Era
notte. Marco era seduto nello studio, sul divano, e alla luce di una
lampada a stelo stava leggendo il diario dalla copertina nera. "The
house was in ruin. Just the main walls remained. It took me a month
just to clear the site from every debris."
Qualcuno
busso' alla porta, interrompendo la lettura. Il bussare si ripete'.
Appoggiato il diario sul divano Marco ando' ad aprire la porta
d'ingresso. L'aria notturna era tiepida ed immobile. Alla porta non
c'era nessuno. Marco richiuse la porta e torno' sul divano e riprese
la lettura del diario da dove aveva interrotto.
"I
couldn't start rebuilding before the removal of every scrap which was
part of the old mansion, since it was part of what had been broken,
and would have allowed them to pass through at the next attempt."
Il
bussare alla porta si ripete', questa volta piu' urgente. Irritato
Marco chiuse il diario e tenendolo in mano ando' ad aprire. Anche
questa volta la notte era immota e vuota. Scuotendo la testa Marco
torno' nello studio, cercando la pagina dove stava leggendo ancor
prima di raggiungere il divano.
"Aiming
to close the passage properly, I chose personally all the materials
to be used to make the house up. The stones for the walls came from
the same quarry they came originally; bricks and glasses came from
cathedrals which shared Cold Ash destiny, the destruction during the
Blitzkrieg; timber were made with wood coming from thickest of the
surrounding lands: oak from the North, ash from East, birch from
South and walnut from the West. The water pipes, gutters, every slate
for the roof, every carpet or furniture, where not possible to be
found original, I had them made by local craftsmen following the
procedures as Lucretius explained them on the Book of Wisdom.
"I
supervised all the jobs, to make sure that every piece was laid in
the right position at the proper time."
Bussarono
di nuovo alla porta. Marco alzo' la testa di scatto, le labbra tese
in una linea sottile di disappunto. In quel momento un vetro della
finestra esplose con uno schianto ed un corpo grigio piombo'
stridendo sul pavimento. Marco urlo', sobbalzando sul divano. Al
centro del tappeto un piccione sbatteva freneticamente le ali,
muovendo il corpo a scatti in un cerchio spezzato, il collo torto
all'indietro in una posizione innaturale.
Cercando
di calmare i battiti del cuore Marco rimase a guardare l'uccello che
si agitava sul pavimento con sempre minore energia. La pioggia
inizio' a battere contro i vetri della finestra, mentre il piccione
sobbalzava negli ultimi colpi d'ala nell' istintivo quanto inutile
tentativo di sollevarsi dal suolo a cui era stato anticipatamente
legato dalla morte imminente. Un colpo di vento umido entro'
attraverso il vetro rotto. Marco alzo' gli occhi alla finestra e il
diario era la', sullo scrittoio, aperto. Il vento ne sfogliava le
pagine e la pioggia ne impregnava la carta. Guardandosi prima in
grembo e poi attorno, cercando il diario dove era fino ad un attimo
prima, non lo trovo'. Inorridito torno' a fissare lo scrittoio: la
pioggia passava in gocce grosse e pesanti spinte dal vento attraverso
il vetro rotto esattamente sopra il diario.
Con
una imprecazione Marco scatto' in piedi, correndo verso lo scrittoio.
Caccio' un grido e cadde a terra quando poso' un piede nudo sopra uno
dei frammenti di vetro.
Ed
attraverso il vetro rotto, il vento ora freddo, continuava a soffiare
la pioggia all'interno, e al contempo sfogliava le pagine del diario,
bagnandole una ad una e cancellando l'inchiostro delle scritte con
cui erano coperte, sbavandolo e fondendolo in una serie di macchie
scolorite e sfocate...
Marco
si sveglio' di soprassalto, il respiro mozzato e un gran dolore al
piede destro. Reprimendo un conato di vomito tiro' via le coperte da
sopra i piedi. Le lenzuola erano macchiate di sangue, ed un frammento
lucido di vetro spuntava dalla pianta del piede. Marco lo estrasse
con un singhiozzo e si alzo' dal letto, camminando fino all'armadio
dove stavano i medicinali, incurante del sangue con cui macchio' il
tappeto ed il legno bianco della betulla del pavimento.
Mentre
si medicava e fasciava la ferita fu colto da un paio di giramenti di
testa, ma si sforzo' di completare la medicazione quindi si lascio'
cadere riverso sul letto. Sprofondo' immediatamente in un sonno
agitato molto vicino ad uno svenimento, ed in quello stato trascorse
il resto della notte.
Al
risveglio la stanza era inondata di luce, ma la confusione nella
testa di Marco era tale che non si rese conto, ne' tanto meno si
chiese, se fosse mattino presto o mezzogiorno. Barcollo' fuori della
camera, indossando il pigiama e senza infilare le pantofole,
dimentico della fasciatura insaguinata al suo piede. Scese a piano
terra, scivolando un paio di volte sui gradini ripidi, ed entro'
nello studio. Si guardo' intorno con occhi inniettati di sangue,
cercando i vetri rotti della finestra e il piccione morto. Non c'era
niente. La stanza era linda e ordinata come le cleaners l' avevano
lasciata. Lo sguardo gli cadde sul diario. Era aperto alle prime
pagine, come se qualcuno lo avesse sfogliato.
Io
non l'ho toccato!
La
certezza che la sera precedente, quando era andato a letto, il diario
fosse chiuso era forte.
Prima
di rendersi conto di cosa stava facendo Marco aveva preso il diario e
stava letteralmente correndo, in un barcollare affrettato che lo fece
sbattere un paio di volte contro un muro, verso la porta di ingresso.
Un annaspare maldestro intorno alla serratura e fu fuori, oltre i due
gradini della soglia e sul ghiaino del piazzale. Il diario volo'
quanto piu' lontano Marco riusci'a lanciarlo, scomparendo fra i
cespugli di weigelia vicino alla siepe di confine. Nel lanciare il
diario Marco perse l'equilibrio e cadde sulle mani e le ginocchia.
Rimase li' a singhiozzare.
Da
un punto nascosto fra gli alberi all' interno della proprieta',
l'uomo con il cloth cap osservo' Marco uscire di casa, lanciare il
diario fra i cespugli e cadere sulle ginocchia nel piazzale. Accanto
a lui, l'agente immobiliare disse: -We agreed that he wouldn't have
been harmed!
L'uomo
col cloth cap si giro' a guardarlo. Nei suoi occhi non c' era il
minimo cenno di simpatia o cedimento. Era come se un fuoco bruciasse
in quegli occhi neri. L' agente immobiliare scambio' nervosamente di
mano la ventiquattrore, un poco intimorito da quello sguardo.
-You
have been paid. You can't withdraw now.
-I
don't mean to withdraw! But you agreed to don't harm him.
L'uomo
col cloth cap torno' a guardare Marco, che si stava rialzando da
terra e che, zoppicando, rientro' in casa e si chiuse la porta alle
spalle.
-He
will not be harmed. But the passage is still too narrow, and we need
him to open it more for us. I must push on him to do it.
Tempo,
dopo, quanto Marco non aveva idea, seduto al tavolo in cucina
ripenso' al suo gesto e al sogno. Alla ferita al piede, la seconda
durante due sogni simili, non voleva pensare.
Nel
sogno stava leggendo il diario. Letteralmente. Lo sfogliava e leggeva
le parole, scritte con quella calligrafia nitida e senza sbavature,
sottile e regolare, priva di svolazzi. Leggeva cio' che ci era
scritto quando in sogno e' impossibile leggere. O quanto meno non
semplice... Affondo' la testa nel palmo delle mani e sospiro'. Ne
usci' un singulto.
"Che
mi succede?" si chiese. "Devo andarmene da questa casa!"
Alzandosi
di scatto e rovesciando la sedia a terra Marco ando' a prendere le
chiavi della macchina, usci' di corsa di casa e si infilo' nell'auto,
sbattendo la portiera violentemente. Inseri' la chiave con mano
tremante, tiro' un paio di respiri profondi per rilassarsi... Non
vuoi ingolfare il motore come ieri, vero?... disinseri' la marcia
e premette la frizione. Giro' la chiave, pronto a dare gas al momento
giusto. Il motorino di avviamento giro' un paio di volte a fatica,
quindi si fermo' con un gemito.
Marco
scosse la testa, ormai sull'orlo della disperazione. Giro' di nuovo
la chiave: il quadro gli mostro' delle spie opache. Spense il quadro
e provo' di nuovo: questa volta il quadro non si accese affatto.
Lasciando cadere la testa contro il volante scoppio' a piangere.
Ando'
avanti in un pianto sordo per alcuni minuti, che si esauri'
lentamente nel nulla della sua mente stordita dalla mancanza di
sonno. Piano piano Marco riacquisto' un poco di lucidita', abbastanza
per realizzare che stava seduto nell' auto con indosso il solo
pigiama. Allora scoppio' in un cachinno isterico, che si prolungo'
tanto quanto era durato il pianto.
Stava
ancora sghignazzando fra se e se quando usci' dall'auto.
Dal
loro nascondiglio fra gli alberi, l'uomo col cloth cap e l'agente
immobiliare osservarono tutta la scena, dalla corsa in auto alla
risata isterica passando per il pianto a singulti. L'uomo col cloth
capp guardo' con silente soddisfazione Marco che nuovamente zoppicava
dentro casa, lasciandosi dietro alle spalle la portiera dell'auto
spalancata; l'agente immobiliare lo guardo' con preoccupazione venata
di senso di colpa.
-Tonight
we could be able to pass through-, disse l'uomo col cloth cap. -If
you'll help us.
L'agente
immobiliare lo guardo' di sguincio.
-He
will open the passage for us, if you'll... lead him.
-What
do you mean?
Le
parole dell'uomo col cloth cap furono come polvere sulla lingua,
aride e sterili come gli anni trascorsi senza scopo.
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