Saturday 31 May 2014

Sweet and bitter laughs





Haunted

I'm a haunted man. Haunted by a ghost of my past, someone I've not been able to chase away from my heart. Someone who didn't want me anymore, but who held against me that she had chosen me for life when I moved forward. She was deeply in me, a part of me which I couldn't tear off without shredding my soul. So she became a ghost, a ghost standing always at the edge of my mind, a ghost coming to me in my dreams, whispering in my ears when the sun rose. I craved for a new love able to cancel the old one, but the ghost was stronger.



With the time the presence of the ghost became clear, shown in a mistaken name, in a shred of memory, in a distant stare watching a lost skyline. A woman in love wants to be the fulcrum of your entire universe, she will not accept anything less but with suffering. To cast aside all my dreams, to reshape all my plans on yours, be able to hold this place just for you... is not all this to make you the fulcrum of my universe?





I can't deny what I am, I can't change it, nor I can cancel my past and who was part of it. You came after her in my life, I'm sorry, but no one can help with that. I hoped that the ghost receding would have been enough. It haven't. I'm twisting inside, now, because of the void you left. I can just wish you to find what you need, while you're chasing what you want.

Non è il tempo della volpe....

                                             ...ora il corvo è il mio dio.


Wednesday 28 May 2014

Altri fantasmi


   
  Siamo destinati a vivere coi nostri fantasmi. Non appena uno di loro retrocede, spinto indietro dal tempo o allontanato a forza dalla nostra volontà, un nuovo volto compare a prenderne il posto. Qualcuno che abbiamo perso, qualcuno che non volevamo perdere, qualcuno che abbiamo scacciato per paura della perdita. E quel volto ora è lì, a marcare una parte di noi, un'esperienza che ci ha formati. E i marchi meno profondi, quelli dei dolci ricordi, sono quelli più dolorosi. Quel volto è lì insieme a molti altri, ultimo arrivato e in prima fila.
   Le persone che amiamo sono destinate ad essere perdute, nella carne o nello spirito, nella vita o nella morte. Ci lasceranno soli, soli in compagnia dei loro fantasmi, uniche entità a starci vicine nella solitudine del nostro animo. Saranno i compagni instancabili del nostro viaggio, i compagni silenziosi in una casa che pare ancor più vuota perché sappiamo che qualcuno non tornerà, compagni amorevoli che sussurrano le dolci parole dei ricordi nel profumo del vino, compagni spietati nel ricordarci i nostri fallimenti. Quell'ultimo volto giunto a mescolarsi alla folla possiamo tenerlo lontano quando ci addormentiamo, giungendo esausti o stravolti al nostro cuscino, ma sarà lì al nostro risveglio, a mostrarsi nel nostro primo momento di lucidità. 
   I fantasmi si allontanano, si fanno vaghi e invisibili quando la nostra mente è impegnata, quando è piena di musica fragorosa. Ma non appena ci fermiamo, non appena abbiamo tempo per pensare, eccoli ricomparire, per darci i loro baci e sorrisi, per dirci le loro parole crude e ferirci coi loro sguardi taglienti, per chiedere un perdono che hanno già ottenuto o per condannarci per ciò che non abbiamo commesso.
   I nostri fantasmi sono noi, parte di noi che ci è stata strappata o che abbiamo sacrificato, carne scavata col coltello o bruciata dal fuoco. Sono il sangue che zampilla da ferite fresche e aperte, sono la cicatrice di vecchie ferite che ci hanno abbattuto, sono la cancrena che ammorba la nostra anima. Belli e terribili, sfigurati dal rancore o algidi di disdegno, i fantasmi saranno nostri compagni fino all'ultimo giorno, quando finalmente ci libereremo di loro perdendo noi stessi. Per divenire la visione fugace che ha attraversato la vita di qualcun altro.

Sunday 25 May 2014

Per noi che siamo fuggiti

Niente di meglio, per non pensare a ciò che si è appena perso, che guardare a ciò che abbiamo perso tempo addietro, a ciò che ci siamo lasciati alle spalle, magari senza conoscerlo o addirittura sapere che esistesse. Troppo spesso si danno per scontate le ricchezze del proprio territorio, ed un territorio così frammentato e spesso straziato come quello italiano, è così ricco di differenti bellezze che occorrerebbero molte vite solo per catalogarle tutte. Eppure, tanti di noi, hanno voltato le spalle alle bellezze della terra natia e di quelle circostanti, ed alle persone che da tali territori sono sorte, cresciute fra credi e costumi fra i più vari, persone che avrebbero potuto arricchirci ma che noi abbiamo rigettato.
 Per noi che siamo fuggiti verso altre luci che poi non abbiamo capito, inizierò da oggi a infilare, di quando in quando, piccoli cammei per ricordarci, o farci conoscere per la prima volta, i tesori che abbiamo così leggermente ignorato. Comincio col Salento, quella pianura che occupa gran parte del tacco della penisola, arsa dal sole, di terra rossa ed argillosa cosparsa di pietre calcaree fra cui fiori selvatici crescono in gruppi estesi, di distese di fichi d'india oltre i quali si vede un orizzonte costituito di mare azzurro, e sulle cui spiagge, ora di sabbia e ora di scoglio, il mesebriantemo cresce strisciando e coprendole di un vivace colore violetto.


Certo, qualcuno qua ha trovato la sua dimensione, qualcuno ciò che cercava e pochi ciò di cui avevano bisogno. Questo non toglie che come porci a cui hanno dato delle perle, noi le abbiamo calpestate e ci siam rivoltati contro i nostri tutori. Qualcosa scorre nel sangue di chi è nato sulle sponde del Mediterraneo. Non lasciamo che scompaia.


Saturday 24 May 2014

Chop Suey*




Wake up (wake up)
Grab a brush and put a little make-up
Hide the scars to fade away the shake-up
Why'd you leave the keys upon the table?
Here you go create another fable

You wanted to
Grab a brush and put a little makeup
You wanted to
Hide the scars to fade away the shake-up
You wanted to
Why'd you leave the keys upon the table?
You wanted to

I don't think you trust
In my self-righteous suicide
I cry when angels deserve to die, die

Wake up (wake up)
Grab a brush and put a little make-up
Hide the scars to fade away the shake-up
Hide the scars to fade away the
Why'd you leave the keys upon the table?
Here you go create another fable

You wanted to
Grab a brush and put a little make-up
You wanted to
Hide the scars to fade away the shake-up
You wanted to
Why'd you leave the keys upon the table?
You wanted to

I don't think you trust
In my self-righteous suicide
I cry when angels deserve to die
In my self-righteous suicide
I cry when angels deserve to die

Father, father, father, father
Father, into your hands I commend my spirit
Father, into your hands
Why have you forsaken me?
In your eyes forsaken me
In your thoughts forsaken me
In your heart forsaken me, oh

Trust in my self-righteous suicide
I cry when angels deserve to die
In my self-righteous suicide
I cry when angels deserve to die

*A Chinese-style dish of meat stewed and fried with bean sprouts, bamboo shoots, and onions, and served with rice. (Oxford Dictionary)

Per chi cerca lavoro in UK (e non parla l'inglese)

Di seguito un altro post preso a prestito da Italiani a Londra. La testimonianza di questo ragazzo serva da monito a chi, senza parlare l'inglese, pensa di venire a cercare lavoro a Londra. Ecco cosa, quasi sicuramente, riuscirete ad ottenere.



Shining

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manager che paga in nero i dipendenti
22/5 alle 17:28
Salve a tutti, sono a Londra da quasi un mese e cercando lavoro mi sono imbattuto in un ristorante che mi ha chiesto di pagarmi in nero a meno di 3 sterline l'ora, per 10 ore di lavoro. Vorrei sapere se c'é un modo per denunciare il datore di lavoro. Posso andare dalla polizia? O c'é il rischio che possa subire delle conseguenze anche io?




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Il punto è: puoi provarlo?
by Bisanzio72 il 22/05/2014 alle 19:42
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eccoti il numero
https://www.gov.uk/pay-and-work-rights-helpline
qui puoi fare la denuncia e hanno pure un servizio di traduzione in 100 lingue dovesse servirti.
Io l'ho usato una volta per conto di un amica e sono stati gentili anche se non potevano intervenire perche' a fare la denuncia non era la la persona vittima della presunta violazione. Mi dissero che avrebbero comunque segnalato il fatto. Facci sapere.
by fabjodo il 22/05/2014 alle 20:09 - Il tuo voto: [+] positivo [-] negativo



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Il punto è che il lavoro lo ho accettato, ma mi hanno pagato solo una parte di quello che avrebbero dovuto... tra l'altro quando ho chiesto il giusto corrispettivo sono stato insultato in ogni modo. Vorrei sapere se potrei denunciare il fatto senza rischiare conseguenze, dato che ho comunque accettato un lavoro a nero...
by Shining il 22/05/2014 alle 23:15 - Il tuo voto: [+] positivo [-] negativo



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Certo che puoi e che non rischi niente. Qui in UK è normale lasciare un dipendente senza contratto anche per 6 mesi o più, quindi basta dire che non te lo avevano ancora dato. Ma come ti ho gia fatto notare col primo commento, sarà la tua parola contro la loro. Diranno che eri in prova (che non è retribuita) e che non sei andato bene e ti hanno mandato via immediatamente. O qualcosa del genere. Le regole di questa nazione ne fanno un paradiso per gli sfruttatori. Tutto cambia se tu hai modo di provare quante ore hai lavorato, ma ti servirebbe un testimone o qualche altra prova inconfutabile.
La cosa migliore che puoi fare, comunque, è chiamare la helpline che ti ha linkato Fabjodo e chiedere consiglio a loro. Quella chiamata non ti metterà di certo nei guai.
Giusto una curiosità. Come hai trovato quel lavoro? Per conto tuo o tramite una qualche agenzia?
by Bisanzio72 il 23/05/2014 alle 08:50 



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Ma non è illegale far lavorare senza contratto? Il contratto non andrebbe fatto dal primo giorno in cui si lavora? O perlomeno, qualcosa di provvisorio che mi metta in regola? Non ho ben capito come funzionano le cose quì quanto riguarda il lavoro, ho letto che in teoria lo stipendio minimo dovrebbe essere di 6,08 sterline all'ora, invece a me me ne hanno pagate meno di 3. Quindi è legale per loro metterti a lavorare "in prova" gratis per 3 giorni?
by Shining il 24/05/2014 alle 11:57 - Il tuo voto: [+] positivo [-] negativo



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Scusate, per errore ho scritto il commento 3 volte... comunque il lavoro lo ho trovato per conto mio, lascianto i cv in giro.
by Shining il 24/05/2014 alle 12:00 - Il tuo voto: [+] positivo [-] negativo



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Se ricarichi la pagina ti viene ripetuta l'ultima azione effettuata. Comunque no, non è illegale. Se pagano le tasse che devono, ti fanno le regolari deduzioni, possono lasciarti senza contratto e pagarti sul c/c senza problemi. A me è successo molte volte. E le "prove" non retribuite sono all'ordine del giorno. Scordati le tutele che esistevano in Italia, qui non le hanno mai avute.
Nel caso tuo il nodo cruciale è cosa sei in grado di dimostrare: se loro dicono che ti hanno fatto lavorare solo poche ore come prova non retribuita, tu puoi dimostrare che le cose sono andate diversamente? Comunque parla con quelli della helpline. Fabjodo può confermarlo o meno, ma credo che inizialmente sia tutto anonimo.
by Bisanzio72 il 24/05/2014 alle 12:26



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io come detto sopra chiamavo per conto di un'amica e il mio report non fu anonimo, tantomeno io chiesi di rimanerlo. Non mi interessava perche' non vedevo alcun rischio ne per me tantomeno per la mia amica che invece volle rimanere anonima e non volle chiamare direttamente semplicemente per PURA IGNORANZA (era appena rrivata in UK con tutto cio' che comporta) ovvero cio' che permette a certe canaglie di farla franca regolarmente.
Seconmdo me le tutele ci sono, basta che si denunci il fatto pero'!
Poi gran bel paragone quello dell'Italia Bisanzio...prova ad andare in Sicilia..lasciamo stare va.
by fabjodo il 24/05/2014 alle 12:40 - Il tuo voto: [+] positivo [-] negativo



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La prossima volta dirò "Italia da Ponte a Niccheri in sù". Il lavoro a nero qui non è diffuso come in Italia (da Ponte a Niccheri in sù) perché date le condizioni non è conveniente. Del resto se paghi 1000£ al mese di stipendo, non ne hai altri 1000 e più di contributi da versare. Se hai un negozio e assumi un commesso l'ufficio delle tasse non deduce automaticamente che tale commesso ti genera un profitto di 70.000 euro su cui dovrai pagare le tasse sempre e comunque. E per licenziare un operaio basta dire che è redundant e in una settimana, massimo due te lo sei levato di torno. Non tutti, in UK, lavorano nelle condizioni in cui lavori tu, Fabjodo. Anzi, sono veramente pochi. Come non tutti, in Italia, lavoravano nelle condizioni siciliane. Dalle mie parti, fino a pochi anni fa, chi lavorava a nero lo faceva per guadagnare di più. E ti assicuro che la differenza era notevole. Che sia stato spazzato via tutto è un altro discorso. Ma ho usato il tempo passato appositamente. Rimane il fatto che chi vuole lavorare qui deve iniziare a pensare al lavoro diversamente da come faceva in Italia, quindi "Scordati le tutele che esistevano in Italia, qui non le hanno mai avute". Il bisogno di manodopera proteggeva i lavoratori, bisogno che è scomparso dalla maggioranza delle categorie lavorative a causa dell'immigrazione.
Qui funziona diversamente, che non significa che funziona meglio.
by Bisanzio72 il 24/05/2014 alle 13:35

Starting point

   

Se ne è andata. Ha caricato le sue cose sull'auto di un collega, mi ha dato un bacio la cui passione era sminuita dalla paura. La mente che saltava da una cosa all'altra per non fermarsi a pensare. Sarà qui a giro per un paio di mesi, poi attraverserà l'oceano. Nel momento in cui ho chiuso la porta, mi sono ritrovato al punto di partenza, nello stesso luogo dello spirito da cui, tre anni fa, ho ricominciato. E da cui dovrò ricominciare una volta ancora: ricominciare dalle stesse sensazioni, dalla stessa stretta allo stomaco, dagli stessi pensieri. Ricominciare dagli stessi desideri, ma senza più i sogni che avevo a sostenermi quando arrivai a Londra. Del resto, in questa città i sogni muoiono, si fanno grigi e seccano per poi sbriciolarsi nel vento di confusione che si impossessa delle nostre vite.
   Aver saputo fin dal principio che questa sarebbe stata la fine, la migliore fra le due fini che si prospettavano per la nostra storia, aver saputo che sarebbe arrivata forse aiuta ad affrontare tutto in modo più razionale, ma non rende la cosa meno dolorosa. 

   She's gone. She loaded her staff in a collegue's car, gave me a kiss which passion was diminished by the fear. Her mind jumped from a task to another one to avoid stopping to think. She'll hang around for a couple of month yet, then she'll cross the ocean. In the very moment I closed the door, I found myself at the starting point, in the same place of the spirit where I started again from three years ago. And one more time I have to start again from here: to start again from the same sensations, from teh same stab in the stomach, from the same thoughts. To start again from the same desires, but without the dreams I had to hold me up when first I arrived to London. Furthermore, in this city the dreams die, turning grey and drying out to crumble in to the wind of confusion which takes over our lives.
   Knowing since the beginning that this would have been the end, the best one between two different endings for our story, knowing that it would have arrived maybe helps to face it in a more rational way, but it doesn't make less painful.

Friday 23 May 2014

So long, baby

You'll walk off with tears in your eyes,
Bad dreams will shake your sleep far from me.
You'll cross the water feeling lonely,
To bury yourself deeply in to your job,
To make me your biggest regret.
Then, one day, you'll rise your eyes,
You'll see him, and I'll be forgotten.
But it's all right.
You'll be in his arms before you understand,
Before you grasp how you'll be with him.
And I, I will be just a memory,
I'll be a sweet smile, at the corner of your mouth.
Nothing else, nothing more.
But it's all right.

#bloodyinterviews 2


Thursday 22 May 2014

Quando i danesi non scopano più


"Ryanair is bullshit!"

   Non so se oggi è stato un caso eccezionale o se non avevo mai notato prima a quante persone, per un motivo o per un altro, Ryanair rifiuta l'imbarco o fa in qualche modo perdere il volo. Forse l' ho notato solo oggi perché è toccato anche a me; del resto chi penserebbe che quella lunga coda all'ultimo desk nell'angolo è per chi è stato respinto al controllo bagagli?
    Ma andiamo per ordine. Stamani mi alzo alle 3:45, mi preparo e alle 4:30 esco di casa e cammino per 20 minuti fino alla fermata del bus perché nella mia zona non ci sono bus notturni. La camminata in sé non è niente di che, è farla trainandoti un trolley sui marciapiedi dissestati di Londra, fatti di un' infinità di asfalti e mattonelle diverse, con canalette di scolo che non scolano niente che ti tagliano il percorso, radici degli alberi che sollevano l'asfalto, lavori in corso da aggirare e rampe per le carrozzelle rese scivolose dalla pioggia che non è agevole. Poco male, arrivo alla fermata con largo anticipo, prendo un bus che prima delle 5 di mattina è già pieno al punto che l'autista non si ferma agli stop successivi. La faccia delle persone alle fermate mi fa capire che è la norma: del resto sono sempre di più coloro che invece dell'Underground prendono il bus per andare a lavoro, per risparmiare sull'abbonamento che aumenta del 10% ogni anno. Arrivo alla stazione dei pullman, anche lì in anticipo. Dopo 10 minuti arriva il pullman, salgo, e per le 5:20 siamo in viaggio verso Stansted. Alle 6:03 sto cercando sul display dell'aeroporto a quale desk devo andare. L'unica informazione che mi fornisce è che è aperto.
   Stansted non è grande, trovo subito dove dovevo recarmi. Ho un'ora prima del mio volo, in teoria più che a sufficienza per il check-in del bagaglio. Non fosse che l'aeroporto è già affollato. Ma da dove è arrivata tutta questa gente a quest'ora?! Perdo un poco di tempo in una coda per capire quale sia il desk specifico per il mio volo: any desk is the same. Quando la ragazza col velo mi ha detto questa frase avrei dovuto capire che ero fregato. Non ci sono desk specifici per voli specifici con Ryanair, ne devi scegliere uno ed incolonnarti lì. Nessuna indicazione, neanche file chiare. Si sta tutti insieme appassionatamente: così capita che davanti a te nella fila ci siano persone il cui volo è dopo il tuo. E' la situazione in cui mi sono trovato io. E la metà di quelli in fila prima di me ha dovuto ridistribuire il contenuto delle borse perché avevano sforato il peso consentito. In particolare la famiglia subito prima di me, che ha speso 15 minuti buoni a risistemare e ricontrollare. Vedevo molte facce scure, persone inviate ad altri desk, gente chiaramente incazzata: ma non capivo perché. Non ancora.
   Quando è il mio turno metto la valigia sulla bilancia, lo steward controlla il mio biglietto e poi mi dice: Ci sono 3 chili di troppo, puoi levarli? Certo. Mettiti da una parte che servo un altro cliente. No problem. Mi faccio di lato e lascio passare una ragazza che già aveva provato a scavalcarmi nella coda, levo i 3 chili incriminati per metterli nello zaino e quando la ragazza ha finito ricolloco la valigia sulla bilancia. Molto meglio, fa lo steward, un indianino. Però sei 5 minuti in ritardo e non posso imbarcare il tuo bagaglio. Stai scherzando? No, mi spiace. Il controllo bagagli chiude 40 minuti prima del decollo e tu sei 5 minuti in ritardo. Non c'è più tempo per controllare il tuo bagaglio. Se vuoi prendere l'aereo devi lasciarlo qua. Ero esterrefatto. Non sapevo se arrabbiarmi o cosa. No, lo voglio portare con me! Allora devi andare al Customer Desk. Se non chiedevo dov'era neanche mi spiegava come arrivarci: cosa non facile visto che non ci sono né segnali né nomi, solo una fila di desk tutti uguali nascosti dalla folla.
    Ora, fra chi ha viaggiato con Ryanair, alzi la mano chi ha trovato il gate aperto in orario. Io ho sempre dovuto aspettare circa mezz'ora oltre l'orario di apertura indicato. E a quanti di voi, sempre fra coloro che hanno viaggiato con Ryanair, è capitato che il volo decollasse in ritardo per aspettare delle persone? Non credo che siate in pochi. Questa consapevolezza non mi ha aiutato mentre cercavo di capire dove cominciasse la coda al Customer Desk, una fila sparpagliata di gente costretta a formare una coda che tendeva a richiudersi su se stessa, con una sola hostess a fornire indicazioni presa d'assalto da più direzioni e che alla fine era quasi inutile. Anzi, contribuiva ad impedire di capire dove cominciasse la coda dato che creava una folla di gente che giungeva da direzioni diverse guardandosi intorno confusa.
    Mi metto in coda per avere un posto sul volo successivo, non proprio felice, e il tempo scorre mentre due sole impiegate cercano di sbrigare un numero di respinti che aumenta di minuto in minuto. Prima che fosse arrivato il mio turno la coda a questo desk era più lunga che a quelli per il controllo bagagli. Tutte persone che per motivi vari avevano perso il volo. Ad un certo punto arriva una giovane donna che salta la coda e va direttamente dall'impiegata: quella le dice di mettersi in coda e scoppia un litigio, che va avanti per 15 minuti buoni, con l'impiegata che fa spostare un altro cliente da un computer ad un altro quattro o cinque volte, sempre seguita dalla donna. La quale non è che avesse un problema da poco: avevano fatto imbarcare il marito con la bimba ma non facevano passare lei, e neanche volevano avvisare il marito. Alla fine lo hanno fatto, dopo altri 10 minuti abbondanti che la donna era lì in lacrime.
   Fra gente che chiede di saltare la fila per pagare il sovrapprezzo di un bagaglio troppo pesante, persone rassegnate con cui scambio quattro chiacchiere, arriva il mio turno. Gentilmente spiego la situazione e l'impiegata controlla quali voli sono disponibili. Niente in giornata, a meno che non voglia recarmi a Milano invece che a Bologna. Il tutto detto in tono piatto. Del resto sono cazzi miei, all'aeroporto dovevo arrivare con 2 ore di anticipo. Che tanti problemi per i viaggiatori si potrebbero evitare con un minimo di organizzazione è un dettaglio insignificante per Ryanair. Ma quello che veramente mi ha mandato in bestia sono stati gli occhi vuoti, la faccia piatta e inespressiva se non per una piega disgustata della bocca con cui la donna mi ha guardato quando ho fatto presente la cosa. Chiaramente per Ryanair la soddisfazionedei clienti non è una priorità. Bischero io a voler volare con Ryanair. Del resto, che potevo aspettarmi da una compagnia aerea che si era rifiutata di imbarcare mio figlio minorenne al ritorno di una gita con la scuola ?Aveva perso la carta di identità, certo, ma si son fregati del documento sostitutivo rilasciato dal Consolato e lo hanno abbandonato a Barcellona. Ogni chilo in meno imbarcato è carburante risparmiato.
   Mentre mi incammino per prendere il pullman e tornare a casa, mi trovo a camminare a fianco di un uomo che era davanti a me nella coda. Ci lamentiamo un poco l'uno con l'altro del fatto che problemi così capitano solo con Ryanair, poi, quando i nostri percorsi si dividono, mi lascia con un: "Ryanair is bullshit!"

Saturday 10 May 2014

Una mappa del cazzo

  E' proprio il giusto modo di chiamarla. Qualcuno ci si è messo di buzzo buono per redarre questa mappa, andando in giro a misurare la lunghezza dei membri maschili eretti. Eretti perché, ovviamente, quando non lo sono variano di misura ed aspetto: il mio dopo aver nuotato nella Manica il 1° ottobre 2011, per esempio, sembrava un brufolo. Comunque, quello che non si può che definire un lavoro del cazzo, ha portato alla creazione di una mappa del cazzo. 


   In verde dove gli uomini ce l'hanno più grosso, in rosso dove ce l'hanno più piccolo. In Italia mi pare che ci si difenda. Quelli messi peggio di tutti sono i coreani, che però compensano con una lunghezza della lingua maggiore rispetto a chiunque altro, che ha comunque i suoi vantaggi. Qui l'articolo da cui ho estratto la mappa, per chi fosse interessato anche a qualche percentuale riguardo ciò che le donne pensano delle dimensioni. 
   Ma quello che mi chiedo io è: che molla è scattata nella testa di colui o colei che ha deciso di disegnare questa mappa?

Wednesday 7 May 2014

Al peggio non c'è mai fine: i colletti bianchi attraversano la strada

   I miei pellegrinaggi ciclistici si sono ampliati. Ho raggiunto la City, Central London, come avete già potuto leggere qui, e questo ha ampliato le mie esperienze. Prima reputavo il pedone di East London quanto di peggio un ciclista potesse incontrare sulla sua strada, e questo in conseguenza delle esperienze raccontate qui e qui, ma dopo pochi giorni in cui mi sono recato a lavoro in bici in Central London... ebbene ho dovuto ricredermi: c'è di peggio. I colletti bianchi impiegati nella City, mescolati ai turisti, sono di gran lunga peggiori degli abitanti di East London.
   A East London la gente può avere una scusa, una scusa che in genere si legge sulle loro facce ebeti o inebetite: cresciuti in culture in cui il rispetto per diritti e doveri è qualcosa di sconosciuto (e in mezzo alle culture indo-pakistrane e afro-carrambiche ci metto pure la società occidentale odierna), storditi dai fumi della marjuana che dall'odore persistente in vaste aree si pensa venga bruciata in falò e non in canne, tarati geneticamente da generazioni di accoppiamenti fra consanguinei, storditi dal troppo focalizzarsi sul lavoro soltanto o dal vivere senza mai lavorare del tutto, ignoranti più delle capre, non ti aspetti da questo strato sociale indugiante sul confine della sub-umanità e composto di benefit people e immigrati che riescano a capire come ci si comporta per strada, o che, capendolo, decidano di rispettarne le regole. Ma quando ti trovi davanti persone in giacca e cravatta o tailleur costosi, con lo sguardo vivo e intelligente (?), che sono chiaramente andate all'università (pure rimanendo ignoranti come capre), ti aspetteresti un comportamento differente. 'Sto par di palle!
   I colletti bianchi e le giarrettiere nere che lavorano nella City, ma di sicuro anche quelli di Liverpool Street e Canary Wharf, stanchi di stare in un luogo che deve intimamente disturbarli (a meno che non siano carogne a cui piace turlupinare il prossimo) e ansiosi di prendere la prima metrò disponibile (poco importa che la successiva sia 2 minuti più tardi) sciamano fuori dai palazzi di uffici come formiche che vanno alla guerra: invadono i marciapiedi, camminano sulle piste ciclabili, ingolfano gli attraversamenti pedonali. Ed ovviamente attraversano col rosso o dove l'attraversamento non c'è proprio: in genere a metà fra due semafori pedonali distanti sì e no 50 metri l'uno dall'altro. Ma loro non sono come i londinesi orientali, che non guardano perché non ci pensano e anche se guardano non vedono. Colletti bianchi e giarrettiere nere guardano per bene da ambo le direzioni, prima di attraversare la strada, perché non sia mai che il loro costoso vestito venga sciupato da un cab che gli passa sopra. Guardano e ti vedono, a te che arrivi in bicicletta, i due neuroni in croce che possiedono riescono ad elaborare i dati e dire loro che se tu, ciclista, gli vai addosso ti fai male pure tu, e che quindi frenerai o li eviterai. E così si buttano in mezzo alla strada, in branchi, perché sono come quegli animali che se uno solo si muove tutti gli altri lo seguono. I turisti li seguono o recedono, poco importa: loro vedono solo i monumenti o la stazione dell'Underground da raggiungere e si comportano come se la città fosse lì soltanto per loro e nessuno ci vivesse da vero.
   E che puoi fare, a questo punto? Io mi alzo sui pedali e, al grido di "Vi odio tutti!", spingo al massimo per piombare nel gruppo di bestie sbarbate e depilate alla massima velocità possibile.

   Ovviamente il karma, poi, mi punisce, facendomi finire dietro il furgoncino dagli iniettori più sporchi di Londra, che mi fa respirare uno smog nero ed oleoso. Ma per me il karma può andarsene a fare in culo.

PS Vi state chiedendo cosa c'entri la foto in apertura di questo post col tema trattato? Niente. Ho googlato "fucking pedestrians" in cerca di un'immagine adatta e, non trovandone nessuna che mi soddisfacesse, ho ripiegato sulla tipa ubriaca. Magari dal lunedì al venerdì è una giarrettiera nera della City.

Monday 5 May 2014

Sai a cosa penso?



Penso alle persone e ai luoghi che mi volevi far conoscere, e che mai conoscerò. 
Penso ai posti dove volevamo andare, i viaggi che volevamo fare insieme, e che mai visiteremo e faremo.
Penso a tutte le cose che ancora devi raccontarmi, e che mai mi narrerai.
Penso a tutti i piani di vita che studiavamo e scartavamo, incerti ancora del futuro per noi.
Ora sono solo fumo, fumo che aleggerà sulla mia testa per un poco ancora. 
E poi sarà disperso dal vento.