, il marchio rosso che ti e' stato impresso in fronte non e' la mano di Dio, ma la tua vergogna, e non ti proteggera' dalle mani di chi ti odia perche' e' piu' semplice odiare che comprendere. L'unica protezione e' la menzogna, la menzogna a se stessi, un bozzolo di cecita' in cui accoccolarsi e fingere che il mondo fuori e' diverso, che esiste qualcosa di meglio e che lo hai trovato.

Eri un migrante dell'anima e ora sei qualcosa di fasullo e insensibile, un essere povero e inutile, incapace di sostenere il peso della verita', che per non esserne schiacciato irretisce altri a sostenerne il peso insieme a lui.
Continua pure a mentire a te stesso, la menzogna durera' fino al tempo del risveglio.

Vai a casa, trova la tua strada. Cambiati i vestiti, cambia la tua faccia. Hai fallito, in qualche modo hai fallito. Forse proprio quando hai avuto successo, perche' avere successo era qualcosa che ritenevi di non meritare. Qualcosa che merita lo sforzo di andare avanti c'e' sempre, ma avrai il coraggio di riconoscerlo?

Le voci


Torna a casa (altro tassello per chi cerca lavoro in UK)





Riporto da ItalianiaLondra. Un po' melodrammatico, ma e' comunque indice della situazione:

Il mio sogno fallito: lasciare Londra e ritornare in Italia?16/11 alle 14:56
Salve ragazzi, vi spiego la mia situazione. Ho 31 anni e a giugno decisi di venire a Londra per trovare lavoro, trovando una casa in condivisione con altri ragazzi a Camden. Purtroppo la mia situazione non è bella, nel senso che non avevo mai avuto nessuna esperienza di lavoro in Italia in tutti questi anni. Mi sono laureato nel 2009 in scienze politiche e da allora non sono mai riuscito a trovare lavoro in Italia, nonostante tante selezioni e concorsi di ogni tipo. Per questo motivo, avevo deciso di fare il grande passo e giocarmi la carta di Londra, sentendo buone notizie da tanti ragazzi che in poco tempo erano riusciti ad avere un lavoro a Londra. La mia purtroppo è stata una scelta fallimentare perché a distanza di quasi cinque mesi che sono qui non sono riuscito ancora a trovare un lavoro, nonostante lo abbia cercato da mattina a sera come un dannato. La mia intenzione era di trovare qualcosa o nel settore turistico/ristoranti/pub oppure in uno dei tanti call center dove cercano italiani che conoscono bene anche l'inglese. L'inglese lo conosco molto bene, anche per questo decisi di fare questo passo importante venendo qui. Inoltre, me la cavo molto bene con il computer, sistemi operativi windows, office, outlook e anche qualcosa base sulle reti e le virtual machines. Insomma conciliando la mia conoscenza delle lingue (inglese fluente, francese fluente) e buone conoscenze informatiche pensavo di riuscire a ricavare qualcosa venendo qui. Invece, purtroppo a distanza di cinque mesi non sono riuscito ad ottenere nulla in mano, se non tante spese per vivere qui pur stringendo la cinghia su tante cose (ormai faccio un solo pasto al giorno per risparmiare sulle spese). Le selezioni non mi sono mancate e me la sono cavata anche bene in molti casi, però vogliono le referenze che io non ho. E questo è stato sempre il mio insormontabile problema, non c'è stato mai nulla da fare con i recruiters in tutti questi mesi, nemmeno in zone vicine come il Buckinghamshire, il Berkshire e il Surrey. In un paio di occasioni avevo già praticamente il contratto in mano ma hanno deciso di non proseguire per mancanza di referenze in tutti quesi anni, a nulla essendo valso il mio tentativo di proporre referenze universitarie. La cosa buffa è che qui mi hanno chiesto referenze per fare qualunque cosa, finanche lavorare in un semplice pub o negozietto! Avevo pensato anche alla carta dei ristoranti italiani che sono tantissimi, e per questo decisi di venire proprio a giugno con l'estate alle porte, ma quello che mi sono sempre sentito dire è stato 'sei grande, hai 31 anni, noi cerchiamo ragazzi di 20 anni'. E non c'è stato mai nulla da fare. Insomma, non sono riuscito a spendere nemmeno qui a Londra le mie conoscenze e potenzialità. Mi sento un fallito, senza nessuna possibilità di salvezza. Inutile dire che i miei sono scontentissimi e molto amareggiati, e ogni volta che ci sentiamo per telefono mi fanno la predica, mi rinfacciano che sono venuto qui soltanto a spendere tanti soldi senza essere riuscito a concludere nulla, mi intimano di lasciare Londra e ritornare in Italia. Io ormai sono rassegnato, e sto seriamente pensando di ritornare in Italia. Mi aspetta un futuro fatto di niente, tanta tristezza e amarezza per una vita ormai distrutta e senza nessuna speranza. Avevo sognato ad occhi aperti, riponendo nell'Inghilterra le mie ultime speranze. Ma mi sono sbagliato. Voi che fareste al mio posto? Mi scuso in anticipo per la lunghezza del mio testo. Ringrazio quanti di voi vorranno condividere i loro pensieri con me.


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2 
Il problema non e' solo tuo. Sei stato ingannato da tante storie a lieto fine che erano vere fino a pochi anni fa ma che ormai non lo sono piu'. Le referenze sono un bell'ostacolo, tanto piu' che spesso e volentieri non bastano quelle italiane ma devi averne di britanniche. Spesso l'unico modo per procurarsele e' fare volontariato, ovvero lavorare gratis, ma a parte il fatto che dubito tu possa oramai permetterti di spendere altro tempo e altri soldi per questo, sta diventando una pratica diffusa usare i volontari solo per avere lavoratori gratuiti e rischieresti di trovarti comunque con niente in mano. Se decidessi di provare ancora per un breve periodo, puoi provare, se gia' non lo hai fatto, a lavorare per una agenzia interinale: facendo qualche mese con loro riusciresti a procurarti almeno una referenza. Tieni conto che con l'arrivo del Natale avranno bisogno, sebbene per un breve periodo, di personale, dal catering alla preparazione degli addobbi, fra cui poi sceglieranno persone per successivi lavori.
Se invece decidi di tornare in Italia, dove a quanto pare la situazione va di male in peggio e continuera' su questa china fino a che non usciremo dall'euro, se decidi di farlo, devi farlo con un spirito diverso. Hai perso il treno, pazienza, anche se dovrai fartela a piedi la strada. Come cantava Zucchero, puoi cambiarti i vestiti e la faccia. E qualcosa per cui valga la pena andare avanti c'e' sempre. Hai semplicemente scelto la strada sbagliata, e piu' per colpa di sirene insensibili che tua: troppe persone vanno cantando cose che non ci sono piu' o che rapidamente scompaiono. Il divario lavorativo fra UK ed Italia si sta riducendo e si ridurra' ulteriormente. Al momento tutto quello che si puo' fare e' tenere il terreno che ci rimane, cederne il meno possibile e sopravvivere. Se rientri in Italia, fallo con l'intenzione di riordinare le idee per poi tentare un'altra strada, estera o meno che sia.
by Bisanzio72 il 16/11/2013 alle 16:57




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Mi dispiace Alessandro, capisco la tua rabbia.
Io posso solo consigliare la lettura di questo tuo post, inclusa la bella risposta di Bisanzio, a tutti quei conoscenti italiani che continuano a dirmi "basta, mi sono rotto dell'Italia, voglio venire a Londra e cambiare vita, tu che dici?"

Ora so che dirgli.
by eugenio il 16/11/2013 alle 17:46 - Il tuo voto: [+] positivo [-] negativo 

Monday, 11 November 2013

Indiscutibili virtu' 2

   Jeremy Paxman, nel suo bel libro The English: A Portrait of a People, elenca una serie di virtu' collettive a suo dire indiscutibili, su alcune delle quali pero' e' forte proprio la tentazione di discutere. Per esempio, scrive: "Cio' che [negli inglesi] e' rimasto costante e' una grande insofferenza nell'essere troppo osservati o controllati, l'amore per la liberta', l'energia; un interesse modesto per l'attivita' sessuale, almeno a paragone con i popoli vicini; una strenua fiducia nel valore dell'educazione per la formazione del carattere; molta delicata considerazione per i sentimenti degli altri; un forte attaccamento al matrimonio e all'istituto familiare.
   Questa delicatezza per i sentimenti degli altri (consideration and delicacy for the feelings of other people) e' probabilmente vera nei rapporti interni, molto meno in quelli con gli stranieri.

I segreti di Londra, Corrado Augias

Mi perdoneranno i miei lettori se torno ancora alla carica con una critica verso i padroni di casa, ma da qualche parte mi devo sfogare. Il fatto e' che la sensibilita' britannica e' alquanto particolare. Come gia' fa notare Augias e' completamente (o quasi) assente nei rapporti con gli stranieri. Cosa che ho potuto sperimentare in prima persona. Probabilmente chi non abbia abitato a stretto contatto con loro non avra' notato niente, o avra' catalogato certi atti come l' incuranza del singolo. Io la penso diversamente.
Durante uno degli innumerevoli colloqui che ho avuto, parlando alla titolare di una ditta in Wimbledon presso cui stavo cercando lavoro, racconto le mie pessime esperienze avute a Londra a livello lavorativo: mancanza di sicurezza sul lavoro, trattamenti economici cambiati all'ultimo momento, ma soprattutto bugie e inaffidabilita' da parte dei datori di lavoro. Ottengo dalla tipa tutta la sua solidarieta': ascoltandomi era rimasta veramente scioccata che ci potessero essere persone come quelle da me descritte. Il colloquio si conclude in modo positivo, ma io ne avevo un'altro da fare e chiedo se posso dare una risposta la settimana successiva. Mi ero preso cinque giorni (col weekend nel mezzo) per rispondere se accettavo il lavoro oppure no e lei me li aveva concessi. Non e' una cosa usuale qui: in genere se non accetti seduta stante il lavoro va al candidato successivo. L'altro colloquio si trasforma, all'improvviso, in una prova di tre giorni, dal lunedi' al mercoledi', durante i quali la tipa mi pressa con telefonate ed sms. Anche questa prova va bene, e sarei stato piu' propenso ad accettare questo lavoro essendo fuori Londra, ma il marito della titolare (si', entrambe le ditte erano dirette da una donna) non mi fila un gran che, anzi, non mi vuole proprio: non vuole un altro galletto nel pollaio. Cosi' accetto il lavoro a Wimbledon e il giovedi' inizio a lavorare. Salto il venerdi' per un appuntamento dal dentista e ritorno al garage il lunedi'. Non c'e' nessuno. Non avevo piu' il lavoro. Motivazione: ero troppo bravo, il livello dei clienti della ditta era basso, sarei diventato infelice in breve tempo ed avrei cambiato lavoro mentre a lei serviva qualcuno che rimanesse a lungo. La spiegazione l'ho ricevuta quando io ho telefonato, prima neanche un sms per risparmiarmi il viaggio da Potters Bar, a nord di Londra, fino a Wimbledon. Vi invito ad usare Google Maps per controllare i tempi di percorrenza fra le due localita'. E i giardinieri iniziano a lavorare abbastanza presto.
Anche l'idea di privacy e' un po' diversa dalla nostra. Se affitti una camera, o una casa, ti aspetti che, fintanto che paghi l'affitto, sia "tua" e che nessuno ci entri senza il tuo permesso. Gli annunci di camere in affitto nelle quali il landlord si riserva il diritto di entrare senza preavviso e a suo piacimento si stanno moltiplicando, su siti come Gumtree e SpareRoom. Nella casa di Tooting, dove ho subaffittato una camera da una coppia giovane, gli ingressi in camera mia per prendere oggetti o utilizzare una presa elettrica da parte dei due erano continui in mia assenza. I due avevano anche subaffittato un'intera casa a fianco di dove abitavamo noi, e senza curarsi degli inquilini entravano ed uscivano dalla casa per portare e prendere roba in soffitta o per usare la cucina. "Sharing is caring", dicevano. La mia attuale landlady non si fa specie di entrare in camera mia quando sono fuori per lavoro e spostare roba. Una volta, tornato da lavoro, noto la mancanza di due bottiglie di vino e una di sidro che avevo riportato dal viaggio a Parigi e che intendevo tenere come souvenir: buttate via pensandole spazzatura. E lei era anche convinta di avermi fatto un piacere.
Del resto, che aspettarsi da una donna che sta sulla porta a parlare con la dogwalker (quella che porta i cani a spasso) e mi fa aspettare sotto la pioggia che loro finiscano la conversazione prima di farmi entrare in casa? Oggi e' successo e non per la prima volta. Del resto io torno a casa in bici, quindi a quel punto ero gia' bagnato, avra' pensato. Inutile darsi pena per me. L'unico commento e' stato da parte della dogwalker mentre se ne andava via con tutto comodo: "You're the miserable one." Lei, a dire il vero, non e' britannica ma slovacca, ma a Londra si "trova taaanto bene".
Ma in fondo, che valevo meno del cane lo sapevo gia'. Siamo in quattro in questa casa, uno e' un cane, una specie di portachiavi. Poi la landlady e il suo compagno, sulla cui appartenenza alla specie umana ho gia' espresso i miei dubbi qui. Nel frigorifero c'e' un intero ripiano usato per il cibo del cane, mentre a me e' stato concesso l'uso di meta' ripiano. Il freezer e' stracolmo di cibo del cane e di roba andata a male, e per piu' di una settimana abbiamo avuto anche un cestello pieno di esche da pesca. Nell'occasione, la landlady deve prendere della roba che stava sotto due baguette di quelle piccole che avevo congelato, ma dopo che l'ha presa non riesce piu' a spingere il cestello dentro. Non perche' non ci fosse spazio: c'era prima, ce ne sara' anche di piu' dopo che ha tolto qualcosa dal cestello, no? Il problema e' che lei la roba non la ripone, non la sistema, ce la lascia cadere, nei cestelli del freezer. Poi, come sta sta, distesa o in piedi, spinge il cestello. Al massimo forza la roba giu' a mano aperta. Le due baguette, congelate e tinche come stoccafissi, si piantano in piedi conficcate fra buste avviate di piselli di marche diverse e le impediscono di chiudere il cestello. "Aaah! Non puoi mettere tutto questo pane in freezer! Poi non c'e posto per la mia roba!" C'e' posto per il cibo andato a male; c'e' posto per il cibo del cane; c'e' posto per un sacco da dieci chili di esche da pesca. Non c'e' posto per le mie due baguette.

Se qualcuno sta pensando che forse sono sfortunato, che cominci a guardarsi intorno prima di proferire verbo. Per la serie "avete occhi per guardare, ma non vedete; avete orecchie per udire, ma non ascoltate." Se qualcuno sta pensando che gli italiani, tanti italiani, non sono migliori, gli do ragione. Il disinteresse per gli altrui bisogni regna sovrano anche in Italia, purtroppo. Ma infatti, quello che mi da particolarmente noia non e' il disinteresse. Quello lo odio, a dire il vero. Quello che mi da noia e' che si vantino tanto di essere sensibili, cosi' come si vantano di tante altre cose in cui non sono migliori o sono addirittura peggiori delle altre popolazioni europee. Ed e' completamente inutile far notare atteggiamenti simili ad uno di loro: ne rimarra' scioccato, ti offrira' tutta la sua simpatia e proferira' giudizi taglienti sulla maleducazione di "certi ignoranti". Per poi comportarsi nello stesso modo alla prima occasione.
Perche', in fin dei conti, non hanno poi torto. Dicono di essere sensibili ai bisogni delle altre persone, ma dicono anche di essere diversi dal resto degli europei. Lo dicono spesso con un sorrisetto merdoso, aggiungendo poi, magari, di essere "piu' produttivi di noi sud-europei, che stiamo tutto il tempo a fare la siesta" o altri giudizi simili tagliati a colpi di scure dalla loro ignoranza monolitica. Dal loro punto di vista loro sono sensibili verso le altre persone. Siamo noi, gli stranieri in casa loro, che non siamo considerati persone, ma bensi' un gradino sotto quello su cui sta l'animaletto di casa.

Se ora state pensando che con voi nessuno si comporta cosi', ripeto: aprite gli occhi. E pensate pure al lavoro che fate e a quanto guadagnate. Se guadagnate dai 30k in su, ricordatevi che i soldi portano rispetto anche qui pure alle persone peggiori. Cosa dicono di voi in vostra assenza e' tutt'altra cosa.

Sunday, 10 November 2013

I "Tempesta di Birra"



Invasione o migrazione?

Verso la fine del IV secolo d.C. il popolo degli Unni, migrando verso la pianura ungherese, spinse le popolazioni germaniche oltre i confini dell'Impero Romano. Il movimento di un popolo, costretto a muoversi per l'esaurimento delle risorse del territorio di origine o perche' attratto dalla maggior ricchezza di un altro territorio, porta scompiglio e sommovimenti in molti altri popoli. Uno schema che si e' ripetuto innumerevoli volte in tutto il mondo e che tutt'ora si ripete.
Quei movimenti di popoli all'interno dei confini dell' Impero Romano, le invasioni barbariche che portarono alla nascita dei regni latino-germanici, hanno acquisito nomi diversi fra popolazioni diverse. I popoli di origine latina come francesi, spagnoli e italiani, le chiamano "invasioni"; mentre i popoli germanici e slavi come tedeschi, inglesi e russi le chiamano migrazioni (di popoli).
Oggigiorno, l'esaurimento delle risorse sta portando molti popoli a migrare verso territori piu' ricchi. Il termine invasione non viene ancora usato, ma poco ci manca. E strategie varie vengono adotatte per bloccare queste migrazioni. Ma migrazione o invasione che sia, c'e' da dire che quelle del passato erano per lo meno condotte in modo piu' onesto: l' invasore/migrante arrivava alla tua porta e la sfondava, ti tagliava la gola, stuprava tua moglie e prendeva i tuoi figli come schiavi. Rimetteva su una porta piu' robusta, al posto di quella che tu non eri stato capace di sostenere per tenerlo fuori, e si insediava in casa tua. Oggi le cose si svolgono in modo un poco diverso. E' vero che le migrazioni moderne sono cominciate perche' l'Occidente ha depredato interi continenti e solo in parte per sostenere la qualita' di vita della sua popolazione. Ma che i nostri politici (in Italia o nel Regno Unito non c'e' differenza se non nella forma), facendo leva su quel senso di colpa nato dalle ruberie che hanno per lo piu' ingrassato loro e i loro amici, ci dicano anche che si debba aprire la porta all'invasore/migrante e farlo accomodare in salotto mentre anche le nostre risorse si vanno esaurendo mi pare un po' eccessivo.

Ho visto i migranti venire a casa mia, ho parlato con loro e con alcuni sono diventato amico. Sono diventato migrante a mia volta, ho capito cosa provassero loro, e forse per questo nessuno qua mi vuole essere amico.
Il punto e' che loro ed io serviamo ad uno scopo terzo. Scacciare i cinesi o gli africani dall'Italia non servirebbe a niente, se chi ha guadagnato dalla loro e nostra miseria rimane al posto di comando. Se gli inglesi dovessero scacciarmi da quest'isola non ne avrebbero guadagno, perche' i loro dominatori hanno gia' pronto un sostituto.
Insomma, dipendentemente dal punto da cui guardi la cosa puoi vederla come una migrazione o come una invasione. Ma indipendentemente da che tu la chiami invasione oppure migrazione, c'e' qualcuno che ci guadagna sopra. E non siamo ne' io ne' tu. E farci la guerra non portera' beneficio a nessuno di noi due.

Saturday, 9 November 2013

El perro e el niño

Other nicer versions of this video are available on YouTube, with music and subtitle. I preferred the original without any manipulation.


Our Gosths


"There are ghosts everywhere," Ser Jorah said softly. "We carry them with us wherever we go."
(George R. R. Martin, A Song of Ice and Fire) 



We all live with our ghosts. Incorporeal figures, evanescent apparitions or such solid bodies that we need to hold them off. They reveal themselves in a staring in the space, in a shred of a memory, in the reminiscence of a feeling. They come back to us in a name we have misspoken, in a similarity, in the same habits or tastes between two completely different persons.
They jointed us over time, we have breathed them, we have eaten them, we have absorbed them through the skin's pores. We sweat them every night in sweet and sour dreams which veil our skin. Just to be shaken off whit the morsels of sleep which close our eyes at the awakening. They are pinned to us with the hooks of the good things we lived: sharp hooks piercing flesh and guts, painful hooks made with pleasant moments, shiny metal forged with joy and made black with regret. We can't remove them without tearing ourselves, we can't part from them because we don't want it. We can forsake the persons who once embodied them, but we can't forsake their ghosts. Because it would be to give up to a part of us, since we loved those persons, since we gave them a part of us or we let them take it, a part of us to take away. They were dear to us, it didn't matter if they deserved us or not, and their ghosts remind us of the love we felt.
The ghosts remind us how a beloved one was torn from us, they remind us the sufferance felt chasing away somebody we were loving but who was killing us a piece at time. Persons that are not with us any more, persons who we would still want to have next to us. The ghosts are our creations, created when we forced ourselves away from a person we still loved and who had loved us. A person still there, but not for us. A person who we shared a lot whit, to find out a day that something, no one knows what, didn't work, a small gearwheel which misfired the whole engine. It's a regret changed into a ghost, since flesh and bone are too hard to face. Both that it is the spectre of a pain or that it is the shade of a joy, it belongs to us. We are that ghost, the spectre balances that part of us we have been deprived of, that part of us  which was torn away from us, which was stolen with the lies, that part of us we gifted to somebody long time ago. 
But what such a dear price we pay for partially refill the void: just to remind is pain, actions done far away from us are able to hurt us, trifles can upset the new course of our lives, a place or a bed shared with the other one become taboos, the sufferance grips me looking at her eyes when the wrong name reaches my lips or I understand that I said it in the sleep.
Don't hate the other one's ghosts, don't hate your own ghosts. They are just dear companions who try to console us. Those ghosts are part of us, are part of her, are part of him. If you love the other one for what it is, isn't it for its ghosts as well? Wouldn't we be someone else without our ghosts? But that someone else would have surely its own ghosts from its past.