Sunday, 12 May 2013

Dove i sogni muoiono

     Londra e' il luogo dove i sogni muoiono. I miei, almeno, sono morti qui, di apatia, dopo aver perso la capacita' di volare: si sono spenti lentamente sull'asfalto sporco delle sue strade, stanchi di vivere. Ed io mi sono risvegliato nella realta'.
     Londra ha perso la sua magia, se mai l'ha avuta. La bellezza sta negli occhi di chi guarda, ed anche una pozza d'olio nero puo' riflettere la luce del sole in un caleidoscopio di colori. Poi una nube oscura il sole, e ti rendi conto che cio' in cui hai messo le mani e' solo una polla sudicia, che ti invischia e unge e difficilmente ti lascia andare. Che ti impregna del suo odore. I vicoli oscuri di tanti film e romanzi, dove sono? Non c'e' mai neanche la nebbia in cui la tradizione letteraria ci ha abituati a pensare si muovesse Jack lo Squartatore. Forse c'era un tempo, ora non c'e'. Non c'e' neanche lo "smog", del resto parola nata in altri tempi, dalla fusione di "smoke"+"fog", quando le migliaia di caminetti della citta' appestavano l'aria col fumo del carbone che vi veniva bruciato, fumo che si mescolava alla nebbia per gravare fetido sulle vie londinesi. Ora non c'e' la nebbia, ne' lo smog, eppure la stragrande maggioranza degli alberi di Londra e' malata di cancro, talvolta mostrando escrescenze iperplastiche sul tronco cosi' prominenti che puoi starci in piedi sopra. Neanche la pioggia e' come nei film, dove i passanti sono costretti a camminare svelti sui larghi marciapiedi avvolti da capo a piedi in impermeabili e mantelline. La pioggia qui e' qualcosa di debole e noioso, spesso incapace perfino di bagnarti, in genere fastidiosa a causa del vento. Dopo anche tre ore di pioggia l'acqua e' penetrata nel terreno per meno di cinque centimetri, adatta giusto a sostenere le aiuole di erbacee di cui il "giardino inglese" storico e' per lo piu' formato, ma che lascia la nazione in preda alla siccita' non appena le piogge continue si fermano perche' anche dopo mesi non sono riuscite ad alimentare le falde freatiche. 
     Ma per lo meno la pioggia continua ha il pregio di lavar via l'odore di urina che altrimenti appesterebbe le strade, usate come urinatoi dai suoi abitanti con una frequenza impressionante. E non parlo dei vicoli. Incappare in qualcuno che urina in una delle strade principali non e' poi cosi' difficile. Incappare in qualcuno che vomita, venerdi' e sabato notte o domenica mattina, e' ancora piu' facile. E' il binge drinking, riguardo cui potete leggere alcuni sconfortanti dati qui. Ricordo i miei primi incontri con tale pratica, quando ancora non ne sapevo niente, quando ancora per me Londra era come mi si mostrava: pulita, serena e felice. Che puttana, falsa, meschina e vendicativa che e', invece. Il primo incontro fu una domenica mattina di sole: un uomo seduto su una panchina, di fronte all'ingresso di un supermercato a Willesden Green, che vomitava a piu' riprese vicino ai suoi stessi piedi, piegandosi giusto il minimo indispensabile a non imbrattarsi le ginocchia. Una scena durata almeno quindici minuti, nel disinteresse dei passanti. E quando infine questo si alza e se ne va, non avendo piu' niente da espellere, arriva una giovane mamma che spinge una carrozzina fino alla panchina, nota la pozza appena un attimo prima di camminarci dentro, e con aria indifferente si tiene giusto al suo limitare, mentre sistema il bimbo nella carrozzina e la spesa fatta nel supermercato. In una nazione civile quella stessa mamma si sarebbe allontanata disgustata. Ma del resto, si puo' definire civile una nazione dove i cani (castrati) sono lasciati sciolti nei parchi mentre sono i figli ad essere tenuti letteralmente al guinzaglio?
    Il secondo incontro mi lascio' ancor piu' perplesso, perche' si trattava di una vecchia signora, che alle quattro del pomeriggio sedeva sola su una panchina di un marciapiede di Kensal Rise, al limitare dell'area occupata dalla comunita' brasiliana. Aveva un'espressione vuota, apatica, li' da sola, col suo viso smunto, le mani in grembo e due lattine di birra da mezzo litro sulla panchina accanto a lei. Stava li' a guardare i passanti, ma ancora mi chiedo se realmente li vedesse. Beveva come per ristabilire il livello di alcol nel corpo, senza piacere ne' interesse.
    Poi qualcuno mi apri' gli occhi, e gli episodi successivi li osservai con diversa mentalita', non piu' con la pieta' mista a disprezzo verso le debolezze del singolo, ma col disprezzo inflessibile verso la debolezza di un popolo che si e' lasciato togliere tutto e ridurre a servi privi di desideri propri. Il Demone che muove la Metropoli sussurra nelle orecchie dei londinesi ad ogni minuto del giorno e della notte, e il vuoto si allarga nel loro animo. I suicidi che si gettano sotto i treni della metropolitana sono all'ordine del giorno: e mentre queste persone mostrano il loro animo impaziente, tutti gli altri, bloccati nei treni o nelle stazioni, pazientano rassegnati. E all'ordine del giorno sono anche accoltellamenti e giovani uccisi a colpi di pistola. Spesso in pieno giorno e in luoghi affollati. Ma non se ne parla, come se fosse tabu', tutti zittiti da una convenzione che pretende di cancellare le cose brutte semplicemente negandole col silenzio. Forse perche' altrimenti i turisti smetterebbero di affluire qui. E' servito l'intervento di un "eroe", di un uomo di origini russe, ex poliziotto, che tento' di sgambettare un accoltellatore al Carnevale di Notting Hill due anni fa, perche' dell'accoltellamento in mezzo alla folla si parlasse per una settimana. Eppure sono tantissime le persone che evitano quel carnevale (giusto per fare un esempio, tantissime altre manifestazioni vengono evitate) perche' risaputo che gli accoltellamenti capitano ogni anno. E' risaputo ma non se parla. Non si deve, non si puo'.
     Londra e' oramai, se non ti lasci incantare dai suoi canti di sirena (quelle di ambulanze e auto della polizia, ovviamente), un luogo profano e materiale. Gli street market, dove carne e pesce vengono venduti su bancarelle esposte al sole e allo sporco, affollano e nascondono la bellezza di molte strade; le biblioteche non sono un luogo di cultura ma dove scrivere il proprio curriculum o occupare i terminali della biblioteca per giocare ai videogame online o guardare film di Bollywood; troppi musei sono luoghi che ti lasciano vuoto, che difficilmente ti arricchiscono di alcunche'. Londra e' il luogo dove oligarchi e gangster russi vengono a riciclare il loro denaro: comprano una squadra di calcio e la citta' ricostruisce loro la verginita' sociale. La cultura, il mistero e la magia, sono qualcosa a disposizione solo di chi dispone di molti soldi da spendere. Per l'uomo della strada resta solo una citta' che virtualmente, non fosse per la pioggia continua, e' rivestita per uno spessore di due o tre decine di centimetri di uno strato vischioso di saliva e muco, uno strato che copre strade e marciapiedi, aderisce ai muri degli edifici, impregna il terreno dei parchi e fluisce dentro i portoni dei palazzi. Perche' pare che per la maggior parte dei londinesi sia doveroso condividere con i passanti i propri fluidi corporei. L'afrore di sudore e corpi non lavati nella metropolitana e sui bus, urina e vomito nelle notti del weekend, sputi e muco soffiato nelle mani e poi gettato a terra a qualunque ora del giorno e in ogni luogo. Qui se un ciclista non sta attento gli sputano addosso dai finestrini delle auto.
    So che a qualcuno questo racconto sembrera' inverosimile. Soprattutto a chi sia venuto qui a Londra da turista. A lui Londra ha mostrato la sua faccia pulita. Ma vi assicuro che e' la realta', quella solida e inevitabile con cui chi vive qui deve convivere. Che magia, che mistero volete siano rimasti? Ma alla fin fine, come la bellezza sta negli occhi di chi guarda, anche la magia e il mistero appaiono a chi vuole vederli.

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