Col termine signoria si intende un nucleo autonomo di potere locale capace di inquadrare un territorio e la sua popolazione. La sua formazione, totalmente avulsa dal feudalesimo ma generata dal potere di fatto di esercitare il districtus o banno, cioè il potere di giudicare ed esigere tasse sui loro territori, avviene per due processi distinti. Da un lato signorie che si pongono in continuità ideale coi poteri pubblici i cui titoli sono stati ereditati; dall'altro si formano domini territoriali capaci di esercitare il banno grazie ad ampie clientele armate. La ricchezza dei signori si origina dai loro allodi (proprietà di cui godevano la piena proprietà); dalla dinastizzazione delle cariche pubbliche, sia laiche che ecclesistiche, e dei territori legati a tale carica; dalla patrimonializzazione dei benefici pubblici un tempo destinati ai re, a cui si aggiungono nuove tasse quali quelle sulla circolazione e tributi straordinari. Il potere dei signori di imporre il banno si allarga, così, ad un'area che trascende i territori che sono la loro personale proprietà.
I regni romano-barbarici formatisi durante i secoli V e VI amministrarono i loro territori tramite l'ufficio di conti e duchi, cioè cariche mutuate dal mondo romano. Membri della neonata aristocrazia terriera, i conti avevano compiti militari e giudiziari su specifiche aree chiamate comites (comitati), mentre i duchi amministravano una più ampia area. In un secondo tempo vennero loro aggiunti i marchesi, posti a capo delle marche, ovvero dei territori di confine dei regni, con funzioni anche militari. Fra VI e XI secolo il rapporto di fedeltà, già in uso sia fra i romani che fra i germani, fu il vero collante che garantì la coesione di una realtà così fortemente frammentata. Il vassallaggio, una particolare forma di fedeltà personale perfezionata in epoca carolingia, consisteva in un rapporto in cui il signore (senior) offriva protezione ed investiva di un beneficium (feudum dal secolo X) un suo subalterno (vassus), il quale in cambio “omaggiava” il signore del servizio militare prestando giuramento di fedeltà. Il moltiplicarsi dei rapporti feudali richiesero sempre più terre da dare in beneficio, che i signori si procurarono occupando o usando tramite enfiteusi le proprietà fondiarie della Chiesa che, a fine del IX sec., corrispondevano ad un terzo del totale delle terre.
Una volta caduto l'impero carolingio nel IX sec. si assiste, fino al X secolo, ad un progressivo processo di appropriazione da parte dell'aristocrazia maggiore dei benefici vassallatici e pubblici, fino ad allora conferiti dal re ma ora integrati nei beni delle grandi famiglie aristocratiche e trasformati in ereditari, prima di fatto e, dall'877, anche ufficialmente con il riconoscimento da parte di Carlo il Calvo di tale ereditarietà. E' da questo momento storico che si smette di parlare di comitati e marche e si inizia, invece, ad usare i termini contea e marchesato, in quanto i territori sopposti al controllo di conti e marchesi non corrispondevano più a quelli delle suddivisioni amministrative. A partire dal X secolo e per tutto l'XI, invece, si assiste allo stesso processo da parte dell'aristocrazia minore, con la formazione dal basso di signorie territoriali capaci di erodere i privilegi ed il potere dell'aristocrazia maggiore, fino al riconoscimento da parte dell'imperatore Corrado II dell'ereditarietà dei benefici dell'aristocrazia minore nel 1037.
La debolezza dei sovrani, nel primo caso, permise all'aristocrazia maggiore di sostituirsi allo stato nel controllo del territorio e di incamerare tutti i benefici ad esso legati, dalla dispensazione della giustizia alla riscossione dei tributi; nel secondo caso, la necessità di provvedere alla difesa del territorio durante le invasioni sarecene, ungare e vichinghe, cominciate nell'VIII-IX secolo, insieme alle ricchezze accumulate tramite il sistema curtense da laici ed ecclesiastici, necessarie per l'indispensabile processo di fortificazione di villaggi e monasteri chiamato “incastellamento” e il reclutamento di clientele armate di “milites” per difenderli, permisero ai signori di esercitare di fatto il districtus o “banno”. Da tali clientele armate si formò la cavalleria, una classe separata dal popolo, le cui caratteristiche iniziali erano la disponibilità di un cavallo e delle armi, ottenute per ricchezza personale o per personale concessione da parte del signore, e della possibilità di esercitarsi nel loro uso. Era quindi il servizio militare e non un diritto di nascita che dava accesso alla cavalleria e ne faceva una classe aperta, fino alla istituzione della sua ereditarietà sancita da Corrado II.
Fu in questo periodo che fu istituita anche l'ereditarietà per primogenitura per via paterna, il lignaggio, per impedire il frazionamento dei possedimenti, e che vide la trasformazione dell'aristocrazia, prima quella maggiore e poi quella minore, da una classe permeabile ad una chiusa. E che convertì i sovrani da dispensatori di benefici a quello di esclusivi depositari dell'accesso al rango nobiliare. Nel XV secolo nacque anche la nobiltà di “toga”, ovvero l'appartenenza alle alte cariche della burocrazia di stato, la cui nomina fu appannaggio dei sovrani.
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