Saturday, 20 April 2013

LA VITA



Generalmente s'inizia a dedicarsi all'arte dopo aver vissuto. Ho l'impressione che a 
me sia accaduto il contrario, che io mi sia dedicato alla vita dopo avere iniziato la 
mia attività artistica. Di norma comunque ci si dedica prima alla vita per poi 
volgersi all'arte. L'esempio di due scrittori come Stendhal e Casanova potrà 
chiarire il significato del passaggio dalla vita all'arte. Stendhal, insoddisfatto di 
non riuscire a piacere alle donne, dopo ripetuti fallimenti si rese conto che 
soltanto la letteratura poteva realizzare i suoi sogni. Al contrario Casanova, dopo 
aver foIleggiato di donna in donna in virtù delle sue doti naturali, dopo aver 
gustato a sazietà le dolcezze della vita, quando non ebbe più nulla da sperimentare 
volle scrivere le proprie memorie. 
È dunque una contesa, una lotta tra l'arte e la vita. Ci culliamo nell'illusione di 
poter apprendere cosa sia la vita dagli scrittori, che invece, il più delle volte, 
vegetano fiaccamente, mentre ben più numerosi sono gli uomini che conducono 
esistenze ricche ed intense. Ma è probabile che solo uno su cento tra loro proverà 
il desiderio di scrivere la propria biografia. D'altronde anche per scrivere sono 
necessari talento, tecnica e un lungo esercizio, come per ogni disciplina sportiva. 
E non si può godere la vita e contemporaneamente esercitarsi in una disciplina, 
come non è possibile scrivere mentre si vive un'avventura. Pertanto, quando un 
uomo decide di stendere le proprie memorie, di trasformare ciò che ha vissuto in 
una narrazione interessante da tramandare ai posteri, il più delle volte è ormai 
troppo tardi. Rari sono gli esempi di chi, come Casanova, riesce ad attuare in 
tempo un tale progetto. Sull'altro versante ci sono coloro che, come Stendhal, 
essendo stati delusi dalla vita, concentrano in un romanzo tutta l'insoddisfazione, 
la rabbia, i sogni e la poesia di cui sono capaci: ma anche in questo caso è 
necessario un magnifico talento. E' necessario infatti creare dal nulla e costruire 
con la fantasia un intero universo. La fantasia è il più delle volte suscitata 
dall'insoddisfazione o dal tedio. Quando ci concentriamo nell'azione affrontando 
un pericolo, quando riversiamo tutte le nostre energie nel vivere, non rimane 
quasi spazio per la fantasia. Se è vero che la fantasia favorisce le nevrosi, si può 
affermare che in Giappone durante la guerra si stabilirono le condizioni meno 
propizie all'insorgenza di tali disturbi psichici. A quell'epoca persino i furti erano 
rari, i delitti quasi inesistenti, e le fantasie quotidiane della gente si concentravano 
essenzialmente sulla guerra, un'impresa che non può aver successo se in essa non 
si riversa tutta l'energia di un popolo.

                            da "Lezioni spirituali per giovani samurai" di Yukio Mishima

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