Saturday 27 September 2014

The forgotten dream

I dreamed. But I don't remember what. Awakening has being tiring and made me more tired then when I went to sleep. In my mouth the ferrous taste of blood, legacy of the night labour which didn't give birth to anything. In the confused darkness of the sleep, pieces of a landscape fell behind, glimpses of unknown places lost into the darkness and smoke. A feeling of incompleteness and an omen of tragedy are the bitter flavour of failure, the thought that maybe I observed a new panorama is the gain made forsaking the chosen path.
Forsaking a dream may be the end of the path, the dead calm sea where to languish waiting for something that can never arrive.

Wednesday 24 September 2014

Le ricerche improbabili di Google

Mi piace, di tanto in tanto, andare a vedere come le persone capitano sul mio blog. I più, ovviamente, ci arrivano o per un tweet o perché sono lettori regolari, ma succede anche che qualcuno ci arrivi tramite una ricerca su Google. E se alcune di esse hanno un perfetto senso logico, ed è pure gratificante trovare il mio blog nella prima pagina di Google Ricerche, altre devo dire che mi lasciano a dir poco perplesso.
Con le parole "ad'essere", per esempio, non spunta niente, mentre con le parole "insegnato ad amare" si ottiene il post Nessuno ci ha insegnato ad amare in seconda pagina. La particolarità che mi ha colpito è che sia nelle prime due pagine che nelle seguenti, tutti i risultati trovati parlano in toni positivi, mentre il mio post è l'unico che abbia una connotazione negativa. Ma questo sono io.
Col famoso manfrediano "ermafrocito con gemito" si trova il post E dopo l'Anno dell'Orso... in cui riporto un link al film di Nino Manfredi.
Almeno una persona è arrivata sul mio blog con la ricerca "falene attratte dalla luce del neon". Dove abbia usato questa o una frase simile proprio non ricordo, in Canto di Natale forse. Ma su Google non compare niente, non più almeno.
Con le parole "oculista scartamento pupillare" si arriva ad un link che si trova in seconda pagina di Google Ricerche e che dovrebbe essere  A&E: come spendere una notte in modo alternativo; invece, cliccandoci sopra, si è reindirizzati a Enter: night.
Arrivano poi cinque ricerche che portano direttamente alla prima pagina di Google. "Cosa significa essere single mom" che fornisce il link a Se della vita non hai capito un cazzo, "Gesù il mescitore" con il link a Una giornata a Pratolino fra gli americani e il "buon" vino, "gli inglesi sono classisti" e l' omonimo post Gli inglesi sono classisti,  ed infine "le case in pietra hanno le fondamenta?" che porta a trovare il link per uno dei miei post preferiti e più sentiti, Era una casa in pietra, che è un lamento su ciò che è ormai perduto.
A questo punto si arriva alle ricerche inquietanti: "il ragazzino legato e imbavagliare nudo" e "storie di piccoli frocetti sadici". Qualcuno è arrivato al mio blog con queste ricerche. E più di una volta usando la seconda. Entrambe le ricerche, però, non danno più risultati che al momento compaiano nelle prime dieci pagine. Per fortuna?

Sirena

Sirena con due occhi grandi come la fame
Balla balla e poi lasciami qui






E faccia faccia con la porta della paura
Senza lacci senza cintura
Sirena con due occhi grandi come la fame
Guarda guarda io sono quaggiù

Tuesday 16 September 2014

#oggimisentocosì



Effettivamente di tarli nella testa ne ho parecchi... 
E quel cazzo di filo, il filo di Arianna, che fine ha fatto!?

Tuesday 9 September 2014

E tu, come uccideresti i tuoi amici?

Ma tu, ti sei mai chiesto quale sarebbe il modo più appropriato per uccidere i tuoi amici? Non parlo di amici amici, piuttosto di quelle persone con cui si esce e ci si vede, con una certa regolarità anche, ma che anche se non fanno parte della cerchia più intima sono qualcosa in più di semplici conoscenti. Insomma, quel tipo di persone per la cui natura del rapporto che abbiamo con loro stanno nella terra di nessuno fra la definizione di conoscenza e quella di amicizia. E non dico che li si debba uccidere per davvero, intendiamoci. Ma magari capita di pensarci. A me capita, a te no?
     Per esempio, la tipa petulante, quella che parla continuamente e in genere per lamentarsi. Quella che parla pure mentre fa sesso, al punto che uno decide di fare solo sesso orale, almeno così sta zitta. Ecco, l'hai inquadrata perfettamente! Ogni persona al mondo ne conosce almeno una così. Io mi ci vedo proprio, un giorno che mi ha rotto i maroni più del solito, o che mi sono alzato col piede sbagliato, afferrarla per la collottola, trascinarla in bagno e sbatterle la testa nel cesso, bloccargliela con la tavoletta e tirare l'acqua finché non affoga. E una l' abbiamo ammazzata.
     Poi c'è quella che "un uomo deve prima prendermi la mente." E tu ti chiedi: "Ma quale mente?!" Non passano neanche due minuti che ti racconta: "E poi è venuto a prendermi in Mercedes." "Aaaaah! Ci vuole un retino speciale per acchiappare la tua mente sfarfallante." Non per nulla nel gruppo degli amici aveva una relazione con quello che lavorava come direttore di banca. Una così io la ucciderei in un modo molto poco fantasioso: la farei correre davanti ad un auto come quella gallina che è, ogni tanto arrivandole vicino per darle un colpetto sul culo col paraurti, per poi rallentare e lasciarla guadagnare terreno. Quando la vedrei stanca, che comincia ad incespicare, segno evidente che il divertimento sta per finire, schiaccerei l'acceleratore a tavoletta e mi godrei l'urto (accompagnato da urlo stridulo, ne sono sicuro) ed il seguente sobbalzo. E siccome certa gente è tenace più delle zecche, so per certo che, guardando nello specchietto retrovisore, la vedrei tirare su la testa, puntellandosi sui gomiti per rialzarsi. Allora, con un sorriso soddisfatto di anticipazione, innesterei la retromarcia e la investirei una seconda volta a tutta velocità. Per essere sicuro al 100%, probabilmente, ci ripasserei sopra altre due o tre volte. Ed ovviamente l'auto usata sarebbe una Mercedes.
     Poi c'è l'amico che ci prova con la tipa che ho appena ammazzato. Nonostante lei gli abbia già detto no più di una volta. Nonostante tu gli abbia detto di lasciarla perdere che non ha speranze, perché a lei piacciono alti, biondi, afro-caraibici, con gli occhi azzurri, quattrinosi e con 25 cm di intelligenza. Ma lui niente, non la intende. Uno così lo attirerei in una fabbrica abbandonata, con un falso messaggio da parte della tipa, per rinchiuderlo in un silos a morire di inedia, con la voce della tipa registrata che ripete all'infinito "NO. NO. NO. NO. NO. NO. NO. NO."
     Sono sicuro che anche tu hai un amico che lavora come programmatore e che è bloccato dentro i suoi schemi mentali, leggi dell'informatica e percorsi matematici. Lui ci prova poverino, cerca di fare qualche ragionamento fuori dagli schemi, ma proprio non ci riesce. Figurati che se vede il numero 10, o la parola IO, te li legge UNO-ZERO, bloccato com'è nel sistema binario. Certo, è un uomo, e il sistema binario è prettamente maschile, ma a te, che sei abituato ai voli pindarici, la cosa fa venire decisamente il nervoso. Io lo legherei ad una sedia, lasciandogli un braccio libero per poter usare il computer. Il computer sarebbe collegato al timer di una bomba posta sotto la sua sedia, o ad una capsula di cianuro se non volete sporcare troppo per casa. L'unico modo per fermare il timer, tarato alla mezz'ora, è quello di seguire un preciso percorso di domande le cui risposte possono essere trovate solo facendo ragionamenti astratti. Cioè, gli direi che le cose stanno così, ma in realtà il timer non potrebbe essere fermato. Mica voglio rischiare che riesca a rispondere correttamente per pura fortuna! Voglio vederlo sudare freddo per tutta la mezz'ora.
     E con l'amico ciclista che fare? Quello che quando si decide di vedersi col gruppo deve allenarsi, che il sabato deve andare al circuito (perché fa ciclismo su pista) per una gara o un allenamento speciale e quindi non esce con gli altri, e che poi al circuito non fa niente perché puntualmente piove (non dimenticare che siamo a Londra). Ovviamente è un single, pieno di fissazioni alimentari e di altri molti generi, per riempire quella parte della vita che dovrebbe essere riempita da una compagna. Ecco, io lo metterei su una bicicletta, quella da pista, che è senza freni e che ha i pedali a presa diretta con la ruota. Questa sarebbe pure senza sellino. Dicevo, lo metterei sulla bicicletta, e lo pigerei un pochino verso il basso, per essere sicuro che uomo e bicicletta si incastrino per bene. Un carrellino sarebbe legato al retro della bici con un elastico, e sul carrellino ci sarebbe una bomba, che, una volta innescata, se rimane ferma per più di un minuto esplode. E poi lo lasci pedalare. Fino allo sfinimento. Prima o poi, ad una delle curve del circuito (hai presente come sono inclinate le curve delle piste?) cede e cade giù, con bici e tutto, l'elastico si ritira e la bomba gli arriva proprio dietro il culo. E boom!
     E fin qui ne abbiamo accoppati cinque. Chi rimane? Ah, giusto. L'amico tonto. Quello che non sembra, che dici "Ci fa. Non può essere così stupido." E che invece ci è. Senza speranza. Che ti si è appiccicato perché una volta lo hai aiutato e continui ad invitarlo per compassione, ma che ogni volta che apre bocca ti fa venir voglia di darti una martellata sulle palle. Con uno così che vuoi fare? Apri un tombino e aspetti ci caschi dentro da solo.
     Poi c'è la ragazza lunatica. Moody in inglese. Quella che quando la inviti non sai mai cosa farà fino all'ultimo minuto. Mah, non so... Ma sì dai, vengo... Aspetta, non vengo più... Non lo so... Ti faccio sapere domani, va bene? No che non va bene! Basta! Decidi che cazzo vuoi fare! Vuoi stare in compagnia oppure no? Vuoi uscire oppure no? Che poi, quando ti dice di sì alla prima, è quando ti tira il pacco con una scusa ridicola all'ultimo minuto. Ah, non vengo! C'è lo sciopero della metro. Come? Cosa? Ma tu usi l'autobus... Ma una così, tu non le sbatteresti la testa nel muro fin quando non crolla stecchita?
     Infine c'è la ragazza con cui stavi, che ti ha lasciato per ragioni che neppure lei sa spiegare, che ti manca così tanto che la notte devi abbracciare il cuscino per riuscire a dormire, che ti ha spezzato il cuore ma a cui vuoi ancora un sacco di bene, che speri ancora decida di tornare indietro e a cui perdoneresti ogni errore. Beh, io a lei la soffocherei di baci.

Sunday 7 September 2014

My house on Mars



"It is the end of the 21st Century. I have returned to my own childhood. I remember it
all as the Dream Sequencer images mix with my own recollections. This is the day my
sister and I realised that we would never see the planet Earth."


    [Johan Edlund, Floor Jansen]                    


Daddy where are you now
Forgot about your vow?
You promised you'd return and take me to Earth

Did you have to fight that war
What was it all for?
The honor of one's name, what is it worth?

I'm all alone - we're all alone
My future's unknown - our future's unknown
I reach out to the stars out here in my house on Mars

Mother did you hear me cry?
You never told me why
You put me in this world of rock and dust

No friends for playing games
No foes who scorn my name
Computerized machines of steel and rust

Is this my home? - this is our home
This desolate dome - this desolate dome
I call out to the stars: I'm alone in my house on Mars

I'll never smell the ocean breeze
I'll never climb the highest trees
I'll never feel the burning sun
I'll never meet my chosen one... in my house


Daddy I forgive you now
You could not keep your vow
You will never return, I'll never see Earth

My time has come - our time has come
I'm emotionally numb - emotionally numb
I'm headed for the stars, I'm leaving my house on Mars

No friends in my house on Mars
No foes in my house on Mars
I was born in my house on Mars
I will die in my house on Mars

Metropoli Farneticante 3

     Il Demone chiamò l'Uomo dei Pallidi Signori. "E' tempo che io cresca", disse il Demone. "Prepara
il terreno per la mia crescita." E l'Uomo dei Pallidi Signori andò a fare come gli era stato detto. I Potenti di altre nazioni furono blanditi con promesse di grande potere se avessero portato le loro ricchezze nella Metropoli; gli uomini di genio nati in altre terre furono attratti con ricche ricompense se avessero messo il loro genio al servizio della Metropoli. Ricchezze ed inventiva furono drenate dalle nazioni vicine. Nuove masse di lavoratori furono deportate nella Metropoli: attratte dalla promessa di una vita migliore, si ritrovarono in un luogo che non potevano più lasciare. E il Demone cominciò a costruirsi un guscio in cui crescere.
   Braccia metalliche eruppero dal suolo, cercando di afferrare il cielo. Nuove escrescenze si svilupparono dalla terra morente, iperplasie scintillanti al sole, algide forme che inghiottivano ogni giorno nuovi servi, inviati a saziare il Demone. Facce stanche, occhi vuoti, menti confuse e cuori induriti: non c'era altro nelle strade della Metropoli. Risate false, voci impastate dall'alcol, copule animali erano tutto ciò che i servi del Demone riuscivano a sperimentare nella loro vita non-vita. L'animo eroso e consumato, giorno dopo giorno fino al suo nocciolo più intimo, si lasciavano morire, scomparivano, tornavano infelici alle terre natie, lasciando il posto a nuovi schiavi moderni.
   E nel sottosuolo, il Demone rideva, un cachinno demente e malvagio, cominciando ad espandere il suo corpo verso il cielo, riempiendo progressivamente tutte le nuove corazze che crescevano sempre più in altezza. Gli uomini percepivano la sua presenza, ma non capivano cosa fosse. Sempre più si rinchiudevano in sé stessi, isolandosi dai loro simili, spendendo il loro tempo libero chiusi in abitazioni più simili a tane di animali che a case d'uomini. L'influenza del Demone, passo dopo passo, privava gli uomini della capacità di comunicare, di esprimere i propri sentimenti. Chiusi in ghetti nessuno parlava più con chi avesse diverse origini, con chi non si rassomigliasse nell'aspetto, con chi parlasse una lingua diversa anche se diceva le stesse cose. Ogni interesse veniva lentamente consumato e si perdeva, lasciando spazio solo per gli istinti più animali e la routine meccanica imposta dai Signori: mangia, dormi, lavora, ripeti. Sempre in meno si preoccupavano del luogo in cui vivevano e di chi ci viveva con loro. Lo sporco si accumulò sempre più nelle strade: chi era pagato per raccoglierlo venne sacrificato al Demone e rimpiazzato con predatori adatti a sottrarre denaro agli abitanti perché la crescita del Demone richiedeva grandi spese. Rancori e dissapori ribollivano sotto la superficie: i Pallidi Signori promulgarono leggi che vietavano ogni reale espressione dei propri sentimenti. La vita nella Metropoli si fece più dura: le paghe dei lavoratori vennero ridotte così da poter assumerne in numero maggiore. I profitti non erano abbastanza: i giovani vennero convinti a lavorare senza paga ma solo per ottenere esperienza che sarebbe stata inutile già il giorno successivo. Le perversioni peggiori si instaurarono  fra la popolazione: droghe ed alcol, violenze e sesso con bambini e le autorità guardarono da un'altra parte, perché tutto ciò rendeva il Demone più forte.
     E il Demone rideva, ed ora la sua risata non solo rimbombava nei tunnel che perforavano il sottosuolo della Metropoli, adesso la si poteva udire anche nell'aria, portato lontano dal vento. L'Uomo dei Pallidi Signori, reso folle dal Demone, decise che la Metropoli doveva crescere ancor di più, salire verso il cielo ed espandersi a coprire tutta la terra. Reso avido dal Demone, promise ai Potenti di altre nazioni la terra e le figlie e i figli del suo popolo. I Potenti arrivarono, comprarono i luoghi più belli della Metropoli, e dopo si volsero ad ogni luogo su cui i loro occhi cadevano. L'Uomo dei Pallidi Signori decise che la Metropoli doveva essere ripulita di ogni individuo che non fosse utile allo scopo, che i servi dovessero vivere fuori della Metropoli in cui lavoravano, perché la città fosse riservata solo ai ricchi e ai potenti della Terra. "Caccia chiunque sia inutile", disse il Demone. "Deportalo nelle terre neglette sotto i cieli grigi del Nord. Per i servi costruirai abitazioni lontano dalla mia vista: scava un percorso sotterraneo che unisca le loro case ai cantieri perché possano venire ogni giorno a servirmi, strisciando come i vermi cui rassomigliano. E quando il tempo sarà appropriato io crescerò lungo quel tunnel, mi insinuerò nelle loro case, e divorerò il cuore e l'anima dei loro figli mentre dormono nei loro letti."

Saturday 6 September 2014

5.Towards Dover

23th of August

Towards Dover. Blackfriars, London St. Pancras, Ashford, Dover. Early on the timetable. As usual. In Blackfriars station a girl runs to catch the train. Needs to hold her bosom with the left forearm. Needs a better bra.
Time for thinking. For remembering. Remember her smiles. Remember her tired eyes. Remember her "smileys". She was of a shocking beauty. There's nothing more cruel then beauty. To remember is not the best thing, in such a situation. But memories are all that remains to you. I liked to breathe the scent of her skin. I did the same with Alice. Breathing scent/skin of a woman by night, in justapoxition to the particulate we breathe by day.
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Fucking National Railway!!! On the train from St. Pancras. Direct to Dover. First call Stratford International. I live 10 minutes from Stratford! But why did they send me to Central London? I could sleep one hour more.
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High Speed. Out of the window wind turbines, rows of Black Poplar Trees, warehouses covered with asbestos and electrical pylons. Then a flat landscape: ponds and marshes, grazing cows. Next top Ebbsfleet, where te government wants to build a "garden city" to confine the benefit people and those who can't afford a rent in London.
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Nearly to Ashford. The English countryside became a bit more wavy. We even passed by a wood. I miss my woods. The incompleteness feeling last yet: the feeling to have forgotten something, to be not ready... ready for what?
A girl on a forum asked me what I like the most. Easy to answer: sharing. Now I have nobody to share with. Except my blog few readers. This journey is loosing its purpose. There's no reason to travel out of reach of the people you know when you just don't communicate with nobody.
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Some English cyclists on the train. They speak about Brussels, Paris and the Gioconda. Brussels is horrible, Paris is dirty, the Gioconda is small, London is much cleaner, London is much better. Tipical English behavior: if they can't appropriate of something and say that it's their or that was made thanks to them, they piss on it.
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Collected online paid ferry tickets. "Mr Gennari?" "Yes. Do you need an ID?" "No. When you confirmed me your name it's fine to me." Another tipical behavior.
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The famous white cliffs of Dover are greyish from close. And small. Absolutely no worthy of mention. The caste is everything but impressive. Dover looks to be another homologated town of terraced houses. Cliffs seen from the sea: at least they are long.
To think seriously about selling a kidney. They work too well and some days they are a real nuisance. One would be enough and I could make some money. The fumes coming from the ferry chimney fall down on the poop deck. What do we breathe?
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On French soil. Nobody speaks English. Even at the Port. Watched a comic scene. If the Britons would stop demanding to be understood when they speak quickly... All the journey long I had the engine noise in to my ears. An incessant dull hammering. And the particulate pushed down on the deck by the wind. But I wanted to enjoy the sun.
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Reached the hotel. Collapsed on the bed. Slept 2 hours. Then walked throug Calais. Public gardens wonderful. French gardeners have got the point on the English. Journey even more empty of meaning. Too many thing bring back memories of the trip to Paris. I was happy during those days. Far from London and with her. Don't think she understood the range of what she did to me. She took everything from me. I'll build something else, I always stand up again. But fuck sake it hurts. Thinking to send her the shot of her on the rocking horse in the small public garden. She laughed out loud. Happy and so beautiful. Would it be mean? Or sharing the pain? An attempt to delay the spiritual separation which logically should follow the physical separation?
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Calais is invaded by migrants. Mostly illegals. They mass in every green area. Had troubles in a park because I was taking photos. They wait for the chance to go to England. While I wait the change to flee it...

Wednesday 3 September 2014

4.Pre-departure apprehension

22nd of August, London

Pre-departure apprehension. It will pass as soon as I get in to the train. But the previous 2 days a departure are always a torment. Lazy day at work. Nobody wishes to work on Friday. I think to the russian website. Instructions in the email are a code. A combination. Up and down among the pages. Why? I don't really wish to find it out.
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I think to the small diary. Moleskina in Italian. It was Luca's gift, first person in London I befriended. He left. As many others. As the most. You must have something wrong in you to want to stay in London. Something written more then 2 years ago. I'm surprised how far forward I've been able to see. Sandra happy but dissatisfied. Then like now. Then like now trying to turn over the situation to make me seem the dissatisfied one. To have a reason for leaving. She always wanted to leave, since the beginning. Happy but dissatisfied. Wishful but scared. Determined but unstable. Wanted to stay and wanted to leave.
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And the stains coming from my blood tell me go back home... I like this White Stripes' song. Restlessness grows, there's no reason anymore to stay in place carving you inside.
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Toilets flooded. The last one clogged, obviously the incline is towards the door. A cook got in. "You should start cooking something better", I told him. He laughed. I was serious. I bring my own food from home. the Lituanian girl who clean the "gentlemen" toilets saw about it. The blonde girl deserves an award. She will get nothing, of course.
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Arranged last things before departure. Even yesterday procrastinations. Got airplane ticket to my son. I don't see him since... October of 2 years ago? Life is odd. And I even more. Tomorrow usual early start, but at least a different trip. This evening headache.

PS Received 2 photos on Whatsapp, in the afternoon. My uncle, my cousin and her husband in the first one. One of my nieces, my brother's daughter, in the second one. I struggle to remember my nieces' name. I said I'm weird.

3. To do list

21st of August, London

It's growing cold by night. Had to leave the bed to wear pajamas. Again grey water washing my hands at work. When the tube arrived this morning, its lights lighted up a particulate cloud suspended in the air. All stuff we breathe.
What we breahe was Sandra's obsession lately. She complained about the new air refiners at the laboratory. Couldn't work. She had 3 eye infections in few months, indeed. Asked why she didn't have them changed. "They don't know", she answered. "They can't know."
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Managers inspection. Everything seems okay. Happy. Seeming is enough. Everything is temporary in this city, nothing is made for last, so it doesn't really matter. Sublimated precariousness. Concept applied to people too. I'm waiting for the weekend. By now, I live awaiting the weekend. But there was a time when I work Monday-Saturday and Sunday awaited Monday again. I had passion for my job. I wonder how it has been taken away from me...
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To do list:
-calling my son to arrange his visit
-sending money to my wife
-printing tickets and map of Calais
-sending holiday forms to the office
-packing luggage
-preparing documents for Tuesday medical check
Things to do between today and tomorrow. Forgot one thing... is it important?
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Been to Blackfriars and done all the rest. Just luggage remains. And calling my son. Procrastination.
http://www.dominion.ru/ Clicked the link, in the end. Russian website, in Cyrillic characters. Transleted with Google. It appeared an online game on the WWII. It's an internet service society. Instructions in the email are a route to follow. Looks like uo and down among the pages. Like a combination. I'll try it tomorrow, now I'm too tired. Procrastination.

Tuesday 2 September 2014

Nel sottobosco

Ti piace come scrivo, dici, ma dovrei metterci qualche raggio di sole in più. Anche tu... Ma perché chiedete tutti il sole a me, che sono solo un'ombra in cerca del suo sole? Io sono un angolo oscuro nel cuore di un uomo, e con il sole... beh, con il sole semplicemente svanirei. Io vivo nel sottobosco, sotto le fronde fitte ed intrecciate di alberi secolari. E' in questo luogo di ombre ed odori, umido e talvolta freddo ma brulicante di vita, che vivo, osservo, creo e compongo. E ciò che creo, purtroppo, sarebbe banale se portato in piena luce. Meglio lasciarlo indugiare nel gioco di luci ed ombre del sole che trafigge il fogliame. O muoversi lento là dove il bosco è più folto, per lasciare alla vostra immaginazione il compito di dargli forma e dimensione perché la luce non è abbastanza per dargli una definizione.
Del resto, un po' di ombre servono anche a voi. Talvolta la luce abbaglia, o rende troppo vistosi certi difetti; oppure c'è qualcosa che preferite non si veda, qualche peccatuccio che scintillerebbe nel sole pomeridiano. Ed allora, quando ne sentite il desiderio, o ne avete il bisogno, venite pure da me, fra i prugnoli ed i rovi, qui dove ho la mia tana, scavata tra le robuste radici di un albero nodoso. Vi intratterrò coi miei racconti, susciterò emozioni contrastanti con le mie storie. Io mi beerò dei vostri applausi, poi vi lascerò tornare alla luce dalla quale siete nati. Foglie marcite, muschio e vermi, odore di funghi e terra bagnata: questi tesori sono per me e me soltanto. Ognuno viva nel suo regno, e non cerchi di cambiare l'altro.