Tuesday, 10 September 2013

Viva l'Italia: e così vadano i traditor rinnegati!

"Viva l'Italia: e così vadano i traditor rinnegati!" Con queste parole Brancaleone, uno dei combattenti de La disfida di Barletta, nell'immediato momento dopo che ha ucciso Grajano, italiano sceso in lizza al fianco dei francesi contro i suoi stessi connazionali, urla la sua sfida a chi, italiano, per miopia o per brama, per stupidita' o per calcolo, si schiera con lo straniero. Metaforicamente o meno, tale destino lo dovremmo far seguire a molti, di questi tempi.

Riporto da Goofynomics la seguente lista di imprese italiane comprate da stranieri:

1999
Algida (Unilever, e naturalmente...; n.b.: impossibile verificare in rete la data dell’acquisizione: mi date una mano?)

2000
Emilio Pucci (Arnault, Francia)
Fiat Ferroviaria (Alstom, Francia)

2001
Bottega Veneta (Francia)
Fendi (Francia)

2003
Peroni (Sudafrica)
Sps Italiana Pack Systems (Usa)

2005 
Acciaierie Lucchini (Russia)
Benelli (Cina)

2006
Carapelli Sasso e Bertolli (Spagna)
Galbani (Francia)

2008 
Osvaldo Cariboni (Alstom, Francia)

2009 
Fiat Avio (divisione Fiat per il settore aerospaziale) (Usa,Inghilterra)

2010
Fastweb (Svizzera, aveva già parte delle azioni dal 2007)
Belfe (Sud Corea)
Lario (Sud Corea)
Boschetti alimentare (confetture) (Francia)

2011
Gancia (Russia)
Fiorucci (salumi) (Spagna)
Parmalat (Lactalis, Francia)
Bulgari (Francia)
Brioni (Francia)
Wind (Russia, prima Egitto)
Edison (Francia)
Mandarina Duck (Sud Corea)
Loquendo (leader nelle tecnologie di riconoscimento vocale) (Usa)
Eridania (zucchero) (Francia)

2012
Star (Spagna) Controlla i marchi RisoChef, Pummarò, Sogni d'Oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo ed Olita
Ducati (Germania)
Eskigel (produzione gelati per varie catene di supermercati) (UK)
Valentino (Qatar)
Ferretti (nautica) (Cina)
AR Pelati (pomodori) (Giappone)
Coccinelle (Sud Corea)
Sixty (Cina) Proprietaria dei marchi Miss Sixty e Energie

2013
Richard Ginori (venduta a Gucci, Francese)
Loro Piana (Francia)
Pernigotti (Turchia)
Chianti Gallo Nero Docg (Cina)
Pomellato (Francia)
Scotti Oro (Spagna per il 25%)


Ci stanno comprando un pezzetto alla volta. E sotto prezzo, perche' "dobbiamo onorare i nostri debiti". Praticamente siamo come un artigiano a cui impongono di vendere i suoi attrezzi per ripagare i suoi debiti. Poco importa se con tale vendita riuscira' a coprire solo una minima parte del debito contratto, poi potra' andare a lavorare sottoposto per saldare la differenza: manovalanza specializzata a basso costo. Lo hanno gia' fatto con la Grecia e ora, con la complicita' interna dei politici italiani, lo stanno facendo all'Italia.
Riporto un altro passo dallo stesso post:

Attenzione: come ho detto più volte, questo ovvio dato di fatto non esclude che ci potessero anche essere buone intenzioni e che ci siano magari anche stati sporadici buoni risultati. Ma il punto è che un progetto fatto per favorire la circolazione (cioè i deflussi e gli afflussi) di capitali crea evidentemente, in re ipsa, un ambiente favorevole all’acquisizione di aziende da parte di capitali esteri, e proprio non si vede come sia logicamente possibile sostenere il contrario! Attenzione: ovviamente la cosa vale nei due sensi, si intende: anche noi abbiamo avuto più facilità nell’acquistare aziende estere. Ma qui subentra la mens rea di Bruxelles: chissà perché, quando ci muoviamo noi per acquistare, se tentiamo di farlo nei paesi del Nord, son sassate nei denti (l’episodio citato da Simone è uno dei tanti, gli altri ve li ricordate).
E allora, per favore, basta con questa storia che l’euro ci protegge dai fire sales.


L’euroè i

 fire 

sales.

Perché quando acquisti un bene all’estero, i prezzi rilevanti sono due: quello della valuta estera, e quello del bene estero. L’euro, distruggendo la redditività delle aziende italiane (attraverso la chiusura dei mercati di sbocco, attraverso il collasso del mercato interno favorito dalle riforme a base di flessibilità, attraverso mille canali) ha fatto crollare il prezzo delle aziende italiane. Chiaro? Il prezzo delle aziende è crollato molto più di quanto il prezzo della valuta (l’euro) sia aumentato.

E non mi riferisco solo al prezzo di quelle quotate in borsa: mi riferisco anche alle aziende non quotate, che a fronte di cali importanti del fatturato sono ben liete di accettare offerte di liquidazione sottoprezzo.
Un crollo della quotazione di un’azienda del 20% la rende del 20% più conveniente per l’investitore estero ma non aumenta la sua competitività di prezzo e quindi non le dà strumenti per resistere a offerte di acquisizione. Una svalutazione del 20% rende l’azienda più conveniente del 20% per l’investitore estero, ma al contempo rilancia la sua competitività di prezzo, la sua capacità di generare fatturato e profitti, e quindi di resistere. In Italia sta succedendo la prima cosa ma non può succedere la seconda.

Chi, come me, si trova a vivere e lavorare all'estero per scelta "forzata", o chi e' in procinto di partire o cerca disperatamente di farlo per sfuggire al tritacarne, il meatgrinder, tenga a mente questo:

Chi vuole l’euro vuole lo sterminio e la vendita a saldo di quello che resta delle nostre aziende.

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