Monday, 30 May 2016

I don't have no time for no monkey business

Nowhere to go nothing to do with my time
I get lonely so lonely living on my own



Sometimes I feel I'm gonna break down and cry
Nowhere to go nothing to do with my time
I get lonely so lonely living on my own

Sometimes I feel I'm always walking too fast
And everything is coming down on me down on me
I go crazy oh so crazy living on my own

Dee do de de dee do de de
I don't have no time for no monkey business
Dee do de de dee do de de
I get so lonely lonely lonely lonely yeah
Got to be some good times ahead

Sometimes I feel nobody gives me no warning
Find my head is always up in the clouds in a dreamworld
It's not easy living on my own

Dee do de de dee do de de
I don't have no time for no monkey business
Dee do de de dee do de de
I get so lonely lonely lonely lonely yeah
Got to be some good times ahead

Dee do de de dee do de de
I don't have no time for no monkey business
Dee do de de dee do de de
I get so lonely lonely lonely lonely yeah
Got to be some good times ahead

Io e le donne

"Ma quante donne hai?" mi chiese ridendo un'amica, riferendosi al numero di donne con le quali uscivo in quel periodo. Eravamo in un pub di Londra, non ricordo quale, per uno dei nostri periodici incontri a base di birra, durante i quali io le raccontavo le mie avventure e lei, la ribelle che non osava ribellarsi poi troppo, si nutriva delle mie avventure e dei miei dolori come un vampiro di emozioni. "Troppe", fu la mia risposta. "Non abbastanza."
All'epoca uscivo, mi vedevo con piu' donne contemporaneamente. Con alcune era qualcosa di regolare, con altre occasionale. Con qualcuna ci facevo sesso, con qualcuna ci ho dormito insieme senza farci niente. Altre ho cercato con piu' o meno successo di portarmele a letto. Un paio di loro (sposate) mi avevano incontrato col preciso scopo di fare sesso e poi avevamo fatto di tutto, dallo shopping allo studio, tranne sesso.  Ce ne sono state un paio che si sono neanche troppo velatamente proposte e che ho rifiutato perche' avevo altro da fare. Che non era qualcosa di meglio da fare, era solo qualcos'altro da fare. Ci sono state quelle che ho inutilmente corteggiato ritenendole giuste per me. C'e' stata quella che mi ha chiesto "di poter fare un giro della giostra" perche' "tutte mi avevano gia' provato", ma che quando le ne ho dato l'occasione si e' intelligentemente tirata indietro. C'e' stata quella che mi ha lasciato a dormire piu' notti sul divano dopo avermi fatto rizzare il cazzo. E vi assicuro che dormire col cazzo duro su un divano e' estremamente scomodo: finisci per puntellarti mentre ti rigiri nel sonno. C'e' stata quella che mi ha regalato foto spinte di lei e che avrei potuto avere ma con cui ho aspettato troppo e poi non c'e' piu' stato tempo. Ci sono state quelle che mi sono lasciato sfuggire e che forse sarebbero state giuste. 
Ora, leggendo quello che ho appena scritto, pare ci sia stato un esercito di donne. In realta' sono state meno di cio' che sembra, ma tenuto conto che sono state concentrate nell'arco di un paio di anni circa, con una piu' alta concentrazione durante il primo anno, il numero non e' insignificante. Ma il punto e' che sono state troppe. Eppure non sono state a sufficienza. 
Troppe, perche' sono fermamente convinto che un uomo dovrebbe avere una sola donna nella sua vita. Non a sufficienza, perche' nonostante il loro numero non sono state capaci di colmare il vuoto nel mio animo. Appena uscito a pezzi da una relazione, desideroso di lasciarmi Londra alle spalle, vedevo una nuova relazione come un laccio che mi avrebbe trattenuto in un luogo che odiavo, e alla base dei miei rapporti con tutte quelle donne c'era il presupposto dichiarato che non volevo una relazione. Adesso, guardando indietro e analizzando quel periodo della mia vita, intenso eppure stagnante, mi rendo conto che col mio atteggiamento ho aggiunto danno al danno. Non riesco ad evitare, nei confronti di quelle donne con cui ho fatto sesso, di provare un po' di affetto. Anche per quelle che mi hanno trattato male. Ho creato un legame fra me e loro, che ogni tanto mi tira. E non e' proprio piacevole.
La caratteristica comune ad alcune di loro e' stata che loro volevano una relazione. Del resto dovevo usare qualcosa a mio vantaggio per convincerle a smollarla. La caratteristica comune a tutte queste e' stato il non aver avuto abbastanza pazienza: mi hanno mandato a fanculo troppo presto. Si fossero proposte maggiormente, invece di aspettare sempre che fossi io a farmi vivo, avrebbero ottenuto facilmente il monopolio delle mie attenzioni. Avessero perseverato qualche settimana in piu' prima di mandarmi al diavolo mi avrebbero messo al guinzaglio, cosa che con me non e' poi cosi' difficile. Del resto, sono monogamo per pigrizia. Per il loro bene, forse, e' meglio che sia andata cosi', perche' chi mi aveva preso al laccio prima di loro se ne e' fuggita spaventata oppure e' impazzita.
Tra quelle a cui, contro il mio volere, mi sento legato, ce n'e' una a cui penso con un po' di rimpianto. Una ragazza "problematica", come piacciono a me, ovvero con seri problemi psicologici. Si', lo so che non sono normale. Ma ormai sono dipendente da questo genere di donne e non so se riusciro' mai a liberarmene. Comunque, un giorno lei mi fece un discorso che mi fece drizzare i peli sulle braccia. Un discorso che mi fece pensare che lei fosse troppo "problematica" anche per me. Da quel momento, letteralmente spaventato, cominciai a comportarmi in modo che sicuramente e' apparso insensibile. Un tentativo, neanche troppo inconscio, di farmi scacciare senza che fossi io a lasciarla.
Un'altra cosa che in prospettiva ora mi appare chiara, e' che quella ragazza, piu' di tutte le altre, avrebbo potuto legarmi. Ed e' questo che mi spavento', non i suoi problemi. Io non volevo essere legato, non in quel momento. Era dolce, era intelligente ed intuitiva. Era intellettualmente stimolante. Ma non era abbastanza. Perche' ho avuto la sfortuna di assaporare, in fatto di donne, alcune fra le migliori portate che la vita puo' offrire ad un uomo. Dopo aver gustato tali sapori, serve qualcosa di altrettanto eccezionale per stimolare nuovamente i sensi.

The horror of memoranda

The King was saying, 'I assure you, my dear, I turned cold to the very end of my whiskers!'
To which the Queen replied, 'You haven't got any whiskers.'
'The horror of that moment,' the King went on, 'I shall never, never forget!'
'You will, though,' the Queen said, 'if you don't make a memorandum of it.'


(Through the Looking-Glass, Lewis Carroll, 1871)

Control freak 2

Credevo di essere un control freak. Poi ho conosciuto il mio nuovo capo. Una donna, ovviamente. Io sono solo un principiante.

I believed to be a control freak. Then I met my new boss. A woman, obviously. I'm just a beginner.

Saturday, 28 May 2016

Misogyny 5


That women are attracted to the "bad boy" is well known. And is well known also that such a man is not a man who the women want a relationship with. In words, it's in this way; but in reality, the bad boy is always the first choice. We can't blame them: they are not bad, they are just drawn that way.




Making it short, it's all genetic. Due to her genes, the woman looks for the strongest male to mate and have offsprings with. Simple like that. And apparently it's unavoidable. As unavoidable is the following internal struggle, since on one hand the woman's body craves for the aggressive alpha male (often fitted with very negative features), while her mind longs for a man able to give her stability and peace of mind (often a trait of men completely lacking any sexual attractiveness).
How does the woman balance those conflicting desires? Simple: she chooses the bad boy and works on changing him. Because the strongest woman's ability is self-delusion. There's no other living creature who is abler than the woman in self-delusion. So she starts her plan to change the designated victim, who often is not the victim at all. Sure, sometimes it happens exactly like in the comic at the top of this page, where the man is gradually changed, step by step, till to become something completely unattractive to the woman. But, at least in my experience, it's just a small percentage of the cases, since such a bad boy wasn't so bad in the end. More often than not, the woman ends up hitting the wall, unable to handle who she believe the victim and was instead an evil genius who manipulated her. But as already said, the woman delude herself: she needs to delude herself, she must delude herself to keep a semblance (in her mind) of control on her own life. So she let him decive her, till enough is enough and between a "fuck you" and "bastard" she walks out. Bastard? Why? I never lied to you: you wanted to see thing differently than they were. But that's it: couldn't admit her inanity the woman needs to blame on somebody else her own responsibilities. Probably this is part of feminine genes too.
But I have to say that women are really able to change us. For sure not in the model of man that they desire so badly, because women have no clue of what they really desire, as mobile as a feather in the wind they are. But for sure, they are able to change us in... something worse.




 È sempre misero
chi a lei s'affida,
chi le confida
mal cauto il cuore!

(Always miserable is 
who trust her
who confides his
own heart to her!)

Let Me Bring You Down 45


Thursday, 26 May 2016

The curse of memory 3

Infine torno a respirare il profumo del gelsomino nel buio del mattino e quello dei fiori di arbusti selvatici che si alza nell'aria calda del pomeriggio; nuovamente posso assaporare l'odore della terra dopo la pioggia e quello delle erbe selvatiche a bordo strada. E mentre attraverso il crepuscolo di un'alba negatami da nubi di tempesta, in compagnia del canto di uccelli nascosti nella vegetazione, mi convinco che i profumi del mio passato, della mia terra, erano piu' fragranti. Ma lo erano veramente? O si tratta di un altro inganno della memoria?






Finally, I breath in again the scent of Jasminum in the dark of the dawn and the scent of wild shrub's flowers rising up through the warm afternoon's air; again, I can taste the smell of earth after the rain and that of wild herbs along the road's verge. And while I move through the dusk of a dawn denied to me by clouds of storm, and the singing of hidden birds goes along with me from the vegetation, I get persuaded that the scents from my past, of my homeland, were more fragrant. But were they really so? Or is it another deceit of memory?

Sunday, 22 May 2016

I need to lose myself tonight

I tried to sell my soul last night
Funny, he wouldn't even take a bite



Come with me now
Come with me now

Whoa, come with me now
I'm gonna take you down
Whoa, come with me now
I'm gonna show you how

Whoa, come with me now
I'm gonna take you down
Whoa, come with me now
I'm gonna show you how

Afraid to lose control
And caught up in this world
I've wasted time, I've wasted breath
I think I've thought myself to death

I was born without this fear
Now only this seems clear
I need to move, I need to fight
I need to lose myself tonight

Whoa, come with me now
I'm gonna take you down
Whoa, come with me now
I'm gonna show you how

I think with my heart and I move with my head
I open my mouth and it's something I've read
I stood at this door before, I'm told
But a part of me knows that I'm growing too old

Confused what I thought with something I felt
Confuse what I feel with something that's real
I tried to sell my soul last night
Funny, he wouldn't even take a bite

Far away
I heard him say (Come with me now)
Don't delay
I heard him say (Come with me now)

Far away
I heard him say (Come with me now)
Don't delay
I heard him say (Come with me now)

Whoa, come with me now
I'm gonna take you down
Whoa, come with me now
I'm gonna show you how

Afraid to lose control
And caught up in this world
I've wasted time, I've wasted breath
I think I've thought myself to death

I was born without this fear
Now only this seems clear
I need to move, I need to fight
I need to lose myself tonight

Whoa, come with me now
Whoa, come with me now
I'm gonna take you down
Whoa, come with me now


Noi li chiamiamo scogli


Nuova uscita per fare un po' di snorkeling, ieri pomeriggio, in cerca del fantomatico rift. Avevo gia' il titolo pronto per questo post: "Rift: non pervenuto". La presenza di un pellicano che pescava vicino alla riva e le tracce di un altro turista pinnato sulla sabbia erano degli ottimi segnali, ma pensavo che si sarebbero rivelati segnali falsamente ottimistici come le volte precedenti. Quindi, come potrete immaginare, sono rimasto un po' contrariato quando il rift, questa volta, l'ho trovato. Lo Smith's Rift, un gruppetto di scogli a pochi metri dalla riva dove hanno fatto casa alghe a forma di cervello, pesci colorati e qualche corallo coraggioso. Il rift in questione era cosi' piccolo che mancarlo sarebbe stato facile, e probabilmente anche la scorsa settimana ci ho girato intorno senza vederlo. Tutto intorno il nulla, neanche fosse Viareggio.
Non fraintendetemi, non dico che non fosse bello. Nuotare circondato da pescolini argentati, galleggiare immobile ed osservare pesci azzurri che si radunano a poca distanza da te non e' una brutta esperienza, e trovarsi faccia a faccia con un piccolo pesce colorato come l'ape Maia che esce da un buco in uno scoglio e si ritrova faccia a faccia con te con tanto di occhioni sgranati e' divertente. Ma sono cose che puoi trovare vicino casa tua, se solo avessi l'intelligenza di valorizzare quello che di buono hai. Certo, nei mari tropicali le conchiglie sono piu' grandi grazie alle piu' alte temperature dell'acqua, e i coralli crescono piu' grandi per lo stesso motivo, cosa che probabilmente rende anche i colori dei pesci piu' sgargianti. Ma, probabilmente, se vai in luoghi tipo la Grotta Azzurra di Praia a Mare di Calabria o al Parco Naturale dello Zingaro in Sicilia la situazione non e' cosi' tanto diversa. Ma mentre qui lo chiamano rift e attraggono turisti da lontano (neanche tanti, a dire il vero), noi chiamiamo un tale ambiente naturale scogli e non lo valorizziamo affatto.




New snorkeling attempt yesterday in search of the elusive rift. I had a title ready for this post: "Rift: not available". The presence of a pelican fishing close to the shore and the footprints on the sand of another finned tourist were good omens, but I learned to distrust the good signs from my previous experiences. So, you can imagine my disappointment when I actually found it. The Smith's Rift: a tiny underwater group of rocks, home to brain-like shaped seaweeds, colourful fish and few brave corals. A so tiny formation that to miss it would be easier than to hit it. Last time I probably swam all around the rift without noticing it. And all around a void made of white sand and trivial seaweeds.
Don't take me wrong. Swimming surrounded by a myriad of small, silver fish, or floating still while blue fish gather close to you is not bad experiences. Finding yourself face to face with a small fish black and yellow stripped like the Bee Maia, with the same big eyes staring at my ugly face when it came out of a hole, is funny. But those are things that who lives in Italy can experience without moving far from home if they just are clever enough to give value to what they have. Sure, seashells are bigger in the Tropical seas thanks to the higher water temperatures, and for the same reason, corals grow bigger too and probably the colours of fish are brighter. But if you go to places like Grotta Azzurra in Praia a Mare or at Parco dello Zingaro in Sicily the situation can't be much different. But while at the Caribbean they call it the rift, attracting tourist from afar (not even so much, to be honest), we call such a natural environment rocks without giving it the right value.

Let Me Bring You Down 44

You never understood who I was.

Much better you than I

"Vicarious"

Eye on the TV
'cause tragedy thrills me
Whatever flavour
It happens to be like;
Killed by the husband
Drowned by the ocean
Shot by his own son
She used the poison in his tea
And kissed him goodbye
That's my kind of story
It's no fun 'til someone dies

Don't look at me like
I am a monster
Frown out your one face
But with the other
Stare like a junkie
Into the TV
Stare like a zombie
While the mother
Holds her child
Watches him die
Hands to the sky crying
Why, oh why?
'cause I need to watch things die
From a distance

Vicariously I, live while the whole world dies
You all need it too, don't lie

Why can't we just admit it?
Why can't we just admit it?

We won't give pause until the blood is flowing
Neither the brave nor bold
The writers of stories sold
We won't give pause until the blood is flowing

I need to watch things die
From a good safe distance

Vicariously I, live while the whole world dies
You all feel the same so
Why can't we just admit it?

Blood like rain come down
Drawn on grave and ground

Part vampire
Part warrior
Carnivore and voyeur
Stare at the transmittal
Sing to the death rattle

La, la, la, la, la, la, la-lie

Credulous at best, your desire to believe in angels in the hearts of men.
Pull your head on out your hippy haze and give a listen.
Shouldn't have to say it all again.
The universe is hostile, so Impersonal, devours to survive.
So it is. So it's always been.

We all feed on tragedy
It's like blood to a vampire

Vicariously I, live while the whole world dies
Much better you than I




You all feel the same so
Why can't we just admit it?

Saturday, 21 May 2016

The curse of memory 2

Image result for mani intrecciate


She got a lot of pretty, pretty boys that she calls friends
How they dance in the courtyard, sweet summer sweat
Some dance to remember, some dance to forget.



Il ricordo di quell'ultimo abbraccio, datomi con lo stesso vigore con cui mi dette il primo bacio. Il ricordo di quell'incontro di mani, che si toccarono per tutta la serata, ansiose, frenetiche di conoscersi, vogliose di imparare le forme delle altre e non dimenticarle piu'. E purtroppo e' successo...


The memory of that last embrace, given with the same force of the first kiss she gave me. The memory of that joining of hands, which touched each other for all the time, hectic to know one another, eager to learn the shapes of the other ones and remember them forever. And unfortunately, it's happened...

Thursday, 19 May 2016

Radici

Per te sarà anche una città di merda
si,
ma gl'è la mia...
che ha 'nteso



Monday, 16 May 2016

The Bight

Seconda uscita per fare snorkeling. Dopo la delusione di South Dock, questa volta ho deciso di provare The Bight, che molti siti e forum indicano come uno dei migliori posti per fare snorkeling partendo da riva. Il reef, dicono, e' situato a 350 piedi dalla riva (poco piu' di 100 metri) e gia' a 75 piedi dalla riva si possono ammirare le prime colonie di alghe e vedere tartarughe, mante e barracuda. Non mancano foto meravigliose, su quei siti, ne' le raccomandazioni: non prelevare coralli o conchiglie, non toccare niente, non seguire i pesci, attenti alle barche (pieno di idioti pure qui apparentemente) e ai lionfish. Pieno di belle speranze, questo pomeriggio prendo la mia bici, pedalo per piu' di 7 chilometri controvento e raggiungo la spiaggia di fronte alla quale e' situato il Bight Reef. Non ci si puo' sbagliare, perche' il reef, dicono, e' proprio di fronte al Coral House Resort e all'interno del Princess Alexandra Natural Park. Questo nome, nelle sue varie forme, continua ad infestare la mia vita. C'e' pure una ragazza che lavora per la mia stessa compagnia di nome Alexa, ma ho smesso di preoccuparmi di lei quando mi ha detto la sua data di nascita, qualcosa come ottobre o novembre. Ho smesso di ascoltarla quando ho capito che non era il 17 giugno. Ma torniamo al reef. Quel reef che si suppone sia vicinissimo a riva, quel reef tanto decantato su TripAdvisor e siti pro loco. Imboccato con la bici il sentiero di accesso alla spiaggia, stretto fra ville di evasori fiscali e resort per quattrinai, entro in questo parco naturale: una strisciolina di spiaggia su cui crescono erbe rinsecchite e cespugli striminziti in cui qualcuno ha piantato un cartello con scritto "Not Trespassing". Ma "trepassare" cosa, che non c'e' un cazzo?! Soprassediamo. Raggiungo la spiaggia vera e propria e vengo accolto da musica ad altissimo volume. Pessima musica, devo dire. Incateno bici e zaino ad un cartello che credevo desse spiegazioni sul parco naturale ma che invece scopro dopo trattarsi di una pubblicita' per vacanzieri interessati ad affittare una villa sulla spiaggia ed attraverso i pochi metri di sabbia che mi separano dall'acqua. Sabbia bianca, che non scotta mai come mi ha detto qualcuno, che nemmeno si appiccica troppo, o meglio si stacca facilmente. Ma che continua a non piacermi. C'e' qualcosa in lei che non mi convince. Indosso maschera e pinne ed entro in acqua, che qui diventa subito profonda. Sul fondo si vedono alcune alghe, avvisto subito un paio di pesci che nuotano veloci sotto di me e nuoto, nuoto. Raggiungo le boe che delimitano l'area di non accesso per le barche e che sono, ad occhio e croce, a duecento metri da riva. Insomma, il reef dovrebbe essere gia' iniziato. Continuo a nuotare, il fondale torna a rialzarsi e le alghe scompaiono, lasciando solo un monotono fondale bianco. Arrivato a 300 metri da riva, in acque infestate da barche di vacanzieri, decido di tornare a riva, dove mi siedo sul mio telo ad asciugare mentre guardo passare lungo la spiaggia buzzicone haitiane e giovani gnocche americane in compagnia di attempati riccastri. Dopodiche' me ne sono tornato a casa, a prepararmi una bevanda allo zenzero e limone e a scrivere questo post. 
Insomma, io il reef non l'ho trovato. Magari ho sbagliato direzione (mi capita spesso), o magari il reef si e' rotto le palle di quella musica di merda ad alto volume che suonano al resort e si e' spostato piu' lontano da riva. E quei due pesci erano solo comparse assoldate dall'Ente Turismo. La prossima volta provo da qualche altra parte, magari all'Isola delle Mangrovie. Oppure mi decidero' a pagare 200 dollari e faccio un'escursione guidata in barca, perche' pare che qui si debba pagare per vedere qualcosa di bello.

Second snorkeling attempt. After the South Dock disillusion, I opted for trying The Bight. Many websites and forums recommend this place like one of the best spot for snorkeling from the beach. The reef, they say, is just 350 feet from the shore and just at 75 feet from the shoreline you can admire the first Sea Grass beds and spot turtles, eagle rays and barracudas. Those websites don't lack in beautiful photos and advice: don't touch anything, don't collect coral o seashells, don't follow the fish, beware of boats (plenty of idiots here too, apparently) and beware of Lionfish. Full of hopes, this afternoon I rode my bicycle for roughly 4 and a half miles against the wind to reach the beach facing the reef. It's not possible to miss it, the websites say, because the reef is exactly in front of the Coral House Resort and inside the Princess Alexandra Natural Park. This name, in all its different forms, keeps haunting my life. There's even a girl working for my same company named Alexa, but I stopped worrying about her when she said that her date of birth was sometime in October or November. I stopped to really listen to her when I got she wasn't born on the 17th of June. But let's get back to the reef. That reef which is supposed to be so close to the seashore, that reef so glorified on TripAdvisor and many other websites. On my bike I took the beach access, a path tight between tax dodgers' villas and resorts for fat cats, and entered the natural park. A tiny strip of beach where dry grasses and meagre shrubs grow among which somebody put a sign with the writing "Not Trespassing" on it. Trespassing what, there's the fucking void here?! Doesn't matter... I reached the proper beach and a very noisy music welcomed me. Bad music, I have to say. I locked my bike and rucksack to a sign which I supposed was to give information about the park, but instead was a billboard for holiday-makers interested in renting a villa on the beach, then I crossed the few meters of sand dividing me from the sea. White sand, which never is too hot as someone told me, which doesn't stick, or better is easy to remove. But that I still don't like. There's something in her that I don't grasp yet. I put mask and fins on and I got into the water, which is immediately deep here. On the sea bottom I saw the Sea Grass and I spotted two fish passing fast underneath me. And I swam and swam. I reached the buoys delimiting the no boats access and which are roughly 600 feet from the shore. Well, the reef should be here. I kept swimming, the bottom raised and the seaweeds disappeared, leaving only the monotonous white ocean floor. At 1000 feet from the shore, in water infested by holiday-maker's boats, I turned back to the shore, where I sat on my beach towel to dry and watch the passing by along the shoreline of fatty Haitian women and gorgeous American girls in the company of old moneyed men. Then I came back home, to prepare a ginger and lemon drink and to write this post. Anyway, I didn't find the reef. Maybe I got the wrong direction (I often get the wrong direction in my life), or maybe the reef had got enough of that shitty music played at the resort and moved farther. And the two fish I spotted were background actors hired by the Tourism Office. Next time I will try somewhere else, maybe at Mangrove Cay. Or I will resolve to pay more than 200 dollars for a guided boat tour,  for here it seems you have to pay to see some beauties.

Hymn For The Weekend






oh angel sent from up above
you know you make my world light up
when I was down, when I was hurt
you came to lift me up
life is a drink and love’s a drug
oh now I think I must be miles up
when I was a river dried up
you came to rain a flood
you said ‘drink from me, drink from me’
when I was so thirsty
poured on a symphony
now I just can’t get enough
put your wings on me, on me
when I was so heavy
poured on a symphony
when I’m low low low low
I oh I oh I
got me feeling drunk and high
so high so high
oh I oh I oh I
now I’m feeling drunk and high
so high so high
oh angel sent from up above
I feel you coursing through my blood
life is a drink and your love’s about
to make the stars come out
put your wings on me, on me
when I was so heavy
poured on a symphony
when I’m low low low low
I oh I oh I
you got me feeling drunk and high
so high so high
oh I oh I oh I
now I’m feeling drunk and high
so high so high
I oh I oh I
la la la la la la la
so high so high
oh I oh I oh I
now I’m feeling drunk and high
so high so high
that I shoot across the sky
that I shoot across the
that I shoot across the sky
watch me shoot across the…..

Friday, 13 May 2016

Lavoratori Precari



In una delle aziende del Terzo Livello nel Distretto dei Cementifici si consumava una piccola rivolta: due Lavoratori Precari, piegati sui martelli pneumatici nel mezzo del piazzale martellato da un sole incadescente, si stavano prendendo una breve pausa contro la volonta' del loro Supervisore. Il sudore luccicava sui loro corpi bianchicci, colando dalle spalle in rivoli che rimuovevano lo sporco rivelando le strisce rosse, ondulate e concentriche, che dalle spalle si allargavano sulle braccia e il torso. Le loro teste calve erano lievemente piegate in avanti, forse per schermare gli occhi dal riverbero del sole bianco. Dopo alcuni minuti, all'unisono sebbene nessuna parola fosse stata detta, i due Lavoratori Precari sollevarono le teste, drizzarono le schiene ed impugnarono saldamente i manici dei martelli pneumatici, riprendendo il loro lavoro.

Supervisore 2 entro' negli uffici della compagnia, chiudendosi la porta alle spalle e tagliando fuori il rumore dei due martelli pneumatici. Si tolse il berretto nero dalla lunga tesa e lo getto' sulla sua scrivania, lasciandosi cadere sulla poltrona girevole la cui imbottitura fuorisciva da alcuni strappi. Supervisore 1, semidisteso sulla sua poltrona, che era in condizioni decisamente migliori di quella di Supervisore 2, gli dava le spalle e guardava fuori dalla finestra, attraverso la veneziane semi-chiusa per bloccare il riverbero del sole. Con una penna vicina alle labbra osservava, probabilmente senza realmente vederli, i due Lavoratori Precari che si affaticavano nello scavare un'ampia attraverso il vasto piazzale coperto da alcune dita di polvere bianca, fine come talco e che si sollevava in sbuffi quando calpestata e in nubi quando un veicolo si spostava attraverso il piazzale. Le punte dei due martelli pneumatici affondavano nella roccia porosa frantumandola in pezzi di varie dimensioni che cadevano sul fondo della trincea gia' scavata. Un Carro Semovente a guida automatica si stava avvicinando dal lato sud del piazzale, dove montagne di detriti ammassati da ruspe con ruote alte il doppio di un uomo nascondevano la recinzione sovrastata da filo spinato. Una volta che il Carro avesse raggiunto la trincea i due Precari avrebbero interrotto cio' che stavano facendo e, usando pale pneumatiche, avrebbero caricato il Carro dei detriti che riempivano la trincea.
-Quei due stanno creando problemi-, disse Supervisore 2 rivolto alla schiena di Supervisore 1. -Col ritmo che hanno non finiremo mai per la scadenza.
Dopo alcuni secondi senza alcuna reazione, Supervisore 1 ruoto' sulla sua poltrona, allontanando la penna dalla bocca e puntando i suoi occhiali a specchio che non si levava mai verso Supervisore 2.
-Come, scusa?- disse.
-Ho detto che Mano 2 e Testa 13 stanno lavorando troppo piano: non finiremo mai in tempo.
-Allora faresti bene a chiamare il capo-, consiglio' Supervisore 1 con un sorriso freddo.
Supervisore 2 annui'. -Hai ragione-, disse mentre accendeva il suo computer. Dopo un veloce controllo della sua casella messaggi Supervisore 2 tiro' fuori dalla tasca dei suoi calzoncini un grosso cellulare le cui dimensioni erano piu' che raddoppiate dallo spesso guscio protettivo. Compose un numero e se lo porto' all'orecchio. Dopo solo due squilli rispose una voce femminile.
-Buongiorno Supervisore 2-, disse la voce di donna con tono affabile. -Come procede il lavoro? Tutto bene?
-A dire il vero no-, rispose Supervisore 2.
-Cosa succede?
-Mano 2 e Testa 13. Stanno lavorando quanto piu' lentamente possibile.
-Quanto lentamente?
-Ho verificato tre volte con un Rilevatore di Lavoro Proficuo: sono sempre stati appena al di sopra dei parametri stabiliti dal Sindacato dei Precari. Non possiamo fare nulla.
-Allora ordina altre due Licenze su Google e metti altri due Precari a fare quel lavoro. Dobbiamo finire in tempo per la scadenza.
-Se ordiniamo altri due Precari sfondiamo il tetto dei venti autorizzati.
-Me ne frego! Dobbiamo finire il lavoro. E comunque ne abbiamo qualcuno vicino alla scadenza. Quanti sono?
-Mi pare tre.
-Ordina due licenze e finisci il lavoro.
-Fottuto Sindacato e fottuti Diritti dei Precari-, brontolo' Supervisore 1, che era tornato a fissare fuori della finestra e a battersi la penna contro le labbra.
-Concordo-, commento' Supervisore 2 mentre cercava su Google la pagina delle Licenze. -Rendono il nostro lavoro piu' duro e sostanzialmente non cambiano niente nella vita di un Precario.
-E qualcuno fa un sacco di soldi-, disse Supervisore 1 mettendo una chiosa alla conversazione.
Intanto Supervisore 2 aveva aperto la pagina delle Licenze.
-Li ordino per un mese esatto?-chiese.
-No. Meglio una settimana in piu'. Qualcosa ritocco da completare dopo la scadenza salta sempre fuori. E comunque non sara' un problema trovar loro qualcosa da fare.
Supervisore 2 inseri' i dati della carta di credito aziendale e le caratteristiche delle due Licenze volute e premette invio. Un attimo dopo comparve un pop-up con la scritta: “Il tuo ordine e' stato inviato direttamente alla tua stampante 3D”.
-Bocca 52 e Dito 163-, lesse Supervisore 2. -Che nomi stupidi.
-Concordo-, chioso' Supervisore 1, senza distogliersi da cio' che stava facendo, ovvero fissare un punto a caso fuori della finestra.
La stampante 3D entro' in funzione con un ronzio e le forme di due Precari dalla pelle bianca variegata di rosso carminio cominciarono a prendere forma all'interno del cesto di stampa. Supervisore 2 attese che la stampa fosse finita quindi, usando due microchip cutanei, dette ai due Precari l'imprinting aziendale. Quindi li condusse fuori, sotto il bianco sole cocente, ed assegno' loro il lavoro alla trincea. Mano 2 e Testa 13 fuorono inviati ad un'altro triviale lavoro. I due martelli pneumatici, che nelle mani dei due nuovi Precari parevano non avere peso, presero a battere a ritmo forsennato.

L'orario di lavoro era finito e qualcuno busso' alla porta dell'ufficio.
-Avanti!- urlo' Supervisore 1.
La porta si apri' e uno sbuffo di polvere bianca entro' trasportato da una folata di vento. Un Lavoratore Precario segui' lo sbuffo di polvere all'interno dell'ufficio.
-Buonasera-, esordi' il Precario chiudendosi impacciato la porta alle spalle.
-Torso, vecchio mio-, disse Supervisore 1 ruotando sulla sua poltrona. -Cosa posso fare per te?- Un sorriso genuino comparve sotto gli occhiali a specchio.
I tratti di un volto appena accennato sulla grossa testa ovale dalle piccole orecchie tonde si contrassero in un sorriso imbarazzato. Torso si avvicino' torcendosi le mani.
-Sono qui per prendere la mia paga. La mia Scadenza e' fra due giorni...
Il sorriso sulla faccia di Supervisore 1 si fece amaro. -Vero-, disse mentre apriva un cassetto della sua scrivania e ne prendeva un microchip. -Mi mancherai, vecchio mio.
-I Precari sono tanti-, si scherni' Torso.
-Nessuno come te-, disse Supervisore 1 lanciando il microchip a Torso, che lo afferro' abilmente con un gesto fluido.
-Porterai i soldi al Sindacato?- chiese Supervisore 2
Torso scoppio' a ridere, un cachinno fragoroso, mentre l'espressione seria e triste di Supervisore 1 cambiava in una divertita.
-Nooo-, disse Torso. -Me li spendo in puttane. Mi sono accordato col proprietario di bordello al Livello 5 per avere tre puttane che mi si scopino ininterrottamente fino a quando non mi sciolgo.
L'espressione di Supervisore 2 indico' chiaramente che riteneva quel modo di spendere la paga decisamente migliore che il sostenimento del Sindacato.
-Devo andare.
-Divertiti-, disse Supervisore 1 a mo' di addio.
Torso, che gia' era alla porta, sollevo' un la mano destra facendo il segno dell'OK.

Qualcuno busso' alla porta del Sindacato dei Precari. Uno dei tre impiegati interruppe il lavoro che stava facendo e con tono infastidito disse: -Avanti!
La porta si apri' e un Lavoratore Precario dall'aspetto consumato entro' nell'ufficio. Con fare ossequioso avanzo' e disse: -Buonasera.
-Di cosa hai bisogno?- chiese l'impiegato con tono di sufficienza. Uno dei suoi colleghi aveva pure lui interrotto il suo lavoro ed osservava il Precario. Il terzo impiegato era troppo concentrato sullo schermo del suo computer per accorgersi che qualcuno era entrato.
-Sono venuto a portare la mia quota di iscrizione-, disse il Precario.
-Il tuo nome?
-Occhio 91.
L'impiegato inseri' il nome nel suo pc e dopo un paio di secodni, scorrendo velocemente la scheda che era comparsa, disse, in tono di rimprovero: -La tua Scadenza e' oggi. Dovevi portare la tua quota due giorni fa.
-In ditta non mi pagavano. Hanno detto di avere problemi con la banca.
-Certo. Vieni qua-, ordino' l'impiegato prendendo un POS da dietro una pila di schedari. -Inserisci il chip qui e premi il pollice destro sul lettore.
Il Precario si avvicino' alla scrivania e, preso il POS dalle mani dell'impiegato, inseri' il chip e premette il polpastrello del pollice destro sul lettore. Un bip e la machinetta declamo': -Transazione effettuata.
-Hai qualche preferenza a chi destinare l'uno per mille?-chiese l'impiegato riprendendo il POS dalle mani del Precario.
-Io vorrei...- Le parole del Precario si fecero improvvisamente inintelleggibili mentre la sua figura cominciava a tremolare come un budino. La testa fu la prima a collassare, sgonfiandosi come un suffle', mentre le spalle e il torso colavano in grosse gocce come di cera, il rosso mescolandosi al bianco. Poi cedettero le gambe, rammollendosi e sciogliendosi del tutto in una pozzanghera di onde concentriche in cui, lentamente, il resto del corpo ormai informe scomparve, fino a lasciare unicamente una poltiglia bianco panna con qualche venatura fragola.
-Che schifo-, disse il primo impiegato a denti stretti guardando la poltiglia in cui il Precario si era trasformato.
-Non preoccuparti, i Precari sono biodegradabili al cento per cento-, disse il secondo impiegato.
-Lo so-, rispose il primo scoccando al collega un'occhiata malevola. -Ma mi fanno schifo. Vorrei che andassero a farlo in qualche angolo nascosto. Non nel mio ufficio e neanche in mezzo alla strada. Cosa cazzo gli costerebbe andarsi a nascondere quando stanno per sciogliersi?
L'altro impiegato fece spallucce, guardando indifferente la poltiglia che andava rapprendendosi e riducendosi in volume, producendo qui e li' qualche bolla pigra.
-Sono sempre di piu' le ditte che ritardano i pagamenti fino all'ultimo-, disse il primo impiegato. -Credi si possa intentare un'azione legale?
-Forse-, rispose il secondo impiegato. -Se riusciamo a dimostrare la volontarieta' potremmo intascare una bella somma. Mi ci metto al lavoro domani.
Alla sua postazione, sul fondo della stanza, il terzo impiegato non si era mai distratto dal suo lavoro, concentrato sullo schermo del suo computer e non si era accorto di niente. Era al livello 2553 di Candy Crush Saga.





Tuesday, 10 May 2016

You've got the bill you deserve


Ogni paese ha il suo modo di fare le cose. Ci si abitua oppure no, lo si accetta oppure no. Oppure si pazienta per un po' ed alla fine si manda a fanculo tutto e tutti e, presi armi e ritagli (sic.), si parte per un altro posto. Dove troveremo modi di fare le cose che non ci piacciono e tutto ricomincia da capo.
Beh, venerdi' vado a pagare la mia prima bolletta per internet a casa. Al momento della stipula del contratto avevo chiesto in modo molto chiaro quali fossero le spese che mi sarebbero state addebitate e la risposta era stata che: avrei pagato immediatamente un balzello di 175 dollari, poi ogni mese mi avrebbero addebitato 69 dollari per il contratto internet. Quindi avevo messo una banconota da 100 dollari nel portafogli ed ero andato allo sportello fiducioso che sarebbero bastati. A dire il vero avevo piu' di 100 dollari: mi aspettavo qualche addizionale, ma ero sicuro che 100 sarebbero stati sufficienti. Ora vi potete immaginare come abbia reagito quando la negretta tutta unghie e ciglia finte che era allo sportello mi ha detto che la bolletta era di 368 dollari e 10 centesimi. In quello stesso momento, nella fila accanto a me, un altro cliente stava avendo la stessa reazione per una situazione simile alla mia. Chiedo spiegazioni e la ragazza mi stampa la bolletta, che deve andare a prendere in un'altra stanza perche' in tutto l'edificio c'e' una sola stampante. La ragazza torna con la bolletta, tutta blu (il colore della compagnia telefonica) e mi mostra che devo pagare circa due mensilita' per l'abbonamento internet (e fin qui tutto okay, avete accorpato il primo mese incompleto col secondo), circa due mesi per l'affitto del cavo (e questo non mi torna perche' non mi era stato specificato al momento della stipula del contratto, ma... vabbe'!) e 199.99 dollari di installazione! Eh?! E da dove salta fuori? L'ho gia' pagata l'installazione, quando ho stipulato il contratto. No, quello era il deposito, mi risponde strafottente la negretta. Devo controllare sulla ricevuta, dico, e me ne vado.
Tornato a casa ho controllato la ricevuta, che effettivamente riporta "deposit", quindi stamattina metto quattro banconote da 100 dollari nel portafogli e torno allo sportello. Trovo una negretta differente, ma anche questa ha unghie e ciglia finte (comincio a chiedermi se anche gli uomini di colore non facciano uso di "extension"). Le do il mio nome, lei mi sciorina la cifra e io le porgo i 400 dollari, che lei guarda un po' perplessa. Vuoi 3 dollari? le chiedo. No, no. I 10 centesimi li vuoi? Ho avuto a che fare con troppi di questi che non sono capaci di fare sottrazioni ed addizioni, quindi ho insistito un po'. No, non serve, mi dice sorridente. Te li addebitiamo sulla prossima bolletta. Ah, okay, rispondo io un po' sollevato. Senonche'... senonche' noto che mi sta facendo il resto sbagliato: 31 dollari invece di 32. Prendo le banconote e la ricevuta e vedo che la ricevuta e' per 369 dollari. Alzo un sopracciglio e chiedo: Hai arrotondato a 69 invece che a 68? Si', risponde lei. E mi accreditate 90 centesimi sulla prossima bolletta? Si'. Esticazzi! Vabbe'... Comunque la prossima volta vengo col contante preciso.







Every country has its own way to do things. You get use to it or not, you accept it or not. Or you forbear for a while then you say fuck off to all and you "make like a tree and get out of here" (sic.), heading off towards another place with its own way to do things. And everything starts over again.
Anyway, last Friday I put 100 dollars in my wallet and went to pay my first internet bill. At the time I subscribed I had clearly asked for a list of all the fees and I was answered that I had to pay 175 dollars at the subscription and then I would have been charged 69 dollars each month. So I was pretty sure my 100 dollars note would have been enough. But since I'm Italian I expected some extra fees and had more than 100 dollars with me. But I was confident it couldn't exceed 100 dollars. You can imagine my reaction when the little black girl at the teller, all long extensions at the nails and eyelashes, told me my bill was 368 dollars and 10 cents. In that very moment another customer, at the next teller, was having my same reaction for a very similar situation. I asked a clarification and the girl printed the bill for me, needing to fetch it from another room because they have only one printer in the all building. Coming back with my all blue bill (that's the company's colour) she shown me that I had to pay the internet subscription for roughly two months (and that's okay, you put together the first incomplete month with the second), the landline rent for roughly two months (and that isn't okay because you didn't tell me when I subscribed but... fair enough) and 199.99 dollars for the installation! What?! You never mentioned this amount! And I paid the installation when I subscribed. That wast the deposit, answered insolently the little black girl. I need to check the receipt, I said and I left.
Back home I checked the receipt and it actually states "deposit", so, this morning, I put 4 notes of 100 dollars in my wallet and went back to pay my bill. At the teller I found a different little black girl, but this also with long extensions at the nails and eyelashes (I wonder if the black men too make use of particular "extensions"). I gave my name to the cashier and she enumerated the amount of 368 dollars and 10 cents. I handed off the 400 dollars, which she stared puzzled for a moment. Do you want 3 dollars? No, thanks. Do you want the 10 cents? I had to deal with too many people of this type, not able to make a subtraction or an addiction, so I insisted. There's no problem, she said, we'll add them to the next bill. Ah, good, I answered a bit relieved. But... but I noted she was giving me the wrong change: 31 dollars instead of 32. I took from her hand the change and the receipt and check the last. It was for 369 dollars. I raised an eyebrow and asked: Did you make it round at 69 instead that at 68? Yes. And you will accredit the 90 cents on the next bill? Yes. What the fuck! Next time I will come with the precise amount.




Sunday, 8 May 2016

The horror

There's nowhere to run, nowhere to hide from the horror of human evil. It rules the world and our lives, it master our vain marching. Any place you flee to you'll find a new form of it there. We can only face it, staring straight in its eyes and wait to be overwhelmed.

Is over

Don't give in without a fight, says a Pink Floyd's song. But you come to a point when you should admit defeat, recognize that the damage is irreparable and that you will never be the same again. That's the moment when you should have the courage and the strength to turn your life on a new path and go alone. That fight is over, but still I can't surrender.

Saturday, 7 May 2016

Vite di cristallo 4



In Giappone, quando un oggetto di ceramica si rompe, lo riparano usando oro liquido per saldare insieme i pezzi. Creano cosi' oggetti artisticamente unici, perche' la casualita' della frattura rende l'intreccio di linee dorate irripetibile. La pratica nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica ed interiore, perche' tutto cio' che possiede una storia ne viene reso piu' bello. 
Sarebbe meraviglioso se qualcuno potesse fare lo stesso con noi: riempire di oro o argento fuso le crepe che si irradiano sulla superficie della nostra anima, saldarne cosi' insieme le sue parti, riempire i vuoti per quel che di noi abbiamo perso o ci e' stato sottratto, e renderci cosi' piu' forti e piu' belli. Racconteremmo la nostra storia a tutti coloro che ci guardano senza bisogno di usare parole e saremmo infine orgogliosi delle nostre cicatrici.


Dedicato a Silvia, per chiederle perdono e dirle che mi manca.

Friday, 6 May 2016

Misoginia 6

Esiste nella donna la capacita' innata e spesso esercitata inconsapevolmente di far credere al suo compagno che sia sua la colpa per ogni insoddisfazione che la tormenta. E pure quando e' lei l'origine di insoddisfazioni, paure e dubbi che attanagliano l'uomo, e' capace di fargli credere che la causa sia lui e in lui, inducendolo a sentirsi in colpa e farsi carico di ogni responsabilita'. Occorre tempo e distanza perche' l'uomo riesca infine a rendersi conto di quale sia la giusta prospettiva delle cose e porre ogni tassello al giusto posto, liberandosi cosi' del senso di colpa, ma gravandosi allo stesso tempo di un senso di impotenza.

Regrets

Who of you have no regrets? A regret for a love slipped through our fingers, a regret for the childish funny faces of a son already grown up, a regret for a good action we could have done or for a sweet word we were not capable of saying. Who of you hasn't got at least a little regret? A little regret for the already consumed happy moments, a little regret for all that we burnt as a holocaust to vanity, a little regret for all that may have been but that the destiny ruled shouldn't. Who of you have no regrets at all? If you have no regrets at all in your life than you're really lucky persons, able to live only in the present, or you're cursed, doomed to run after the future, or you're an egotist and you've taken all that you could and you exchanged the dissatisfaction with the regret.
Where there's memory cannot be missing regret, blended with a melancholic happiness and the awareness that cannot be beauty which, sooner or later, won't get lost.


Wednesday, 4 May 2016

Rimpianti

Chi fra voi non ha rimpianti? Un rimpianto per un amore che ci e' scivolato fra le dita, un rimpianto per le faccine buffe da bambino di un figlio ormai cresciuto, un rimpianto per una buona azione che avremmo potuto fare o una parola dolce che non abbiamo saputo dire. Chi fra voi non ha almeno un piccolo rimpianto? Un piccolo rimpianto per i momenti felici ormai consumatisi, un piccolo rimpianto per tutto cio' che abbiamo bruciato come olocausto alla vanita', un piccolo rimpianto per quello che avrebbe potuto essere ma che il destino ha deciso non dovesse. Chi fra voi non ha alcun rimpianto? Se non avete rimpianti nella vostra vita, allora siete persone veramente fortunate, capaci di vivere unicamente nel presente, o siete persone maledette, condannate ad inseguire il futuro, o siete persone egoiste che hanno preso tutto cio' che si presentava loro e che al rimpianto hanno sostituito l'insoddisfazione. 
Dove c'e' memoria, non puo' non esserci anche il rimpianto, misto ad una malinconica felicita' e alla consapevolezza che non puo' esserci bellezza che, prima o poi, non vada perduta.

Tuesday, 3 May 2016

Hey you!

Hey you ! would you help me to carry the stone 




Together we stand,
divided we fall.

Monday, 2 May 2016

Betrayed promises

Night to day and day to night
As the starlight fades to grey,
I'll be marching far away





Skin to bone, steel to rust
Ash to ashes dust to dust
Let tomorrow have its way
With the promises we made
Skin to bone, steel to rust.

Ash to ashes, dust to dust
Your deception, my disgust
When your name is finally drawn,
I'll be happy that you're gone
Ash to ashes, dust to dust.

[Chorus:]
(aaah) ash to ashes, dust to dust
(aaah) skin to bone and steel to rust

Right to left, left to right
Night to day and day to night
As the starlight fades to grey,
I'll be marching far away
Right to left and left to right

[Chorus:]
(aaah) ash to ashes, dust to dust
(aaah) skin to bone and steel to rust

Let tomorrow have its way?
With the promises betrayed?
Skin to bone and steel to rust [x3]

South Dock

Prima uscita per fare snorkelling e primo fuori pista con la nuova mountain bike. E prima caduta: da fermo, perche' la caviglia destra, dai legamenti danneggiati, ha deciso di storcersi non appena ho messo il piede a terra. Nonostante le premesse promettenti di una costa rocciosa, il tanto decantato mare di questo paradiso tropicale si rivela per il momento una delusione: ad un paio di metri dalla riva il fondale, non piu' profondo di un metro e mezzo anche a grande distanza, e' una distesa ondulata di carbonato di calcio, sabbia porosa, bianca e bella e monotona; con qualche alga qua e la' e tanti buchi sul fondale ad indicare  esseri viventi in attesa sotto la superficie.  Tre piccoli pesci avvistati in tutto, l'incontro piu' eccitante e' stato quello con un anemone dai tentacoli appiccicosi che si e' immobilizzato non appena l'ho toccato. Ma mai eccitante quanto l'incontro con quattro cani selvatici (i branchi di cani selvatici su questa isola sono innumerevoli, spesso composti da anche 15quindici individui) che non hanno gradito la mia intrusione nel loro territorio e mi hanno circondato, abbaiando e ringhiando, costringendomi a tornare sui miei passi durante la ricerca del luogo per le mie immersioni. Un'ulteriore pedalata fino alla punta sud si e' rivelata inutile, in quanto su quel lato la baia era esposta al vento di nord-est e il mare troppo mosso per i miei gusti. Quindi un rientro a casa a velocita' moderata, pedalando dai moli del porto commerciale fino a Down Town, passando vicino a carcasse di cani schiacciati da qualche auto e lasciati a marcire e spargere i loro miasmi in mezzo alla strada o negli spiazzi ai suoi margini. Con gli abitanti della zona che sostano a parlare a non troppa distanza dalle carogne. 
Parafrasando Mark Twain, il paradiso potra' anche avere un clima favorevole, ma lascia alquanto a desiderare per la compagnia. E molto altro...



First exit for some snorkelling today and first off piste with my new mountain bike. And first fall: from a stationary position, because my right ankle, with damaged ligaments, picked the very moment I put my foot down to refuse to hold my weight. 
In spite of the good premise of a rocky coast, the so much celebrated sea of this tropical heaven turns out to be, at the moment, a delusion: two meter off the shore the sea bottom, never deeper than a meter and an half even far away from the coast, is an uneven stretch of calcium carbonate, porous white sand, beautiful and monotonous, with some seaweeds here and there and many holes indicating the presence of some living beings awaiting under the surface. Three small fish spotted in all, the most exciting encounter a sea anemone with sticky tentacles which played dead as soon as I touched it. But not as exciting as the encounter with four wild dogs (wild dog packs are common on this island, often composed of fifteen or more members) which didn't like my intrusion into their territory and came on me barking and growling, forcing me to go back on my steps during my search for a suitable place to dive. A further ride to the southern point was useless, being this side of the bight exposed to the north-east wind and the sea too rough for my taste. Then a return at home at moderate speed, pushing all along the road from the commercial docks to Down Town, passing close to dog roadkill left to rot and spread their foul odour on the middle of the road or on the verge. With the locals standing not far to chat.
Paraphrasing Mark Twain, heaven may have a more favourable weather, but it lacks for good company. And much more...