-E'
proprio sicuro di volerla prendere?
Marco
fisso' l'agente immobiliare, un ometto alto si e no un metro e mezzo,
col viso rotondo e occhialini dalla montatura di metallo.
-Non
capisco, Non la vuole vendere?
-No,
no. Sono gia' stato pagato, non posso rifiutarmi di vendere al
miglior offerente.- L'agente scrollo' le spalle. -Lei e' il miglior
offerente. Ed anche l'unico, a dire il vero.
"Domani
comincero' a prepare i documenti. Se intanto non le dispiace firmare
l'offerta...
Marco
prese il foglio e la penna che l'altro gli porgeva, un modulo
prestampato, in inglese, i cui spazi vuoti lui e l'agente avevano
riempito insieme durante il corso della visita alla casa, e lo firmo'
sul cofano della sua auto.
-Quando
pensa che potro' entrarci?- chiese restituendo il modulo.
-Immediatamente.
Le mie istruzioni sono di consegnarle le chiavi non appena
formalizzata l'offerta.
E
tiro' fuori dalla tasca della giacca il mazzo di chiavi che aveva
usato per entrare nell'edificio. Marco le prese, rivolgendo all'altro
uno sguardo perplesso.
-Non
e' una procedura...inusuale?
-Molto.
Marco
continuo' a fissarlo.
Comprendendo
che Marco si aspettava una spiegazione, l'altro aggiunse,
stringendosi nelle spalle: -Non so che dirle. Non ho mai incontrato
il venditore. Posso solo assicurarle che e' tutto in regola. La mia
agenzia va fiera di sbrigare tutte le procedure alla perfezione e di
fornire un servizio perfetto agli acquirenti.
Marco
annui.
-Ora
devo andare, la prego di scusarmi. Non posso proprio trattenermi.
-Certo,
si figuri.
-Le
faro' sapere non appena i documenti saranno pronti.
-Grazie.
L'agente
immobiliare raggiunse la sua auto, poso' la ventiquattrore sul sedile
del passeggero, poi, come per un ripensamento, un piede gia'
nell'auto, torno' a rivolgersi a Marco: -Pensa di passare la notte
qui?
-Eh?
Come? No, non penso. Perche'?
-Curiosita'-,
rispose l'altro stringendosi nelle spalle. -La chiamero' quanto
prima. Lei ha la mia card. Se ha bisogno di qualcosa non esiti a
chiamarmi.
-Certo.
Grazie.
L'agente
entro' in auto e chiuse lo sportello, accese il motore e parti',
facendo inversione sull'ampio piazzale inghiaiato antistante la casa.
Pochi secondi dopo era scomparso dietro l'alta siepe che delimitava
la proprieta'.
Dopo
un lungo momento speso a fissare la strada lungo la quale l'auto
dell'agente immobiliare era appena scomparsa, Marco rivolse la sua
attenzione al cottage, una tipica struttura della campagna inglese.
Tetti a spiovente coperti di lastre di ardesia, muri in pietre non
squadrate. Le finestre erano di tipo europeo, non quelle a
ghigliottina cui cinque anni a Londra lo avevano abituato. Era una
stranezza? Non sapeva rispondersi. In cinque anni aveva visto poco e
niente della restante parte del Regno Unito: un viaggio in Galles, un
paio di escursioni nel Sussex, qualche weekend a Brighton, e quel
famigerato viaggio in coach a Stonehenge che non avrebbe mai fatto
avesse saputo prima che i monoliti non erano stati ricollocati nella
posizione originale. Il lavoro aveva assorbito quasi completamente
tutto il suo tempo e le sue energie.
Si
accorse che aveva in mano la mappa della proprieta'. Vi dette uno
sguardo veloce. La casa aveva un grande giardino sul fronte, un ampio
prato delimitato da siepi formali, privo di alberi ma pieno di aiuole
di erbacee perenni che una squadra di giardinieri reclutati in una
cittadina non distante venivano a curare una volta a settimana.
Hemerocallis, rose, Hosta, lupini, ortensie ed Iris si affollavano
contro i muri della casa e lungo una seconda siepe, una clouding
hedge che racchiudeva un giardino piu' piccolo, cui si poteva
accedere solo dal conservatory, quest'ultimo solo parzialmente
visibile a sinistra del corpo principale della casa, dietro la
clouding hedge. A ridosso del retro della casa iniziava un boschetto
di betulle, di cui solo pochi metri erano nella proprieta', che qui
era delimitata dal Lee Creek, un piccolo corso d'acqua che Marco non
aveva idea ne' dove iniziasse ne' tantomeno dove andasse a finire.
I
venditori avevano mantenuto tutto in perfetto stato, nonostante la
casa fosse vuota da lungo tempo, a detta dell'agente immobiliare.
Cosi' come una squadra di giardinieri veniva a prendersi cura del
giardino e della restante parte della proprieta', una squadra di
cleaners veniva a tenere l'interno della casa in ordine. Pulivano,
davano aria, rinfrescavano la biancheria e cambiavano regolarmente le
lenzuola ai letti che nessuno usava. Si assicuravano addirittura che
i topi non entrassero. Praticamente la casa era mantenuta in stato
abitabile. Che aveva chiesto l'agente? Se Marco intendeva passarci la
notte? E perche' no? C'era tutto. mancava solo il cibo.
Marco
prese il cellulare, intenzionato a chiamare l'agente per chiedergli
se sapeva dove poteva comprarne. Ma mentre ancora cercava il
biglietto da visita che l'ometto gli aveva messo in mano appena
incontrato, si accorse che il cellulare non aveva campo. Zero. Mai
successo prima... Con una scrollata di spalle se lo lascio' cadere in
tasca: a poco piu' di due miglia c'era il paese di... Com'era il nome
del paese? Non lo ricordava. Poco male, la strada la sapeva
ritrovare.
A
passo deciso giro' intorno all'auto, solo per rendersi conto che era
andato sul lato sinistro del veicolo. Con una risata fece il giro: a
londra non aveva mai guidato (grazie al Cielo non ne aveva mai avuta
necessita') e non si era ancora abituato al fatto che il volante era
sul lato opposto a quello delle auto italiane. E francesi, e
tedesche, e spagnole, eccetera eccetera eccetera.
Quindici
minuti piu' tardi Marco parcheggio' in paese, di fronte a quello che
gli parve l'unico negozio di alimentari. Il paese consisteva di due
file di case lungo una strada larga appena per far incrociare due
auto. Edifici anonimi, tutti uguali, intonacati con quell'orribile
plaster bitorzoluto usato per le costruzioni piu' economiche, sporco
e pieno di scrostature. Delle insegne indicavano, piu' avanti lungo
la strada e uno di fronte all'altro, l'ufficio postale e un off
license. Il paese, di cui ancora non sapeva il nome, aveva un aspetto
grigio. Non c'erano auto in vista, solo pochi abitanti erano in
strada, tutti fra i cinquanta e i sessant'anni. Anche loro avevano un
aspetto grigio.
Con
una strana sensazione, con la pelle del collo che pareva tirargli
vicino alla nuca, marco scese dall'auto e fece per entrare nel
negozio. Nel momento stesso in cui apri' la porta un uomo usci'
urtandolo per passare. Marco barcollo' all'indietro e si riprese
quando l'altro era gia' due metri piu' avanti lungo il marciapiede,
il capo girato per guardarlo in cagnesco da sopra la spalla,
rivolgendogli una frase a denti stretti di cui lui afferro' solo un
Fuck.
-Excuse
me...- tento' Marco, ma quello tiro' a diritto ignorandolo.
"E
meno male che nel countryside dovrebbero essere more
friendly", penso' Marco, fissando la schiena dell'uomo che
si allontanava.
-Shut
the door!
L'urlo
giunto da dentro il negozio riporto' Marco al motivo per cui si era
recato li'. Entro' nel negozio, un ambiente angusto di una sola lunga
stanza, con scaffali lungo le pareti e pure nel mezzo a creare due
corridoi non larghi a sufficienza per fare incrociare due persone.
-Hello-,
saluto' Marco.
Dal
fondo del negozio, una donna lo fisso' senza rispondere, ingobbita
dietro al registratore di cassa e pile di prodotti che ingombravano
il banco su cui il registratore stava. Cosa gli aveva detto l'agente
riguardo la gente di questa zona? Che non ti davano confidenza a meno
che la tua famiglia risiedesse in zona da almeno trent'anni? Al
momento Marco non gli aveva creduto, lo aveva preso per il commento
del tipico italiano scontento di vivere in questa nazione, nonostante
i lauti stipendi elergitigli. Ora cominciava a ricredersi.
Un
po' in imbarazzo sotto lo sguardo fisso e silenzioso della donna,
Marco prese uno dei tre cestelli che stavano a fianco della porta
d'ingresso... Tre cestelli? Li' non c'era spazio per piu' di due
clienti a volta!... e comincio' a cercare qualcosa da mangiare, sia
per la cena che per la colazione del giorno dopo.
Prese
del latte a lunga conservazione, l'unico in vendita, e cereali per la
colazione; Lincoshire sausage e una confenzione di pomodori per cena.
Cerco' inutilmente dell'olio d'oliva, quindi si accontento' col
burro. Lo spreadable, ovviamente, di una marca mai vista. Fra gli
ingredienti vegetable oils non meglio identificati in percentuale del
36 per cento. Due panini dall'aspetto gia' rinsecchito era tutto cio'
che rimaneva nel cestino del pane. Li mise in un sacchetto
trasperente per alimenti che fece cadere nel cestino. Sale ne trovo'
solo di roccia, in una scatola di cartone consumato che pareva aver
preso l'umido.
-Do
you have wine?- chiese alla proprietaria del negozio. Lo sguardo
stolido con cui lo fisso' lo spinse a ripetere la domanda. "Ma
che ha questa? E' sorda?"
-Go
to the o' 'cense a' th' end o' road.- rispose infine la donna.
"Cazzo!
Ma qui parlano peggio che a Londra?"
Marco
annui, mormorando un thanks che l'altra ignoro'. Quindi raggiunse la
cassa col suo cestino e lo appoggio' sul banco, occupandone l'ultimo
spazio libero. La proprietaria prese una busta di plastica da sotto
il banco, e letteralmete la getto' contro di lui. Marco non era
ancora riuscito ad aprirlo quando la donna inizio' a prendere la roba
dal cestino e poi a ributtarcela dentro. La scatola del burro lo
urto' sulla pancia e ricadde nel cesto, quella del sale urto' contro
il suo braccio che aveva allungato per prendere il burro e cadde in
terra. Marco' si chino' per raccoglierlo, accompagnato da un grugnito
sprezzante della donna.
-Twen'
free an sixsy p-, disse la donna mentre Marco ancora doveva finire di
mettere i suoi acquisti nel sacchetto che reggeva con la sinistra
senza poterlo appoggiare da nessuna parte.
"Piu'
caro che a Londra!" Il pensiero gli esplose letteralmente nel
cervello, mentre la donna allungava una mano tesa sopra il cestino
impedendogli di prendere il resto della roba. Esterrefatto Marco
sfilo' il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni e ne prese
la carta di credito.
-Cash-,
sibilo' la donna.
Marco
la fisso' senza capire.
-Only
cash.
Rimettendo
la carta al suo posto Marco prese una banconota da venti e una da
cinque sterline e le porse alla donna. Riprese a raccogliere i suoi
acquisti ma la donna lo blocco' di nuovo, allungando la mano col
resto sopra il cestino. Marco la lascio' rovesciare le monete del
resto nella sua mano aperta e fece per mettersele in tasca, quando si
rese conto che non erano abbastanza.
-It's
wrong-, disse guardando la donna.
Quella
sbuffo' e allungo' una mano nel cassetto del registratore di cassa,
quindi sbatte' una moneta da una sterlina nella mano di Marco.
Esterrefatto, Marco si caccio' le monete in tasca, afferro' il
sacchettino del pane e le salsicce che ancora rimaneva nel cestello e
si volto' per andarsene.
-Take
i' back!- gli urlo' dietro la donna con voce stridula, sbatacchiando
il cestello metallico sul piano del banco. Marco la ignoro', apri'
con difficolta' la porta, avendo ambo le mani impegnate, quindi
usci'. Si fermo' di fronte alla sua auto, scuotendo la testa. Era
stato cosi' scioccato dalla maleducazione della donna che non era
riuscito a reagire. Ancora scuotendo la testa armeggio' per mettere
tutti gli acquisti nella busta.
In
quel momento noto' che un uomo lo fissava dall'altro lato della
strada. Non gli levava gli occhi di dosso, uno sguardo cupo e
minaccioso. "Ma che hanno in questo posto?"
Il
vino. La donna aveva detto di andare all'off license. Marco mosse un
passo in direzione del negozio, poi si fermo'. L'idea di trovare un
altro negoziante cafone come la donna lo agghiaccio'. Meglio bere
acqua del rubinetto che affrontare un'altra persona simile. Reso
impacciato dallo sguardo fisso dell'uomo sull'altro lato della
strada, Marco apri' la portiera dell'auto, si sedette tenendo la
busta della spesa in mano e schiacciandola fra il suo corpo ed il
volante. Quando riusci' a liberarla la poso' sull'altro sedile,
quindi armeggio' con la cintura di sicurezza che si era bloccata, ed
infine parti' rinunciando ad allacciarla. Voleva togliersi da quello
sguardo fisso e malevolo.
Rientro'
a casa stremato. Letteralmente stremato. Fece uno sforzo per
cucinarsi la cena, usando il burro per le salsicce e condendo i
pomodori col solo sale. Mise tutto in un piatto, riempi' una caraffa
d'acqua al rubinetto della cucina, e si sedette per mangiare.
Il
primo pezzo di salsiccia gli ando' letteralmente di traverso. Quando
smise di tossire, mezzo soffocato, verso' dell'acqua nel bicchiere e
bevve. Com'era fresca! E quasi dolce! Gli ricordava l'acqua che
beveva da ragazzo nei torrenti del Pratomagno, giu' in Italia. Posato
il bicchiere, inforco' uno spicchio di pomodoro e se lo mise in
bocca. Mastico' disgustato il vegetale insapore. Neanche il sale
aveva sapore... Con un sospiro taglio' un altro pezzo di salsiccia.
"Smettila,
e' solo autosuggestione. A Londra non e' che il cibo faccia meno
schifo."
Come
morse la salsiccia l'unto e il grasso che la impregnavano, con un
retrogusto rancido, lo afferrarono alla gola. facendolo quasi
vomitare. Si sforzo' di continuare a masticare, mettendosi in bocca
anche uno spicchio di pomodoro per mitigare l'unto della carne.
Mando' giu' il boccone ed allontano' disgustato il piatto. Mangiare
quella roba era impossibile!
Bevve
un sorso d'acqua per sciacquar via il sapore cattivo della salsiccia.
L'acqua era cosi' dolce che ne bevve un altro lungo sorso. E prima di
rendersene conto aveva bevuto l'intera caraffa.
Un
po' sorpreso si alzo' per svuotare il piatto nella spazzatura, quindi
lo lascio' nell'acquaio. Tempo di dormire, si disse. Sali' al piano
di sopra, entro' nella spaziosa camera che si era scelto, dove sotto
al cuscino del letto king size trovo' un pigiama della sua taglia. Lo
indosso' e si infilo' sotto le coperte. Spense la luce della lampada
sul comodino e dopo neanche un minuto dormiva.
E
cominciarono gli incubi...
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