A Waltham Cross, Enfield e dintorni c'e' una grande comunita' italo-inglese che dovrebbe essere alla terza generazione. Se fai una passeggiata da quelle parti nel fine settimana troverai numerosi gruppetti di anziani, nei centri commerciali e in locali vari, a parlare un "mongrel language" fatto di inglese e dialetto siciliano con un po' di italiano a infarcirlo. "Quand I came here, nun c'era nothing!" Se parli loro in italiano li spiazzi completamente e non sanno in quale lingua risponderti. Si trovano veramente in difficolta'. Uno di loro mi racconto', durante i miei primi mesi a Londra, che non si sentono britannici per niente. C'e' anzi, credo, un leggero disprezzo che per ovvi motivi non possono assolutamente mostrare, e gli imprenditori evitano per quanto possibile di assumere britannici "altrimenti non ci rientriamo coi costi". Quando pero' tornano al paese (la maggior parte di loro sono siciliani), vengono chiamati "gli stranieri". E questo fa loro piu' male che vivere in una terra in cui non hanno radici. A volte trovi famiglie in aereo che vanno in Italia, uno o entrambi i genitori sono italo-inglesi di seconda generazione, mentre i loro figli sono tristemente britannici e ti rendi conto che cresceranno non conoscendo niente dell'Italia.
Beh, e' una visione sicuramente riduttiva e magari pure in parte sbagliata di quella Comunita', che ha avuto ed ha tutt'ora influssi considerevoli sulla vita locale. Nelle biblioteche della zona si trovano molti volumi riguardanti la storia di quella gente che meriterebbero di essere studiati. Ma ci sono cosi' tante cose da studiare...
In Waltham Cross, Enfield and surrounding there's a big Italo-British community which is at the third generation, I supposed. If you have a walk over there on the weekend you'll find many small groups of elderly gathering into the shopping centers and other venues, speaking a mongrel language made of English and Sicilian dialect with a bit of Italian to stuff it. "Quand I came here nun c'era nothing!" If you speak to them in Italian you will catch them on the wrong foot and they don't know in which language answer to you. You'll make them really uneasy. One of them told me, during my first months in London, that they don't feel themselves British at all. There's, instead, or at least I believe so, a tiny despise which for obvious reasons they can't show, and the employers hire only Italians where it's possible, "since we can't meet the costs otherwise." But when they return to their country (mostly they are Sicilians) locals call them "the strangers". And this hurts them more then living in a land where they have not roots in.
Sometimes you meet families on the airplane to Italy, one of the parents or both are Italo-British of second generation, while their children are sadly British and you realize that those children will grow knowing nothing or too little of Italy.
Well, this is surely a reductive vision and perhaps even partially wrong of that Community, which had and has considerable influence on the local life. In the libraries of North London there are many books relating its history which would deserve to be studied. But there are so many things to study...
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