Sunday, 18 August 2013

Pleasantville

     Ilford. East London. O Essex, secondo il post code. La nomea e' pessima, gia' si sapeva. Fino ad oggi non avevo avuto occasione di verificare di persona quanto tale nomea fosse meritata. Ci ero stato gia' qualche volta, ma ero arrivato alle vie principali subito ad est della North Circular, e non e' che sembrasse quella gran brutta cosa. Rumorosa, caotica e piena di traffico. Non particolarmente sporca, con sistemi dal dubbio buon gusto messi in atto dal Council per tenerla pulita.


      A parte questo non avevo visto altro. Fino a stamani, quando mi sono deciso di cercare un Lidl particolarmente grande situato in Ilford. Innanzitutto vi dico qualcosa che avrei dovuto realizzare molto prima: i supermarket piu' grandi (quelli della catena Lidl almeno) hanno molta meno scelta di quelli piccoli, in quanto per fornirli di parcheggio sono situati nelle periferie piu' fetide, abitate da relitti umani e da una sub-umanita' che, se non priva di soldi, lo e' certamente di gusti. Impossibile vendere loro qualcosa di buono. 
       Chiusa parentesi sulle scelte di marketing di Lidl, veniamo alla sub-umanita' che vagola ed abita questo out-skirt londinese. Stamani metto le sacche apposite sul portapacchi della bici, la inforco e mi dirigo verso Ilford pedalando lungo Romford Road (altra bella strada londinese, dovreste sentire i commenti del mio landlord al riguardo). Ho deciso di non prendere il cellulare con me, e me ne sono pentito, in quanto penso che qualcuno di voi non credera' o riuscira' ad afferrare lo stato reale delle cose che sto per descrivere senza una documentazione fotografica.
       Attraversata l'area contigua alla North Circular, lasciatami alle spalle la High Road dei negozi, un' area pedonale, dopo poche decine di metri sono entrato in un'area che e' un misto di ex-zona industriale e residenziale. Il Lidl che cercavo era subito li', in un gruppo di edifici commerciali intorno ad un grande parcheggio. Poco prima dell'ingresso del parcheggio un gruppo di alcolizzati faceva mucchio intorno ad un paio di panchine. Una quindicina di membri, ma in aumento, fra uomini ridotti a bruti e donne che sembravano uomini, la pelle scurita in quel modo che solo la vita all'aperto e l'essere abitualmente sporchi puo' dare. Il parcheggio era gia' pieno di auto per almeno tre quarti alle 11 di mattina, ma non dei clienti dei negozi. Nel Lidl c'era quasi nessuno e gli altri negozi erano ancora chiusi, eccettuata una palestra situata al primo piano dove un'ossessa di istruttrice gridava "Three! Four!- Three! Four!" senza interrompersi un momento. Il parcheggio era disseminato di vetri sbriciolati dagli pneumatici delle auto. Non tutti i vetri erano di bottiglie.
      Fra gli alcolizzati, zingare (e dite pure che non e' vero che gli Zingari rubano, se vi pare) ed altri individui dal dubbio aspetto, mi sono messo in cerca di un buon punto dove allucchettare la mia bici (D-lock con cavo per evitare che si rubino le ruote, ovviamente). Compiendo il mio giro di perlustrazione vedo, ad un muro, un cartello che dice "Pay here", con una freccia bianca che indica in basso. Il cartello doveva essere la rimanenza di qualcosa da lungo tempo smantellato (probabilmente il tassametro), ma la freccia sembrava l'avessero messa apposta, in quanto guardando nello spazio fra due auto vedo, abbandonato nella nicchia
murata a mattoni di quella che era una grande porta di un magazzino, il piu' abbrutito dei membri di quel clan di alcolizzati cui ho accennato prima. Probabile che se gli avvicinavo un fiammifero avrebbe preso fuoco.
       Trovato il parcheggio per le bici, allucchettato il mio beater appropriatamente, entro nel supermercato. Alla delusione per la carenza di varieta' nei prodotti in vendita (non raggiunge il nadir del Lidl di West Ham, devo ammettere, ma quello ad Ilford e' quasi il doppio) si e' aggiunto il fastidio datomi da bambini frignanti i cui genitori non li degnavano della minima attenzione e da un bimbo figlio di genitori di non ben definita nazionalita' che lo apostrofavano in un inglese da capre, il quale correva da tutte le parti, ignorando totalmente i richiami neanche troppo convinti dei due disgraziati che qualcuno con un minimo di buon senso avrebbe dovuto sterilizzare quando ancora erano in giovane eta'. 
      Il limite l'ho raggiunto mentre cercavo, nella misera varieta' offerta, di scegliere un vino decente. Un uomo alle mie spalle, un pakistano dall'aspetto, lascia cadere un oggetto di plastica che si affretta a raccogliere. Era il tappo di una bottiglietta di profumo che aveva aperto, ritenevo stupidamente, per odorarne la fragranza. Perche' stupidamente? Perche' siamo a East London! Ha iniziato a versarsi il profumo sulle mani e passarselo sui polsi, sulla gola e sul collo. Una successiva manciata di liquido e' servita per la fronte e i vestiti. Quindi si e' capovolto la boccetta sulla testa e si e' rovesciato il profumo nei capelli (radi). Quando ha posato la bottiglia il profumo gli ruscellava lungo il collo fin dentro la camicia. 
     Sicurezza in giro zero. Mentre il pakistano apriva una seconda boccetta di profumo ho preso una bottiglia di vino, un bianco siciliano che avevo gia' provato e che non sa troppo di chimico ma che non vale un terzo di quello che costa (come la maggior parte dei vini che potete trovare a Londra, del resto) e me ne sono andato alla cassa. Il manager a cui ho riferito la cosa l'ha presa come una cosa normale, cosa che non mi ha stupito affatto. 
     La mia esperienza ad Ilford si e' conclusa in un'ora circa. Non intendo tornarci. 
    Commento: girate al largo da Ilford. Non c'e' niente che valga la pena di essere visto. A meno che non siate antropologi, ovviamente.

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