Saturday, 19 October 2013

La casa (finale)

-Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night.
Mentre fuori calava il buio, queste parole giravano nella mente di Marco.
-Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night.
Marco ebbe un sussulto quando risuono' un bussare alla porta. Lo sguardo impaurito fisso verso il corridoio dell'ingresso, Marco rimase seduto al tavolo della cucina finche' chi aveva bussato lo fece di nuovo
Come nel sogno...
Deglutendo si alzo' dalla sedia e si diresse lento e timoroso verso la porta. Bussarono di nuovo.
Ma io non sto leggendo...
-Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night.
E' quasi buio...
Allungo' lentamente la mano verso la maniglia, la giro', e quando la porta si apri' comparve, nel vano della porta, la figura dell'agente immobiliare con la mano destra alzata nell'atto di bussare nuovamente. Nella sinistra reggeva la sua ventiquattrore.
-Buonasera-, disse l'agente immobiliare.
Marco rimase a fissarlo inebetito.
-Si sente bene?
Marco scosse la testa. -Si', si'... mi scusi... Non sono al meglio oggi.
-Vedo. Ero passato a sentire se tutto era a posto. Ho provato a telefonarle ma il suo cellulare non e' mai raggiungibile.
Il cellulare! Lo aveva completamente dimenticato.
-Il cellulare non prende, qui.
-Mi fa entrare?
-Diamine! Che maleducato, mi scusi. Prego, entri.
Marco si fece da parte per lasciarlo passare, chiuse la porta e fece strada verso la cucina.
-Posso offrirle qualcosa da bere?
-Solo acqua, grazie.
-Acqua? Accidenti, ho solo quella del rubinetto. E' buonissima e non ho pensato di comprarne in bottiglia.
-Del rubinetto e' perfetta. So che qui e' buona.
-Le prendo subito un bicchiere. Si sieda pure.
L'agente immobiliare si accomodo' al tavolo, posando la ventiquattrore a fianco della sua sedia, mentre Marco prendeva due bicchieri e una brocca da un mobile pensile, riempiva la brocca d'acqua e portava il tutto a tavola. Quindi si sedette di fronte all'altro uomo e riempi' i bicchieri per poi bere il suo tutto d'un fiato e tornare a riempirselo.
-Ho visto che zoppica-, disse l' agente immobiliare. -Ha avuto un incidente?
-Nulla di grave... mi sono tagliato il piede con un vetro.
L'agente immobiliare annui'. -Per il resto? Come si trova nella sua nuova casa?
Marco lo fisso'. L'altro ricambio' il suo sguardo senza battere ciglio.
-Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night.
-Stanno... stanno succedendo cose strane...
-Strane? Che intende?
-Se glielo dico mi prende per matto.
-Ha l'aspetto esaurito. E stanco. Da quanto non dorme?
-No no, e' solo stanotte che non ho dormito bene.
-Ha mangiato?
Marco si immobilizzo'. Uno sguardo furtivo alla finestra gli disse che era ormai notte, la' fuori. -Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night. Quanto era rimasto seduto al tavolo? Il suo stomaco, come risvegliato dalla realizzazione del fatto, brontolo'.
-Credo che lei non abbia mangiato, oggi. Perche'?
-Me ne... me ne sono...- Ma chi cazzo sei il mio psicologo? -...me ne sono dimenticato!- E perche' ti rispondo?
Gli occhi dell'agente immobiliare non lo lasciavano un momento. Un brivido gli scese giu' lungo la spina dorsale.
-Let him stay-, Stephen said. -There's nothing wrong with him except at night.
In quel momento bussarono alla porta. Gli occhi di Marco si sbarrarono, fissi in quelli dell'agente immobiliare. Trascorse un minuto e bussarono ancora, ma Marco non accenno' a muoversi.
-Stanno bussando alla porta-, disse l'agente immobiliare. Non c'era segno di sorpresa sul suo viso, solo un espressione determinata.
Marco scosse la testa, ritraendosi leggermente contro lo schienale della sedia.
-Non va ad aprire?
-No...- Il monosillabo gli si strozzo' in gola e domincio' a tossire, mentre il bussare si ripete', questa volta insistente ed ininterrotto. Gli occhi strabuzzati di Marco andavano dalla porta all'agente immobiliare che lo ricambiava fissandolo impassibile. La tosse non accennava a lasciarlo.
-Vada ad aprire.
-No!
L'agente immobiliare si alzo' lentamente e fece il giro del tavolo fino a fermarsi accanto a Marco.
-Mi ascolti-, disse in un sussurro, chinandosi vicino all'orecchio di Marco, una mano posata sulla sua spalla. -Mi dia ascolto: apra quella porta e metta fine a questa storia.
-Che... che significa?
-Apra la porta.
Il bussare stava diventando violento.
-Non ha alcunche' da temere.
I due uomini si fissarono negli occhi. L'agente immobiliare immobile e un'espressione in viso liscia e continua come la superficie di uno specchio; Marco col viso coperto di una patina di sudore e il labbro inferiore tremante.
-Si fidi.- Il bussare continuava, non piu' una sola mano ma molte. -Non le succedera' niente.- Sempre piu' mani, che ormai stavano tempestando di pugni il battente della porta.
Marco si alzo' tremante, lo sguardo fisso negli occhi dell'agente immobiliare.
-Vada.- Un sussurro e una gentile spinta con la mano sulla spalla.
Marco si volto' e mosse un passo trepidante, poi un altro. Il bussare, il tempestare di pugni si era placato immediatamente non appena si era alzato dalla sedia, come se chi stava fuori sapesse che lui stava andando ad aprire. Era quasi alla porta della cucina quando il battente si mosse improvvisamente, chiudendosi di schianto e quasi colpendolo.
-Non si fermi!- gli disse deciso l'agente immobiliare quasi contemporaneamente allo schianto della porta, vedendolo ritrarsi dal battente che si era mosso da solo.
-Non si fermi-, ripete', mentre i pugni fuori riprendevano a tempestare la porta d'ingresso, attutiti ora dalla porta della cucina chiusa.
Marco afferro' la maniglia, affronto' una leggera resistenza, riusci' ad abbassarla e tiro'. Il battente era come incastrato, ma ad uno sforzo maggiore cedette e si apri'. I pugni contro la porta d'ingresso cessarono una volta ancora. Varcata la soglia della cucina Marco procedette lentamente per il corridoio. Improvvisamente pareti e pavimento si deformarono e contorsero, sollevandosi e poi oscillando sulla sinistra. Marco colpi' il muro con la spalla.
-Non si faccia fermare!
Chi cazzo vuole fermarmi?
Un altro passo e le pareti parvero stringersi su di lui, poi la porta si allontano' a velocita' incredibile, mentre tutto si faceva sfocato e sobbalzava in ogni direzione. Al passo successivo Marco fu colto da un giramento di testa e barcollo' contro la parete opposta, questa volta sbattendo la testa.
-Non si arrenda! Apra la porta e metta fine a tutto questo!
Ad occhi chiusi Marco mosse un passo. Al terzo, la sensazione che tutto girasse e che il pavimento ondeggiasse sotto i suoi piedi scomparve. Riapri' gli occhi e fisso' la porta, lo sguardo fisso e concentrato sulla sua maniglia.
Con un tonfo flaccido qualcosa cadde attraverso la porta dello studio sul pavimento di fronte a lui. Spaventato Marco fece un salto indietro. Sul pavimento il piccione dal collo spezzato si agitava e sobbalzava in un frenetico sbattere di ali, la testa che gli ricadeva ora sul petto ora sulla schiena. I pugni contro la porta ripresero rabbiosi.
-Marco, faccia quello che deve fare! Non li faccia arrabbiare!
No, vi prego... non vi arrabbiate, piagnucolo' mentalmente Marco mentre scavalcava il piccione morente. I pugni non cessarono immediatamente, questa volta, ma solo quando Marco fu ad un metro dalla porta. Inghiottendo impaurito allungo' la mano e si immobilizzo' con le dita a pochi centimetri dalla maniglia.
-Lo faccia. Lo faccia e metta fine a tutto. Dura da troppo tempo.
C'era una nota di stanchezza nella voce dell'agente immobiliare, o Marco se la era immaginata? Strinse la maniglia, la giro' ed apri' la porta, lentamente. Una figura grigia stava in piedi nel vano. L'uomo col cloth cap. Dietro di lui altre figure grigie, uomini e donne, indistinte come se viste attraverso la nebbia, in abiti sbagliati per questa epoca. Un gemito gli sali' in gola mentre arretrava di fronte agli occhi brucianti dell'uomo. E mentre Marco arretrava l'uomo col cloth cap fece un passo oltre la soglia di ingresso, seguendolo poi passo passo, o meglio spingendolo indietro col suo avanzare. Le altre figure alle sue spalle entrarono in casa a loro volta, affollando il corridoio.
Marco arretro' fino alla cucina, camminando all'indietro, la mano destra contro la parete del corridoio. Nel momento stesso in cui passo' oltre la porta della cucina il muro si allontano' da lui, ne perse il sostegno ed inciampo' nei suoi stessi piedi, cadendo a sedere. La folla grigia non rallento', continuo' a muoversi verso di lui, e lui continuo' ad arretrare in posizione seduta, camminando sulle mani e spingendosi coi piedi, fin quando urto' contro un mobile.
La folla, silenziosa, grigia ed indistinta, aveva riempito la cucina, altri affollavano tutt'ora il corridoio. Uomini e donne, l'uomo col cloth cap in prima fila, formarono un arco intorno a Marco, a meno di un metro da lui.
-Apra loro la porta sul retro.
La voce dell'agente immobiliare non riusci' a penetrare il panico che si era impossessato di Marco.
-Apra loro la porta sul retro! La apra e se ne andranno!
Marco si volto' verso la voce, e vide l'agente immobiliare in piedi appena dietro l'arco degli uomini e donne silenziosi, alla fine di un varco lasciato libero, vicino alla porta sul retro.
-Venga ad aprire questa porta e se ne andranno.
Tremante Marco si alzo, afferrandosi al mobile dietro di lui e poi appoggiandovisi per sostenersi. L'uomo col cloth cap era vicinissimo a lui. Non fece nessun tentativo di toccarlo, mai i suoi occhi duri e cattivi non lo lasciarono un momento. La bocca aveva un taglio amaro, in un viso i cui lineamenti rozzi parevano confondersi nella memoria di Marco, lasciando solo la percezione di rancore e risentimento tipici dell'egoista che ritiene di aver subito un'ingiustizia. Camminando di lato, la schiena contro il mobile, i visi di tutti i membri di quella folla gelida che si giravano per seguirlo, Marco raggiunse la porta, cerco' la maniglia a tentoni, la giro' e strattono', ma la porta non si apri'. La folla fece un mezzo passo verso di lui.
-Giri la chiave! E' chiusa a chiave!
Voltandosi solo a mezzo per vedere cio' che faceva, lanciandosi continui sguardi spaventati sopra la spalla per vedere se la folla si muoveva, Marco giro' la chiave nella toppa, la forzo' a girare perche' era come se si rifiutasse, temendo di romperne il cilindro. La folla era percorsa da una tensione che pareva sul punto di rompersi, quasi fosse pronta a saltargli addosso.
Nel momento stesso in cui la porta si spalanco', lasciando entrare l'aria fresca della notte, l'uomo col cloth cap mosse un passo in avanti, seguito da tutti gli altri.
-Venga qui!
Marco si senti' afferrare per un braccio e strattonare. Cadde in terra, contro il muro, a fianco dell'agente immobiliare che stava su un ginocchio. L'uomo col cloth cap usci' e scomparve nella notte, seguito dal resto della folla. Ora che la porta era aperta nessuno piu' degno' Marco di uno sguardo.
Uno ad uno uscirono tutti, in silenzio, ed in silenzio scomparvero. Nessuno aveva piu' mostrato la minima attenzione o interesse in Marco dopo che questi aveva aperto la porta. Attraverso la porta sul retro e quella di ingresso, in linea perfetta con quella della cucina, soffio' una leggera brezza che piano piano porto' via l'odore di vecchio e di polvere che aveva riempito la stanza.
-E' finita-, disse l'agente immobiliare quando l'ultima donna fu uscita dalla porta e scomparsa. Si rialzo' ed ando' a chiudere prima la porta sul retro e poi quella di ingresso. Mentre tornava indietro Marco si rialzo' piano piano a sua volta, stordito e percorso da tremiti. La gambe faticavano a reggerlo.
-Venga a sedersi-, disse l'agente immobiliare rialzando una sedia rovesciata nel passaggio della folla. -Beva un po' d'acqua.
Marco barcollo' fino alla sedia e ci si lascio' cadere, accettando il bicchiere che l'altro aveva riempito al rubinetto e gli porgeva. Mentre l'acqua gli scendeva in gola ne senti' il sapore di cloro e calcare. L'agente immobiliare recupero' la sua ventiquattrore e si sedette di fronte a lui. Fissandolo con occhi sconvolti Marco chiese: -Chi erano?
-Gli abitanti di Cold Ash.
-Cold Ash e' un paese fantasma. Non ci vive nessuno.
-Appunto. Quelle erano anime dannate. Le anime dannate degli abitanti di Cold Ash.
Vedendo l'espressione attonita di Marco l'agente immobiliare sospiro', fece un respiro profondo e comincio' a raccontare.
-Al tempo della Seconda Guerra Mondiale c'era un aeroporto militare vicino a Cold Ash. Giusto oltre un bosco, veramente pochi chilometri. Quando Hitler comincio' il Blitzkrieg prese di mira gli aeroporti da cui i caccia inglesi decollavano, per bloccarli a terra. Non era interessato a bombardare Londra, quello fu un errore che poi ando' avanti come rappresaglia perche' Churchill fece a sua volta bombardare Berlino.
"Apparentemente, pero', i tedeschi non conoscevano l'esatta ubicazione dell'aeroporto, ed una notte sganciarono delle bombe quasi sulle case di Cold Ash. Gli abitanti del villaggio, allora, per paura di essere bombardati e non volendo lasciare le loro case, passarono ai tedeschi le coordinate esatte dell'aeroporto. E pure quelle del villaggio, per accertarsi che i bombardieri non sbagliassero bersaglio. Questo atto li danno' tutti, dal primo all'ultimo, uomini e donne, tutti coloro che vivevano nel villaggio eccettuati i bambini. E quando al raid successivo, per uno scambio fatale delle coordinate o per malizia dei tedeschi non si sa, le bombe caddero esattamente sul villaggio uccidendone tutti gli abitanti, le anime di coloro che, per pura grettezza, avevano collaborato col nemico, furono imprigionate in una sorta di limbo da cui non potevano uscire.
"A guerra finita il goveno ricostrui' Cold Ash. Non si sa bene perche' questa decisione fu presa: quei pochi uomini che da li' erano partiti per arruolarsi non intendevano farci ritorno. La ricostruzione, pero', apri' un varco in quel limbo, e le anime dannate infestarono la nuova Cold Ash, cacciandone i nuovi abitanti e rendendolo un villaggio fantasma.
"Negli anni sessanta, Gerald Kelly, massone occultista e membro della Golden Dawn, si accorse dell'arrivo di alcune anime dannate a Londra, e ripercorrendo a ritroso il loro tragitto arrivo' qui. Trovo' il limbo in cui le anime erano imprigionate, la frattura da cui una ad una stavano uscendo, e decise di bloccarle. Per farlo costrui' questa casa. Organizzo' tutto in modo che la casa ottenesse un altro custode dopo il suo trapasso, e lascio' un diario in cui spiegava ogni cosa al suo successore.
"Le anime dannate non avevano alcuna possibilita' di passare attraverso la frattura finche' la casa fosse rimasta "integra". Ma per un caso fortuito, un piccione ruppe un vetro di una finestra durante una tempesta, e questo permise alle anime di scivolare fuori dal limbo di Cold Ash ed agire. Non potevano toccare fisicamente ne' la casa ne' il suo futuro proprietario, ma li' dove avevano potere non persero tempo ad esercitarlo. La pioggia che ha rovinato il diario non e' certo opera loro, ma il vento che ne ha sfogliate le pagine facendole bagnare una ad una lo e' per certo. Poi hanno contattato me.
-Lei?- Marco era sbalordito. La paura era passata, anche se forse la rilassatezza che sentiva faceva parte dello shock post trauma. Stava ascoltando una storia di anime dannate e fantasmi, occultisti e case che chiudevano passaggi col regno dei morti e, si stupi', la stava prendendo per buona.
-Si', perche' vendessi la casa ad una persona adatta. Qualcuno che loro potessero manipolare e spingere ad aprire le porte. Se lei non avesse dato loro il permesso di attraversare il ruscello non sarebbero potuti entrare nella proprieta', solo girarci intorno. E se lei non avesse aperto la porta di ingresso e quella sul retro, aprendo cosi' il passaggio fra il loro limbo e il mondo dei vivi, non avrebbero potuto muovere un passo nel nostro mondo.
-Quindi... quindi lei mi ha scelto perche'... abbastanza debole da essere forzato da loro...
L'agente immobiliare appiatti' le labbra e si strinse nelle spalle. Poi annui'. -Esatto.
-Ma lei mi ha spinto ad aprire la porta.
-Io l'ho incoraggiata. Se l'avessi forzata in qualche modo il passaggio non si sarebbe aperto. Ormai aveva dato loro accesso alla proprieta' e non c'era modo di ricacciarli indietro. Non le avrebbero dato pace, ne' permesso di andarsene. Non potevano toccarla fisicamente, ma l'avrebbero fatta impazzire ed avrebbe finito per aprire il passaggio comunque, in qualche modo. Ho accettato di... partecipare... solo per far durare la cosa il meno possibile.
-Che gentile.
-Non mi giudichi troppo male, per favore.- Negli occhi dell'ometto c'era veramente un'espressione triste.
-Cosa ci ha guadagnato? L'immortalita'?
-Eh, magari!- esclamo' l'agente immobiliare con una risata amara. -La mia commissione e' stata di soli cinque anni.
-Cinque anni..?
-Cinque anni di vita in piu'.
Marco lo fisso' a bocca aperta. L'agente immobiliare sorrise e si strinse nelle spalle. -Non tratto solo questo tipo di proprieta', tratto anche proprieta' piu'... diciamo usuali, per i quali sono pagato in denaro. Ma una ventina di anni fa mi diagnosticarono un cancro, mi rimanevano solo pochi mesi. Un anno tutt' al piu'. Mi ero sempre dilettato di occultismo e mi venne l'idea. Mi resi conto che era fattibile e la misi in pratica. Il mio cancro e' sempre li', ma "inspiegabilmente inattivo", come dicono i medici.
Marco lo fisso' e l'altro sorrise amaramente. -Non volevo morire prima di aver fatto le cose che desideravo fare-, disse scuotendo la testa.
-Capisco-, mormoro' Marco. -A cosa abbiamo dato la stura? Che faranno quelle anime dannate?
-Oh, non si preoccupi. Non faranno niente di cio' che puo' pensare. Non uccideranno, non infesteranno altre abitazioni, non tormenteranno nessuno. In un certo senso.
-Cioe'? Dove andranno?
-E dove vuole che possano andare delle anime dannate? L'unico luogo che le puo' accettare e' Londra. Andranno la'.
-A Londra? A fare che?
L'agente immobiliare storse le labbra in segno di disinteresse e fece spallucce. -Un' anima dannata, di solito, diventa un letting agent.
-Un agente immobiliare!?
L'altro annui' di malavoglia. -Preferirei che li chiamasse in modo diverso, ma si', quegli agenti che sicuramente ha conosciuto a Londra. Insensibili, rudi, disinteressati a tutto tranne che alla loro percentuale. La maggior parte di quelli che ha conosciuto e' probabile fossero anime dannate sfuggite al loro destino. Arrivano a Londra da tutte le parti del mondo.
-Non ci posso credere...
-Le assicuro che e' la verita'.
"Ma ora devo andare. Ho una famiglia anch'io. Mi accompagna alla porta?
-Certo-, rispose Marco alzandosi. E mentre lo accompagnava lungo il corridoio, l'agente immobiliare riprese a parlare. -La casa, ora, e' una normalissima casa del country side inglese. Il suo cellulare e l'auto funzioneranno normalmente. Se decide di rimanere a viverci non dovra' temere alcunche'. Solo si prepari a pagare il giardiniere e i cleaners perche' credo che i loro contratti scadranno a breve.
L'agente immobiliare apri' la porta e si giro' a porgere la mano a Marco, che la strinse con poca convinzione.
-Mi tolga una curiosita'-, disse Marco mentre l'altro gia' si voltava per incamminarsi alla sua auto.
-Certo, mi dica.
-Perche' e' venuto in Inghilterra a fare questo lavoro? Non ci sono anime dannate in Italia? Non c'e' "lavoro"?
-Oh, tutt'altro. Ce ne sono in abbondanza. Come in ogni parte del globo terrestre. No, sono venuto per lo stesso motivo per cui e' venuto lei. Qui pagano meglio.
L'ometto gli rivolse un sorriso astuto.
-E' sempre questione di quanto ci pagano. In Italia, per un lavoro come questo, la mia commissione sarebbe stata di pochi mesi, non di cinque anni.
L'agente immobiliare si volto' e si diresse all' auto, il ghiaino del piazzale che scricchiolava sotto le sue scarpe. Improvvisamente si fermo' e si volto' di nuovo verso Marco, che era rimasto in disappunto sull'ultima affermazione ma che non poteva ribattere in alcun modo.
-Ma le commissioni si stanno abbassando anche qui. Fino a due o tre anni fa, per questo lavoro, avrei ottenuto dieci anni, non cinque. C'e' troppa concorrenza. Stanno arrivando agenti dall' Est Europa: citta' come Praga, Bucarest e Pietroburgo hanno una lunga storia di occultismo. Stanno arrivando ottimi agenti, da la', molti dei quali completamente privi di scrupoli e disposti ad accettare commissioni basse.
L'ometto si strinse nelle spalle. -E' la legge della domanda e dell'offerta, si sa.
"Addio.


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