-Let
him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at
night.
Mentre
fuori calava il buio, queste parole giravano nella mente di Marco.
-Let
him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at
night.
Marco
ebbe un sussulto quando risuono' un bussare alla porta. Lo sguardo
impaurito fisso verso il corridoio dell'ingresso, Marco rimase seduto
al tavolo della cucina finche' chi aveva bussato lo fece di nuovo
Come
nel sogno...
Deglutendo
si alzo' dalla sedia e si diresse lento e timoroso verso la porta.
Bussarono di nuovo.
Ma
io non sto leggendo...
-Let
him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at
night.
E'
quasi buio...
Allungo'
lentamente la mano verso la maniglia, la giro', e quando la porta si
apri' comparve, nel vano della porta, la figura dell'agente
immobiliare con la mano destra alzata nell'atto di bussare
nuovamente. Nella sinistra reggeva la sua ventiquattrore.
-Buonasera-,
disse l'agente immobiliare.
Marco
rimase a fissarlo inebetito.
-Si
sente bene?
Marco
scosse la testa. -Si', si'... mi scusi... Non sono al meglio oggi.
-Vedo.
Ero passato a sentire se tutto era a posto. Ho provato a telefonarle
ma il suo cellulare non e' mai raggiungibile.
Il
cellulare! Lo aveva completamente dimenticato.
-Il
cellulare non prende, qui.
-Mi
fa entrare?
-Diamine!
Che maleducato, mi scusi. Prego, entri.
Marco
si fece da parte per lasciarlo passare, chiuse la porta e fece strada
verso la cucina.
-Posso
offrirle qualcosa da bere?
-Solo
acqua, grazie.
-Acqua?
Accidenti, ho solo quella del rubinetto. E' buonissima e non ho
pensato di comprarne in bottiglia.
-Del
rubinetto e' perfetta. So che qui e' buona.
-Le
prendo subito un bicchiere. Si sieda pure.
L'agente
immobiliare si accomodo' al tavolo, posando la ventiquattrore a
fianco della sua sedia, mentre Marco prendeva due bicchieri e una
brocca da un mobile pensile, riempiva la brocca d'acqua e portava il
tutto a tavola. Quindi si sedette di fronte all'altro uomo e riempi'
i bicchieri per poi bere il suo tutto d'un fiato e tornare a
riempirselo.
-Ho
visto che zoppica-, disse l' agente immobiliare. -Ha avuto un
incidente?
-Nulla
di grave... mi sono tagliato il piede con un vetro.
L'agente
immobiliare annui'. -Per il resto? Come si trova nella sua nuova
casa?
Marco
lo fisso'. L'altro ricambio' il suo sguardo senza battere ciglio.
-Let
him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at
night.
-Stanno...
stanno succedendo cose strane...
-Strane?
Che intende?
-Se
glielo dico mi prende per matto.
-Ha
l'aspetto esaurito. E stanco. Da quanto non dorme?
-No
no, e' solo stanotte che non ho dormito bene.
-Ha
mangiato?
Marco
si immobilizzo'. Uno sguardo furtivo alla finestra gli disse che era
ormai notte, la' fuori. -Let him stay-, Stephen said. -There's
nothing wrong with him except at night. Quanto era rimasto seduto
al tavolo? Il suo stomaco, come risvegliato dalla realizzazione del
fatto, brontolo'.
-Credo
che lei non abbia mangiato, oggi. Perche'?
-Me
ne... me ne sono...- Ma chi cazzo sei il mio psicologo? -...me
ne sono dimenticato!- E perche' ti rispondo?
Gli
occhi dell'agente immobiliare non lo lasciavano un momento. Un
brivido gli scese giu' lungo la spina dorsale.
-Let
him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at
night.
In
quel momento bussarono alla porta. Gli occhi di Marco si sbarrarono,
fissi in quelli dell'agente immobiliare. Trascorse un minuto e
bussarono ancora, ma Marco non accenno' a muoversi.
-Stanno
bussando alla porta-, disse l'agente immobiliare. Non c'era segno di
sorpresa sul suo viso, solo un espressione determinata.
Marco
scosse la testa, ritraendosi leggermente contro lo schienale della
sedia.
-Non
va ad aprire?
-No...-
Il monosillabo gli si strozzo' in gola e domincio' a tossire, mentre
il bussare si ripete', questa volta insistente ed ininterrotto. Gli
occhi strabuzzati di Marco andavano dalla porta all'agente
immobiliare che lo ricambiava fissandolo impassibile. La tosse non
accennava a lasciarlo.
-Vada
ad aprire.
-No!
L'agente
immobiliare si alzo' lentamente e fece il giro del tavolo fino a
fermarsi accanto a Marco.
-Mi
ascolti-, disse in un sussurro, chinandosi vicino all'orecchio di
Marco, una mano posata sulla sua spalla. -Mi dia ascolto: apra quella
porta e metta fine a questa storia.
-Che...
che significa?
-Apra
la porta.
Il
bussare stava diventando violento.
-Non
ha alcunche' da temere.
I
due uomini si fissarono negli occhi. L'agente immobiliare immobile e
un'espressione in viso liscia e continua come la superficie di uno
specchio; Marco col viso coperto di una patina di sudore e il labbro
inferiore tremante.
-Si
fidi.- Il bussare continuava, non piu' una sola mano ma molte. -Non
le succedera' niente.- Sempre piu' mani, che ormai stavano
tempestando di pugni il battente della porta.
Marco
si alzo' tremante, lo sguardo fisso negli occhi dell'agente
immobiliare.
-Vada.-
Un sussurro e una gentile spinta con la mano sulla spalla.
Marco
si volto' e mosse un passo trepidante, poi un altro. Il bussare, il
tempestare di pugni si era placato immediatamente non appena si era
alzato dalla sedia, come se chi stava fuori sapesse che lui stava
andando ad aprire. Era quasi alla porta della cucina quando il
battente si mosse improvvisamente, chiudendosi di schianto e quasi
colpendolo.
-Non
si fermi!- gli disse deciso l'agente immobiliare quasi
contemporaneamente allo schianto della porta, vedendolo ritrarsi dal
battente che si era mosso da solo.
-Non
si fermi-, ripete', mentre i pugni fuori riprendevano a tempestare la
porta d'ingresso, attutiti ora dalla porta della cucina chiusa.
Marco
afferro' la maniglia, affronto' una leggera resistenza, riusci' ad
abbassarla e tiro'. Il battente era come incastrato, ma ad uno sforzo
maggiore cedette e si apri'. I pugni contro la porta d'ingresso
cessarono una volta ancora. Varcata la soglia della cucina Marco
procedette lentamente per il corridoio. Improvvisamente pareti e
pavimento si deformarono e contorsero, sollevandosi e poi oscillando
sulla sinistra. Marco colpi' il muro con la spalla.
-Non
si faccia fermare!
Chi
cazzo vuole fermarmi?
Un
altro passo e le pareti parvero stringersi su di lui, poi la porta si
allontano' a velocita' incredibile, mentre tutto si faceva sfocato e
sobbalzava in ogni direzione. Al passo successivo Marco fu colto da
un giramento di testa e barcollo' contro la parete opposta, questa
volta sbattendo la testa.
-Non
si arrenda! Apra la porta e metta fine a tutto questo!
Ad
occhi chiusi Marco mosse un passo. Al terzo, la sensazione che tutto
girasse e che il pavimento ondeggiasse sotto i suoi piedi scomparve.
Riapri' gli occhi e fisso' la porta, lo sguardo fisso e concentrato
sulla sua maniglia.
Con
un tonfo flaccido qualcosa cadde attraverso la porta dello studio sul
pavimento di fronte a lui. Spaventato Marco fece un salto indietro.
Sul pavimento il piccione dal collo spezzato si agitava e sobbalzava
in un frenetico sbattere di ali, la testa che gli ricadeva ora sul
petto ora sulla schiena. I pugni contro la porta ripresero rabbiosi.
-Marco,
faccia quello che deve fare! Non li faccia arrabbiare!
No,
vi prego... non vi arrabbiate, piagnucolo' mentalmente Marco
mentre scavalcava il piccione morente. I pugni non cessarono
immediatamente, questa volta, ma solo quando Marco fu ad un metro
dalla porta. Inghiottendo impaurito allungo' la mano e si
immobilizzo' con le dita a pochi centimetri dalla maniglia.
-Lo
faccia. Lo faccia e metta fine a tutto. Dura da troppo tempo.
C'era
una nota di stanchezza nella voce dell'agente immobiliare, o Marco se
la era immaginata? Strinse la maniglia, la giro' ed apri' la porta,
lentamente. Una figura grigia stava in piedi nel vano. L'uomo col
cloth cap. Dietro di lui altre figure grigie, uomini e donne,
indistinte come se viste attraverso la nebbia, in abiti sbagliati per
questa epoca. Un gemito gli sali' in gola mentre arretrava di fronte
agli occhi brucianti dell'uomo. E mentre Marco arretrava l'uomo col
cloth cap fece un passo oltre la soglia di ingresso, seguendolo poi
passo passo, o meglio spingendolo indietro col suo avanzare. Le altre
figure alle sue spalle entrarono in casa a loro volta, affollando il
corridoio.
Marco
arretro' fino alla cucina, camminando all'indietro, la mano destra
contro la parete del corridoio. Nel momento stesso in cui passo'
oltre la porta della cucina il muro si allontano' da lui, ne perse il
sostegno ed inciampo' nei suoi stessi piedi, cadendo a sedere. La
folla grigia non rallento', continuo' a muoversi verso di lui, e lui
continuo' ad arretrare in posizione seduta, camminando sulle mani e
spingendosi coi piedi, fin quando urto' contro un mobile.
La
folla, silenziosa, grigia ed indistinta, aveva riempito la cucina,
altri affollavano tutt'ora il corridoio. Uomini e donne, l'uomo col
cloth cap in prima fila, formarono un arco intorno a Marco, a meno di
un metro da lui.
-Apra
loro la porta sul retro.
La
voce dell'agente immobiliare non riusci' a penetrare il panico che si
era impossessato di Marco.
-Apra
loro la porta sul retro! La apra e se ne andranno!
Marco
si volto' verso la voce, e vide l'agente immobiliare in piedi appena
dietro l'arco degli uomini e donne silenziosi, alla fine di un varco
lasciato libero, vicino alla porta sul retro.
-Venga
ad aprire questa porta e se ne andranno.
Tremante
Marco si alzo, afferrandosi al mobile dietro di lui e poi
appoggiandovisi per sostenersi. L'uomo col cloth cap era vicinissimo
a lui. Non fece nessun tentativo di toccarlo, mai i suoi occhi duri e
cattivi non lo lasciarono un momento. La bocca aveva un taglio amaro,
in un viso i cui lineamenti rozzi parevano confondersi nella memoria
di Marco, lasciando solo la percezione di rancore e risentimento
tipici dell'egoista che ritiene di aver subito un'ingiustizia.
Camminando di lato, la schiena contro il mobile, i visi di tutti i
membri di quella folla gelida che si giravano per seguirlo, Marco
raggiunse la porta, cerco' la maniglia a tentoni, la giro' e
strattono', ma la porta non si apri'. La folla fece un mezzo passo
verso di lui.
-Giri
la chiave! E' chiusa a chiave!
Voltandosi
solo a mezzo per vedere cio' che faceva, lanciandosi continui sguardi
spaventati sopra la spalla per vedere se la folla si muoveva, Marco
giro' la chiave nella toppa, la forzo' a girare perche' era come se
si rifiutasse, temendo di romperne il cilindro. La folla era percorsa
da una tensione che pareva sul punto di rompersi, quasi fosse pronta
a saltargli addosso.
Nel
momento stesso in cui la porta si spalanco', lasciando entrare l'aria
fresca della notte, l'uomo col cloth cap mosse un passo in avanti,
seguito da tutti gli altri.
-Venga
qui!
Marco
si senti' afferrare per un braccio e strattonare. Cadde in terra,
contro il muro, a fianco dell'agente immobiliare che stava su un
ginocchio. L'uomo col cloth cap usci' e scomparve nella notte,
seguito dal resto della folla. Ora che la porta era aperta nessuno
piu' degno' Marco di uno sguardo.
Uno
ad uno uscirono tutti, in silenzio, ed in silenzio scomparvero.
Nessuno aveva piu' mostrato la minima attenzione o interesse in Marco
dopo che questi aveva aperto la porta. Attraverso la porta sul retro
e quella di ingresso, in linea perfetta con quella della cucina,
soffio' una leggera brezza che piano piano porto' via l'odore di
vecchio e di polvere che aveva riempito la stanza.
-E'
finita-, disse l'agente immobiliare quando l'ultima donna fu uscita
dalla porta e scomparsa. Si rialzo' ed ando' a chiudere prima la
porta sul retro e poi quella di ingresso. Mentre tornava indietro
Marco si rialzo' piano piano a sua volta, stordito e percorso da
tremiti. La gambe faticavano a reggerlo.
-Venga
a sedersi-, disse l'agente immobiliare rialzando una sedia rovesciata
nel passaggio della folla. -Beva un po' d'acqua.
Marco
barcollo' fino alla sedia e ci si lascio' cadere, accettando il
bicchiere che l'altro aveva riempito al rubinetto e gli porgeva.
Mentre l'acqua gli scendeva in gola ne senti' il sapore di cloro e
calcare. L'agente immobiliare recupero' la sua ventiquattrore e si
sedette di fronte a lui. Fissandolo con occhi sconvolti Marco chiese:
-Chi erano?
-Gli
abitanti di Cold Ash.
-Cold
Ash e' un paese fantasma. Non ci vive nessuno.
-Appunto.
Quelle erano anime dannate. Le anime dannate degli abitanti di Cold
Ash.
Vedendo
l'espressione attonita di Marco l'agente immobiliare sospiro', fece
un respiro profondo e comincio' a raccontare.
-Al
tempo della Seconda Guerra Mondiale c'era un aeroporto militare
vicino a Cold Ash. Giusto oltre un bosco, veramente pochi chilometri.
Quando Hitler comincio' il Blitzkrieg prese di mira gli aeroporti da
cui i caccia inglesi decollavano, per bloccarli a terra. Non era
interessato a bombardare Londra, quello fu un errore che poi ando'
avanti come rappresaglia perche' Churchill fece a sua volta
bombardare Berlino.
"Apparentemente,
pero', i tedeschi non conoscevano l'esatta ubicazione dell'aeroporto,
ed una notte sganciarono delle bombe quasi sulle case di Cold Ash.
Gli abitanti del villaggio, allora, per paura di essere bombardati e
non volendo lasciare le loro case, passarono ai tedeschi le
coordinate esatte dell'aeroporto. E pure quelle del villaggio, per
accertarsi che i bombardieri non sbagliassero bersaglio. Questo atto
li danno' tutti, dal primo all'ultimo, uomini e donne, tutti coloro
che vivevano nel villaggio eccettuati i bambini. E quando al raid
successivo, per uno scambio fatale delle coordinate o per malizia dei
tedeschi non si sa, le bombe caddero esattamente sul villaggio
uccidendone tutti gli abitanti, le anime di coloro che, per pura
grettezza, avevano collaborato col nemico, furono imprigionate in una
sorta di limbo da cui non potevano uscire.
"A
guerra finita il goveno ricostrui' Cold Ash. Non si sa bene perche'
questa decisione fu presa: quei pochi uomini che da li' erano partiti
per arruolarsi non intendevano farci ritorno. La ricostruzione,
pero', apri' un varco in quel limbo, e le anime dannate infestarono
la nuova Cold Ash, cacciandone i nuovi abitanti e rendendolo un
villaggio fantasma.
"Negli
anni sessanta, Gerald Kelly, massone occultista e membro della Golden
Dawn, si accorse dell'arrivo di alcune anime dannate a Londra, e
ripercorrendo a ritroso il loro tragitto arrivo' qui. Trovo' il limbo
in cui le anime erano imprigionate, la frattura da cui una ad una
stavano uscendo, e decise di bloccarle. Per farlo costrui' questa
casa. Organizzo' tutto in modo che la casa ottenesse un altro custode
dopo il suo trapasso, e lascio' un diario in cui spiegava ogni cosa
al suo successore.
"Le
anime dannate non avevano alcuna possibilita' di passare attraverso
la frattura finche' la casa fosse rimasta "integra". Ma per
un caso fortuito, un piccione ruppe un vetro di una finestra durante
una tempesta, e questo permise alle anime di scivolare fuori dal
limbo di Cold Ash ed agire. Non potevano toccare fisicamente ne' la
casa ne' il suo futuro proprietario, ma li' dove avevano potere non
persero tempo ad esercitarlo. La pioggia che ha rovinato il diario
non e' certo opera loro, ma il vento che ne ha sfogliate le pagine
facendole bagnare una ad una lo e' per certo. Poi hanno contattato
me.
-Lei?-
Marco era sbalordito. La paura era passata, anche se forse la
rilassatezza che sentiva faceva parte dello shock post trauma. Stava
ascoltando una storia di anime dannate e fantasmi, occultisti e case
che chiudevano passaggi col regno dei morti e, si stupi', la stava
prendendo per buona.
-Si',
perche' vendessi la casa ad una persona adatta. Qualcuno che loro
potessero manipolare e spingere ad aprire le porte. Se lei non avesse
dato loro il permesso di attraversare il ruscello non sarebbero
potuti entrare nella proprieta', solo girarci intorno. E se lei non
avesse aperto la porta di ingresso e quella sul retro, aprendo cosi'
il passaggio fra il loro limbo e il mondo dei vivi, non avrebbero
potuto muovere un passo nel nostro mondo.
-Quindi...
quindi lei mi ha scelto perche'... abbastanza debole da essere
forzato da loro...
L'agente
immobiliare appiatti' le labbra e si strinse nelle spalle. Poi
annui'. -Esatto.
-Ma
lei mi ha spinto ad aprire la porta.
-Io
l'ho incoraggiata. Se l'avessi forzata in qualche modo il passaggio
non si sarebbe aperto. Ormai aveva dato loro accesso alla proprieta'
e non c'era modo di ricacciarli indietro. Non le avrebbero dato pace,
ne' permesso di andarsene. Non potevano toccarla fisicamente, ma
l'avrebbero fatta impazzire ed avrebbe finito per aprire il passaggio
comunque, in qualche modo. Ho accettato di... partecipare... solo per
far durare la cosa il meno possibile.
-Che
gentile.
-Non
mi giudichi troppo male, per favore.- Negli occhi dell'ometto c'era
veramente un'espressione triste.
-Cosa
ci ha guadagnato? L'immortalita'?
-Eh,
magari!- esclamo' l'agente immobiliare con una risata amara. -La mia
commissione e' stata di soli cinque anni.
-Cinque
anni..?
-Cinque
anni di vita in piu'.
Marco
lo fisso' a bocca aperta. L'agente immobiliare sorrise e si strinse
nelle spalle. -Non tratto solo questo tipo di proprieta', tratto
anche proprieta' piu'... diciamo usuali, per i quali sono pagato in
denaro. Ma una ventina di anni fa mi diagnosticarono un cancro, mi
rimanevano solo pochi mesi. Un anno tutt' al piu'. Mi ero sempre
dilettato di occultismo e mi venne l'idea. Mi resi conto che era
fattibile e la misi in pratica. Il mio cancro e' sempre li', ma
"inspiegabilmente inattivo", come dicono i medici.
Marco
lo fisso' e l'altro sorrise amaramente. -Non volevo morire prima di
aver fatto le cose che desideravo fare-, disse scuotendo la testa.
-Capisco-,
mormoro' Marco. -A cosa abbiamo dato la stura? Che faranno quelle
anime dannate?
-Oh,
non si preoccupi. Non faranno niente di cio' che puo' pensare. Non
uccideranno, non infesteranno altre abitazioni, non tormenteranno
nessuno. In un certo senso.
-Cioe'?
Dove andranno?
-E
dove vuole che possano andare delle anime dannate? L'unico luogo che
le puo' accettare e' Londra. Andranno la'.
-A
Londra? A fare che?
L'agente
immobiliare storse le labbra in segno di disinteresse e fece
spallucce. -Un' anima dannata, di solito, diventa un letting agent.
-Un
agente immobiliare!?
L'altro
annui' di malavoglia. -Preferirei che li chiamasse in modo diverso,
ma si', quegli agenti che sicuramente ha conosciuto a Londra.
Insensibili, rudi, disinteressati a tutto tranne che alla loro
percentuale. La maggior parte di quelli che ha conosciuto e'
probabile fossero anime dannate sfuggite al loro destino. Arrivano a
Londra da tutte le parti del mondo.
-Non
ci posso credere...
-Le
assicuro che e' la verita'.
"Ma
ora devo andare. Ho una famiglia anch'io. Mi accompagna alla porta?
-Certo-,
rispose Marco alzandosi. E mentre lo accompagnava lungo il corridoio,
l'agente immobiliare riprese a parlare. -La casa, ora, e' una
normalissima casa del country side inglese. Il suo cellulare e l'auto
funzioneranno normalmente. Se decide di rimanere a viverci non dovra'
temere alcunche'. Solo si prepari a pagare il giardiniere e i
cleaners perche' credo che i loro contratti scadranno a breve.
L'agente
immobiliare apri' la porta e si giro' a porgere la mano a Marco, che
la strinse con poca convinzione.
-Mi
tolga una curiosita'-, disse Marco mentre l'altro gia' si voltava per
incamminarsi alla sua auto.
-Certo,
mi dica.
-Perche'
e' venuto in Inghilterra a fare questo lavoro? Non ci sono anime
dannate in Italia? Non c'e' "lavoro"?
-Oh,
tutt'altro. Ce ne sono in abbondanza. Come in ogni parte del globo
terrestre. No, sono venuto per lo stesso motivo per cui e' venuto
lei. Qui pagano meglio.
L'ometto
gli rivolse un sorriso astuto.
-E'
sempre questione di quanto ci pagano. In Italia, per un lavoro come
questo, la mia commissione sarebbe stata di pochi mesi, non di cinque
anni.
L'agente
immobiliare si volto' e si diresse all' auto, il ghiaino del piazzale
che scricchiolava sotto le sue scarpe. Improvvisamente si fermo' e si
volto' di nuovo verso Marco, che era rimasto in disappunto
sull'ultima affermazione ma che non poteva ribattere in alcun modo.
-Ma
le commissioni si stanno abbassando anche qui. Fino a due o tre anni
fa, per questo lavoro, avrei ottenuto dieci anni, non cinque. C'e'
troppa concorrenza. Stanno arrivando agenti dall' Est Europa: citta'
come Praga, Bucarest e Pietroburgo hanno una lunga storia di
occultismo. Stanno arrivando ottimi agenti, da la', molti dei quali
completamente privi di scrupoli e disposti ad accettare commissioni
basse.
L'ometto
si strinse nelle spalle. -E' la legge della domanda e dell'offerta,
si sa.
"Addio.
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