Saturday, 8 June 2013

La rivolta Mau Mau e come si combatte il senso di colpa

     L'altra mattina, scorrendo le pagine online di alcuni quotidiani, sono incappato in questo articolo. Fondamentalmente e' un articolo contro il revisionismo storico che una parte politica sta operando riguardo alla Rivolta dei Mau Mau, avvenuta nella colonia britannica del Kenia negli anni '50. Lo spunto per l'articolo e' stato dato dalla decisione del governo britannico di risarcire con quasi 20mln di sterline le vittime delle "sofferenze ed ingiustizie" perpetrate dalle armate britanniche. Il Telegraph argomenta che sia questo accadimento storico che ogni altro debba essere compreso pienamente in tutte le sfumature, che non si tratta di una verita' semplice ma dalle molte sfaccettature, e si scaglia contro chi dipinge l'accadimento semplicemente come la lotta per riguadagnare l'indipendenza della colonia africana contro l'impero oppressore, asserendo che si tratto' piu' che altro di una sporca guerra etnica di cui i coloni inglesi finirono per fare le spese, e che i Mau Mau, per altro nomignolo dato loro dalle forze britanniche le quali rifiutavano di usare il titolo militare di Kenya Land and Freedom Army (KLFA) per non concedere il riconoscimento di alcuna leggitimazione internazionale, non ottennero mai un largo consenso fra la popolazione kenyota. Quest' ultimo fatto, probabilmente, accadde per due fattori: la tecnica del dividi et impera magistralmente usata da sempre dall'Impero Britannico, e la politica del chi non e' con noi e' contro di noi messa in atto dai guerriglieri Mau Mau che nego' loro ogni possibile nascita di simpatia popolare. Senza l'appoggio della popolazione, le sorti della rivolta erano ovviamente segnate, e la ribellione iniziata nel 1952 fu di fatto stroncata nel 1956 con la cattura del leader guerrigliero, anche se poi gli strascichi degli scontri armati si protrassero fino al 1960.
     Il Telegraph ci tiene a sottolineare che i lati positivi, "On the contrary, the British tried to win over popular support by pushing for land reform, creating trade unions and setting a timetable for independence", furono di gran lunga maggiori di quelli negativi. Ora, senza andare a cercare altre fonti, mi limito ad analizzare i dati che il Telegraph stesso riporta.
      Il giornale britannico riporta che i Mau Mau uccisero 32 coloni britannici e circa 200 soldati delle forze di Sua Maesta', mentre furono ben 1800 le vittime fra gli africani di varie etnie, in casi sanguinosi come l'attacco al villaggio di Lari nel marzo del '53, dove "Some were slashed to death, some burned alive in their huts; many were maimed for life. Pregnant women were disembowelled, children were murdered."  Da qui la definizione di "guerra etnica", che del resto mi pare sia, alla fin fine, caratteristica intrinseca in ogni conflitto africano. Ma con una serenita' che mi lascia stupefatto, il giornale riporta anche che "Their (i britannici) handling of the crisis was hastily improvised, often mistaken, and put power into the hands of sadists. More than 100,000 Kikuyu (etnia di cui i Mau Mau erano membri) were interrogated for presumed sympathies with the Mau Mau and “processed” through brutal labour camps. At the Hola camp, victims were allegedly castrated and burned alive. Newly released documents confirm historians’ worst fears: the British knew this was going on and chose to turn a blind eye to it." Piu' di 100.000 persone torturate ed imprigionate, castrate, bruciate vive, molte ovviamente uccise, dato che l'articolo apre proprio con la storia di un uomo picchiato con una mazza e dato per morto che passo' due giorni chiuso in una stanza con 11 cadaveri. Cosi' a colpo d'occhio direi che le vittime fra la popolazione a causa della "improvvisata gestione della crisi" da parte delle autorita' britanniche furono ben superiori a quelle provocate da cio' "that began as a nationalist uprising quickly turned into an ethnic civil war". A fare le somme si parla di poco piu' di 2000 vittime contro oltre 100.000.
      Insomma, sir Arthur Henry Hardinge un senior British diplomat scriveva "[t]hese people must learn submission by bullets—it is the only school . . . In Africa to have peace you must first teach obedience and the only person who teaches the lesson properly is the sword." Ma per il Telegraph la rivolta dei Mau Mau non ha niente a che vedere con la lotta contro l'impero oppressore. I britannici hanno castrato e bruciate vive persone soltanto sospettate di essere simpatizzanti dei Mau Mau, ma "this was not part of a systematic campaign of brutality against Kenyans", e " Hola disgusted the British just as much as it did the Africans: in Parliament, an outraged Enoch Powell told the House that the British “cannot, we dare not, in Africa of all places, fall below our own highest standards”. After an inquiry, the camp was closed down." Mr. Power puo' anche aver fatto l'oltraggiato in Parlamento, ma il campo di concentramento di Hola fu chiuso dopo che ebbe svolto il suo ruolo.
       Ma ora veniamo al punto, al succo di questo post che poi, alla fin fine, coincide con quello dell'articolo del Telegraph, sebbene io stia osservando da un differente lato della barricata. L'articolo si conclude con una critica al senso di colpa che il popolo britannico sente, spesso in casi di cui non ha colpa alcuna, e che lo porta con troppa facilita' ad elargire risarcimenti perche' "the British tendency to feel guilty even when we are innocent compels us to surrender to almost every claim on the public’s heart or wallet." Questa tendenza esiste, in vari campi e varie forme, ed ha una sua ben precisa origine che sara' argomento di un prossimo post. Come esiste il tentativo di riscrivere la storia per convenienza politica, una convenienza ovviamente tutta di sinistra. 
      Ed ora una domanda. Vi riuscite ad immaginare il putiferio che un articolo del genere scatenerebbe in Italia? Succederebbe il finimondo, anche se l'articolo non raggiungesse il parossismo che il Telegraph raggiunge cercando di far passare l'oppressione imperiale come civilizzazione. E qui sta la differenza fra una nazione in cui il Socialismo non ha mai attecchito, il Regno Unito, ed una, l' Italia, dove quel Comunismo che ha rinnegato tutte le ideologie socialiste ha preso campo e permesso di far da padrone in troppi aspetti della societa' ad una categoria di persone per cui gli ideali sociali sono solo belle parole con cui riempirsi la bocca, mentre usano i loro discorsetti per riempirsi le tasche. Quelle stesse persone che si inalberano contro il revisionismo storico tentato dalla Destra (?), senza accorgersi che loro la storia l'hanno gia' revisionata. Ma mentre i "beceri di Destra" tentano un goffo approccio plateale, loro lo hanno fatto cosi' bene da esserne fermamente ed intimamente convinti. Arrivano a mentire senza rendersi conto di farlo, credendo di affermare la verita' piu' pura. Mi ricordo alcune nozioni ricevute dai miei insegnanti, sia alla scuola Media Inferiore che a quella Superiore. Nozioni fasulle come la disputa fra Cristoforo Colombo e i suoi avversari riguardo la traversata dell'Atlantico: da bambino ti dicono che all'epoca tutti credevano che la Terra fosse piatta, per cui ritenevano impossibile per Colombo compiere la traversata, mentre nella realta' la disputa verteva sulla distanza fra le Isole Canarie ed il Giappone: quella calcolata da Colombo era ridicolmente troppo corta, se per un caso non fosse andato a sbattere contro le Americhe sarebbe morto di fame insieme a tutta la spedizione. E gli insegnanti, che dovrebbero istruirti, ti insegnano invece cose fasulle come questa, oppure, come asseriva la mia insegnante di storia alle Medie, che l' URSS aveva pianificato un' economia di basso sviluppo perche' riteneva che fosse socialmente piu' accettabile di una di stampo capitalista, mentre tutto dipendeva invece da fattori geografici quali le distanze fra i centri di raffinazione e le miniere, che imponevano un certo modello industriale. Quella stessa insegnante vaneggiava di persone che negli anni '60 e '70 avevano lasciato l'Italia per trasferirsi in URSS, dove il modello socialista aveva dato loro quella vita dignitosa che in Italia non gli era concessa, persone a cui immagino poi non sia riuscito quello che a Togliatti e alla Iotti riusci' con grande difficolta': lasciare l' URSS. Oppure, come dicevano un paio di mie insegnanti alle Superiori, parlando della bonifica fascista della maremma e dell' Agro Pontino, "Mussolini non e' che fece poi molto di piu' che riaprire le canaline di scolo scavate dai Romani". Chi ha letto qui sa che le cose sono andate diversamente.
      Ed io mi chiedo quale sia il guadagno di certi atteggiamenti, sia quello inglese di combattere un senso di colpa solo parzialmente giusto negando l' evidenza, sia quello italiano di creare il senso di colpa modificando la realta' dei fatti. Entrambi verranno prima o poi alla luce. 

     O, per lo meno, verrebbero alla luce se la gente non delegasse qualcun altro a pensare in vece sua. Ma del "pensare con la testa altrui" ne scrivero' un'altra volta.

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