Tuesday, 4 June 2013

Attraversamenti pedonali (a Londra)

Abituati a quel tempo grigio e insipido tipico della maggior parte dell'anno, a quella pioggerellina che neanche bagna e lascia il terreno secco ma che da un gran fastidio (soprattutto al mio umore), i londinesi, come inizia a piovere forte oppure esce il sole, non capiscono piu' un cazzo. E soprattutto attraversano la strada senza guardare. Si buttano letteralmente in strada, sbucando da dietro l' autobus da cui sono appena scesi o da dietro un' auto parcheggiata; non aspettano che scatti il verde al semaforo pedonale, ma come si trattasse di una gara a chi arriva prima, come se giocassero a baseball e dovessero guadagnare la seconda base, cominciano a spostarsi in strada non appena vedono che non ci sono piu' auto in arrivo ma soltanto una bicicletta. La bici in questione, ovviamente, e' la mia. E passi quello che sull'attraversamento posto su una curva a novanta gradi ti si mette un metro dentro la strada costringendoti a girargli intorno, ma quando a farlo e' il quarto o quinto della fila si comincia a rischiare.
Oggi c'era il sole, un bel sole splendente in un cielo quasi privo di nubi. Cosa abbastanza rara quassu'. Sono andato vicino ad investire quattro pedoni su un percorso di circa tre chilometri. Una bella media, nevvero? La prima una bella polacca all'angolo retto suddetto (sara' la sua posizione favorita?), che vista un'altra ragazza iniziare ad attraversare dalla parte opposta della strada si e' buttata da dietro l'angolo con un gruppo di altri cinque o sei pedoni a coprirle la visuale, senza guardare il semaforo che era ancora rosso. Formosa abbastanza da attutire il colpo, ma fra le orecchie mi sa che ci risuona l'eco. Poi due ragazzine, sbucate da davanti il bus: si sono ritratte in tempo. Un po' come fanno le lumache con le loro antenne. Il terzo un vecchio di colore, che sbuca da dietro un' auto e inizia ad attraversare guardando solo nella direzione opposta, ovviamente quella dell'altra corsia, non la corsia su cui si trovava lui. E su cui mi trovavo io. Passo fra la vettura e la sua schiena, gridandogli: "Ehy man! Look at the road!" Forse sarebbe stato piu' appropriato "Look both sides!" ma in quel momentio quella mi e' venuta. Comunque, dall'espressione che gli si e' stampata in volto, penso di averlo lasciato rantolante sull'asfalto a morire di crepacuore. Non mi sono fermato ne' girato a controllare.
Quando piove si deve stare attenti anche alle auto, che ovviamente aumentano di numero, ma pare che le gia' scarse capacita' dei guidatori londinesi (la citta' con i peggiore guidatori d' Europa a detta di molti) subiscano un drastico tracollo. E non si tratta del normale impiccio dei vetri appannati o bagnati, della visuale ridotta, eccettera. Proprio non sono piu' in grado di guidare, di misurare le distanze e la velocita'. La loro, soprattutto. Insomma, non sanno guidare sul bagnato. Strano, eh? Chi l' avrebbe mai detto, visto che fra pioggia e sputi qui a Londra e' quasi sempre bagnato.
E mi sono ricordato di un discorso che mi fece un inglese mussulmano con cui ho lavorato a Waltham Forest.  Usare la bici per e da lavoro mi fa risparmiare qualcosa intorno alle 30 sterline per settimana. Diciamo 20, dato che nel weekend a volte uso i servizi (la mia ragazza rifiuta di farsi portare sulla canna della bici). Con 52 settimane in un anno, il risparmio e' di 1040 sterline per anno, ovvero piu' di 86 sterline al mese. Arrotondiamole a 90, va', dato che la mia ragazza non me le fa spendere 10 sterline a settimana per i trasporti. L'inglese mussulmano mi disse: "They can't pay me enough to ride a bike in London." Me lo disse due volte e con accento Cockney (chi vuole sapere cos'e' il Cockney clicchi qui) ma il significato e' abbastanza chiaro anche per chi non biascica l'inglese. La domanda e': quanto vale la mia brutta pellaccia?

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