Mi spiegate come fate a lavorare a Londra? Io sono qui da quasi due mesi e a parte aver capito che la mia laurea in lingue è carta iginenica non ho fatto altro che ricevere porte in faccia. Ho fatto il traduttore di testi, l'editor e il correttore di bozze in italia, ma mi chiedono qualifiche che non ho. Ho fatto il guidatore di carrelli elettrici, ma qui ci vuole una patente che non ho. Ho lavorato anni come barista e cameriere, ma qui mi chiedono esperienza in UK, che non ho (vorrei chiedergli come faccio a farmi un'esperienza se non mi danno una possibilità). Per il più lercio posto di facchino, pulitore di cessi o portavivande ci vogliono qualifiche assurde, così non faccio altro che passare le giornate a inviare CV, portare CV, cambiare e stampare i CV, solo per non ottenere nessuna risposta. Quasi subito ho accantonato la speranza di trovare un lavoro adatto alla mia laurea e ho cercato posti nei pub, ristoranti, bar, magazzini all'ingrosso... niente. E quello che mi fa più rabbia è che poi nei pub (quelle rare volte che ci vado, vista la mancanza di soldi) trovo baristi/e a stento capaci di spillare una birra, gente che definire inetta è un eufemismo. Sono venuto a Londra credendola la terra delle opportunità e mi ritrovo a sognare un ruolo da sguattero, a questo punto tanto per poter dire di aver fatto qualcosa e non tornarmene con una depressione ancora più grande. Sì, perché qui ti fanno davvero sentire un incapace, e io che parlo un buon inglese, che mi sono fatto il mazzo a lavorare di notte mentre studiavo, so di non esserlo. Mi ritrovo in mezzo a gente che mi ripete "Be Positive", con mia madre che mi chiede che diavolo ci sono venuto a fare qui se non mi fanno fare nemmeno lo schiavo come in Italia e con molti meno soldi in tasca, spesi solo e soltanto per sopravvivere. La cosa che più mi dà fastidio è che non ti mettono nemmeno alla prova: almeno in Italia ti fanno lavorare una sera al pub per vedere se sei capace, qui sembra che ci voglia la laurea in astrofisica per lavare due piatti o riempire un bicchiere. Per non parlare di un colloquio per agente immobiliare dove ero praticamente l'unico a parlare inglese, e neppure mi hanno preso. A questo punto sapete che vi dico? A fine mese, quando m scade l'affitto me ne torno in Italia, lontano dalla supponenza di questa gente abituata troppo bene dalla sovraofferta di lavoro. Se non altro questa esperienza mi è servita per rivalutare l'Italia. Auguri a chi resta, e mi raccomando... be positive (se ci riuscite).
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