Saturday 14 November 2015

La cultura dei voltagabbana


I valori della resistenza e dell'antifascismo sono tutt'ora molto di voga in Italia: insegnati a scuola, usati da politici ed intellettuali per infarcire i loro discorsi, o presi per riempirsene la bocca da gente che all'epoca non era neppure nel mondo della luna. Te li sbattono in faccia, ne fanno una bandiera, ne sono orgogliosi. Gente che non e' capace di resistere neppure al capoufficio. E parlano di liberta', di orgoglio e valore spirituale. Di principi morali e forza interiore. Se ne incensano come se fossero stati la' loro stessi, paladini della liberta' pronti a versare il loro sangue per la liberta' di tutti. Cio' da loro il diritto di guardare dall'alto in basso chi non la pensa come loro, di aggredire verbalmente e a volte pure fisicamente chi ha idee diverse, di intimidire chi un'idea vorrebbe farsela.
Ma mi spiegate quali sono questi valori? Quelli dei voltagabbana? Quelli di chi prima si era votato ad un ideale politico e appena vista la malapartita e' passato dal lato nemico? Che valori sarebbero quelli di persone che prima si sono schierati con un partito per tornaconto personale e quando quello e' infine caduto si sono messi col nemico? Oh, per carita'! Ho sentito la mia parte di storie di intimidazione, torture e tutto il resto. Ed ho sentito storie di come diventare fascisti abbia dato modo di sfamare, vestire e riscaldare una famiglia numerosa. Capisco la necessita', capisco la paura. Credo piu' alla prima che alla seconda. Quello che non capisco e' la menzogna. La menzogna del vile che, dopo essersi riempito la pancia nel piatto fascista, vi sputa dentro e pretende di averlo sempre combattuto. E come puo' stupire che una cultura di voltagabbana abbia generato una classe politica peggio che mediocre, viscida e falsa, venduta allo straniero. Ma non ve lo sentite sulla pelle il disprezzo di quelle parole? Le parole di Churchill, un altro mostro del suo tempo, ma per lo meno coerente con se stesso.
Io non mi stupisco che gli italiani siano ancora divisi. Come potrebbe essere diversamente quando la societa' italiana contemporanea si basa su principi da banderuole? Che possibilita' ci puo' essere di creare la minima coesione in un popolo quando la cultura, l'educazione, la politica quasi ogni altra cosa ruota intorno al rifiuto ignorante dell'unico periodo storico in cui gli italiani sono stati uniti? Magari dietro ad un ideale sbagliato, un ideale che e' stato sconfitto, ma erano uniti. Che razza di pianta poteva mai germogliare da un substrato di traditori e rinnegati, di persone che si sono precipitate a smentire le loro stesse parole ed azioni? Che altro ci si poteva aspettare da simili vigliacchi se non che si mettessero a lavorare per minare ogni possibilita' di creare un'Italia unita? Chi era stato orgoglioso di essere italiano, nel torto o nella ragione, e' stato messo da parte, escluso dalla "ricostruzione". Gli scalpellini della storia si sono accaniti su statue e memoria, per essere sicuri che il ricordo di come le cose fossero veramente andate venisse rapidamente perduto. Gli intellettuali della codardia hanno inculcato nella psiche della popolazione una profonda vergogna delle sue origini e una ancor piu' profonda sfiducia nelle sue capacita'.
Gli italiani non erano stati fascisti, il nuovo establishment al soldo del vincitore ci ha insegnato a credere. Eravamo vittime, eravamo occupati. Ma ci siamo ribellati all'invasore e ci siamo schierati con le forze del bene. Se l'albero si riconosce dai frutti, oggi vediamo chiaramente quanto dalla parte del bene fossero i vincitori di quella guerra, e vediamo a cosa quella menzogna ci ha portato.
Siamo stati venduti al mercato degli schiavi, perche' i voltagabbana non si fanno scrupoli di vendere i propri fratelli. Tempo di accantonare quei valori: i valori della resistenza che non c'e' mai stata se non da parte di un pugno di stolidi ineffettivi; i valori di una sinistra che ha preferito lo straniero. Tanto sono valori fasulli.
Non volete i valori del fascismo? Comprensibile, fino ad un certo punto. Ma se non capite che dobbiamo abbandonare la cultura dei voltagabbana non abbiamo speranze.

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